Questo articolo è stato pubblicato anche su LombardiaSociale.it
Come rileva il Rapporto 2018 “Povertà in attesa” di Caritas Italiana1, nel nostro Paese il numero di poveri assoluti – ossia chi sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore al valore monetario del paniere di beni e servizi considerati essenziali per raggiungere uno standard di vita dignitoso – continua ad aumentare, passando dai 4 milioni e 700 mila del 2016 ai 5 milioni e 58 mila del 2017. Dagli anni pre-crisi ad oggi il numero di poveri è aumentato del 182% e particolarmente critica risulta essere la condizione giovanile. Da circa un lustro la povertà tende infatti ad aumentare con il diminuire dell’età: oggi quasi un povero assoluto su due è minore (1 milione e 208 mila) o giovane di età compresa tra i 18 e i 34 anni (1 milione e 112 mila)2.
Nel corso del 2017 la rete dei servizi Caritas ha incontrato più di 197 mila persone, di cui il 42,2% di cittadinanza italiana e il 57,8% di cittadinanza straniera3. Rispetto al 2016 si registra un calo del numero medio di persone incontrate in ciascun centro e al contempo un incremento del numero medio di ascolti, a significare che diminuiscono le storie di povertà intercettate ma che quest’ultime risultano più complesse e cronicizzate. Per ciò che concerne l’analisi dei bisogni effettuata da Caritas, spiccano – sostanzialmente invariati – i casi di povertà economica, seguiti da problematiche occupazionali e lavorative, ed infine abitative. Per quanto riguarda invece gli interventi realizzati, la forma di aiuto più frequente consiste nell’erogazione di beni e servizi materiali, quali la distribuzione di pacchi viveri e vestiario, e di pasti alla mensa.
Analizziamo ora più nel dettaglio quanto emerge dal Rapporto La povertà nella diocesi ambrosiana. Dati 2017 curato dall’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse di Caritas ambrosiana.
Le caratteristiche socio-demografiche degli assistiti
I dati presentati dall’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse si riferiscono alle persone incontrate nel corso del 2017 da 54 centri di ascolto e 3 servizi della Cartias ambrosiana (SAM, per le persone senza dimora, SAI per i cittadini immigrati e SILOE per le persone con problemi lavorativi ed economici). I dati riferiti all’ultimo anno sono anche letti longitudinalmente a partire dal 2008.
Nel 2017 i centri del campione hanno incontrato 11.335 persone, ossia l’8,8% in meno rispetto all’anno precedente: si tratta del valore più basso registrato a partire dal 2008. La zona pastorale di Milano – dove operano tutti e 3 i servizi Caritas – è quella in cui è stato registrato il maggior numero di persone incontrate, pari al 51% del totale, seguita dalla zona pastorale di Monza (12,9%) e di Lecco (12,3%). Tra gli assistiti, più della metà sono in carico ai centri e servizi Caritas da 1-2 anni, e quasi un terzo da almeno 5 anni.
In accordo con la tendenza emersa a livello nazionale, anche nella diocesi ambrosiana la componente straniera degli assistiti risulta maggioritaria (59,1% del totale). Si tratta in particolare di persone extracomunitarie in possesso di regolare permesso di soggiorno concesso essenzialmente per motivi di lavoro dipendente (57,3%), seguito da motivi famigliari (20,9%). Il restante 21,8% comprende invece tutti gli altri motivi di soggiorno, quali asilo politico, lavoro autonomo, studio, salute etc.
All’interno del campione analizzato, la presenza di donne (54,7%) supera quella degli uomini (45,3%). Tale incidenza è più altra tra i cittadini stranieri, in particolare tra quelli che prevengono dai paesi comunitari, dove le donne rappresentano ben il 76,8% del totale.
