La mobilità come fatto comunitario

Evidenze dal Rapporto Immigrazione 2024


Simone Varisco | 3 Dicembre 2024

Con la sua XXXIII edizione, il Rapporto Immigrazione 2024 di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes intende concentrarsi sulla dimensione comunitaria della mobilità umana. Siamo “Popoli in cammino” perché insieme si soffrono le ragioni che spingono a partire, insieme si sogna una vita migliore, insieme si affrontano le insidie del viaggio, insieme si include oppure si rifiuta. Comunitarie sono infatti la partecipazione, la corresponsabilità, la cittadinanza, la fede.

Come di consueto, il Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes offre una panoramica dettagliata delle dinamiche migratorie in Italia, prestando particolare attenzione ai temi dell’economia, dell’istruzione, della salute, della comunicazione, della giustizia, delle culture, della spiritualità. Dall’analisi dei dati e delle tendenze emergenti nel contesto migratorio italiano, si evidenziano sia le sfide che le opportunità legate alla mobilità umana, in special modo in tema di cittadinanza e lavoro.

Politica della cittadinanza

Sono più di 200 mila i cittadini stranieri che nel 2023 hanno acquisito la cittadinanza italiana, dato in linea con l’anno precedente (214 mila), che vede l’Italia ai vertici dell’Unione Europea in quanto a nuove acquisizioni. Il 67,7% di queste si è avuto al Nord (il Nord-Ovest in particolare raccoglie il 39% del totale), seguito da Centro (19,3%), Sud (8,9%) e Isole (4,1%). Anche in funzione di una visione più comunitaria della mobilità, si impone all’attenzione un aggiornamento legislativo, in particolare della legge sulla cittadinanza, ferma al 1992 e che non risponde più alle esigenze del nostro tempo. La società italiana si sta dimostrando più avanti rispetto alle politiche istituzionali. Le competizioni sportive, come i campionati europei di calcio in Germania e le olimpiadi e paralimpiadi di Parigi 2024, hanno messo in luce il talento di numerosi atleti italiani con una storia migratoria, propria o familiare. Questi giovani rappresentano una parte significativa del futuro del Paese, ma norme anacronistiche rischiano di frenarne il potenziale e le aspirazioni, non solo sportive.

Lavoro e mobilità umana

Ciò vale anche, e a maggior ragione, per il mercato del lavoro e il ruolo dei migranti nel sistema economico italiano. Le analisi rivelano una realtà complessa e sfaccettata, segnata da differenze significative tra cittadini italiani e stranieri e persistenti disparità di genere e nazionalità. Nell’ultimo anno la crescita dell’occupazione ha riguardato prevalentemente gli occupati italiani (+2,3%), a fronte di un leggero aumento della componente non comunitaria (+0,2%) e di un lieve calo degli stranieri con cittadinanza UE (-0,5%). Il volume dei rapporti di lavoro attivati dai cittadini stranieri ammonta a 2.518.047, di cui il 75,9% di nazionalità non-UE (1.910.624). I datori di lavoro che, nel corso del 2023, hanno assunto almeno un lavoratore straniero sono stati 414.409 (35,1% del totale delle aziende che, nel periodo, hanno registrato delle attivazioni). Il 70,8% dei rapporti attivati sono stati a tempo determinato, il 20,3% a tempo indeterminato, il 3,2% di apprendistato, l’1,5% di collaborazione e il 5,6% in altre modalità. A livello provinciale, la maggior parte delle attivazioni si è avuta a Milano (9,8%), seguita da Roma (8,0%), Bolzano (3,3%), Verona (2,8%) e Firenze (2,5%). Le attivazioni che hanno riguardato i cittadini stranieri sono state come “personale non qualificato” nei vari settori, soprattutto in agricoltura e manutenzione del verde (22,2% del totale), servizi di pulizia, costruzioni e professioni assimilate, spostamento e consegna merci. Continua a prevalere l’inquadramento come operaio (73,9% degli occupati totali) rispetto a quello come impiegato (11,1%), quadro (0,9%) o dirigente (0,2%). Migranti altamente istruiti continuano ad essere meno occupati rispetto alla controparte autoctona e ad essere impiegati in mansioni per le quali risultano sovraqualificati, anche a causa del frequente mancato riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero.

