Adolescenti e violenza di genere “Onlife”

L’indagine e la campagna di Save the Children


Alessandra Pernetti | 8 Aprile 2024

L’adolescenza è una fase cruciale della vita in cui i legami amicali e affettivi sono cruciali e rappresentano un mezzo per distaccarsi dalla famiglia d’origine e affermare la propria identità. Tuttavia, queste relazioni non sono sempre perseguite in modo sano, poiché discriminazioni e violenza di genere possono emergere anche tra i più giovani. La persistenza degli stereotipi di genere è ancora evidente nel nostro paese, e il nuovo rapporto a cura di Save the Children, in collaborazione con Ipsos, “Le ragazze stanno bene? Indagine sulla violenza di genere onlife in adolescenza” ha l’obiettivo di approfondire le esperienze e la percezione degli stereotipi e della violenza di genere tra i giovani attraverso il coinvolgimento di 800 adolescenti di età compresa tra i 14 e i 18 anni. Il report introduce il concetto “onlife”, che indica un intreccio rilevante tra la vita nello spazio digitale e la vita nello spazio reale. Save the Children lancia, insieme al report, la campagna social #chiamalaVIOLENZA.

Stereotipi di genere e comportamenti abusanti

Gli obiettivi della ricerca effettuata con il coinvolgimento diretto degli adolescenti includono l’indagine degli stereotipi di genere riguardanti le capacità, i comportamenti e l’espressione emotiva, nonché l’analisi delle opinioni sui ruoli nelle relazioni intime e sessuali, con un focus specifico sulla violenza online. Si è cercato anche di comprendere le esperienze dirette e indirette di violenza online, le dinamiche di controllo e possesso nelle relazioni, e l’utilizzo degli strumenti di aiuto disponibili. Dall’indagine emerge che la maggior parte degli adolescenti dimostra sensibilità e interesse per i temi affrontati, ma allo stesso tempo una tendenza a normalizzare gli stereotipi di genere e a giustificare i comportamenti abusivi nelle relazioni tra pari. Per quanto riguarda gli stereotipi di genere, con riferimento alle propensioni emotive, emerge che la maggior parte degli adolescenti crede che le ragazze siano più predisposte, rispetto ai ragazzi, a esprimere emozioni (64%), piangere (70%) e prendersi cura degli altri (50%), suggerendo un’immagine femminile come più competente dal punto di vista affettivo e relazionale. Inoltre, il 50% ritiene che le ragazze siano più capaci di comunicare e risolvere i problemi, mentre per il 39% sarebbero maggiormente disposte a sacrificarsi per la relazione. Si delinea in questo modo una pressione sociale nei confronti di entrambi i generi, che nel caso dei ragazzi li spingerebbe a conformarsi al modello di mascolinità prevalente, a causa del quale potrebbero essere portati a limitare la loro espressione emotiva. Diverso è il quadro per quanto riguarda gli stereotipi inerenti alle capacità logiche e assertive: in questo caso il 42% ritiene ragazzi e ragazze ugualmente in grado di poter affrontare situazioni difficili, ma il 34% dei ragazzi si valuta maggiormente lucido nel prendere decisioni e il 29% si considera più ambizioso a livello lavorativo rispetto alla controparte femminile. Nonostante gli stereotipi permangano e influenzino le percezioni degli adolescenti, questi mostrano un interesse significativo per le questioni di genere, poiché circa l’82% dichiara di essere molto o abbastanza attento a questo tema. Questa attenzione è più pronunciata tra le ragazze (85%) e le fasce più giovani; inoltre il 58% degli adolescenti ha dichiarato di essere diventato recentemente più sensibile a questo argomento. La maggioranza (53%) degli adolescenti riporta di parlare delle questioni di genere in famiglia, mentre il 51% a scuola con insegnanti e compagni/e, e il 49% con amici e amiche. Oltre a questi canali informativi di natura relazionale, ben il 45% degli adolescenti include come fonti informative rilevanti serie TV, film e documentari. Non sembra mancare quindi tra i giovani la consapevolezza in merito alle disparità e alla violenza di genere a livello teorico, ma la gestione a livello pratico di questi fenomeni è ancora limitata. Ciò appare particolarmente evidente nell’analisi dei comportamenti attuati nelle relazioni intime e sentimentali, dato che una percentuale rilevante tende a normalizzare atteggiamenti abusanti: infatti, il 30% degli intervistati considera la gelosia come segno di amore e il 26% ritiene accettabile chiedere di rinunciare a certe amicizie o contesti che possono infastidire il partner. Inoltre, il 21% considera una prova d’amore la condivisione delle password dei dispositivi e dei social. In generale, i comportamenti di controllo nelle relazioni di coppia sono considerati accettabili e praticati da una rilevante percentuale di adolescenti, senza grandi distinzioni tra ragazzi e ragazze. Il 40% ha dichiarato di aver attivato almeno un comportamento di controllo, mentre il 41% ha subito almeno un comportamento di controllo, con una percentuale ancora più alta tra coloro che hanno o hanno avuto una relazione (rispettivamente il 63% e il 65%). Sulla frequenza della violenza di genere agita e subita, il 41% dichiara di aver subito un comportamento violento, mentre il 30% lo ha attivato. Le forme più comuni di violenza agita all’interno di una relazione includono: chiamare con insistenza al telefono il partner (29%); usare un linguaggio violento (27%); fare leva sulle emozioni del partner per spingerlo a un’azione che non vuole perseguire (24%); spaventare il partner con atteggiamenti violenti (15%).

