Il Rapporto Cisl sulla contrattazione locale sui temi del welfare nel 2016


Maurizio Motta | 7 Settembre 2017

L’Osservatorio sociale della contrattazione territoriale della Cisl documenta oltre 5.200 accordi territoriali stipulati dai rappresentanti locali di questa organizzazione dal 2011, molto spesso siglati unitariamente con Cigl e UIL, l’analisi dei quali è stata sinora oggetto di quattro rapporti dedicati. È stato recentemente pubblicato il Rapporto 2017, nel quale l’esame delle intese locali è presentata entro il quadro degli obiettivi strategici che la Cisl si propone:

  • Individuare il welfare non come un onere a fondo perduto, ma come un investimento, un insieme di reti indispensabili per garantire sviluppo e assicurare coesione sociale.
  • Muovere verso politiche preventive a capacitanti, e non solo riparative.
  • Assumere il contrasto alle diseguaglianze come fattore e volano di crescita, anche economica.
  • Lanciare una nuova fase costituente del sociale per risolvere i nodi aperti, che tenga conto di due processi in atto nel welfare italiano: la “territorializzazione” (con un crescente ruolo dei governi locali e dei soggetti attivi nelle comunità), e la “pluralizzazione” (mix di attori e di forme di intervento)
  • Intendere la contrattazione locale anche come ricerca di nuove forme di dialogo sociale e di rafforzamento della prossimità (tra utenti e servizi, tra governi e soggetti sociali, tra forme di rappresentanza e cittadini).

 

Nel 2016 sono state siglate 937 intese locali con queste caratteristiche, che nel Rapporto Cisl sono anche suddivise per Regione:

  • Gli accordi sono stati attivati in 18 contesti regionali, con questa articolazione territoriale: per il 79,7% con singoli Comuni, per il 9,1% con soggetti intercomunali, per il 6,1% con le Regioni, per il 5,1% a livello provinciale. Rispetto al 2015 si è ridotta la percentuale di accordi intercomunali, che negli anni precedenti era invece in stabile crescita. Le intese con i Comuni o i loro organi associativi sono concentrate soprattutto in Lombardia e al Nord, ed in parte nelle regioni centrali del paese. Le intese interessano complessivamente una popolazione di 19,2 milioni di persone, residenti in 1.173 Comuni.
  • L’87,1% degli accordi prevede una durata annuale, e le durate appaiono in riduzione rispetto a quelle previste dalle intese del 2015.
  • Rispetto ai contenuti degli accordi 2017 in media ogni intesa prevede azioni su 2 o 3 aree tematiche: nei tre quarti (74,5%) sono contemplate politiche inerenti il sociale e le famiglie, nel 62,1% quelle fiscali (prezzi, tariffe, fisco), nel 32,4% quelle inerenti il lavoro, nel 31,5% il territorio ed il suo assetto. Le politiche sanitarie e sociosanitarie sono oggetto del 30,2% delle intese. Il profilo di queste tematiche non è molto diverso da quello degli anni precedenti, tranne una crescita significativa dell’area connessa al lavoro.
  • Se si osservano le tipologie di persone target degli accordi, e che fruiscono delle politiche prima richiamate, nell’89,4% sono tutti i cittadini, nel 42,9% le famiglie, nel 33% gli anziani in genere, per il 31,7% gli anziani non autosufficienti, nel 24,5% i disabili, nel 20,8% gli adulti in difficoltà, nel 15,2% gli affittuari di abitazioni, nel 13,8% i minori. Sono gruppi la cui distribuzione e prevalenza si conferma negli anni come target della contrattazione locale, a conferma della loro fragilità sociale rispetto al welfare attuale.
  • Quali impegni prevedono le intese locali? Tra quelle attivate nel 2016:
  1. Il 56,2% prevede il mantenimento e la prosecuzione di attività e politiche in essere;
  2. Il 55,7% impegna a mettere in opera misure e servizi, e il 32% a progettare nuovi interventi e/o criteri,
  3. Il 50,7% mira a migliorare la raccolta e diffusione di informazioni per il controllo e la valutazione degli interventi.
  • Chi stipula gli accordi? Cgil-Cisl e UIL hanno siglato insieme il 42,9% degli accordi. Molto limitata appare la firma congiunta anche di altri soggetti sociali, perché tra gli accordi del 2016 circa il 7% è stato siglato anche da rappresentanze del mondo imprenditoriale, e circa il 2% da esponenti della cooperazione o del volontariato. Sul punto il Rapporto commenta che “… Non sembra dunque ancora emergere in modo adeguato quella pluralità di voci della rappresentanza locale che potrebbe portare benefici e utile dinamismo nella contrattazione locale”.

