Gennaio 2017


Sergio Pasquinelli | 1 Febbraio 2017

Con l’anno nuovo il governo Gentiloni eredita tre anni del precedente esecutivo che sul sociale non ha fatto poche cose. Mettiamole in fila: la riforma del terzo settore, il superamento della carta acquisti verso una misura universalistica di contrasto della povertà: il Sia; dopo quindici anni, la definizione di nuovi livelli essenziali di assistenza; la legge sul Dopo di noi; il rifinanziamento dei Fondi per il sociale e per la non autosufficienza a livelli pre-crisi; il riordino del sistema educativo e dell’istruzione per la fascia 0-6 anni, il nuovo Assegno di natalità e il Voucher baby sitting.

 

E l’elenco potrebbe continuare. Possiamo elogiare o criticare queste misure, parlare dei meriti e dei limiti, ma non vi è dubbio che sul sociale le iniziative messe in cantiere non sono state poche.

 

Il governo Gentiloni ha ripreso e portato avanti in particolare tre percorsi, mentre sembra ad oggi più interlocutorio su altri.

 

Primo, con il Consiglio dei Ministri del 14 gennaio ha dato il primo via libera, secondo la delega della legge 107/2015 “Buona Scuola”, all’istituzione del Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai sei anni. Un intervento di riordino a lungo atteso, che si propone di definire i livelli essenziali relativi ai nidi d’infanzia e alle scuole dell’infanzia, e al contempo di promuovere l’estensione della copertura e diffusione di tali servizi, la continuità del percorso educativo da 0 a 6 anni e la qualificazione universitaria del personale educativo. Il provvedimento prevede di sostenere con specifici fondi l’estensione dei servizi (229 mln€/anno) e il coordinamento territoriale da parte di Poli dell’infanzia (150 mln€/anno). Il testo passa ora all’esame delle Commissioni parlamentari competenti.

 

Secondo, nello stesso Consiglio dei Ministri sono stati varati i nuovi Livelli essenziali di assistenza: i Lea, e istituita una Commissione che ne verificherà costantemente l’applicazione. Non riguardano il sociale puro ma la sanità e gli interventi del socio-sanitario, con particolare riferimento alle disabilità, alle tossicodipendenze, alla psichiatria. Sui nuovi Lea le reazioni sono state diverse e forse si poteva osare di più: sono diverse le aree di intervento non toccate, per esempio l’assistenza domiciliare integrata, o le residenze per anziani, su cui rimangono dotazioni abissalmente difformi da regione e regione.

 

Terzo, sul Sia il Ministro Giuliano Poletti ha accolto la proposta di trasformare la delega al governo sul contrasto alla povertà in un disegno di legge che diventi subito operativo, “immediatamente dispositivo”. Si eviterebbe così un iter parlamentare lungo, a rischio di impaludamento, verso un dispositivo efficace in tempi brevi. Rimane il nodo di quanti poveri questa misura riuscirà a intercettare: il complesso meccanismo di accesso, a punteggio, si sta rivelando ultra-selettivo e in grado di rispondere a una piccola parte di ultra-poveri. Il miliardo e mezzo di euro stanziati sul 2017 rischia così di non essere speso tutto. Nel frattempo i Comuni, chiamati a presentare i loro progetti di attuazione, hanno ancora tempo per farlo, fino alla metà di febbraio.

 

Avanti

Molto rimane ancora da fare: la riforma del terzo settore attende molti atti per essere implementata con completezza. L’attuazione di una misura insieme vasta e complessa come il Sia ha bisogno di un continuo e capillare lavoro di sostegno alla sua realizzazione, per essere tarato, corretto, migliorato. In tema di immigrazione le cronache di queste settimane restituiscono una evidente esigenza di coordinamento e di raccordo tra politiche diverse: dell’accoglienza, della formazione, del lavoro, della casa.

 

Con pazienza e attenzione, Welforum.it cercherà di restituire puntualmente il quadro dei cambiamenti, reali e asupicati.