Lo spazio digitale come strumento di socializzazione, ma anche di violenza

A dimostrazione che l’ambiente digitale è ormai consolidato nella vita dei più giovani, ben il 73% degli adolescenti dichiara di aver stretto amicizia online con persone prima sconosciute, con una prevalenza tra i 16 e i 18 anni (76%), e in misura maggiore tra i ragazzi rispetto alle ragazze (76% contro 70%). Il 64% dichiara inoltre di aver utilizzato i social per conoscere o avvicinarsi a una persona da cui erano attratti, con una prevalenza ancora una volta tra i ragazzi (68%) e tra i ragazzi e le ragazze di età compresa tra i 16 e i 18 anni (65%).

Le tecnologie sono state utilizzate dal 28% per scambiare video e/o foto intime, con una percentuale più alta tra i ragazzi (31%) e tra coloro che hanno avuto o hanno una relazione (40%). Il 33% ha dichiarato di aver ricevuto foto/video a sfondo sessuale da amici o conoscenti, soprattutto tra gli adolescenti di età compresa tra i 16 e i 18 anni (37%). Circa 1 adolescente su 10 ha condiviso foto intime ad insaputa del soggetto ritratto, mentre l’11% ha subito senza consenso la condivisione di proprie foto intime.

Per quanto riguarda il supporto in caso di violenza online o offline, la famiglia e gli amici rappresentano le reti di sostegno primarie per gli adolescenti. Nel caso di violenza online su terzi, l’83% degli adolescenti si attiverebbe per parlarne con qualcuno, con la madre (53%) e il padre (36%) come figure più citate. Qualora fossero, invece, vittime dirette di violenza online, l’81% chiederebbe aiuto, sempre con la madre (62%) e il padre (43%) come risorse principali. Anche nelle situazioni di violenza fisica subita, l’83% degli adolescenti cercherebbe aiuto e la famiglia rimane la principale rete di sostegno, con la madre (60%) e il padre (43%) come punti di riferimento.

