Dall’Europa: strategia sulla disablità; condizioni di detenzione; investimenti strategici; minori non accompagnati


Chiara Crepaldi | 16 Maggio 2017

Il Parlamento Europeo sta predisponendo una Relazione d’iniziativa (INI) sul tema dell’Implementazione della Strategia Europea sulla Disabilità 2010 – 2020, che esprime la posizione del Parlamento in risposta al Progress Report on the implementation of the European Disability Strategy (2010 – 2020) che la Commissione ha pubblicato il 2 febbraio scorso. La relazione è quindi un importante strumento di lavoro oltre che di azione politica del Parlamento volto ad aprire la strada a nuove proposte legislative e a offrire allo stesso tempo una prospettiva di lungo termine per la nuova strategia 2030, che seguirà la strategia attuale alla sua scadenza nel 2020. La relazione in fase di elaborazione sarà articolata per ambiti chiave (Accessibilità, Participazione, Uguaglianza, Occupazione, Educazione e formazione, Protezione Sociale, Salute) e si concentrerà in particolare sulle donne e i bambini con disabilità e sulle condizioni di chi vive in comunità. Approfondirà fra l’altro vari strumenti di azione quali le azioni di sensibilizzazione, i meccanismi di tutela, la valutazione degli esiti delle azioni intraprese, anche attraverso il consolidamento della raccolta di dati statistici e di monitoraggio. Grande attenzione verrà posta alla consultazione dei vari stakeholders, insieme ai quali verrà integrato il rapporto e verranno messe a punto le proposte per le nuove strategie da sviluppare negli anni a venire. Il documento verrà diffuso, per una discussione più ampia, a metà del mese di luglio.   Il Parlamento Europeo sta anche lavorando su una Raccomandazione sui sistemi carcerari e le condizioni di detenzione. La documento in fase di elaborazione pone in evidenza come, pur in un contesto a livello europeo di progressiva riduzione della popolazione carceraria e di miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti, in alcuni paesi, tra i quali l’Italia,  la situazione rimanga molto problematica per sovraffollamento, vetustà delle strutture, mancanza di cure e controllo medico, violenza tra detenuti e tra detenuti e personale penitenziario, personale molto spesso sottodimensionato e scarsamente considerato. Il Parere della Commissione FEMM, con relatrice la Parlamentare italiana Matera, chiede di porre particolare attenzione alla condizione delle donne incarcerate sia perché le strutture non sono spesso adeguate alle specifiche condizioni di salute ed igiene necessarie per la popolazione femminile in particolare se in stato di gravidanza o se, come spesso accade, madri sole con figli, che si trovano a pagare per colpe non proprie.  Viene infine sollecitata una attenzione specifica alle difficoltà incontrate in tutta Europa dalla popolazione LGBT 1, particolarmente a rischio di discriminazione, violenza e abusi. Il parere della Commissione FEMM è stato adottato con una maggioranza molto ampia il 12 maggio.   Continua il dibattito a livello sia nazionale che europeo sulla valutazione in itinere degli esiti del Fondo europeo per gli investimenti strategici, il pilastro delle politiche per lo sviluppo della Commissione Juncker, che mira, attraverso la garanzia della Banca Europea degli Investimenti, a mobilitare ingenti investimenti privati per favorire la crescita nei paesi della UE. In Italia i progetti finanziati fino ad oggi valgono 1,8 miliardi di euro. Un dossier pubblicato il 15 Maggio su Repubblica mette fortemente in discussione gli esiti fin qui raggiunti, soprattutto per quanto riguarda la capacità del Piano di promuovere investimenti nel sociale. Un rapporto curato recentemente da IRS sul tema ha descritto nel dettaglio i limiti del piano in tal senso: le conclusioni verranno presto presentate in un articolo su Welforum.it.   Negli ultimi anni il numero dei minori migranti giunti nell’Unione europea è aumentato in maniera preoccupante: tra il 2010 e il 2016 il numero di minori richiedenti asilo è sestuplicato, arrivando a rappresentare, nel 2015 e 2016, circa il 30% del totale dei richiedenti asilo nell’Ue. Tra di essi moltissimi sono i minori che arrivano soli: si stima che nel 2016 i minori non accompagnati che hanno chiesto asilo nell’Ue siano stati oltre 56.000. Si tratta di ragazzi in condizione di particolare vulnerabilità, esposti al rischio di abuso e violenza, di traffico di esseri umani, scomparsa e coinvolgimento in attività criminali. Fin dal 2010 la UE ha predisposto per proteggerli il Piano d’azione sui minori non accompagnati (2010-2014).  La nuova Agenda europea sulla migrazione, varata nel 2015, ha confermato che la protezione dei minori migranti continua a rappresentare un impegno prioritario per l’Ue. Tuttavia l’impennata degli arrivi nel corso del 2016 e 2017 ha reso necessario rafforzare l’impegno e a tal fine la Commissione europea ha promosso un nuovo quadro di azioni prioritarie volte alla protezione dei minori migranti. Una Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio, presentata lo scorso aprile, contiene le nuove misure di protezione specificamente dedicate a questo gruppo particolarmente vulnerabile di migranti. Si tratta di misure da attuare a livello di Stati membri, con il sostegno della Commissione Ue e delle agenzie dell’UE. Tra le priorità identificate vi sono il supporto alla protezione dei minori nei paesi di origine affrontando le cause primarie della migrazione, la loro protezione lungo le rotte migratorie soprattutto per contrastare il fenomeno della tratta, la rapida identificazione e protezione dei minori al momento dell’arrivo collocando in ogni hotspot persone incaricate della loro protezione. Gli Stati membri devono impegnarsi a mettere a punto procedure per segnalare e reagire nei casi di scomparsa di minori non accompagnati, devono accogliere i minori con modalità adeguate offrendo accesso tempestivo all’assistenza legale, alle cure sanitarie, al sostegno psico-sociale e all’istruzione e alternative al trattenimento amministrativo, e ricorrendo, ove possibile, all’affidamento o all’accoglienza in famiglie. Ai minori deve infine essere data priorità nella determinazione dello status del migrante e nella ricerca di soluzioni durature per garantire loro l’integrazione e la stabilità a lungo termine.2

  1. Sigla utilizzata come termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender.
  2. Fonte Eurolettera ERVET Regione Emilia Romagna.