Dove va l’impresa sociale. Dati e suggestioni dal 12° Rapporto ISNET
Laura Bongiovanni | 26 Luglio 2018
Il 10 luglio 2018 si è tenuta la presentazione dell’Osservatorio Isnet sull’impresa sociale1; giunto alla sua XXII edizione, ogni anno l’Osservatorio restituisce dati aggiornati su andamento, sentiment economico e occupazionale dell’impresa sociale in Italia e con focus tematici dedicati ad ambiti di attualità. Il Panel Isnet è composto da 500 imprese e rappresentativo delle imprese sociali in Italia: cooperative sociali di tipo A e B e loro Consorzi, imprese sociali ex lege diversificate per forma giuridica. L’anno scorso il Panel è stato integrato con alcune società benefit b-corp a e con questa ultima edizione, dalle SIAVS, le start up innovative a vocazione sociale. In questo articolo però, per esigenze di sintesi, sono presentati solo i dati riferiti al panel delle 400 cooperative sociali, l’espressione storica dell’impresa sociale in Italia.
Come sta l’impresa sociale?
L’Osservatorio focalizza l’attenzione sull’andamento economico, scattando una istantanea sullo stato di salute dell’impresa e la sua reattività, attraverso analisi comparate delle serie storiche articolate ad oggi, su 12 annualità.
Le statistiche di quest’anno restituiscono per la prima volta dopo 5 anni, dati in lieve flessione, con un aumento delle imprese sociali in difficoltà, pari al 19.5% (+4,5% rispetto al 2017), mentre si registra una diminuzione seppur lieve delle imprese con un andamento in crescita, che passano dal 42% al 40%. Il trend complessivamente positivo con oltre l’80% di imprese che dichiara dati economici in crescita o stabili, conferma la caratteristica resiliente di questa impresa che dal 2008 ad oggi ha saputo gestire in modo adattivo l’urto della crisi economica continuando a crescere ed evolversi con lo scopo di andare incontro ai bisogni e alle aspettative delle comunità di riferimento.
Grafico 1 – Trend andamento economico
Fonte: Panel Osservatorio Isnet campione 400 cooperative sociali
L’ultima edizione dell’Osservatorio evidenzia una diminuzione anche delle imprese sociali che prevedono incrementi del personale (31% del campione a fronte del 39% del 2017.) A conferma del valore sociale di queste imprese ad alta intensità relazionale, è anche vero però che la maggior parte delle organizzazioni stima una stabilità del personale (il 62% del totale, +11,5% rispetto allo scorso anno). Un valore che aumenta per le imprese con andamento economico stabile, che esprimono un atteggiamento fiducioso: ben il 78.2% di queste organizzazioni, infatti, prevede che l’organico resterà invariato.
Il focus sulla capacità delle imprese di valorizzare il lavoro e l’occupazione, rappresenta un indicatore storico dell’Osservatorio Isnet, oggetto di un monitoraggio continuativo. Le organizzazioni mantengono per tutto il periodo di osservazione invariate le quote di personale retribuito, un fatto non scontato in tempi di allarme occupazionale, che conferma il valore sociale di questa tipologia di impresa.
La fotografia restituisce quindi un quadro che resta positivo, anche se sarà importante monitorare l’andamento per verificare la flessione registrata sul versante economico e occupazionale, identificando fin da subito delle possibili azioni correttive.
Propensione al nuovo e spinta al cambiamento
I dati della sezione della ricerca dedicata all’innovazione, parlano di una impresa sociale sempre più attenta ad osservare le trasformazioni dei mercati e nuovi ambiti di azione.
Tutti gli indicatori sono a segno positivo. Cresce la capacità di identificare nuovi prodotti e servizi e di diversificare le aree geografiche di intervento. Cresce anche il miglioramento dei prodotti e servizi esistenti e dei processi interni e dell’organizzazione. L’analisi delle serie storiche (grafico 2), evidenzia incrementi importanti in particolare per alcune delle variabili osservate.
Grafico 2 – Propensione all’innovazione
Fonte: Panel Osservatorio Isnet campione 400 cooperative sociali
Gli investimenti per la diversificazione di ambiti e mercati crescono di circa dieci punti percentuali, nel dettaglio: + 13,7% di imprese che hanno sviluppato nuovi prodotti e servizi; +8,3% che hanno identificato nuove aree geografiche in cui operare.
