Sarà assegno unico?


In collaborazione con Redattore Sociale

 

È Alessandra Locatelli il nuovo ministro della Famiglia e Disabilità, in sostituzione di Lorenzo Fontana, passato alla guida del Ministero degli Affari Europei. Locatelli, prima di diventare assessore alle Politiche Sociali e vicesindaco del Comune di Como nel 2017, ha avuto esperienze professionali nel sociale, nel campo della disabilità, del volontariato e dei minori.

Gli auguri di buon lavoro arrivano da Roberto Speziale, presidente dell’Anffas – Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale, e da Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, che esprimono piena disponibilità alla collaborazione e al confronto. In particolare, con la nomina del nuovo ministro, si auspica la focalizzazione dell’attenzione su quei temi che sono tra i più cari alle famiglie italiane, quali la necessità di introdurre un assegno unico alle famiglie con figli – previsto dal disegno di legge di riforma delle misure a favore dei nuclei familiari proposto dall’ex ministro Fontana – che dovrà restare una priorità per il Governo.

 

 

Quanto innovano le Regioni?

Il 22 luglio sarà presentato, presso la Biblioteca della Camera dei Deputati, il volume “Le politiche regionali per l’innovazione sociale in Italia” (Ecra – Edizioni del credito cooperativo) di Giovanni Vita, economista e giornalista attento alle dinamiche sociali.

Con l’obiettivo di stimolare confronto, contaminazione interregionale e coesione sociale, il libro presenta i risultati di una ricerca che ha visto partecipi le Regioni italiane e le Province autonome di Bolzano e Trento, e propone un indice di empowerment regionale in tema di innovazione sociale. Si tratta di uno strumento utile ad amministratori locali e regionali, organizzazioni non profit e imprese attente ai temi della sostenibilità ambientale e sociale, professionisti e animatori della cooperazione sociale, e a chiunque voglia conoscere le iniziative delle Regioni italiane in tema di sostenibilità e innovazione sociale.

 

 

Silver Economy: un potenziale inespresso

Il Rapporto Silver Economy Study della Commissione Europea getta una luce importante sul settore dell’economia che riguarda la terza età, e le sue prospettive.

Le previsioni ipotizzano profondi cambiamenti che la Silver Economy produrrà in Europa come conseguenza del cambiamento demografico e della crescita del PIL a lungo termine, con mercati che risponderanno al mutevole equilibrio dei consumi. Tuttavia, mentre tale ipotesi può valere quando si tratta dell’espansione nella fornitura di ospitalità alberghiera o di beni per la casa, ci sono molte aree della Silver Economy in cui siamo appena in via di sviluppo (ad esempio la robotica domestica) o dove mancano proposte particolarmente efficienti (per es. nella vita assistita). Con una forte logica macroeconomica e stimoli politici, la cosiddetta economia d’argento crescerà attraverso una vasta gamma di nuovi concetti e aree di interesse, dalla salute gestita da remoto al trasporto “smart”. Riscriverà le regole sui driver di mercato nei settori esistenti e creerà settori completamente nuovi, all’intersezione dei cambiamenti demografici e tecnologici. Molte di queste aree necessiteranno di nuovi standard e policy mix (servizi sanitari, sociali, la casa, la mobilità, il tempo libero ecc.) per facilitare la crescita e la realizzazione anticipata di benefici per gli over 65enni.

Con quasi un quarto della popolazione anziana, più di 13 milioni di persone, che diventerà un terzo fra vent’anni, l’Italia è in una posizione privilegiata: costituisce un bacino di consumatori, clienti, pazienti di cui si ha poco la cognizione in termini di mercato. Se solo guardiamo l’assistenza a domicilio “out of pocket”, per intenderci quella delle badanti, questo potenziale non è ad oggi governato né valorizzato.

I nuovi dati Inps sul numero delle badanti regolari segnalano una lieve crescita tra il 2017 e il 2018 (quasi 6.000, raggiungendo un totale di 402.000), ma con forti differenze territoriali. La tabella che segue mostra le regioni dove più marcata è stata la crescita (prevalentemente al Nord) e dove viceversa si è avuto un calo (prevalentemente al Sud). Un calo probabilmente, e in buona parte, compensato da un “travaso” nel mercato irregolare.

 

Tavola 1 – Badanti iscritte all’Inps, confronto 2017/2018. Le 5 regioni in cui sono cresciute di più e quelle in cui sono calate di più
Crescita Calo
Sardegna 2.292 Campania – 613
Lombardia 1.676 Puglia – 422
Veneto 849 Piemonte – 279
Friuli Venezia Giulia 759 Calabria – 238
Toscana 585 Basilicata – 122

 

 

Benessere Italia: la Cabina di regia per monitorare e migliorare le politiche pubbliche

Si è riunita l’11 luglio per la prima volta a Palazzo Chigi la Cabina di regia Benessere Italia, “uno strumento innovativo – così il premier Giuseppe Conte – che consentirà di misurare, monitorare e migliorare le politiche pubbliche e il coordinamento tra le iniziative dei vari ministeri”.

Con la partecipazione di esperti, tra i quali Gian Carlo Blangiardo (presidente dell’Istat), Massimo Inguscio (presidente del CNR), Stefano Laporta (presidente dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), Pasquale Tridico (presidente dell’Inps) e Enrico Giovannini (portavoce dell’Alleanza nazionale italiana per lo Sviluppo sostenibile), la Cabina sarà organo di supporto tecnico-scientifico al Presidente del Consiglio nell’ambito delle politiche del benessere e della valutazione della qualità della vita dei cittadini. In particolare, si occuperà di coordinare e monitore le attività dei Ministeri; assistere le Regioni, le Province autonome e gli Enti locali nella promozione di buone pratiche sul territorio; elaborare specifiche metodologie e linee guida per la rilevazione e la misurazione degli indicatori della qualità della vita.

Benessere Italia avrà inoltre il compito di sostenere e coordinare le politiche del Governo volte a garantire il Benessere Equo e Sostenibile (BES) e la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (SNSvS), nell’ambito degli impegni sottoscritti dal nostro Paese per l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

 

 

In aumento gli studenti stranieri

Dal 10 luglio è disponibile l’approfondimento statistico relativo agli alunni con cittadinanza non italiana delle scuole di ogni ordine e grado realizzato dal Miur. I dati mettono in evidenza come nell’anno scolastico 2017/2018, le scuole italiane abbiano accolto 8.664.000 studenti, di cui circa 842mila con cittadinanza non italiana, pari al 9,7% della popolazione studentesca complessiva. Sul totale degli studenti con cittadinanza non italiana, la percentuale dei nati in Italia è pari al 63,1%. I Paesi maggiormente rappresentati risultano essere, in ordine, Romania, Albania, Marocco e Cina. La Lombardia è la Regione con il più alto numero di studenti con cittadinanza non italiana (213.153), circa un quarto del totale presente in Italia.

Rispetto al precedente anno scolastico si registrano oltre 77mila studenti in meno. Quelli con cittadinanza italiana hanno registrato un calo di 93mila unità (-1,2%); gli studenti con cittadinanza non italiana invece crescono di quasi 16mila unità (+1,9%). Secondo gli stessi dati gli studenti stranieri sarebbero aumentati del 33,7%, con un’incidenza molto marcata soprattutto nella scuola dell’infanzia e primaria (11%).