I dati evidenziano inoltre una forte correlazione negativa tra livello di istruzione e cronicità della povertà. All’aumentare del numero di anni di presa in carico presso i centri e servizi Caritas aumenta anche la presenza di persone con titolo di studio basso o medio-basso: il numero di persone che non hanno proseguito gli studi dopo la licenza media cresce infatti con l’aumentare del numero degli anni di assistenza. Di conseguenza, chi ha un titolo di studio basso o medio-basso, oltre a cadere più facilmente in situazioni di povertà e bisogno, corre anche il rischio di non riuscire a risolverle. A questo dato è strettamente connesso quello relativo alla situazione occupazionale: tra gli assistiti dei centri e servizi Caritas ambrosiana prevalgono i disoccupati di lungo periodo (29,9%), seguiti dai disoccupati di breve periodo (23,3%) e dagli occupati part-time (9,2%). Avere un lavoro infatti non tutela dalla caduta in povertà. Secondo i dati Eurostat, circa 12 lavoratori italiani su 100 – i cosidetti working poor – nel 2016 erano a rischio di povertà nonostante fossero percettori di uno stipendio. Tale rischio è anche più accentuato nel caso di lavoro temporaneo o part-time e per bassi profili professionali. Gli ultimi dati Istat mostrano infatti che in Italia nel 2017 l’incidenza della povertà relativa si mantiene elevata sia per le famiglie di operai e assimilati (19,5%) sia per quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (37,0%).
I bisogni rilevati
I dati rilevati dall’Osservatorio diocesano per il 2017 descrivono una situazione relativa ai bisogni degli assistiti molto simile a quella rilevata nell’anno precedente: una persona su due presenta problemi di carattere occupazionale, seguono poi persone con problemi economici, abitativi, famigliari e/o legati all’insorgere di malattie. L’incidenza di problematiche di tipo lavorativo è maggiore tra gli assistiti di origine straniera, mentre per gli italiani il bisogno principale è costituito dall’inadeguatezza del reddito percepito.
Concentrandosi sull’analisi di tali dati all’interno della serie storica 2008-2017, il report di Caritas ambrosiana mette in evidenza come, nei dieci anni considerati, tutti gli indicatori relativi ai bisogni rilevati (occupazione, reddito, problematiche abitative, problematiche legate all’immigrazione, problematiche legate alla famiglia) siano in netta diminuzione. Come mostra il Grafico 1, questa tendenza si riscontra, in modo particolare, per i problemi legati al reddito: sull’onda della crisi economica ed occupazionale, le persone con problemi economici che si sono rivolte ai centri e servizi Caritas sono aumentate fino al 2012 – quando hanno raggiunto il loro valore massimo – per poi progressivamente diminuire, portandosi su un livello di poco inferiore rispetto a quello registrato prima della crisi (-11%).
Grafico 1 – Andamento dei bisogni principali. Anni 2008-2017
Nel 2017 i 54 centri di ascolto appartenenti al campione hanno ricevuto più di 45 mila richieste di assistenza, dato in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente. Il numero medio di richieste avanzate per ogni assistito è però passato negli ultimi anni da 2,8 a 4, ad indicare una sempre maggiore presenza di situazioni multiproblematiche.
Rispetto al 2016 i dati mostrano un leggero calo dell’incidenza delle persone in cerca di lavoro (-0,7%) e un lieve aumento dell’incidenza delle persone che richiedono beni materiali e servizi (+1,6%). Dietro tale tendenza si celano diverse peculiarità, legate in particolar modo alla tipologia di cittadinanza. Per gli italiani le richieste si concentrano essenzialmente intorno a sostegno personale, e beni materiali e servizi; le richieste dei cittadini comunitari ed extracomunitari con regolare permesso di soggiorno sono per la maggior parte relative al lavoro e ai beni materiali e servizi; tra gli extracomunitari irregolari la richiesta più diffusa riguarda invece le prestazioni professionali.
Se si analizzano nuovamente i dati in serie storica, si può notare come il numero di persone che ha formulato richieste di lavoro ai centri Caritas sia nettamente diminuito (-59,1%) nel corso degli anni. La stessa tendenza si registra per la richiesta di beni materiali e servizi, che fino al 2012 aveva fatto registrare l’aumento più rilevante tra le tipologie di richieste principali. Le richieste di sussidi economici, anch’esse in calo a partire dal 2015, costituiscono invece la voce che ha fatto registrare l’incremento maggiore: il dato del 2017 è infatti aumentato del 96,9% rispetto a quello del 2008.
