Legge 112 a Milano: primi progetti finanziati


Daria Maistri | 20 Settembre 2018

Un percorso collaborativo e partecipato

Nella Città di Milano, l’attuazione della L. 112/2016 ha avuto avvio con la Deliberazione della Giunta regionale n° X/6674 del 7 giugno 2017 e ha costituito un banco di prova per tutti gli Enti del nostro territorio, richiedendo tavoli di lavoro in prima battuta proprio con Regione e ATS della Città Metropolitana di Milano, per meglio condividerne gli approcci culturali, le modalità di lettura dei bisogni territoriali e i percorsi di programmazione delle risposte. La collaborazione è risultata essenziale, non solo per una miglior gestione degli adempimenti previsti da Regione, ma perché ha prodotto qualità nell’attività di analisi delle domande e di progettazione degli interventi, che, in base ad un protocollo operativo tra Comune, ATS e ASST milanesi, sono state l’esito di un lavoro di équipe multidisciplinari, integrate tra Enti.

Così come fondamentale si è riconfermato il dialogo con la rete delle realtà del Terzo Settore presente in Milano, che, coinvolta in più occasioni, ha consentito, al di fuori dei canali di comunicazione formali, di raggiungere un maggior numero di famiglie e di diffondere le opportunità derivanti dalla L. 112/2016.

 

Il lavoro preliminare alla pubblicazione del 1° avviso, quindi, ha visto come preminente il rafforzarsi delle relazioni, da parte di Istituzioni, operatori pubblici e privati, famiglie e cittadini, teso ad un obiettivo comune, di opportunità per un cammino di autonomia e di diritti. Complessivamente sono stati realizzati 513 tra colloqui individuali e informazioni telefoniche dello sportello dedicato al “Dopo di Noi”, 26 incontri presso i Centri Diurni per Disabili, 38 tra incontri e scambi di informazioni con Associazioni e Cooperative, almeno 3 incontri cittadini aperti a famiglie e realtà diverse.

Nella predisposizione del 1° avviso1, pubblicato il 28 settembre 2017 con scadenza 31 ottobre 2017, il nostro Ente, dopo un attento esame delle situazioni ancora senza risposta educativa, socio-assistenziale ed abitativa, ha ritenuto di aderire ai contenuti operativi regionali, adottando, per i cittadini della propria Comunità locale, una programmazione coerente. Solo i risultati di tale avviso hanno richiesto variazioni nel 2° avviso il 1° marzo 2018. I 2 avvisi hanno impegnato una spesa complessiva di € 2.870.365,00, per le prime 2 annualità di finanziamento statale, non adeguato a coprire tutte le esigenze espresse.

Domande e progetti individuali

Sulla base dei finanziamenti assegnati, all’origine erano state preventivate 352 domande per i 2 avvisi, suddivise nelle 2 aree previste – interventi infrastrutturali e gestionali. Quelle presentate sono state 387 (alcune doppie), di cui circa 100 senza requisiti o non ammesse dalle équipe di valutazione o con rinuncia successiva da parte delle famiglie, con un totale complessivo di progetti redatti per 284 cittadini con disabilità (di cui 33 per ora con progetto non autorizzato per insufficienza dei finanziamenti, ma con l’impegno di soddisfarli successivamente). Le domande hanno riguardato 219 uomini e 165 donne; 95 domande sono state presentate per cittadini che non erano conosciuti dai Servizi Diurni (dato rilevante che dimostra l’efficacia delle modalità di comunicazione).