Malgrado la performance positiva, il 94% del panel dichiara che gli obiettivi di innovazione non sono stati completamente raggiunti, e che “si sarebbe potuto fare di più”. I principali ostacoli riguardano una scarsa risposta del mercato sia pubblico che privato (43,6%, + 10% rispetto lo scorso anno) e la presenza di resistenze interne al cambiamento (34%, + 12,6% rispetto al 2017).
Se oltre 9 imprese sociali su 10 sono convinte della possibilità di crescere in consapevolezza e capacità d’azione, siamo di fronte ad un settore non statico, ma in un momento di profonda riflessione sul proprio modello, attraverso processi interni di confronto e valutazione.
Impresa sociale 4.0: conferire mutualità alla tecnologia
Il focus di questa XXII edizione, realizzato in partnership con Banca Etica nell’ambito della sezione “Strumenti per lo sviluppo delle imprese sociali”, è dedicato all’impresa sociale 4.0 e alla tecnologia. Nello stile dell’Osservatorio, sono state interpellate le imprese per capire anzitutto, il punto di partenza, quali sono gli atteggiamenti, i livelli di consapevolezza e le esperienze sul campo. I dati – i primi in Italia – evidenziano l’importanza di accompagnare le imprese sociali su questi temi. Dei 10 aspetti considerati (robotica avanzata, nuovi materiali, sensoristica, intelligenza artificiale, stampa 3D, blockchain e moneta virtuale, veicoli che si guidano da soli, genetica e bioprinting, sharing economy, digitalizzazione dei processi) ad esclusione della «digitalizzazione dei processi» e considerando solo le imprese sociali che hanno indicato «non so rispondere» o «impatto né positivo né negativo», sono complessivamente ben il 37% gli intervistati con scarsa consapevolezza.
Grafico 3 – Impatto dei cambiamenti della 4 rivoluzione sull’impresa sociale
Fonte: Panel Osservatorio Isnet campione 400 cooperative sociali
I valori di conoscenza e impatto positivo aumentano nel caso di organizzazioni con maggior propensione all’innovazione o per i settori di attività con ricadute elevate (ad esempio l’assistenza sociale per la robotica). Un segnale che dice di una sensibilità che però va rafforzata, al fine di poter guidare i percorsi in atto, conferendo alle nuove tecnologie un assetto mutualistico (e non viceversa).
I nuovi strumenti di finanziamento introdotti dalla Riforma del Terzo settore
Crowdfunding donation, crowdfunding reward, crowdfunding social lending, equity crowdfunding, mini bond, social impact fund: ecco il nuovo vocabolario per l’impresa sociale, che decide di diversificare gli strumenti finanziari, anche per far fronte ai cambiamenti introdotti dalla 4° rivoluzione industriale. Interrogate sulle nuove modalità di capitalizzazione introdotte dalla Riforma, il 33% delle imprese del panel dichiara interesse ad almeno uno degli strumenti. Un dato che suggerisce la necessità di avviare sperimentazioni affiancate da azioni di sensibilizzazione e conoscenza.
Cambiare non vuol dire disperdere
La parola d’ordine oggi per l’impresa sociale è “cambiamento”, che risuona come una sorta di mantra nelle assemblee e seminari dedicati a questa tipo di impresa. E quando si parla di cambiamento la tentazione è gettare tutto e rifare tutto per poter intraprendere il nuovo. Al contrario, i dati dell’Osservatorio evidenziano come l’impresa sociale debba ripartire dalle eccellenze del proprio modello organizzativo: governance condivisa, valorizzazione dei talenti, un orizzonte di senso all’agire economico. Un modello di grande attualità che deve contaminare il cambiamento e non subirlo con meri adeguamenti funzionali. L’impresa sociale 4.0 si inserisce in questo contesto, un’impresa che nella maggior parte dei casi non esiste ancora e che va accompagnata per poter esser protagonista delle trasformazioni in atto. Un’impresa che per cambiare, deve anzitutto potersi fermare per osservare, discernere la direzione di sviluppo. A tal proposito, Alec Ross2 nel suo libro “Il nostro futuro” dedicato a come affrontare il mondo nei prossimi venti anni a fronte della rivoluzione 4.0, afferma: “se hai 60 secondi per fare una cosa, utilizzane almeno 10 per capire come pianificare le attività al meglio”.