Esplorare le pratiche di lavoro eco-sociale

Un progetto di rilevante interesse nazionale


Questo contributo introduce il dibattito sul lavoro eco-sociale, un tema ancora assai sfuggente e poco affrontato dal servizio sociale in Italia, ma oggetto di un progetto di ricerca in corso finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca.

Nel dibattito internazionale del lavoro sociale si registra ormai da tempo una crescente attenzione verso lo sviluppo sostenibile e le trasformazioni eco-sociali che si manifesta in riflessioni di natura ontologica, epistemologica, metodologica ed etico-deontologica intorno al ruolo che il lavoro sociale può giocare a tal riguardo. Sulla base dell’interconnessione tra le questioni sociali e ambientali, il lavoro eco-sociale (eco-social work) comprende delle pratiche che uniscono la promozione del benessere di persone e comunità con obiettivi di tutela, recupero e riqualificazione ambientale per sviluppare trasformazioni eco-sociali e contribuire agli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Una tradizione ecologica nel senso di una considerazione dell’ambiente (sociale) allargato può essere rintracciata sin dalle origini del lavoro sociale orientato a comprendere e migliorare le condizioni di vita delle persone. L’attuale discussione si caratterizza comunque per una considerazione più esplicita della dimensione fisico naturale dell’ambiente, dell’interconnessione delle forme di vita all’interno degli ecosistemi e delle conseguenze sociali della crisi climatica e di altri sviluppi dannosi per i delicati equilibri ecologici. Tuttavia, il dibattito sul lavoro eco-sociale è ancora caratterizzato da un vasto orizzonte di domande aperte sul piano teorico-concettuale e dalla necessità di analisi empiriche più approfondite per poter comprendere meglio come un approccio eco-sociale si manifesti sia nelle pratiche concrete sia nelle modalità di intendere il contributo del lavoro sociale allo sviluppo sostenibile e ai processi di trasformazione eco-sociale.

Al di là di terminologie e concetti differenti, il dibattito presenta sia elementi di continuità ed estensione di prospettive tradizionali, sia concettualizzazioni che enfatizzano la necessità di rompere con i paradigmi e le assunzioni tradizionali che hanno caratterizzato lo sviluppo del lavoro sociale nell’era moderna.

Da un lato si sottolinea la continuità con la tradizione ecologica del lavoro sociale enfatizzando la sua estensione per tenere maggiormente in considerazione l’ambiente naturale, le intersezioni delle diverse dimensioni di sostenibilità e la possibilità di coniugare in modo innovativo obiettivi sociali ed ecologici negli interventi, soprattutto in quegli ambiti che riguardano l’inserimento lavorativo di persone in condizioni di vulnerabilità e altre attività all’interno di circuiti economici alternativi. Tra questi rientrano i contributi delle studiose finlandesi che sono state tra le prime ad occuparsi di servizio sociale ed ecologia1, ma anche altri contributi importanti che hanno delineato l’estensione della tradizione ecologica nel servizio sociale2 e il ruolo di economie alternative per l’innovazione sociale e lo sviluppo sostenibile3.

Dall’altro lato ci sono contributi che sottolineano l’importanza di un cambio di prospettiva e la necessità di abbandonare le tradizionali concezioni moderniste che sono alla base dello sviluppo della professione in contesti di welfare costruiti sulla base di un modello di crescita economica4. All’interno di questo filone troviamo contributi che mettono in evidenza filosofie e concettualizzazioni alternative rispetto al rapporto tra uomo e ambiente naturale e, in particolare, concezioni più olistiche di salute e benessere basate su concezioni alternative e su saperi e culture indigene5. Vi sono anche contributi che sottolineano in modo esplicito l’importanza di superare una prospettiva antropocentrica a favore di prospettive di un lavoro sociale eco-centrico o post-antropocentrico, rispetto a cui, tuttavia, la riflessione intorno alle potenziali concretizzazioni risulta ancora poco delineata6.

A queste prospettive, caratterizzate quindi da un lato da una continuità con la tradizione ecologica e dall’altro dal superamento di concezioni tradizionali, si aggiungono poi contributi basati su letture critiche che focalizzano e connettono questioni di giustizia sociale e ambientale, mettendo in evidenza le relazioni di potere e le strutture economiche e sociali che determinano una iniqua distribuzione di risorse e una differente esposizione e vulnerabilità in relazione ai rischi ecologici e agli effetti delle crisi ambientali. Sottolineando le crescenti diseguaglianze sociali e territoriali, questi contributi gettano luce sulle conseguenze della crisi climatica e di altri disastri (naturali e non), anche in termini di mobilità, conflitti per le risorse e conflitti sociali7.