Le domande ricevute hanno evidenziato una netta distanza tra interventi previsti e interventi richiesti, come si evince dal prospetto qui sotto:

AREA

 

 

TIPO INTERVENTO 1° AVVISO Domande Previste

1° AVVISO

Domande Pervenute

2° AVVISO Domande Previste

2° AVVISO

Domande Pervenute

 

INTERVENTI INFRASTRUTTURALI

 

 

 

Opere di manutenzione, domotica 17 2 2 0
Locazione/spese condominiali 104 17 6 2
INTERVENTI GESTIONALI

Accompagnamento all’autonomia

 

78 216 8 76

Sostegno alla residenzialità

 

107 39 13 5
Pronto intervento/sollievo 13 1 4 29
TOTALI 319 275 33 112

 

Circa il 75% delle domande è riferito ad interventi per accompagnamento all’autonomia, mentre al 2° avviso le domande per interventi infrastrutturali, già esigue, si sono ulteriormente ridimensionate, ponendo ancora più in rilievo come è ancora difficile ipotizzare la trasformazione di beni propri in soluzioni abitative condivise da più persone con disabilità. Tale considerazione vale, in particolare, per le famiglie con familiari disabili. Nonostante la L. 112/2016 introduca istituti giuridici atti a vincolare il patrimonio immobiliare ad abitazione di persone con disabilità a seguito della co–elaborazione di progetti di vita, sono diverse le motivazioni che non facilitano un’esplicita espressione di volontà da parte dei genitori delle persone con disabilità: a partire dal fatto che tali previsioni, forse, sono ancora troppo recenti; alle difficoltà di conciliare interessi apparentemente divergenti (come nel caso di più figli); alla solitudine delle famiglie nelle proprie scelte di vita.

L’elaborazione dei progetti individuali ha seguito un iter predefinito con l’ATS e le ASST “Fatebenefratelli Sacco”, “Grande Ospedale Metropolitano Niguarda”, “Santi Paolo e Carlo”, attraverso un primo step valutativo da parte del gruppo di lavoro comunale delle assistenti sociali e psicologhe, che ha costruito il progetto individuale ‘macro’, portato poi alla valutazione nelle équipe multidisciplinari. I progetti operativi (ovvero quelli con il dettaglio degli obiettivi specifici, attività, calendarizzazione, costi …) sono stati prodotti successivamente dagli Enti gestori, in base alla cornice progettuale dei progetti ‘macro’ validati.

Per l’analisi dei bisogni, sono state utilizzate le “scale ADL e IADL” e la “scheda Candid S – Beta test 2.0”, basata sul sistema di classificazione “ICF” e, a sostegno di 3 percorsi di deistituzionalizzazione o di uscita pressoché immediata dalla famiglia, i progetti si sono avvalsi del programma per progetti di vita indipendente – “PROVI”. I primi progetti sono in corso, sono iniziati i monitoraggi e le liquidazioni dei contributi riconosciuti: a luglio 2018 su 199 progetti riconducibili al 1° avviso, sono stati avviati 104 progetti, mentre è in corso l’approvazione della graduatoria relativa agli esiti del 2° avviso, condizione per l’avvio di tutti i restanti progetti nel corso del mese di settembre 2018.

Occorre ricordare che il processo di attuazione del “Dopo di Noi” ha potuto avvalersi dell’esperienza di “PROGETTAMI”: progetto che il Comune di Milano ha promosso e sostiene da molti anni, che si inserisce nella logica del “Durante/Dopo di Noi”, consentendo percorsi di sperimentazione di vita in appartamenti protetti (accreditati appositamente), della durata sino a 6 mesi, quale accompagnamento all’autonomia delle persone in un’ottica di emancipazione dal nucleo familiare. Tale esperienza si basa su soluzioni residenziali innovative già presenti sul territorio milanese, nate dal Terzo Settore, che si accompagnano ad altre iniziative costruite da famiglie ed Associazioni di famiglie, che hanno fatto nascere appartamenti singoli e nuclei di appartamenti ove figli o fratelli e sorelle, con disabilità complesse, motorie o cognitive, possono sperimentarsi in un contesto differente e anche in attività occupazionali che li tengono ancorati alla realtà sociale d’appartenenza. Spesso, il progetto sulla persona è completato dall’inserimento in unità d’offerta diurne, comunali o convenzionate, secondo il principio di integrazione tra servizi, pubblici e privati.

