Dalla scuola al mondo del lavoro


Marino Bottà | 15 Maggio 2018

“Quando mio figlio ha terminato le scuole  superiori la sua e la nostra vita sono completamente cambiate”

“Quando usciamo al mattino ci si stringe il cuore nel pensare che nostra figlia resterà da sola in casa fino a sera”

“ Si alza sempre più tardi. Spesso quando rientro a mezzogiorno lo trovo ancora a letto”

“Trascorre il suo tempo davanti al computer o con le cuffie ad ascoltare musica. Non parla con nessuno”

“ E’ diventata gelosa di me. Mi rinfaccia di avere amiche, di andare al lavoro, di ricevere telefonate e WhatsApp”.

Frasi profferite, con amarezza, da genitori con figli disabili che vivono problematicamente il passaggio dalla scuola alla vita sociale adulta. Testimonianze, sempre più numerose che si intrecciano con le trasformazioni sociali, il  continuo e rapido mutare del mondo del lavoro.

La scuola è finita. E ora?

Al termine del percorso scolastico si verifica una situazione in cui  devono essere ricreati  il ruolo sociale, l’identità personale e le prospettive di vita della persona. Il giovane con disabilità si sente solo e impotente verso il mondo adulto e i genitori si trovano ad essere testimoni impotenti a risolvere le difficoltà di inclusione del loro figlio.

Questa situazione disorienta la famiglia gettandola nello sconforto e relega il giovane  nella stretta cerchia familiare. Purtroppo la quasi totalità degli studenti disabili, terminato il percorso scolastico, fatica ad avere un’adeguata collocazione lavorativa e non trova un utile sostegno  per costruire una prospettiva di vita, fondata sulle capacità, potenzialità,  aspirazioni e soprattutto sui propri bisogni.

L’assenza di studio e di  lavoro produce nel giovane uno stato di insoddisfazione, frustrazione e isolamento che coinvolge tutto il nucleo familiare. Emerge una situazione in cui crollano le aspettative familiari e le prospettive  di qualità vita del giovane.

Queste amare constatazioni devono stimolare la creazione di una rete, fra Scuola, studente, famiglia e Servizi per il lavoro, utile alla ricerca di soluzioni possibili che  consentano di migliorare la fiducia nel futuro.

 

Negli ultimi anni il numero di studenti disabili inseriti nel sistema scolastico italiano ha subito un costante incremento, soprattutto nella scuola secondaria di secondo grado. La scuola, non riesce, fatta eccezione per alcune lodevoli iniziative, a preparare ed orientare al lavoro lo studente disabile e ad offrire una preparazione spendibile nel mercato del lavoro.

Il mercato del lavoro a sua volta richiede lavoratori super-abili, causando un conseguente e crescente numero di esclusi che rimangono per anni iscritti nelle liste del Collocamento Mirato senza ricevere alcuna proposta. Restando così in balia di un mercato del lavoro sempre meno accessibile, un tessuto produttivo  meno inclusivo e servizi dedicati poco efficienti. Fra questi, ovviamente i più penalizzati sono: i disabili psichici, i portatori di malattie rare o di  gravi patologie. A loro resta la consolazione di avere a disposizione delle buone leggi, non applicate, mal interpretate o gestite burocraticamente e l’illusione che, nel prossimo futuro, le cose possano automaticamente migliorare.

Il modello di integrazione scolastica italiano ha contribuito a fare del nostro sistema un luogo di conoscenza, sviluppo e inclusione per tutti. Nessuno escluso. Ora, a distanza di oltre quarant’anni dalla Legge 517/1977 che diede avvio all’integrazione scolastica, possiamo considerare le criticità emerse e proporre azioni correttive, integrative e innovative adeguate.

 

Nuove strategie

Bisogna quindi rimboccarsi le maniche e ricercare nuove strategie e nuove progettualità. La Scuola, sul tema disabilità, non può vivere in una bolla sociale, con tempi, programmi e politiche  proprie,  avulse  dal contesto socio-economico in cui vive. E’ necessario attivare una Pedagogia Sostenitiva che favorisca l’acquisizione  di abilità indispensabili per accedere al lavoro, promuovere una formazione lavorativa  attraverso attività pratiche e stage efficaci e in grado di rispondere ai bisogni di orientamento e di integrazione socio-lavorativa post scolastica.

La società, il lavoro, la vita quotidiana si fanno sempre più complesse ed è difficile per chi vive in condizioni di svantaggio affrontare  i rapidi cambiamenti che gli vengono  imposti. L’attenzione rivolta alla tutela della salute, alla qualità della vita, alla partecipazione sociale hanno fatto scaturire  la necessità di una maggiore sensibilizzazione culturale rispetto a contraddizioni sociali complesse come la disabilità, soprattutto nella fase di transizione scuola-lavoro e di ingresso nel mondo del lavoro.

 

Tuttavia le scarse conoscenze sul mercato del lavoro – come funziona, come si accede, quali sono le procedure, quali certificazioni servono, quali sono i servizi disponibili sul territorio – spesso precludono l’inclusione. A tutto ciò si aggiunge la paura di non essere preparati e adeguati ad affrontare il mondo del lavoro. Si corre così il rischio di sviluppare nuove forme di esclusione sociale e di riproporre superate soluzioni speciali. E’ pertanto impellente e necessario creare servizi in grado di orientare e accompagnare al lavoro gli studenti disabili che frequentano, in particolare, l’ultimo anno del percorso scolastico.

