Un approccio alla povertà educativa

Alcuni indicatori del Centro di Documentazione per l’Infanzia e l’Adolescenza di Regione Toscana


Il contrasto alla povertà dei bambini e delle famiglie è uno dei temi ricorrenti nelle attività di Governo nazionale e regionale. L’attenzione su questi argomenti nasce dal presupposto che le varie forme di povertà che interessano i contesti familiari espongono i bambini ed i ragazzi a fattori di rischio, come ad esempio quello di abbandono scolastico e di basso accesso al sistema formativo e degli studi superiori che, se non adeguatamente affrontati, possono compromettere la loro condizione di vita futura e privarli di opportunità ed esperienze di crescita.

In un contesto sociale dove appare evidente che il benessere presente e futuro delle bambine e dei bambini è strettamente correlato ad una serie di fattori, come ad esempio l’ambiente di vita e la qualità delle relazioni, gli obiettivi di sviluppo per le politiche di promozione e tutela raccomandano il rafforzamento del sistema educativo, quale nodo per contrastare il disagio sociale e per ridurre le disuguaglianze sin dalla prima infanzia, nonché l’investimento nei servizi di educazione e accoglienza.

È ormai patrimonio comune che la natura multidimensionale del fenomeno della povertà richiede uno sguardo più articolato che non quello meramente economico. Avere o non avere la possibilità di apprendere, confrontare, creare, fruire della bellezza del paesaggio o della storia incide senza dubbio sulla formazione emotiva e relazionale delle bambine e dei bambini e quindi sulla personalità dei futuri adulti. Per questa ragione è importante disporre di indicatori per valutare il livello di opportunità/povertà educative di un determinato contesto e agire in ottica di sensibilizzazione e di promozione affinché le famiglie e il sistema sociale di inclusione e protezione possano riconoscere questi bisogni e tradurli in occasioni, interventi e servizi.

Nel corso del tempo molti ricercatori hanno provato a interpretare il fenomeno tentando di costruire strumenti di misurazione che fossero fondati non solo sull’approccio monetario della deprivazione materiale, ma tenessero in considerazione anche la dimensione sociale e soggettiva dell’essere umano (Bellani e D’Ambrosio, 2014; Maggino, 2015). Come affermato da Kwadzo (2015), è possibile definire tre misure di povertà: povertà monetaria, esclusione sociale e povertà educativa. Allo stesso modo, esistono numerosi indicatori che misurano il benessere e la qualità della vita: Indice di felicità del pianeta (IFP)1, Indice di povertà umana (IPU)2 e Indice di sviluppo umano (ISU)3 (Senasu et al., 2019; Spada et al., 2020; Undp, 1990; Veenhoven, 2012; Watkins, 2007). È interessante notare come tutti questi indicatori diano importanza all’istruzione.

A fornire importanti indicatori in merito alle diverse forme di povertà è la ricerca campionaria che Regione Toscana e Centro Regionale di Documentazione per l’Infanzia e l’Adolescenza, con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico regionale, realizzano ogni tre anni nelle scuole del territorio coinvolgendo circa 15 mila tra adolescenti e preadolescenti in età compresa tra 11 e 17 anni delle 28 zone distretto. Gli ultimi dati disponibili, presentati in questo contesto, fanno riferimento al 2023.

L’intenzione è quella di riuscire a produrre elementi di riflessione utili per le politiche regionali e locali a favore di bambini e famiglie a partire da una conoscenza basata su dati di evidenza rispetto al benessere oggettivo e soggettivo dei diretti interessati. Far, quindi, luce su aspetti che riguardano direttamente il mondo dei giovani, i quali attraverso tale strumento hanno la possibilità di aprire al mondo degli adulti una finestra su quegli aspetti poco conosciuti che riguardano la loro vita, come il tempo libero, lo svago, l’utilizzo dei media, il rapporto che hanno con i loro pari e la famiglia, la fiducia riposta nelle istituzioni, la percezione sulla qualità della loro vita e quella generale della società, i livelli di partecipazione e la percezione dei diritti che, almeno sulla carta, gli sono riconosciuti.