Nel complesso, tra il 2019 e il 2023 la domanda di lavoratori immigrati è aumentata significativamente, superando la crescita generale delle assunzioni (+68,6%, rispetto al +19,4% per tutte le assunzioni programmate). Di conseguenza, la quota di lavoratori stranieri sulle assunzioni totali è salita dal 13,6% del 2019 al 19,2% del 2023. La crescita nelle assunzioni riguarda tutti i livelli professionali: quasi raddoppiate per gli operai specializzati (+75% per le professioni tecniche) e incrementate del 67% per le professioni qualificate nel commercio e nei servizi, che rappresentano il 27% della domanda di personale straniero.

I giovani migranti mostrano un tasso di occupazione superiore di quasi 10 punti percentuali rispetto ai loro pari italiani. Tuttavia, la questione dei Neet (giovani che non sono impegnati né in attività lavorative né in percorsi educativi o formativi) è particolarmente rilevante: nel 2023 in Italia se ne contano circa 1,4 milioni, con una prevalenza significativa di italiani (85,1%), seguiti da giovani comunitari (2,9%) e non comunitari (12%). Particolarmente colpite, però, le donne straniere, con tassi di Neet molto elevati tra le non comunitarie (39,6%), seguite da quelle UE (25,2%); decisamente più contenuto il fenomeno tra le italiane (16%). Le migranti, in particolare con figli, hanno più alti livelli di disoccupazione e di lavoro part-time non volontario.

Se l’ingresso precoce nel mondo del lavoro dei giovani di origine straniera può essere letto come un fatto positivo, è innegabile che si combini ad un maggiore abbandono scolastico, fenomeno noto come Elet: un aspetto critico, soprattutto tra i giovani stranieri non comunitari; quasi un terzo di loro (29,5%) lascia prematuramente la scuola, un tasso che è circa tre volte superiore a quello dei giovani italiani (9%). Questo fenomeno è particolarmente evidente tra i giovani provenienti da Sri Lanka, Bangladesh e Senegal, tra i quali più della metà non completa il percorso di studi superiori.

La partecipazione dei cittadini stranieri alle attività autonome e imprenditoriali è sempre dinamica e vivace. I dati attestano che nel 2023 il numero di imprese individuali che hanno come titolare un cittadino non comunitario sono 392.489, con un aumento dall’anno precedente di circa 2 mila unità (+0,5%). L’incidenza media sul totale delle imprese si attesta sul 13% del totale, con punte più elevate in Liguria (20,6%), Toscana (19,6%), Lombardia (18,3%) e Lazio (16,9%). I 703.569 infortuni sul lavoro denunciati nel 2022 (ultimo aggiornamento disponibile) rappresentano un dato in sensibile crescita rispetto agli anni precedenti, con un balzo del +24,6% dal 2021 (laddove fra il 2020 e il 2021 c’era stata una flessione del -1,4%). Gli infortuni denunciati dai cittadini stranieri rappresentano il 17,5% del totale.

Prospettive

Il 2023 rinnova la complessità delle dinamiche migratorie. Da un lato, si delineano le sfide emergenti legate alla mobilità, come il record di sfollati a causa di conflitti, violenze e disastri naturali: nel 2023 si stima che 117 milioni di persone siano state costrette a spostarsi fuori dai confini del proprio Paese, il numero più alto mai registrato nei tempi moderni. Questo sottolinea l’urgenza di affrontare le crisi alla base di questo fenomeno e di fornire supporto alle persone migranti in difficoltà. Dall’altro, ad un anno dalla precedente edizione del Rapporto Immigrazione, si conferma l’urgenza di politiche inclusive verso i protagonisti e le protagoniste di un fenomeno che ha caratteristiche più strutturali che emergenziali, iniziative che possano facilitare l’integrazione dei migranti e promuovere la coesione sociale.

Attraverso dati e analisi basati sull’evidenza, speriamo che il Rapporto Immigrazione possa contribuire a demistificare la lettura predominante sulla mobilità umana e fornire informazioni utili per prendere decisioni informate e rispondere efficacemente alle tendenze emergenti. In un mondo in continua e rapida evoluzione, comprendere le dinamiche migratorie è essenziale per promuovere lo sviluppo umano e la crescita economica, garantendo al contempo i diritti e le opportunità in comunità sempre più interculturali e interreligiose.