Per queste ragioni si rende indispensabile un processo di orientamento e accompagnamento al lavoro al termine del percorso scolastico. Un servizio di orientamento al lavoro come punto di incontro, di ascolto e di sostegno per lo studente, per la famiglia e per la scuola.

 

Un approccio attivo al tema dell’inclusione socio-lavorativa ci apre ad una positiva visione dei cambiamenti in atto nel mondo del lavoro e ad accettare le professioni emergenti, le nuove tecnologie, le riorganizzazioni produttive come  nuove opportunità di lavoro. Non ci sono infatti professioni non accessibili alle persone disabili, ma professioni non adatte a certe tipologie di disabilità.

La stessa legge 68/1999 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili” impone di operare in coerenza con il principio del “Collocamento Mirato”, esalta la centralità della persona, la necessità della presa in carico individualizzata e l’integrazione socio-lavorativa personalizzata. In modo da trasformare l’inserimento  lavorativo in un progetto di vita che veda il diretto coinvolgimento della famiglia, dei servizi socio-sanitari e delle associazioni. Si devono quindi prevedere percorsi di orientamento al lavoro personalizzati, flessibili e adattabili alle peculiarità di ognuno, in modo da tenere in giusta considerazione gli interessi, le aspirazioni, le attitudini e le competenze acquisite.

Una logica a staffetta

La presa in carico del/la giovane disabile deve essere realizzata  attraverso una logica a staffetta, dove il testimone viene passato nelle mani di un soggetto in grado di proseguire il percorso. E’ per questo che la scuola deve poter disporre di un servizio dotato di competenze professionali adatte a valutare i bisogni, le attitudini, le competenze, le abilità, le potenzialità dello studente ed essere  in grado di accompagnarlo  alla fruizione dei servizi  territoriali e sostenerlo durante il percorso di inclusione socio-lavorativo.

Un Servizio in grado di:

  • sostenere le famiglie nella fase di integrazione socio-lavorativa dei loro figli;
  • creare contesti di formazione al lavoro e all’orientamento per quei giovani disabili che non sono in grado di accedere  al mondo del lavoro autonomamente;
  • supportare la scuola nelle esperienze di alternanza scuola–lavoro;
  • coinvolgere tutti i soggetti territoriali interessati: scuola, servizi per il lavoro, servizi socio-sanitari, cooperative sociali, associazioni ecc.;

offrendo così

  • alla scuola e alla famiglia un unico punto di riferimento e di raccordo tra i diversi serviz;i
  • alla persona un supporto nella presa di coscienza delle proprie competenze, di conoscere le varie opportunità occupazionali e di essere  accompagnato al lavoro;
  • alla scuola una collaborazione con un servizio in grado di dare continuità e fine al proprio lavoro;
  • ai servizi sociali e sociosanitari un confronto e una collaborazione nel momento in cui si trovano a doversi occupare del giovane e  progettare e sostenere il suo futuro.

 

Qualora, mancassero i prerequisiti necessari per poter accedere al mondo del lavoro è necessario strutturare percorsi di formazione e orientamento al lavoro: collettivi, flessibili e adattabili alle peculiarità  di ognuno. Servono quindi contenitori formativi promossi presso cooperative sociali,  associazioni, centri di formazione professionale o soggetti privati, al fine di favorire una “Formazione al lavoro in situazione” come graduale passaggio dalla scuola al mondo del lavoro.

Percorsi formativi, ovviamente gratuiti, strutturati in piccoli gruppi della durata di alcuni mesi dove è prevista anche l’erogazione di una borsa lavoro a scopo pedagogico. In questo modo è possibile:

  • potenziare le competenze individuali acquisite, l’autonomia  e le abilità personali, sociali e lavorative;
  • costruire aspettative realistiche ai fini di un orientamento professionale adeguato ed efficace;
  • sostenere il giovane disabile e la sua famiglia in un momento delicato di scelta esistenziale;
  • coinvolgere la famiglia, il Servizio Collocamento Disabili e/o i servizi socio-sanitari interessati.

 

Questa “buona prassi” è stata promossa dal Collocamento Disabili della Provincia di Lecco attraverso l’utilizzo delle risorse economiche del Fondo Regionale Disabili di Regione Lombardia. L’iniziativa coinvolge tutte le scuole superiori. Sono stati realizzati 16 corsi/percorsi di formazione al lavoro e orientamento a favore di giovani studenti disabili al termine della scuola. Tutti i giovani presi in carico hanno avuto una proposta di tirocinio o un percorso formativo in un ambito protetto o accompagnati ai servizi sociosanitari o socioeducativi. Complessivamente sono stati presi in carico 154 studenti, di cui 83 hanno frequentato i percorsi di formazione lavoro. Si tratta di un’esperienza che sta proseguendo positivamente ed è in progetto la sua diffusione sul territorio regionale.


Commenti

Tutto ciò che viene detto qui è condivisibile ed interessante.
Non sottolinea abbastanza le responsabilità della scuola media nel fare orientamento in modo superficiale, cioè non tenendo conto delle aspettative e delle attitudini di ciascun disabile, e quindi delle possibilità di professionalizzazione, anche minima, che esistono sul territorio dove abita. Inoltre la scuola superiore/dirigenti scolastici valorizzano solo la socializzazione. Lo so bene perchè sono un’insegnante di sostegno.