Tra gli argomenti trattati trovano spazio i temi connessi ai concetti più o meno tradizionali di povertà, attraverso la definizione di quattro indicatori, qui presentati e analizzati di seguito nel dettaglio:

  • Indice di percezione della condizione economica della famiglia (IPEF);
  • Indice di benessere relazionale con i pari (IBRP);
  • Indice di benessere relazionale con i propri genitori (IBRG);
  • Indice di benessere culturale e ricreativo (IBCR).

I quattro indicatori fanno anche parte del set di indicatori presenti nei profili di zona distretto nell’area delle politiche e degli interventi per la promozione e la tutela dei diritti dei bambini dei ragazzi e delle famiglie che il Centro regionale mette annualmente a disposizione delle 28 zone distretto come supporto alla programmazione territoriale.

Indice di percezione della condizione economica della famiglia (IPEF)

La stima dell’indicatore regionale restituisce un valore IPEF4 del 49,1%, in sostanza quasi la metà dei ragazzi toscani pensa che la propria famiglia stia “molto bene” o “abbastanza bene” dal punto di vista economico. Valore medio regionale che cambia però se si prendono in considerazione altre caratteristiche dei ragazzi, in particolar modo l’età e l’ordine di scuola, e in minima parte la cittadinanza e il genere.

Tra i frequentanti la scuola secondaria di I grado l’IPEF aumenta al 60,5%, i preadolescenti sono decisamente più ottimisti rispetto ai frequentanti della II grado che invece si fermano ad un valore dell’IPEF del 38,1%. Una differenza di 22 punti percentuali che testimonia come con l’avvicinarsi verso la vita adulta cambiano gli scenari e in particolar modo peggiora la percezione della situazione economica familiare. Differenze molto meno marcate esistono anche tra italiani e stranieri con i primi con un IPEF al 48,6% e i secondi invece al 52,3%. Sostanzialmente simile la dimensione delle differenze tra generi che segnano un IPEF al 50,3% per i maschi e al 48% per le femmine.

A livello territoriale il campo di variazione tra le 28 zone distretto è decisamente consistente: i punti percentuali di differenza tra il valore massimo e quello minimo sono circa 20, e si oscilla tra i tre valori più alti dell’IPEF delle zone Val Tiberina (63,4%), Alta Val di Cecina-Val d’Era (60,4%) e Aretina (56,8%), ai valori più bassi delle zone Piana di Lucca (43,8%), Apuane (46,6%), Fiorentina Nord-Ovest (47,3%) e Amiata Senese e Val d’Orcia-Valdichiana Senese (47,5%).

A livello di Area Vasta invece le differenze tra i tre valori non sono da ritenersi significative, con una leggera prevalenza dell’IPEF sull’Area Sud-Est (50,5%), seguita molto da vicino dall’Area Nord-Ovest (49%) e dall’Area Centro (48,6%).

Figura 1 – Indice di percezione della condizione economica della famiglia (IPEF)

Fonte: Centro Regionale di Documentazione per l’Infanzia e l’Adolescenza

Indice di benessere relazionale con i pari (IBRP)

L’indice di benessere relazionale con i pari (IBRP) è costruito prendendo come riferimento l’incidenza del numero di ragazzi che alla domanda “Potresti indicare in generale quanto sei complessivamente soddisfatto dei rapporti con i tuoi amici?” ha risposto con un valore superiore o uguale a 9, su una scala da 1 a 10. La stima dell’indicatore regionale restituisce un valore del 42,6%, che sale al 52,3% per i più piccoli e scende invece al 33,2% per i più grandi. Tornano anche in questo caso i circa 20 punti percentuali che separano le due diverse classi di età, con una propensione ad essere più positivi da parte dei più piccoli. Relazioni che sembrano essere migliori per i ragazzi italiani rispetto ai coetanei stranieri (43,5% contro 37,7%) e per i maschi rispetto alle femmine (45,7% contro 39,4%). A livello territoriale il campo di variazione tra le 28 zone distretto non è così importante come quanto visto per l’IPEF, ma con circa 17 punti percentuali tra il valore territoriale più alto e quello più basso rimane comunque significativo. Al primo posto per gradimento nei rapporti con i compagni si colloca la zona distretto delle Colline dell’Albegna con un IBRP pari al 55,1%, a cui segue il Mugello 54,8%, l’Amiata Grossetana-Colline Metallifere-Grossetana (51,4%) e la Versilia (50,6%). Significativo il fatto che le due zone della provincia di Grosseto siano al primo e al terzo posto e che il secondo posto sia comunque ad appannaggio di una zona costiera. Diversamente i valori più bassi dell’IBRP si registrano nella Zona distretto Pratese (38,5), all’Elba (39%), nell’Empolese-Valdarno Inferiore (39,7%) e nella Pisana (39,9%).

