Le persone con disabilità e l’uso dell’ITC, una sfida verso l’equità

La realtà italiana


Nella società digitale in cui viviamo le tecnologie hanno assunto un ruolo centrale rappresentando anche un facilitatore nella fruizione dei prodotti culturali e nella costruzione di relazioni tra le persone, funzioni queste che, in alcuni casi, possono divenire determinanti ai fini di una vita inclusiva. Se l’utilizzo della tecnologia può infatti rappresentare un’opportunità di conoscenza, interazione e partecipazione, il “non uso” può costituire un fattore di esclusione ed emarginazione, soprattutto se si vive una condizione di disabilità. Diversi studi evidenziano come per le persone con disabilità l’utilizzo delle nuove tecnologie svolga un ruolo fondamentale nella crescita dell’autonomia, nell’accesso ai servizi pubblici e alla cultura, nell’ ampliamento della propria rete di contatti e amicizie e rappresenti un mezzo importante di socializzazione, attraverso cui ricevere supporto e sostegno emotivo (Shpigelman & Gill, 2014; Bundon & Clake, 2015), comportandosi da vero e proprio amplificatore sociale (Mangiatordi & Pischetola, 2010).

Anche la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 2006 (CRDP), pone grande attenzione al tema dell’accessibilità digitale, raccomandando agli Stati Parti di “[…] adottare  misure adeguate a garantire alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l’accesso […] all’informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione” e specificando che “Queste misure, che includono l’identificazione e l’eliminazione di ostacoli e barriere all’accessibilità, si applicano, tra l’altro, […] ai servizi di informazione, comunicazione e altri, compresi i servizi informatici e quelli di emergenza”.

I soft skills nell’uso della tecnologia digitale tra i giovani adulti con e senza disabilità

Secondo le più recenti stime dell’Istat, le persone con disabilità sono circa 3 milioni e costituiscono il 5% della popolazione italiana. Se misuriamo i soft skills nell’ambito dell’ITC quali l’uso del PC e  di Internet tra i giovani a partire dai 6 anni e tra gli adulti fino ai 44 anni1, emergono notevoli differenze in base alla presenza di disabilità: ad usare il pc sono soltanto il 52% delle persone con limitazioni tra i 6 e i 44 anni, quota che sale al 74% tra le persone senza limitazioni. 

Rispetto all’uso di Internet si registrano tassi di utilizzo più elevati per entrambi i gruppi di popolazione, ma permane lo svantaggio a sfavore delle persone con disabilità: i giovani /adulti con limitazioni che usano Internet sono poco meno dell’80% mentre tra i pari età senza limitazioni la quota raggiunge il 95%.

Anche il territorio determina differenziali rilevanti, vivere nelle regioni del Sud Italia rappresenta uno svantaggio per entrambi i collettivi: tra i giovani/adulti con limitazioni gravi che risiedono nel Nord Ovest si rileva il tasso più elevato di utilizzo di pc (62%) e Internet (92%), mentre tra coloro che risiedono nelle regioni del Sud gli stessi indicatori sono pari rispettivamente al 30% e 59%.

Anche nel contingente dei pari età senza disabilità vi sono differenze a vantaggio dei residenti delle regioni del Nord.

L’uso di internet tra le persone con e senza disabilità: un’analisi multivariata

Per comprendere se la condizione di disabilità sia davvero un fattore penalizzante nell’accesso in rete, al netto della diversa struttura socio-demografica delle due popolazioni, si è ritenuto opportuno approfondire l’analisi applicando un modello di regressione logistica2.

I risultati del modello confermano quanto emerso dalla precedente analisi. Nel complesso, il fattore che maggiormente influenza l’uso della rete risulta essere il titolo di studio. Tra gli altri fattori a sfavore dell’accesso a Internet si collocano l’età più elevata, vivere nel mezzogiorno, avere risorse economiche limitate.

Confermata anche la relazione esistente tra la frequentazione di amici e l’accesso in rete, le due dimensioni vanno infatti nella stessa direzione, la natura del legame non è chiaramente deducibile dall’analisi condotta, ma mette in evidenza una relazione positiva avvalorando l’ipotesi secondo cui l’uso di internet può essere un facilitatore all’interazione e alla socializzazione.

Il modello infine, conferma ampiamente lo svantaggio delle persone con disabilità: a parità delle altre condizioni i giovani-adulti con limitazioni risultano decisamente sfavoriti nell’uso di internet, con un rischio relativo molto più alto rispetto ai giovani senza disabilità.

Conclusioni e sviluppi futuri

L’analisi illustrata evidenzia come la presenza di disabilità appaia un limite all’uso della tecnologia e in particolare l’accesso in rete, aumentando il rischio di esclusione e accrescendo le differenze tra gli individui, risultato questo che contrasta il principio di equità su cui si basa la convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità e su cui si fonda la normativa del nostro Paese.

Ai fini di una programmazione mirata sarebbe infine opportuno comprendere e approfondire anche il tipo di attività che le persone svolgono e soprattutto rilevare le difficoltà in termini di “accessibilità digitale”. Ciò consentirebbe di individuare quegli ostacoli che le persone con limitazioni incontrano e i servizi ai quali non riescono ad accedere, restituendo così uno strumento funzionale ad una programmazione politica finalizzata ad eliminare lo svantaggio con cui le persone con disabilità sono, ancora oggi, costrette a confrontarsi.

  1. L’analisi è stata effettuata sulla base dei dati dell’indagine Istat “Aspetti della vita quotidiana” relativa all’anno 2022. Il quesito, che identifica le persone con disabilità, è denominato Global Activity Limitations Indicator (GALI). Le persone con disabilità prese in esame nel presente studio sono quelle che dichiarano di avere limitazioni gravi.
  2. Il Modello logistico riguarda le persone dai 6 ai 44 anni con limitazioni gravi e senza limitazioni. L’analisi focalizza l’attenzione sul solo “uso di internet”, essendo l’uso del pc un’attività che può avvenire attraverso numerosi altri strumenti (pc, tablet, smartphone, smarttv, smartwatch…etc), e sempre più legata all’attività lavorativa. Le variabili sono state inserite nel modello secondo il metodo stepwise. La variabile risposta è l’”uso di internet” e le variabili indipendenti sono: variabili di natura demografica (età e genere) e socio-economica (titolo di studio, risorse economiche disponibili) e variabili legate alla salute personale (stato di salute percepito, presenza di limitazioni), alla vita sociale (frequentazione di amici) e  al territorio (ripartizione).