Grafico 2 – Andamento delle richieste principali. Anni 2008-2017
Nel decennio preso in considerazione gli italiani che si sono rivolti ai centri e servizi Caritas per richiedere sussidi economici sono aumentati del 79,5%, gli stranieri del 123,9%. Tale dato può essere giustificato, negli anni immediatamente successivi alla crisi, dalle ridotte possibilità di intervento dei centri Caritas in tema di occupazione e dalla conseguente necessità per gli assistiti di riorientare le loro richieste verso i sussidi economici. Il risultato rilevato è probabilmente anche esito del fatto che l’aumento dei poveri assoluti sta rendendo la povertà un fenomeno sempre più estremo e il soddisfacimento di bisogni primari e di sostentamento sempre più urgente.
L’attuazione del REI nei centri Caritas
Caritas figura tra quei soggetti chiamati in causa per l’attuazione del Reddito di Inclusione. Essa agisce principalmente mediante azioni di orientamento dei beneficiari e supporto alla compilazione della domanda, presa in carico e valutazione del bisogno, e collaborazione con i servizi sociali territoriali competenti per la realizzazione di attività di inclusione dei beneficiari.
A partire da un’attenta lettura delle schede di presa in carico compilate dai centri di ascolto, l’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse ha cercato di delineare le principali caratteristiche delle persone beneficiare del REI incontrate da Caritas ambrosiana. Pur trattandosi di dati parziali – nel complesso sono infatti state estrapolate 73 schede (pari al 0,5% del totale) che contengono al loro interno la parola REI, distribuite in 19 centri di ascolto in 5 delle 7 zone della diocesi ambrosiana4 – è comunque possibile ricostruire un primo quadro di ricognizione circa l’attuazione del REI mediata, per i territori presi in considerazione, dall’intervento dei centri e servizi Caritas.
Rispetto alle caratteristiche socio-demografiche, le persone che gli operatori hanno cercato di inserire nel circuito del REI sono per la maggior parte stranieri, e in prevalenza donne coniugate. Le famiglie intercettate presentano per lo più situazioni multiproblematiche e risultano essere prive di quelle risorse, economiche e sociali, utili per uscire autonomamente dalla situazione di povertà. La multiproblematicità di queste famiglie consiste nella presenza simultanea di bisogni diversi: la condizione di straniero privo di permesso di soggiorno di lunga durata si unisce alla scarsa conoscenza della lingua italiana e alla conseguente disoccupazione; alla disoccupazione si sommano situazioni di dipendenza e separazioni coniugali; alla presenza di un lavoro poco qualificato e mal retribuito si accompagna la presenza di situazioni debitorie e morosità; la problematicità abitativa ed occupazionale è aggravata dalla presenza di famiglie numerose appena ricongiunte o dall’insorgenza di malattie invalidanti e bisogni di cura; e così via.
Anche solo considerando questa serie di dati numericamente o geograficamente molto circoscritti, si conferma ancora una volta come la povertà non sia una questione solo lavorativa quanto piuttosto un fenomeno che tiene al proprio interno bisogni e problematiche multiple, e che richiede agli operatori e ai servizi sociali competenti di focalizzare attenzioni, energie, risorse e progettualità a partire dall’analisi della totalità di tali fattori5.
- Caritas Italiana (2018), Povertà in attesa. Rapporto 2018 su povertà e politiche di contrasto in Italia, Maggioli editore. Qui una sintesi.
- Per approfondimenti si veda Ranci Ortigosa E. (2018), Contro la povertà, Francesco Brioschi editore.
- Tali dati provengono da 1.982 Centri di ascolto (il 58,9% del totale) collocati in 185 diocesi (l’84,8% del totale).
- Milano, Rho, Monza, Melegnano e Sesto San Giovanni.
- Per approfondimenti si veda l’articolo di Mesini D. e Medicina I., Reddito di Cittadinanza: contrasto alla povertà o sussidio di disoccupazione? pubblicato su questo sito.