Il 26 febbraio l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) ha presentato all’Auditorium Parco della Musica di Roma, a porte chiuse a seguito delle direttive emanate per fronteggiare l’emergenza Coronavirus, il suo rapporto “La legge di bilancio 2020 e lo sviluppo sostenibile”. Nel report l’Alleanza analizza l’impatto di ciascun provvedimento previsto dalla legge di bilancio sul raggiungimento dei target previsti per i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese).
L’obiettivo del rapporto è quello di valutare la capacità del legislatore di sostenere, attraverso lo strumento della legge di bilancio, una politica di sviluppo sostenibile in grado di integrare fra loro la dimensione economica, sociale, ambientale e istituzionale, in una visione chiara e coerente con le linee di indirizzo europee. Per farlo ASviS elenca per ciascuno dei 17 obiettivi le misure che possono andare ad incidere sui rispettivi target previsti dall’Agenda 2030, commentandone la rilevanza e la capacità di definire un quadro coordinato ed adeguato ad affrontare le sfide che ci separano dai risultati attesi per il prossimo decennio. Tale approccio consente di monitorare attraverso indicatori misurabili l’operato delle istituzioni italiane in ciascun ambito di intervento.
In questa sede desideriamo riportare le evidenze principali emerse in relazione agli obiettivi che fanno capo al cosiddetto pilastro sociale dell’Agenda 2030 e alcune misure che pur rispondendo ad altri obiettivi possono incidere sul nostro sistema di welfare.
In generale per quanto riguarda la dimensione sociale la legge di bilancio 2020 prevede il rifinanziamento di misure esistenti e la promozione di nuove misure che vanno nella direzione di ridurre le disuguaglianze economiche presenti nella popolazione. Il primo elemento che emerge tuttavia è la mancanza di coordinamento tra le misure messe in campo.
In relazione all’obiettivo 1, che affronta il tema della lotta alla povertà, la misura principale introdotta e descritta nella legge di Bilancio è il Reddito di Cittadinanza, per la cui attuazione, insieme alla Pensione di Cittadinanza, vengono stanziati ulteriori 40 milioni di euro sul 2020, in aggiunta agli 8,055 miliardi previsti dalla precedente legge di bilancio. Altre misure significative citate sono:
- l’istituzione del “Fondo assegno universale e servizi alla famiglia”, che apre la strada al riordino delle prestazioni economiche a favore delle famiglie con minori a carico ma che ancora non si accompagna a un investimento in termini di servizi;
- il “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare”, che applica una logica di sostenibilità sociale e ambientale al tema del disagio abitativo, in particolare nelle periferie, stanziando 854 milioni in un fondo apposito per gli anni 2020-2033.
A giudizio del report ASVIS tali interventi rappresentano un primo passo verso il riordino delle misure esistenti nei rispettivi ambiti ma stanziano risorse ancora non adeguate alla copertura dei bisogni a cui tentano di rispondere.
Rispetto all’obiettivo 2 legato alla riduzione della fame e al raggiungimento della sicurezza alimentare, vale la pena di evidenziare in questa sede l’incremento di un milione di euro alla dotazione del Fondo distribuzione derrate alimentari agli indigenti. La legge di bilancio prevede inoltre una serie di interventi a favore della filiera agroalimentare che però, secondo il parere di ASviS, non sono orientate da un esplicito indirizzo verso la sostenibilità ambientale e sociale.
In relazione alla promozione della salute e del benessere (obiettivo 3), rilevante appare l’istituzione del “Fondo per la disabilità e la non autosufficienza”, con una dotazione pari a 29 milioni di euro per l’anno 2020, 200 milioni di euro per l’anno 2021 e 300 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2022. Diverse sono inoltre le misure descritte volte a contribuire al conseguimento di una copertura sanitaria universale:
- il finanziamento aggiuntivo nel triennio (2020-2022) di circa 7,5 miliardi di euro, suddivisi in 3,5 miliardi per il Fondo Sanitario (2 miliardi per il 2020 e 1,5 per il 2021), in 2 miliardi per l’edilizia e 739 milioni per l’abolizione del superticket (185 milioni per il 2020 e 554 per il 2021);
- il Nuovo sistema di garanzia (NSG), sulla base del quale il Comitato LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) effettuerà le valutazioni necessarie sulla qualità, appropriatezza ed efficienza dei servizi sanitari regionali;
- infine l’abolizione della quota fissa di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie rappresenta un’importante misura di equità in attesa della revisione generale del ticket.
Vengono fatti anche alcuni timidi passi verso l’aumento del personale medico: su questo specifico fronte ASviS sottolinea come questi sforzi vadano potenziati, in particolar modo per quanto riguarda l’incremento del personale infermieristico e dei medici generalisti, figure fondamentali per il governo della domanda di salute, la gestione delle cronicità e gli accessi alle cure secondarie., L’emergenza del Coronavirus esplosa in concomitanza con la presentazione pubblica del report, di fatto crea le condizioni per un cambiamento radicale del panorama in particolare proprio per quanto attiene la situazione del personale sanitario.
Per quanto riguarda l’assicurazione di un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva (obiettivo 4) gli investimenti principali sono nell’edilizia scolastica e nello sblocco del rinnovo contrattuale dei docenti e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) per il triennio 2019-21. Le risorse stanziatea giudizio di ASVIS appaiono tuttavia al di sotto delle aspettative visti i profondi ritardi dell’Italia rispetto a questo goal e al posizionamento relativo agli altri Paesi europei. ASviS evidenzia in particolare in maniera positiva le misure a favore della fascia 0-6 e lo stanziamento di risorse a garanzia del diritto allo studio universitario ma sottolinea la mancanza di misure a favore dell’istruzione degli adulti.
