Combattere la segregazione scolastica in Europa: che fare


A cura di Xavier Bonal | 6 Giugno 2018

La segregazione scolastica è ancora una realtà presente in Europa. I suoi effetti negativi colpiscono soprattutto i bambini Rom, i bambini con disabilità, i bambini poveri, quelli di provenienza straniera, oltre ai bambini che sperimentano situazioni particolari di svantaggio (come i bambini che risiedono in istituti per minori). Nonostante l’esistenza di un’ampia legislazione e di politiche anti-discriminatorie, la pratica di separare i bambini in scuole o in classi specifiche è ancora molto comune, ed è anzi cresciuta di recente di fronte all’aumento dei flussi migratori e dei rifugiati stranieri.

 

La segregazione scolastica è uno dei casi peggiori di discriminazione e una seria violazione di diritti sociali e civili. Essa minaccia le opportunità di apprendimento dei bambini, crea isolamento e mancanza di inclusione nelle scuole normali. La segregazione chiaramente pregiudica le opportunità di lavoro e di guadagno futuro di molti bambini e giovani. Ha implicazioni negative non solo per i bambini più vulnerabili, ma anche per il livello generale di istruzione della popolazione.

 

Combattere la segregazione scolastica è dunque necessario non solo per salvaguardare il diritto all’istruzione e l’equità dei sistemi educativi, ma anche per migliorare l’efficacia e i risultati dell’intero sistema formativo. Va inoltre considerato che l’isolamento delle minoranze, come i bambini Rom oppure i bambini stranieri appena giunti in un paese europeo, pregiudica l’inserimento sociale di queste persone, contribuendo ad indebolire la coesione sociale. L’assenza di contatti interculturali aumenta infatti il senso di intolleranza per la diversità, riduce il rispetto per le differenze religiose e culturali, e può anche esacerbare atteggiamenti razzisti, di discriminazione e di esclusione tra i giovani. In particolare, se l’istruzione viene impartita in modo separato sulla base di differenze linguistiche o culturali, ciò può avere un impatto seriamente negativo sulla coesione sociale e sulla possibilità che le società multietniche possano riconciliarsi per superare gli aspri conflitti del passato.

 

Nonostante la crescita di forme di conciliazione, le azioni comunitarie di empowerment sostenute dai movimenti per i diritti civili, e lo sviluppo di un sistema coordinato a livello internazionale di tutela dei diritti umani, gli stati nazionali sono ancora fortemente riluttanti ad introdurre politiche volte a combattere la segregazione scolastica. Molti stati hanno certamente adottato importanti misure utili a costruire un sistema di istruzione inclusivo e a garantire a tutti i bambini il diritto ad una istruzione senza discriminazioni. Tuttavia, in pratica, le istituzioni nazionali e locali non svolgono tutte le azioni necessarie per la tutela effettiva di questi diritti e sono soggette a varie forme di pressione, da parte dell’amministrazione scolastica, degli insegnanti, delle famiglie.

 

Gli stati nazionali hanno l’obbligo preciso, stabilito dalla legislazione internazionale sui diritti umani, di combattere la segregazione scolastica. Questo impegno va mantenuto combinando insieme misure anti-discriminazione e azioni volte a promuovere l’inclusione sociale.

 

Il Consiglio d’Europa ha identificato di recente una serie di raccomandazioni utili a combattere la segregazione scolastica e a sviluppare politiche educative inclusive.1 Tali raccomandazioni comprendono misure atte a stabilire i meccanismi legali utili a proibire efficacemente i casi di discriminazione, l’adozione di piani e strategie di de-segregazione nelle scuole, azioni volte ad aumentare la consapevolezza dei danni della segregazione scolastica e le virtù positive di un’istruzione inclusiva. Al di là di queste raccomandazioni generali, gli stati possono sviluppare politiche concrete molto più incisive per garantire una distribuzione equa ed equilibrata dei bambini più vulnerabili. Tra queste politiche rientrano: una regolazione delle iscrizioni alle scuole che garantisca dei posti riservati in ogni scuola per i bambini con bisogni speciali o appartenenti a gruppi svantaggiati; la proibizione dei test di ingresso come forma di esclusione dalla scuola; azioni di monitoraggio dei bambini con bisogni speciali; l’adozione di un meccanismo di distribuzione bilanciata dei bambini più vulnerabili nelle scuole, volto ad evitare l’isolamento o l’eccessiva concentrazione, attraverso la definizione di bacini scolastici e limitazioni alla libertà di scelta scolastica; l’allocazione degli insegnanti migliori nelle scuole più difficili e problematiche.

 

Queste sono alcune linee possibili di intervento volte a combattere la segregazione scolastica. Ci sono buone pratiche in alcuni stati, ma sino ad oggi nessun paese europeo ha sviluppato una vera e propria politica finalizzata a de-segregare il proprio sistema di istruzione.  Le misure indicate dal Consiglio d’Europa sono parti di una strategia più generale volta a sviluppare nel nostro continente dei sistemi di istruzione maggiormente inclusivi.

  1. Si veda Council of Europe (2017) Fighting School Segregation in Europe through inclusive education.