Il lento cammino della riforma dell’assistenza agli anziani


Sergio Pasquinelli | 2 Ottobre 2024

A sei mesi dalla sua introduzione, della riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti si sa ancora poco, i suoi contenuti rimangono oscuri ai più, poco dibattuti (e dei decreti previsti non c’è traccia). Per la complessità della materia, e per la scarsa informazione e attenzione dedicata dai mezzi di comunicazione.

Il libro Alla ricerca del futuro. La riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti (scaricabile qui) nasce dall’intenzione del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” di promuovere la conoscenza della riforma e il confronto pubblico in merito. Il testo si propone come una guida – chiara e accessibile – che ne illustra gli elementi principali e ne analizza punti di forza e punti di debolezza. Frutto di uno sforzo corale di autori esperti delle diverse materie, il volume rappresenta anche lo stato dell’arte sulla assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia.

Sino a pochi anni fa non esisteva un settore specifico del welfare dedicato all’assistenza degli anziani, al pari delle pensioni, la povertà, la disabilità e così via. Dominava la frammentazione degli interventi tra ambiti sociali, sanitari e prestazioni monetarie. Una realtà che ha pesato a vari livelli: sul piano dei contenuti, l’assenza di una spinta adeguata alla progettazione e alla realizzazione unitaria delle risposte; sul piano politico, la difficoltà nel promuovere sviluppo e riforme di un settore non chiaramente identificabile.

Il percorso di elaborazione compiuto in questi ultimi anni, e promosso dal Patto, si è basato sulla visione della non autosufficienza come uno specifico ambito del welfare che, in quanto tale, ha un oggetto identificabile, risorse dedicate, confini definiti. Un ambito non isolato, ma capace di integrare aree di policy diverse: il sociale con la sanità, innanzitutto. Le scelte definitive sono poi andate in altre direzioni – in particolare con la mancata applicazione del Sistema Nazionale di Assistenza agli Anziani Non Autosufficienti (SNAA) – ma, intanto, sono state gettate le fondamenta per riprendere il tema in seguito.

Questo orientamento ha sostenuto le novità previste nel decreto attuativo 29/2024, che ora vanno tradotte in pratica. La principale riguarda la revisione delle valutazioni della condizione di non autosufficienza dell’anziano, con la semplificazione di strumenti e di processi e la previsione di una Valutazione Multidimensionale Unificata (VMU) a livello nazionale. Si tratta di una novità di notevole rilievo, da verificare, come sempre, alla prova dei fatti.

Nel triennio 2021-2024 è stata aperta la strada per l’innovazione di elementi cruciali: il riferimento è alle principali novità della legge delega (l. 33/2023). Poi – come spiega il volume – di fatto cancellate o ampiamente depotenziate dal decreto attuativo (bocciato dalla Conferenza delle Regioni).

“La portata dell’arretramento risulta evidente se si considerano le principali novità emerse nel passaggio tra legge delega e decreto attuativo: mancata applicazione dello SNAA (con rinuncia a costruire un sistema unitario della non autosufficienza); cancellazione della riforma dell’Indennità di accompagnamento (lasciando così inalterate – come accade dal 1980 – le notevoli criticità della più diffusa misura del settore); decisione di non progettare una domiciliarità pensata per la non autosufficienza (cioè di non mettere in discussione i modelli d’intervento oggi prevalenti ma inadeguati)” (pag 117).

C’è chi insiste sull’assenza di risorse adeguate a sostenere il processo di riforma: prima ancora delle risorse, in realtà, manca la dimensione progettuale degli interventi da finanziare. Anzi, il sospetto su chi parla solo di risorse è che si voglia conservare l’esistente, alleggerendo la spesa a carico delle famiglie. Tema cruciale – certo – ma che deve accompagnarsi a un progetto sul che cosa e sul come, oltre che sul chi paga.

Ad ogni modo, è la prima volta che nel nostro Paese diversi aspetti sono stati presi in considerazione a livello istituzionale. L’immobilismo precedente è stato, per così dire, scongelato. La fase odierna raccoglie un’articolata eredità da capitalizzare per proseguire il percorso verso il cambiamento: sono 16 gli atti ulteriori previsti, tra decreti ministeriali e linee guida. Si prospetta un cammino lento e lungo: tutti sono ancora da promulgare (nei prossimi mesi, nei prossimi anni?), e per diversi i tempi indicati sono già scaduti.

La riforma è stata accompagnata da opinioni diverse: da chi la considera una sorta di scatola vuota a chi sostiene che non si poteva fare di più. In verità, quelli che oggi sembrano i mancati risultati di una vicenda ormai terminata, se li vediamo nella prospettiva di uno sguardo lungo diventano opportunità su cui costruire un futuro da disegnare.