2.4. Il Recovery plan per avviare la riforma


Cristiano Gori | 17 Marzo 2021

Il Network Non Autosufficienza ha reso nota una nuova, e più dettagliata, versione della propria proposta per sfruttare l’opportunità offerta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) al fine di avviare la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia. Il progetto è sostenuto – per adesso – da Associazione Italiana Malattia di Alzheimer – AIMA, Alzheimer Uniti Italia Onlus, Caritas Italiana, Cittadinanzattiva, Confederazione Parkinson Italia, Federazione Alzheimer Italia, Forum Disuguaglianze Diversità, Forum Terzo Settore e La Bottega del Possibile.

 

È possibile scaricare la proposta e la sua sintesi. In questo articolo Cristiano Gori, coordinatore del Network, spiega il percorso compiuto sinora.

 

Le aspettative irrealizzate

La scelta del Network Non Autosufficienza di elaborare la proposta è maturata come reazione al venir meno di una speranza nata durante l’ultimo anno. I dati su età e profili di fragilità delle persone decedute con il Covid-19 individuano negli anziani non autosufficienti la fascia di popolazione più colpita. Per mesi, dunque, ci si è chiesti se questa infausta centralità vissuta nella tragedia avrebbe sortito almeno anche un effetto positivo: superare lo storico ridotto interesse della politica nazionale nei loro confronti. Ad alimentare le aspettative in tal senso era stato anche il clamore senza precedenti suscitato nei media e nella società – in particolare durante prima ondata – dal grande prezzo pagato dagli anziani durante la pandemia.

Tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 è chiaramente emerso che queste aspettative non si sarebbero realizzate. Da una parte, la Legge di Bilancio non ha confermato lo stanziamento straordinario per l’Assistenza domiciliare integrata (Adi) introdotto per il 2020 con il Decreto Rilancio di maggio. Una simile scelta – compiuta, peraltro, in una fase storica contraddistinta da un’ampia disponibilità di fondi pubblici – ha ridotto quello che pochi mesi prima era parso il primo passo di un percorso riformatore a uno stanziamento una tantum senza futuro. Dall’altra, a inizio gennaio – quando è stata resa nota l’attuale versione del PNRR, è risultato evidente che al suo interno mancasse un progetto organico e coerente dedicato al futuro dell’assistenza agli anziani non autosufficienti.

L’occasione del PNRR

Una riforma nazionale dell’assistenza agli anziani non autosufficienti, fondata sull’introduzione dei relativi livelli essenziali, è attesa dalla fine degli anni ’90, quando s’incomincio a discuterne in sede tecnica e politica. La definizione di adeguati livelli essenziali dei servizi necessiterebbe di un aumento della spesa corrente, possibilità che il Piano non contempla. Tale vincolo non deve, però, indurre a sottovalutare i miglioramenti ottenibili rispetto ai problemi di fondo del settore, grazie alle due leve a disposizione del Piano, cioè le riforme e gli investimenti una tantum.

In sintesi: il PNRR non consente di realizzare la complessiva riforma nazionale, ma può essere efficacemente utilizzato per avviarne il percorso. Anzi, il Piano rappresenta uno strumento ideale a tal fine, considerato quanto sia lungo e complesso attuare cambiamenti nei servizi di welfare locale. Infatti, esso assicura una prospettiva pluriennale – nei cinque anni previsti dal Piano (2022-2026) – e la particolare attenzione richiesta al monitoraggio può aiutare ad accompagnarne al meglio la realizzazione territoriale.

Davanti alla constatazione che neppure la tragedia della pandemia è riuscita a portare in primo piano il tema dell’assistenza agli anziani non autosufficienti nell’agenda politica e che il PNRR rappresenta uno ottimo strumento per avviare la riforma, il Network Non Autosufficienza ha deciso di elaborare la propria proposta. La ragione ultima consiste nell’evitare che l’assistenza agli anziani non autosufficienti perda (anche) questa occasione.

I temi e l’approccio

Dopo aver illustrato le ragioni all’origine della proposta, è utile esplicitare anche quelle alla base della definizione dei temi e dell’approccio. Rispetto ai primi, sono state scelte alcune azioni – dalla riforma della domiciliarità all’introduzione di un sistema di monitoraggio – sulla cui necessità esiste da tempo una diffusa comunanza di vedute tra gli addetti ai lavori, nella politica, nella pratica e nella ricerca. E sono state, per converso, intenzionalmente evitate le questioni divisive, in merito alle quali le ricette in campo sono differenti (ad esempio, la revisione dell’indennità di accompagnamento e la regolazione delle assistenti familiari). Questo per due motivi. Primo, il PNRR – come detto – non consente di realizzare l’intera riforma necessaria bensì esclusivamente di avviarne il percorso: è già difficile farlo partendo dai temi condivisi, se si mettessero davanti quelli divisivi ciò risulterebbe semplicemente impossibile, a causa delle resistenze e dei conflitti che subito emergerebbero. Secondo, una volta avviato il percorso di cambiamento, si verrebbe a creare un contesto più favorevole per affrontare gli argomenti controversi: infatti, si passerebbe dall’attuale discussione sulla riforma  – svolta sulla “carta” – a un confronto incentrato sulla concretezza degli interventi e sulla loro reale capacità di rispondere alle esigenze delle persone interessate, e questo creerebbe un terreno più fertile per trovare soluzioni condivise sulle scelte ancora da fare.

Per quanto riguarda l’approccio, la proposta è – compatibilmente con i vincoli di tempo imposti dal PNRR – piuttosto dettagliata dal punto di vista tecnico, così da offrire al decisore auspicabilmente interessato strumenti utili. Si vuole, in tal modo, provare a trasmettere alle istituzioni indicazioni non solo su “cosa” fare (gli obiettivi) ma anche su “come” farlo (gli strumenti, nella cui definizione si sviluppa appunto l’elaborazione contenutistica); la spinta a favore dei primi, infatti, risulta più debole in assenza di una solida base concernente i secondi. Per cercare di essere tecnicamente più solidi possibile, successivamente alla pubblicazione di una prima versione del testo, lo scorso 27 gennaio, è subito partito il confronto con numerosi studiosi, esperti e soggetti sociali esterni al Network, che ha portato – il 6 marzo – a renderne nota una versione maggiormente approfondita.

Un’inedita costellazione di soggetti sociali

La proposta è sostenuta, ad oggi, da AIMA, Alzheimer Uniti Italia Onlus, Caritas Italiana, Cittadinanzattiva, Confederazione Parkinson Italia, Federazione Alzheimer Italia, Forum Disuguaglianze Diversità, Forum Terzo Settore e La Bottega del Possibile. Si tratta di una costellazione di soggetti sociali inedita, per ampiezza e articolazione, nell’universo dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. La sua costituzione testimonia tanto la diffusa preoccupazione per la disattenzione verso questo settore quanto il comune sentire circa l’urgenza di intraprendere un percorso riformatore. In ogni modo, la strada per non perdere l’occasione del PNRR è impervia e bisogna unire le forze. Pertanto, l’adesione alla proposta è aperta alle organizzazioni e alle realtà associative che ritenessero di sostenerla.

Chi volesse aderire può segnalarlo a questo indirizzo: redazione@luoghicura.it