 

Un affondo sugli accordi in tema di politiche sociali e familiari, che sono state il principale campo di contrattazione (639 intese) evidenzia che i loro contenuti hanno riguardato:

  • L’offerta di servizi alle famiglie (274 accordi pari al 42,9% del totale)
  • Le misure di politica dell’abitazione (270 accordi, il 42,3% del totale)
  • L’assistenza a domicilio (259 accordi, il 40,5%)
  • La compartecipazione al costo dei servizi (in 234 accordi, pari al 36,6% del totale)
  • I servizi socio educativi per la prima infanzia (222 accordi, il 34,7% del totale)

 

Un focus specifico è dedicato, nel Rapporto CISL, ai contenuti degli accordi locali che hanno interessato il contrasto alla povertà, che è stato oggetto del 47,1% delle intese, e rispetto al quale sono evidenziate alcune attenzioni:

  • l’introduzione del REI, indubbiamente influenzato dalle proposte per il Reis, messe a punto dall’Alleanza nazionale contro la povertà, alla quale la Cisl aderisce. Con l’esigenza di dialoghi a livello regionale che mirino a far crescere le interazioni col REI delle misure delle Regioni, come è accaduto (anche in esito alla negoziazione locale) rispetto al SIA in Friuli Venezia Giulia e Puglia.
  • L’esigenza di incentivare l’integrazione delle diverse misure contro la povertà-
  • La necessità di potenziare l’infrastruttura dei servizi locali, precondizione di ogni politica efficace.
  • Favorire l’interazione tra risorse pubbliche e private.

Merita segnalare una ulteriore attenzione che il Rapporto segnala come necessaria: in sede di stesura degli accordi indicare con precisione i dettagli della messa in opera delle misure, in particolare in ordine ai criteri di accesso e selettività. Come è noto, i dettagli producono gli effetti concreti, e peraltro va ricordato, al di là del materiale Cisl, che è su questi contenuti che anche il REI previsto per il 2018 presenta le criticità più rilevanti.

 

Le ultime parti del Rapporto Cisl mettono a fuoco interessanti riflessioni sulle dinamiche da gestire nella contrattazione e le relative logiche negoziali, nonché sulle possibilità di far crescere gli attori sociali come “produttori di welfare associativo”. Anche a questi scopi è utile l’Osservatorio Sociale delle Cisl come leva organizzativa e reticolo che può supportare gli attori facendo crescere conoscenza tramite le evidenze empiriche del lavoro nei territori. Ed a questo riguardo è utile ricordare che la Cisl produce periodicamente il ”Barometro Cisl del benessere e disagio delle famiglie” bollettino che mira ad offrire un quadro complessivo e affidabile dei fenomeni socio economici a più rapida evoluzione che costituiscono una parte importante del benessere delle famiglie e del paese. L’indice complessivo di benessere viene ricavato da indicatori articolati in quattro aree tematiche: l’attività economica, il lavoro, l’istruzione, i redditi e la pressione fiscale, e consente di visualizzare la caduta del benessere delle famiglie negli anni della crisi, evidenziando nell’ultimo trimestre le aree e gli indicatori che presentano un miglioramento. Questo materiale è visibile al seguente link.