Nonostante una convergenza su una concezione di ambiente olistica, non limitata quindi ad una dimensione solo sociale, e su una maggiore considerazione dell’impatto che ambienti naturali e costruiti hanno sulla salute e sul benessere delle persone, gli approcci di lavoro eco-sociale presentano ancora domande aperte relative alla loro rilevanza per la formazione e la pratica professionale, e al ruolo che il lavoro sociale può effettivamente giocare nei processi di sviluppo sostenibile e di trasformazione eco-sociale.

Secondo Ramsay e Boddy8 è questa poca chiarezza che impedisce una più ampia considerazione degli approcci di lavoro eco-sociale e lo sviluppo di pratiche corrispondenti che vedono coinvolti i professionisti del lavoro sociale. Sulla base di un’analisi concettuale le due autrici propongono alcuni elementi chiave utili a delineare il lavoro eco-sociale che riguardano le seguenti quattro dimensioni:

  • l’applicazione creativa delle competenze del lavoro sociale alle questioni ambientali,
  • una maggiore apertura concettuale e valoriale che sostiene la protezione dell’ambiente naturale come valore in sé e considera concezioni alternative del rapporto tra uomo e natura nonché il valore innato delle forme di vita non umana,
  • un orientamento al cambiamento sociale basato sulla critica di ideologie e narrazioni dominanti e un ruolo trasformativo del lavoro sociale e, infine,
  • l’attraversamento di confini tradizionali dell’agire professionale entrando in ambiti innovativi, lavorando a stretto contatto con altri professionisti e educando, mobilitando e supportando individui e comunità per sviluppare stili di vita più sostenibili e promuovendo processi di trasformazione eco-sociale dal basso.

Nel contesto italiano approcci di lavoro eco-sociale sono ancora poco discussi, trascurando in questo modo anche le questioni relative alla formazione e alle competenze necessarie per un agire professionale che si sviluppi in tale direzione. Le poche pubblicazioni in lingua italiana o su esperienze di lavoro eco-sociale nel contesto italiano sono riconducibili a numero limitato di autrici e autori. Tra i recenti studi vanno evidenziati i contributi di Matutini che, oltre a un volume in cui presenta anche una ricostruzione del dibattito a livello internazionale, ha presentato con Busacca e Da Roit un articolo in cui vengono individuati tre maggiori ostacoli alla diffusione del lavoro eco-sociale nel contesto italiano9. Gli autori evidenziano lo spazio limitato dato al lavoro eco-sociale nell’agenda politica italiana, l’incapacità di riformulare le pratiche operative esistenti soprattutto rispetto all’inserimento lavorativo nonché la riproduzione di relazioni consolidate tra enti pubblici e terzo settore attraverso meccanismi caratterizzati da logiche competitive e gestionali più che trasformative.

Allo stesso tempo, in Italia, non mancano certamente esperienze innovative in cui gli attori del welfare locale sono coinvolti nella promozione di politiche e pratiche che combinano obiettivi sociali ed ecologici intersecando le diverse dimensioni di sviluppo sostenibile e trasformazione eco-sociale. In questi contesti sono coinvolti anche professionisti del lavoro sociale che contribuiscono all’innovazione del welfare e ai processi di sviluppo locale sostenibile attraverso pratiche che considerano la dimensione dell’ambiente naturale e che costituiscono esempi chiari di lavoro eco-sociale anche se spesso non definiti esplicitamente come tali. È necessario quindi esplorare e analizzare queste pratiche per capire meglio come e quando si sviluppano, quale è il loro potenziale trasformativo e come si inseriscono in politiche e pratiche esistenti di costruzione del welfare locale e dello sviluppo dei territori. Infine, la promozione del lavoro eco-sociale richiede una migliore comprensione e comunicazione di come cambia il perimetro operativo e identitario del lavoro sociale coinvolto in pratiche di lavoro eco-sociale, per poterne tenere maggiormente conto anche nei percorsi di formazione dei professionisti del lavoro sociale.

A questi temi si dedica un progetto di rilevante interesse nazionale finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (bando PRIN 2022) che vede coinvolto un gruppo di ricercatrici e ricercatori della Libera Università di Bolzano (unità capofila), l’Università del Piemonte Orientale, l’Università degli Studi di Trento e l’Università degli Studi Roma Tre.