Molto critico il capitolo relativo alla parità di genere (obiettivo 5). Si registrano interventi positivi:
- rispetto al tema della violenza di genere, fra cui l’incremento di 4 milioni sul triennio 2019-2021 del Fondo Pari Opportunità per l’attuazione del Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, il sostegno ai centri antiviolenza e la tutela economica degli orfani per femminicidi;
- rispetto all’allargamento delle quote di genere nelle società quotate, concentrate ancora però in settori di nicchia;
- rispetto alla valorizzazione del lavoro di cura e domestico, con la previsione dei bonus compresi nel fondo per la famiglia già citato e l’estensione del congedo di paternità a 7 giorni, ancora al di sotto però di quanto previsto dalla Direttiva UE 2019/1158 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 giugno 2019.
Tuttavia l’analisi di ASviS evidenzia come tali interventi risultino frammentati e spesso non adeguati rispetto agli obiettivi. Non sono previste misure che vadano ad incidere sul contrasto alla discriminazione nei confronti di tutte le donne, bambine e ragazze e le misure volte a liberare le potenzialità della popolazione femminile in tutti gli ambiti della società civile e professionale sono ancora limitate.
Manca una visione organica e sistemica anche rispetto alla promozione della crescita economica e di un lavoro dignitoso per tutti (obiettivo 8). ASviS evidenzia in particolare 4 criticità: previsione di risorse insufficienti; il rimando frequente a provvedimenti legislativi successivi, che rendono difficile prevedere gli impatti e i tempi di attuazione; l’assenza di riferimento ai target previsti dall’Agenda 2030, in particolare quelli in scadenza al 2020; la mancanza di una prospettiva strutturale che rischia di minare interventi pluriennali come il Green New Deal. Anche gli interventi positivi, come l’istituzione del Fondo “Cresci al Sud”, rischiano di essere sterilizzati dal parallelo azzeramento delle precedenti misure a favore delle Zone Economiche Speciali. Questi aspetti non possono che incidere, soprattutto nel lungo periodo, su altri obiettivi come la riduzione della povertà e delle disuguaglianze sociali. Mancano a questo proposito provvedimenti significativi per quanto riguarda la riduzione delle disuguaglianze (obiettivo 10) e in particolare per sostenere la crescita del reddito del 40 per cento più povero della popolazione, uno dei target previsti dall’Agenda, al di fuori di quelle già citate in relazione alla riduzione della povertà. Una nota di rilievo merita tuttavia il contributo pari a 75 milioni di euro annui dal 2020 al 2023 da destinare a investimenti in infrastrutture sociali ai Comuni situati nel territorio delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione.
In relazione all’obiettivo 11 per la promozione di città inclusive appaiono positivi gli interventi di contrasto al disagio abitativo, fra cui va segnalato oltre a quelli già citati il finanziamento del “Fondo sociale per l’affitto”, destinato a chi non ha i requisiti per l’abitazione sociale ma ha difficoltà ad accedere al mercato libero. Le risorse in questo ambito rimangono tuttavia residuali.
Infine una nota di apprensione va al disinvestimento nella cooperazione internazionale, trasversale a tutti gli obiettivi dell’Agenda 2030 e a cui è dedicato in particolare l’obiettivo 17 di rafforzamento del partenariato mondiale per lo sviluppo. La legge di bilancio riduce la quota di partecipazione alle spese dell’ONU di 36 milioni a partire dal 2020 e stanzia per l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo le stesse risorse previste nel 2019, secondo ASviS di molto inferiori rispetto agli impegni assunti a livello internazionale. La totale assenza di misure volte al raggiungimento dei target di ciascun obiettivo dell’Agenda 2030 nei Paesi in via di sviluppo non può che preoccupare in un momento storico in cui gli effetti dell’interconnessione fra i Paesi sono più che mai evidenti, così come quelli di una scarsa solidarietà fra le nazioni.
Possiamo quindi concludere che la Legge di Bilancio per il 2020 ponga certamente maggiore attenzione al tema dello sviluppo sostenibile rispetto alle leggi precedenti, coerentemente con le linee programmatiche del nuovo Governo e con quelle definite a livello europeo, che adottano l’Agenda 2030 come cornice generale delle politiche dell’Unione europea. È necessario tuttavia un ulteriore sforzo di coordinamento fra le misure esistenti e un maggiore investimento per il raggiungimento di alcuni obiettivi rispetto ai quali l’Italia ha ancora un significativo ritardo. Uno sforzo che sicuramente risentirà degli effetti economici che la crisi sanitaria in corso avrà sul bilancio dello Stato, delle Regioni e dei Comuni ma che può beneficiare di questo tipo di analisi anche al fine di orientare le prossime decisioni da intraprendere, in una logica di sostenibilità delle politiche e di prevenzione di situazioni di crisi che potrebbero riverificarsi in futuro a causa di fenomeni come il cambiamento climatico.
Il problema principale è la mancanza di risorse che l’attuale crisi sanitaria peggiora ulteriormente. In mancanza di risorse è impensabile che l’Italia possa da sola affrontare adeguatamente e contemporaneamente le criticità evidenziate e le posizioni assunte in questi giorni da alcune nazioni non fanno ben sperare.
In mancanza di fondi penso che sia necessario investire sul lavoro e nella scuola intervenendo prioritariamente nel meridione. Solo il lavoro può dare speranza alle persone e risorse economiche ai comuni per consentire loro di fornire servizi, solo attraverso la scuola possiamo sperare di preparare adeguatamente i giovani alla vita sociale.