A livello di Area Vasta non poteva non essere al primo posto, visti i risultati della provincia di Grosseto, l’Area Vasta Sud-Est con un IBRP pari al 46%, segue l’Area Vasta Nord-Ovest (43%) e più staccata l’Area Vasta Centro con 40,6%.

Figura 2 – Indice di benessere relazionale con i pari (IBRP)

Fonte: Centro Regionale di Documentazione per l’Infanzia e l’Adolescenza

Indice di benessere relazionale con i propri genitori (IBRG)

L’indice di benessere relazionale con i pari (IBRG) è costruito prendendo come riferimento l’incidenza del numero di ragazzi che alla domanda “Potresti indicare in generale quanto sei complessivamente soddisfatto dei rapporti con i tuoi genitori?” ha risposto con un valore superiore o uguale a 9, su una scala da 1 a 10. La stima dell’indicatore regionale restituisce un valore più alto di quello che interessa l’IBRP di quasi 5 punti percentuali (47,4%), che sale al 57,3% per i più piccoli e scende al 37,7% per i più grandi. Anche le reazioni con i genitori sembrano essere migliori per i ragazzi italiani rispetto i coetanei stranieri (47,9% contro 44,7%) e per i maschi rispetto alle femmine, questa volta in maniera ancora più decisa (54,6% contro 40%).

A livello territoriale il campo di variazione è decisamente più piccolo di quanto invece registrato per l’IBRP e poco superiore ai 10 punti percentuali. Tra le zone distretto si conferma al primo posto la Zona delle Colline dell’Albegna con un IBRG pari al 63,3%, seguita dalla Lunigiana con 59,6% e il Mugello con 59,2%. Altre conferme agli ultimi posti interessano le zone Pratese ed Elba con un IBRG rispettivamente pari al 41,7% e al 40,2%.

A livello di Area Vasta il valore più alto dell’IBRG è segnato dalla Sud-Est (50,9%) seguita dalla Nord-Ovest (47,7%) e infine dalla Centro (45,4%).

Figura 3 – Indice di benessere relazionale con propri genitori (IBRG)

Fonte: Centro Regionale di Documentazione per l’Infanzia e l’Adolescenza

Indice di benessere culturale e ricreativo (IBCR)

L’Indice di benessere culturale e ricreativo (IBCR) è costruito prendendo come riferimento l’incidenza del numero di ragazzi che hanno dichiarato di avere svolto negli ultimi 12 mesi almeno 5 attività tra andare a teatro, andare al cinema, visitare musei/mostre, andare a concerti di musica classica o ad altri concerti, andare a spettacoli sportivi, visitare monumenti o siti archeologici e praticare sport in maniera continuativa. L’indicatore fa un chiaro riferimento ad alcuni studi già presenti e utilizzati in ambito nazionale e internazionale, in particolar modo all’Indice di povertà educativa (IPE) costruito da Save the Children.

La stima dell’indicatore regionale restituisce un valore dell’IBCR del 43,4% ed è significativo che, a differenza degli altri indicatori sopra citati, non esistono significative differenze tra le due classi di età e a livello di genere. Esiste invece una forte contrapposizione tra italiani e stranieri, con i primi che sembrano avere molte più possibilità ricreative dei secondi (46,3% contro 27,6%).

A livello territoriale il campo di variazione tra le 28 zone distretto è significativo e supera i 17 punti percentuali, con il valore più alto toccato dalla Zona di Firenze con un IBCR pari al 52,2%, seguita dalla Val di Chiana Aretina (50%), dalla Fiorentina Sud-Est (49%) e Mugello (47,9%). Di contro parte, i valori più bassi si registrano per le zone delle Colline dell’Albegna, questa volta all’ultimo posto con un IBCR pari al 34,9%, dalla Lunigiana (36,1%) e dall’Elba (37%) che sono forse tra le zone con maggiore distanza chilometrica dal capoluogo fiorentino.

