LEPS: Prevenzione allontanamento familiare – P.I.P.P.I.


Franco Pesaresi | 18 Marzo 2024

Introduzione

I Livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEPS), come noto, garantiscono l’eguaglianza di accesso alle prestazioni sociali da parte dei cittadini e devono essere garantiti in tutti i comuni, anche in forma associata.

La legge di bilancio 2022 (L. 234/2021), in attesa dell’approvazione del quadro generale dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEPS), ne ha anticipatati sei definendoli come prioritari. Uno di questi LEPS prioritari è costituito dalla “Prevenzione allontanamento familiare – P.I.P.P.I.”.

In tre precedenti articoli sui LEPS mi sono occupato del “Percorso assistenziale integrato – Parte I e Parte II”, delle “Dimissioni protette” e del “Pronto intervento sociale” ed ora invece mi occupo della “Prevenzione allontanamento familiare – P.I.P.P.I.” esplicitando i contenuti del Piano nazionale degli interventi e servizi sociali 2021-2023 e di altre normative.

Giova ribadire che la serie di articoli/schede sui LEPS ha l’obiettivo di fornire il quadro normativo di riferimento di ogni singolo LEPS con un taglio di tipo illustrativo-didattico per fornire un utile strumento agli operatori che dovranno realizzarli. Le informazioni che sono fornite derivano tutte da atti normativi (non sempre omogenei) citati in bibliografia mentre le valutazioni sono ridotte al minimo e funzionali allo sviluppo delle schede.

Denominazione del LEPS

Prevenzione allontanamento familiare – P.I.P.P.I.

Descrizione del LEPS

Il programma P.I.P.P.I. e cioè “Programma di Intervento Per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione” è stato sperimentato, già a partire dal 2011, per promuovere il lavoro di prevenzione e sostegno a favore delle famiglie cosiddette vulnerabili. Il programma persegue, fra l’altro, la finalità di contrastare l’esclusione sociale dei minorenni e delle loro famiglie, favorendo azioni di promozione del loro benessere mediante accompagnamento multidimensionale, al fine di limitare le condizioni di disuguaglianza provocate dalla vulnerabilità e dalla negligenza familiare, che rischiano di segnare negativamente lo sviluppo dei bambini a livello sociale e scolastico.

Il Programma P.I.P.P.I.1 è il risultato di una collaborazione tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Laboratorio di Ricerca e Intervento in Educazione Familiare dell’Università di Padova, con la partecipazione delle Città e degli Ambiti territoriali italiani che hanno aderito alla sperimentazione. Iniziato nel 2011 con la partecipazione di 10 città riservatarie secondo la L. 285/1997, si sono susseguite continue implementazioni: l’anno 2021 ha visto l’avvio della nona edizione (P.I.P.P.I. 9, biennio 2020/22). In totale, nel 2022, con la nona implementazione sono stati coinvolti circa 4.818 bambini e quasi la metà degli ambiti territoriali sociali in 19 Regioni italiane e due Province autonome. Il metodo e le logiche del programma sono stati messi a sistema e diffusi grazie all’approvazione in Conferenza Unificata, nel dicembre 2017, delle Linee di indirizzo nazionali per l’intervento con bambini e famiglie in situazione di vulnerabilità. A partire dal 2019 viene attuato gradualmente sull’intero territorio nazionale grazie alle risorse del Fondo nazionale politiche sociali (FNPS) che ne garantiscono la messa a sistema.

L’evoluzione naturale per il cd. Modello P.I.P.P.I., ovvero l’insieme delle azioni e degli interventi declinati nelle Linee di indirizzo citate, è la definizione di un LEPS finalizzato a rispondere al bisogno di ogni bambino di crescere in un ambiente stabile, sicuro, protettivo e “nutriente”. (Ministero Lavoro, 2021).

Con la Legge di Bilancio 2022 il modello P.I.P.P.I. di Prevenzione dell’allontanamento familiare è effettivamente diventato Livello essenziale delle prestazioni sociali (LEPS), le cui caratteristiche sono indicate nei successivi paragrafi.

Obiettivi

Il LEPS “Prevenzione allontanamento familiare – P.I.P.P.I.” è finalizzato a rispondere al bisogno di ogni bambino di crescere in un ambiente stabile, sicuro, protettivo e “nutriente”, contrastando attivamente l’insorgere di situazioni che favoriscono le disuguaglianze sociali, la dispersione scolastica, le separazioni inappropriate dei bambini dalla famiglia di origine, tramite l’individuazione delle idonee azioni di carattere preventivo che hanno come finalità l’accompagnamento non del solo bambino, ma dell’intero nucleo familiare in situazione di vulnerabilità, in quanto consentono l’esercizio di una genitorialità positiva e responsabile e la costruzione di una risposta sociale ai bisogni evolutivi dei bambini nel loro insieme. Tale livello essenziale intende inoltre garantire:

  • equità di trattamento e pari attuazione dei diritti a bambini e famiglie che vivono in contesti territoriali diversi, pur in un quadro complessivo che valorizza le specificità regionali e la costruzione situata di risposte e approcci innovativi;
  • superamento della frammentazione, delle mancanze di integrazione e cooperazione tra i diversi attori titolari degli interventi, delle rotture nei percorsi di presa in carico e quindi miglioramento della governance complessiva affinché siano garantite azioni realizzate in una logica non settoriale, ma trasversale e unitaria;
  • effettiva prevenzione delle situazioni di trascuratezza e trascuratezza grave, maltrattamento e abuso, tramite azioni progettuali di promozione della genitorialità positiva come di azione tempestiva in caso di rilevazione di esse e quindi di protezione e tutela dei bambini.