Le interviste svolte sono state analizzate a livello tematico, in modo tale da identificare gli argomenti più rilevanti circa l’uso dei social media e le esperienze online dei giovani coinvolti. Infatti, tutti i partecipanti hanno dichiarato di utilizzare i social media, principalmente Instagram, TikTok e WhatsApp, prevalentemente a fini comunicativi. Tra i temi principali è emerso, per esempio, che tutti i partecipanti hanno condiviso esperienze riguardanti situazioni spiacevoli online quali insulti, commenti inappropriati e reazioni inopportune, sia vissuti direttamente che attraverso il racconto di amici e amiche. È interessante notare che alcuni adolescenti hanno reagito ridimensionando o ignorando gli insulti, consapevoli che il comportamento online potrebbe differire da quello offline, e che le parole dette virtualmente tendono a essere prese meno sul serio. Inoltre, è emersa una forte consapevolezza sull’importanza di rispettare la privacy e il consenso nelle interazioni online. Alcuni suggeriscono di pensare attentamente prima di condividere contenuti sensibili e di essere consapevoli delle possibili conseguenze: da ciò deriva, però, un atteggiamento critico nei confronti di coloro che condividono foto intime, che sono colpevolizzati rispetto alle possibili conseguenze negative. In aggiunta, per molti adolescenti i social media rappresentano uno strumento utile per comunicare e rimanere in contatto con il partner, soprattutto quando non ci si trova fisicamente nello stesso luogo. Altri, invece, ritengono che i social media possano favorire l’accesso a un numero maggiore di persone, sia a livello amicale che affettivo; in questa ottica, i social sono utilizzati anche come strumento di controllo del partner. Viene evidenziata l’importanza di definire i limiti nel controllo reciproco all’interno della coppia, tuttavia, è interessante notare che spesso è la persona che esercita il controllo a definire questi limiti, suggerendo una dinamica di potere all’interno della relazione. Inoltre, nonostante molti adolescenti sappiano che la violenza non è solamente fisica, molti sembrano avere difficoltà a riconoscere alcuni comportamenti come forme di violenza e quindi la loro gravità. Una considerazione importante riguarda anche il fatto che nonostante molti intervistati riconoscano i medesimi diritti e doveri per uomini e donne, fanno notare che esistono ancora differenze rilevanti nel modo in cui vengono giudicate le azioni di uomini e donne. Ad esempio, una ragazza intervistata sottolinea che se una coetanea si mostrasse in modo provocante sui social media, verrebbe giudicata negativamente, mentre ciò non accadrebbe ad un ragazzo. Infine, l’influenza delle figure di riferimento, soprattutto dei genitori, sulla percezione dei ragazzi riguardo alla violenza di genere. Questi, purtroppo, a volte agiscono da rinforzo, non favorendo quindi una riflessione critica sul proprio comportamento.

Oltre all’importanza di raccogliere dati mirati, per approfondire la conoscenza e la comprensione di questi fenomeni, dalle proposte degli adolescenti emerge l’esigenza dell’educazione e della formazione. In primo luogo, l’importanza di introdurre percorsi educativi nelle scuole sull’educazione all’affettività, alla parità di genere e al rispetto delle differenze, tenuti da personale specializzato e co-progettati con il corpo docente. In secondo luogo è essenziale anche garantire una formazione specifica sulla violenza di genere e sulle dinamiche online per il personale scolastico e per i professionisti dell’area socioeducativa e sanitaria, affinché coloro che lavorano con gli adolescenti siano adeguatamente preparati ad affrontare e prevenire situazioni di violenza. Parallelamente, è fondamentale sensibilizzare i giovani sull’importanza di riconoscere e segnalare situazioni di violenza attraverso campagne informative rivolte agli adolescenti sugli strumenti disponibili in caso di violenza, che forniscano indicazioni pratiche su dove trovare aiuto. Infine, per assicurare un supporto adeguato e mirato a coloro che hanno subito violenze si raccomanda l’apertura di servizi dedicati alla presa in carico degli adolescenti vittime di violenza di genere all’interno delle Case di Comunità e dei Consultori.