A livello di Area Vasta è l’Area Centro ad avere l’IBCR più alto e pari a 44,9%, seguita dall’Area Nord-Ovest (41,6%) e dall’Area Sud-Est (41,3%).

 Figura 4 – Indice di benessere culturale e ricreativo (IBCR)

Fonte: Centro Regionale di Documentazione per l’Infanzia e l’Adolescenza

Figura 5 – Indicatori per anno, scuola e genere

Fonte: Centro Regionale di Documentazione per l’Infanzia e l’Adolescenza

La povertà educativa vista attraverso la percezione della qualità delle relazioni sociali e delle infrastrutture scolastiche

La ricerca insiste molto sui temi riguardanti la scuola e lo fa anche acquisendo i livelli di qualità percepita nelle relazioni sociali delle ragazze e dei ragazzi e della loro soddisfazione nei confronti delle infrastrutture scolastiche giornalmente frequentate come aule, palestre e mense.

Le relazioni sociali trovano il livello più alto di gradimento nei rapporti con i compagni che, su una scala da 1 (per niente) a 10 (moltissimo), segnano un valore medio di 7,7, che sale a 8 per i maschi e scende a 7,4 per le femmine. I valori medi si differenziano in maniera significativa in relazione all’età mantenendo al contempo una sostanziale differenza tra i generi. Infatti si sale ad un valore medio di 8,3 per i maschi delle scuole secondarie di primo grado, con un valore di 7,8 per le coetanee. Tra i più grandi delle scuole di secondo grado il valore medio totale scende a 7,3: per i maschi rimane su un significativo 7,7 mentre per le femmine scende a 6,9.

Pur rimanendo sopra la sufficienza, il rapporto con gli insegnanti segna mediamente circa un punto in meno di gradimento (6,8) rispetto a quanto mediamente segnato per le relazioni con i coetanei. E se spariscono le differenze di genere viste per i rapporti tra i pari, rimangono importanti le differenze tra i due ordini di scuola. Per i più piccoli il rapporto con gli insegnati segna un valore medio di 7,3 mentre per i più grandi si colloca appena sopra la sufficienza (6,3). 

 Figura 6 – Livello di soddisfazione nelle relazioni con i coetanei e con gli insegnanti. Valutazioni medie su una scala da 1 (per niente) a 10 (moltissimo) 

Fonte: Centro Regionale di Documentazione per l’Infanzia e l’Adolescenza

Ragazze e ragazzi diventano decisamente più severi nel caso in cui ad essere valutati siano gli spazi a disposizione nelle scuole frequentate. Nella stessa scala che va da 1 a 10 già utilizzata, risultano bocciati i servizi per i disabili e i bagni. Quest’ultimi hanno una valutazione complessiva media di 4,8, leggermente più apprezzati dalle femmine (5) che dai maschi (4,6). Media che addirittura scende a 4,3 nel caso in cui siano chiamati in causa studentesse e studenti della secondaria di secondo grado (5,3 per i più piccoli). Sale ma rimane anche se di pochissimo sotto la media del 6 (5,9) la valutazione complessiva dei servizi per i disabili, e anche in questo caso i più severi sono i più grandi per i quali la valutazione media scende a 5,4 contro il 6,4 dei più piccoli.

Per tutti gli altri spazi presenti negli edifici scolastici si sale sopra la media del 6 ma non si supera mai la soglia del 7. Tra questi servizi quelli mediamente più apprezzati risultano le palestre, con una valutazione media complessiva di 6,8 che scende appena sotto la sufficienza per i più grandi (5,9) e che per i più piccoli invece sale di circa due punti fino a 7,8. Alle palestre seguono i laboratori (6,6), le aule di informatica (6,4), gli spazi esterni (6,4) e le aule delle normali lezioni (6,2).