Oltre a individuare pratiche innovative di lavoro eco-sociale il progetto vuole esplorare i fattori che favoriscono il consolidamento e la messa a sistema di queste esperienze nonché il loro potenziale per lo sviluppo sostenibile e la trasformazione eco-sociale nei territori. Mantenendo un chiaro focus sul ruolo e le competenze dei professionisti del lavoro sociale coinvolti, il progetto intende inoltre dare un contributo alla promozione del lavoro eco-sociale nel contesto italiano.

Il progetto di ricerca si basa su un approccio di studio di casi multipli, adatto a studiare pratiche innovative in contesti reali che spaziano da esperienze di agricoltura sociale e altri progetti di inclusione sociale e lavorativa in contesti di economie alternative e di riqualificazione territoriale a progetti che in modo esplicito affrontano le conseguenze sociali delle crisi ambientali. I casi vengono selezionati in base a un insieme di criteri definiti alla luce del dibattito di riferimento e studiati per fornire delle conoscenze concrete e approfondite delle pratiche di lavoro eco-sociale con l’obiettivo di individuare buone pratiche e di contribuire al consolidamento empirico e concettuale del dibattito. Saranno utilizzato diversi metodi di raccolta dei dati come interviste qualitative, focus group, osservazioni partecipanti e analisi di fonti documentali primarie e secondarie. I risultati saranno presentati e discussi con la comunità professionale e scientifica di servizio sociale per delineare meglio e promuovere il ruolo e il contributo della professione nei processi di trasformazione eco-sociale e di sviluppo sostenibile. I risultati saranno di interesse anche per gli altri attori impegnati nei processi di sviluppo sostenibile del welfare locale e dei territori come impegni necessariamente collaborativi e transdisciplinari.

 

Per commenti, ulteriori informazioni nonché segnalazione di esperienze interessanti sotto il profilo descritto si chiede di lasciare un commento al presente contributo o di voler gentilmente contattare gli autori o i coordinatori delle altre unità locali di ricerca coinvolte nel progetto.

  • Progetto PRIN 2022 “Social Work and Sustainable Local Development in Italy: towards Ecosocial Work?” (ECOSOW)
  • Libera Università di Bolzano (capofila, PI: Urban Nothdurfter)
  • Università del Piemonte Orientale (coordinatrice e vice-PI: Elena Allegri)
  • Università degli Studi di Trento (coordinatore: Luca Fazzi)
  • Università degli Studi Roma Tre (coordinatore: Andrea Bilotti)

 

 

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  1. Matthies, A.-L. e Närhi, K. (a cura di) (2016), The Ecosocial Transition of Societies: The Contribution of Social Work and Social Policy. Taylor & Francis.
  2. Peeters, J. (2012), “The place of social work in sustainable development: Towards ecosocial practice”. International Journal of Social Welfare, 21(3), 287–298.
  3. Elsen, S. (2018), Eco-social transformation and community-based economy. Routledge
  4. Boetto, H. (2017), “A transformative eco-social model: Challenging modernist assumptions in social work.” British Journal of Social Work, 47(1), 48–67.
  5. Besthorn, F. (2012), “Deep ecology’s contributions to social work: A ten-year retrospective.” International Journal of Social Welfare, 21(3), 248−259.
  6. Bozalek, V. e Pease, B. (2020), “Towards post-anthropocentric social work.” In V. Bozalek e B. Pease (a cura di), Post-Anthropocentric Social Work: Critical Posthuman and New Materialist Perspectives (pp. 1-15). Routledge; Stamm, I., Matthies, A.-L., Hirvilammi, T. e Närhi, K. (2020), “Combining labour market and unemployment policies with environmental sustainability? A cross-national study on ecosocial innovations.” Journal of International and Comparative Social Policy, 36(1), 42–56
  7. Dominelli, L. (2012), Green social work: From environmental crises to environmental justice. Polity Press; Bell, F. M., Dennis, M. K. e Krings, A. (2019), “Collective survival strategies and anti-colonial practice in ecosocial work”. Journal of Community Practice, 27(3–4), 279–295.
  8. Ramsay, S. e Boddy, J. (2017), “Environmental social work: A concept analysis.” British Journal of Social Work, 47(1), 68-86.
  9. Matutini, E. (a cura di) (2023), Eco-social work. Politica e lavoro sociale nella crisi ecologica. editore PM. Matutini, E., Busacca, M. e Da Roit, B. (2023), “Ready, Steady, Go? Obstacles to the Spread of Eco-Social Work Approaches: An Italian Case Study.” Sustainability, 15(4), 3050.

Commenti

Estremamente interessante! Sono una neo assistente sociale, recentemente laureata in Sociologia dell’Ambiente. Mi piacerebbe rimanere aggiornata sull’argomento, se possibile 🙂