Il progetto “PROGETTAMI” ha dato primi risultati ma l’esigenza di autonomia delle persone con disabilità è emersa con determinazione proprio in occasione di questa prima attuazione della L. 112/2016, considerate le domande di sostegno ricevute e le finalità attese.

Risultati e prospettive

In termini di risultati raggiunti, possiamo affermare che la realtà milanese è stata contraddistinta per:

  • il dibattito che si è aperto negli stessi ambiti familiari, che concretamente si sono avvicinati ad informazioni sull’opportunità di fare un percorso e di interrogarsi sul futuro dei propri familiari;
  • l’approccio culturale attorno al quale i servizi hanno iniziato a confrontarsi sulla base di metodi di lavoro più raffinati;
  • il consolidamento dell’idea di un welfare partecipato, centrato sul protagonismo e la responsabilizzazione di utenti e famiglie, con la cooperazione di tutte le realtà, pubbliche e private, quali attori di un unico sistema di servizi per la qualità della vita dei cittadini;
  • l’allargamento dell’utenza con la ricerca di un graduale distacco.

Le azioni necessarie a sostenere il percorso, ormai attivato in modo più consolidato, non possono prescindere dall’identificazione di una serie di direttrici, su cui impegnarsi per l’attuazione della normativa del 2016, cioè:

  • dall’impatto, dal monitoraggio e dalla valutazione dei progetti, che, possiamo dirlo fin da ora, non daranno immediatamente luogo a forme di autonomia delle persone con disabilità e, quindi, all’inserimento in soluzioni abitative innovative, come richiede la normativa;
  • dalla prosecuzione del coinvolgimento delle famiglie, in particolare dei nuclei con genitori anziani, che meno hanno accolto l’opportunità di costruire il “dopo” durante la loro vita e, quindi, si stanno prospettando soluzioni residenziali più protette, mentre le famiglie più giovani manifestano una maggiore preparazione e un interesse molto evidente per l’autonomia dei propri figli;
  • dalla promozione di relazioni tra famiglie, che generino reciproca conoscenza e fiducia e siano presupposto non solo per un aiuto – mutuo aiuto, ma aiutino a maturare e costruire il “dopo di noi”;
  • da una messa in campo delle professionalità occorrenti ad un sostegno pieno alle famiglie, anche a carattere informativo;
  • da un coinvolgimento di soggetti diversi in grado di realizzare soluzioni abitative adatte, ancora insufficienti, in considerazione delle difficoltà degli Enti Locali (es. quale onere a fronte di piani urbanistici, o di Enti del Terzo Settore, o gestori di Residenzialità “tradizionali”);
  • da una valutazione di un’iniziativa legislativa per residenzialità innovative per le persone disabili gravissime che, al momento, la L. 112/2016 non contempla e forzosamente quelle previste sono state estese a cittadini in tali condizioni, almeno nella realtà milanese;
  • da un confronto tra Enti, famiglie e Terzo Settore che individui ipotesi sostenibili di residenzialità alternative per le disabilità più complesse e più onerose da gestire, sia socio-educative che sanitarie;
  • dall’ideazione di soluzioni che possano mettere in comune le risorse di Enti Locali, Terzo Settore e famiglie, garantendo soprattutto rassicurazioni a queste ultime, come la creazione di “Fondazioni” che siano partecipate proprio da famiglie e dalle loro Associazioni.

 

Probabilmente quelle citate sono solo alcune delle vie da seguire, scaturenti da una realtà territoriale specifica qual è l’ambito milanese, ma la condivisione delle esperienze sul “Dopo di Noi” e il confronto che si vogliono promuovere nel prossimo seminario di welforum, dedicato alle politiche per la disabilità, potranno mettere in comune visioni e strategie di valore aggiunto, utili a tutte e a tutti coloro che sono impegnati nel lavoro sociale per i diritti dei cittadini con disabilità. Ce la si può fare!

  1. L’avviso integrale è disponibile sul sito istituzionale del Comune