Dall’Europa: immigrazione


Chiara Crepaldi | 8 Giugno 2017

Il tema delle migrazioni è naturalmente sempre al centro del dibattito europeo. Il 16 maggio l’Unione europea ha stabilito che entro giugno Polonia ed Ungheria dovranno iniziare ad ammettere la quota di rifugiati loro assegnata proveniente da Italia e Grecia, ponendo sanzioni in caso di mancato adempimento. I paesi dell’Europa orientale, tra i quali l’Ungheria e la Polonia, si sono infatti opposti al piano UE adottato nel 2015 volto a ricollocare dalla Grecia e dall’Italia 160.000 richiedenti asilo siriani, eritrei e iracheni. Il commissario europeo per la migrazione, Dimitris Avramopoulos ha dunque pressato la Polonia e l’Ungheria, che non hanno trasferito fino ad ora nemmeno un migrante, a cominciare a muoversi in tale direzione. In caso di inadempimento prima della prossima relazione sullo stato di avanzamento della ‘relocation’ previsto a fine giugno, la Commissione non esiterà ad aprire la procedura di infrazione, prevista dai trattati UE. Avramopoulos ha ricordato che ad oggi i richiedenti trasferiti dai due paesi mediterranei in altri paesi dell’UE sono stati 18.418. Il primo ministro polacco Beata Szydło ha tuttavia dichiarato di non temere le sanzioni UE sottolineando che non intende accettare l’imposizione delle quote obbligatorie per la Polonia o per qualsiasi altro paese dell’UE. La procedura d’infrazione prevede che Bruxelles invii una lettera ai governi nazionali per chiedere spiegazioni giuridiche sui temi oggetto della controversia prima di eventualmente riferirsi alla Corte di Giustizia Europea. In caso di mancato rispetto degli accordi gli Stati membri inadempienti rischiano sanzioni finanziarie pesanti. Le ragioni addotte dai paesi riguardano una serie di fattori: una forma di tutela per evitare l’ingresso di jihadisti, la mancanza di alloggi ed istruzione da offrire ai richiedenti asilo e più genericamente problemi logistici. L’Austria, che aveva chiesto un’esenzione temporanea, si è nel frattempo impegnata a trasferire 50 persone dall’Italia, mossa accolta con favore dalla Commissione che ha invitato Vienna a fare lo stesso con la Grecia. La Commissione ha inoltre sollecitato la Repubblica Ceca a riprendere i trasferimenti sospesi ormai da quasi un anno; ha inoltre sollecitato la Bulgaria e la Slovacchia a “mostrare maggiore flessibilità” sulle categorie di persone che ammette (perché sembra che vengano introdotte forme di discriminazione su base religiosa – escludendo i mussulmani, o razziale). La Commissione ha invitato la Spagna, il Belgio, la Croazia, la Germania, la Romania, la Slovacchia, la Francia e Cipro ad aumentare il numero dei propri ricollocamenti.   In tale contesto spicca la posizione del neo presidente francese Macron che tra le prime dichiarazioni fatte ha presentato la disponibilità della Francia a supportare l’Italia nell’affrontare la sfida in tema di migrazioni “Penso che non abbiamo ascoltato sufficientemente il grido d’aiuto lanciato dall’Italia. Il mio auspicio è che si possa andare avanti per una vera riforma del diritto d’asilo e delle regole comuni per meglio proteggere gli Stati che sono più esposti a questa pressione migratoria”.   Nel cuore della polemica circa i mancati ricollocamenti è uscito uno studio tedesco che sottolinea l’effetto positivo dell’immigrazione sul successo economico della Germania, in particolare per quanto riguarda le posizioni altamente qualificate. Sulla base dei dati dell’OECD e dell’ufficio statistico tedesco (Destatis) lo studio mostra che la diversità culturale della Germania è uno dei fattori che contribuiscono al suo successo economico. L’analisi, che ha riguardato tutti di tutti i 16 länder tedeschi, ha dimostrato che quelli con un’elevata percentuale di lavoratori stranieri hanno una disoccupazione inferiore e un maggior livello di investimenti in capitale di rischio. In questi stati sono inoltre sono stati depositati anche un numero significativamente più elevato brevetti. Confrontando gli indicatori chiave per l’innovazione e la prosperità economica (comprese le imprese con investimenti di capitale di rischio, le domande di brevetto e i tassi di disoccupazione) con il numero di migranti, lo studio ha concluso che länder poco dinamici e con pochi lavoratori stranieri, potrebbero promuovere innovazione e successo economico attirando personale di talento dall’estero. Regioni multiculturali come Berlino, la Baviera e il Baden-Württemberg mostrano che l’immigrazione influisce positivamente sull’innovazione e sulla crescita. L’attenzione a questo aspetto del problema è anche dovuta al fatto che attualmente è in discussione al Parlamento europeo la proposta per una Direttiva del Parlamento e del Consiglio sulle condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente specializzati.  

A livello europeo, lavorando alla revisione del Bilancio UE in vista della predisposizione del nuovo Quadro finanziario pluriennale post 2020, si considera la pressione migratoria, una delle sfide più urgenti a cui rispondere. Il vicedirettore della DG Budget della Commissione europea Silvano Presa ha anticipato che il nuovo Quadro Finanziario porrà molta attenzione al tema migrazione, sia rispetto alla politica esterna, quindi sul fronte dell’assistenza ai Paesi meno sviluppati, che relativamente alla dimensione interna, cioè la gestione dei flussi migratori e delle persone che arrivano sul territorio dell’Unione europea. L’elezione di Macron potrebbe avere un impatto significativo sullo sviluppo dell’Europa Sociale.  Il 25 maggio durante una conferenza stampa congiunta con il nuovo presidente francese, il presidente della Commissione europea Juncker ha dichiarato che è la prima volta che un Capo di Stato o di Governo proponga quale primo argomento di discussione quello della Social Europe.