La vittoria della destra prefigura un pesante cambio di rotta nelle politiche sociali del nostro paese. Un cambio ancora da decifrare su certe partite, soprattutto quelle “in corso”, e già prevedibile su altre.

Molto dipenderà dalla squadra di governo e dai singoli ministri, e su questo dovremo aspettare almeno un mese, se va bene, ma molto si delinea già oggi come una svolta.

 

Se vogliamo partire dal tema meno divergente dalle politiche degli ultimi anni, che il programma di Fratelli d’Italia aveva posto come una delle priorità nazionale, guardiamo al sostegno della natalità, che comprende diverse cose: l’introduzione del quoziente familiare, cioè di una tassazione che tenga conto del numero dei componenti del nucleo; l’aumento degli importi dell’Assegno unico e universale; la riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti per la prima infanzia; il sostegno ai Comuni per garantire asili nido gratuiti; il rafforzamento del sistema dei congedi parentali. Vedremo se tutto questo verrà effettivamente messo a terra.

 

Anche ai giovani si dedica spazio, e francamente colpisce che il primo impegno richiamato sia quello, un po’ naif, di garantire “il diritto allo sport, all’arte e alla cultura”. Senza alcuna menzione all’esercito dei Neet italiani e a tutti gli ostacoli e vincoli che si frappongono sulla strada di una vita adulta e indipendente.

 

Come sappiamo, uno scarto sostanziale rispetto all’esistente riguarderà il Reddito di cittadinanza, che andrà a ridursi alle sole persone che non sono in grado di lavorare o difficilmente occupabili, mentre gli altri saranno indirizzati verso canali potenziati di avviamento al lavoro. In realtà, la distinzione tra questi due gruppi non è per nulla scontata, e anzi diventerà un punto di grande attrito. La definizione del primo gruppo in termini semplicemente “amministrativi” è quanto di più lontano ci possa essere dalla logica di un welfare vicino alle fragilità. Perché tra chi non può lavorare rientrano disabili, over 60enni e nuclei familiari con minori a carico? Cos’hanno questi in comune? Il fatto che ciascuno di questi possa o meno lavorare non può essere definito a priori, dipende dalle specifiche condizioni individuali e familiari.

L’esperienza del Reddito di cittadinanza ci insegna che chi ne beneficia rientra in tre gruppi, non in due: chi può essere avviato al lavoro; chi non è occupabile e non lo sarà mai o per diverso tempo; e un gruppo “intermedio” di soggetti che possono intraprendere un percorso di autonomia previa una attività di riabilitazione, formazione, socializzazione e così via. La nuova misura saprà cogliere questa diversa articolazione?

 

Sull’immigrazione ci sarà la chiusura di ogni spiraglio alla cosiddetta immigrazione “clandestina”, secondo modalità per nulla chiare, così come poco chiara sarà la salvaguardia del diritto d’asilo nel contesto di una legislazione internazionale. Ma qui il tema è anche un altro: la riduzione della popolazione in età attiva, che sta aprendo voragini di posti di lavoro nella scuola, in sanità e così via. Per rispondere al calo della popolazione attiva dobbiamo aprire flussi migratori in ingresso a una popolazione possibilmente preparata e competente, o a una popolazione comunque disposta a formarsi. Non abbiamo alternative. Ci sono interi settori bloccati da anni per l’assenza di canali regolari di ingresso, per esempio nell’edilizia, nel manifatturiero, nel lavoro privato di cura: il nuovo governo saprà programmare e gestire questi flussi di cui abbiamo disperatamente bisogno?

Concludo richiamando i dossier che sono “work in progress”, che vanno realizzati o comunque completati, con tempi più o meno già stabiliti. Penso alla riforma del terzo settore; ai decreti attuativi della legge delega sulla disabilità approvata alla fine dell’anno scorso; alla proposta di legge delega sulla non autosufficienza (sugli anziani il programma delle destre cade inesorabilmente a imbuto sul tema delle pensioni, salvo poi auspicare la deducibilità delle spese per le badanti1, misura già esistente). Per non parlare del pacchetto di interventi previsti dal PNRR. Il nuovo governo darà continuità a tutti questi processi, li farà cadere, li seguirà solo in parte?

 

Prepariamoci a un welfare sociale più opaco, più ristretto. Le dimensioni dell’ascolto delle fragilità, dei diritti, dei livelli essenziali di assistenza rischiano di prendere questa deriva: sarà anche nostro l’impegno di combatterla e di dare trasparenza al confronto, alle poste in gioco, alle possibili alternative.

  1. Cfr. il programma di Fratelli di Italia a pagina 18.