Figura 7 – Livello di soddisfazione degli spazi presenti negli edifici scolastici. Valutazioni medie su una scala da 1 (per niente) a 10 (moltissimo) 

Fonte: Centro Regionale di Documentazione per l’Infanzia e l’Adolescenza

Conclusioni

Le evidenze analizzate fino a questo momento suggeriscono una correlazione tra povertà economica e povertà educativa: questi due fenomeni si alimentano a vicenda, perché la carenza di mezzi culturali e di reti sociali riduce anche le opportunità occupazionali. Allo stesso tempo, le ristrettezze economiche limitano l’accesso alle risorse culturali ed educative, costituendo un ostacolo oggettivo per i bambini e i ragazzi che provengono da famiglie svantaggiate. Questa condizione nel breve periodo mina il diritto del minorenne alla realizzazione e alla gratificazione personale. Nel lungo periodo, riduce la stessa probabilità che da adulto riesca a sottrarsi da una condizione di disagio economico. Per questa ragione investire sulle politiche per l’infanzia e l’adolescenza e nella lotta alla povertà educativa è un investimento di lungo periodo, da monitorare anche in chiave territoriale.

I dati certificano il fallimento delle politiche di contrasto alla povertà minorile messe in atto finora. È indispensabile cambiare strada per proteggere i bambini e gli adolescenti da un impoverimento in continua crescita, e porre riparo a una evidente “ingiustizia generazionale” che oggi pesa sulle loro spalle. È necessario sostenere con forza la richiesta ai governi di raddoppiare le risorse del Fondo sociale europeo Plus (FSE+) da destinare in modo specifico alla Garanzia Infanzia (Child Guarantee) per assicurare ai bambini servizi essenziali per la loro crescita, e di rivedere le modalità di attribuzione del reddito sociale per sostenere in particolare le famiglie con bambini. Per evitare che la povertà materiale si trasformi in povertà educativa per intere generazioni, appare necessario un investimento maggiore sull’educazione e sui servizi locali a essa connessa, anche dando priorità alle zone dove la povertà minorile è più acuta.

Muovendo dai presupposti ampiamente descritti nei paragrafi precedenti, risulta indispensabile non solo mettere in campo politiche in grado di rafforzare i processi di accesso ai servizi educativi e all’istruzione in modo che sia equa e fruibile da tutti, ma anche sostenere relazioni di prossimità, forme di auto mutuo aiuto e azioni territoriali diffuse utili ad agganciare e intercettare famiglie e bambini che non accedono ai servizi educativi per offrire loro opportunità altrettanto inclusive e formative. È importante sostenere le famiglie non solo in riferimento alle loro difficoltà economiche, ma anche sociali, consentendo di uscire dall’isolamento per entrare in una rete in grado di sostenerle nel loro cammino verso la costruzione di un benessere di vita. Le famiglie, soprattutto quelle maggiormente in difficoltà, devono essere accompagnate nella costruzione di una propria dimensione di benessere perché solo così potranno essere favorevolmente coinvolte nell’educazione ed emancipazione dei propri figli. A tale proposito non dobbiamo dimenticare che, solo facendo dialogare positivamente questa dimensione privata con quella pubblica si potrà pensare di costruire una barriera seria contro lo sviluppo della povertà educativa.

  1. È una misura (in inglese, Happy planet index) del benessere e dell’efficienza ambientale di una nazione, introdotto dalla New economics foundation (Nef) nel luglio 2006. Questo Indice considera l’aspettativa di vita, la soddisfazione della vita soggettiva e una misura dei costi ambientali per considerare anche la sostenibilità globale, ed è ponderato per dare punteggi progressivamente più alti alle nazioni con impronta ecologica inferiore.
  2. È l’Indice (in inglese, HPI – Human poverty index) messo a punto dall’United nations development programme (Undp) per misurare le deprivazioni nello sviluppo umano di base nelle tre dimensioni dell’Indice di sviluppo umano: longevità, conoscenza e standard di vita dignitoso (IPU-1). L’IPU – o per i Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (IPU-2) – aggiunge, a quelle tre dimensioni, l’esclusione sociale.
  3. È l’Indice (in inglese, HDI – Human development index) comparativo dello sviluppo dei vari Paesi calcolato tenendo conto dei diversi tassi di aspettativa di vita, istruzione e del reddito nazionale lordo pro capite. È divenuto uno strumento standard per misurare il benessere di un Paese.
  4. Rappresentato dall’incidenza dei ragazzi che alla domanda “Quanto pensi stia bene la tua famiglia dal punto di vista economico” ha risposto “Molto bene” o “Abbastanza bene”, in una scala che comprende anche le voci “Nella media”, “Non molto bene”, “Per niente bene”.