 Destinatari

I destinatari del LEPS sono le famiglie in situazione di vulnerabilità, che comprendono genitori con figli conviventi o meno, in età 0-17 anni, con particolare focus sulla fascia 0-6, che siano ancora titolari della responsabilità genitoriale, anche limitata, che sperimentano debole capacità nel costruire e/o mantenere l’insieme delle condizioni (interne e esterne) che consente un esercizio positivo e autonomo delle funzioni genitoriali.

La vulnerabilità è infatti una situazione socialmente determinata da cui può emergere la negligenza parentale o trascuratezza, di forma e intensità diverse, la quale indica la carente capacità di risposta ai bisogni evolutivi dei figli da parte delle figure genitoriali.

Modalità di accesso per i destinatari

Al programma PIPPI si accede per autonoma decisione dei servizi sociali locali che valutano quali sono le famiglie che per le loro caratteristiche possono trarre maggior beneficio dall’introduzione nel loro contesto di vita di dispositivi di valutazione e accompagnamento alla funzione genitoriale.

Le famiglie coinvolte nel Programma PIPPI vengono selezionate fra quei genitori che sperimentano più frequentemente:

  • la povertà educativa (intesa come mancato accesso a risorse e servizi educativi per i figli e per i genitori);
  • la povertà culturale (mancata o debole scolarizzazione, incluso il non raggiungimento dell’obbligo scolastico, analfabetismo funzionale, difficoltà linguistiche, ecc.);
  • la povertà materiale (status socioeconomico basso, mancato o debole accesso al mondo del lavoro e/o perdita del lavoro, con relativa assenza o debolezza e instabilità di salario, abitazioni precarie e/o insalubri, in zone particolarmente svantaggiate);
  • la povertà sociale (mancato accesso a reti sociali formali e informali di supporto, in particolare per nuclei famigliari provenienti dalla migrazione);
  • la povertà sanitaria (condizioni perduranti di malattia fisica o mentale e/o disabilità di alcuni componenti del nucleo familiare, con i conseguenti carichi assistenziali e l’aggravamento dei compiti di cura).

Funzioni svolte

Il programma P.I.P.P.I. deve garantire:

  • la realizzazione di un percorso di accompagnamento volto a garantire a ogni bambino una valutazione appropriata e di qualità della sua situazione familiare, con la relativa progettazione di un piano d’azione unitario, partecipato, sostenibile e multidimensionale e in un tempo congruo, definiti congiuntamente in équipe multidisciplinare con la famiglia;
  • la presenza dell’équipe multidisciplinare responsabile del percorso di accompagnamento e la presa in carico della famiglia, per tutta la durata del programma, assicurando i seguenti elementi chiave:
    • la realizzazione, con la partecipazione dei genitori, del bambino e di tutti gli attori coinvolti, dell’analisi dei bisogni del bambino;
    • la costruzione del Progetto Quadro comprensivo delle azioni in maniera coerente con suddetta analisi;
    • la realizzazione delle azioni progettate attraverso specifici dispositivi di intervento nei tempi definiti;
    • la valutazione del livello di raggiungimento dei risultati attesi in una prospettiva sia rendicontativa (capace di rendere visibile l’agire dei servizi all’esterno) sia trasformativa (capace di innovare e migliorare le pratiche sia dei servizi che delle famiglie).

Modalità operative

Un repertorio coordinato di dispositivi a favore del bambino e dei suoi genitori, finalizzato alla realizzazione del progetto condiviso e realizzato in un arco di tempo definito e in maniera intensiva, produce maggiori esiti positivi sul benessere dell’intero nucleo familiare rispetto ad un insieme di interventi frammentati e distribuiti in un periodo indefinito, non pianificato nella progettazione e non sottoposto a valutazioni periodiche. I dispositivi sono da intendersi come un insieme articolato di interventi attraverso i quali si mette a disposizione un accompagnamento globale e intensivo alla famiglia, finalizzato alla sua emancipazione dall’aiuto istituzionale e alla riattivazione delle sue risorse interne ed esterne, in modo che la famiglia stessa possa gradualmente anche mettere a disposizione di altre famiglie l’esperienza realizzata nel percorso di accompagnamento.

Alcuni dispositivi d’intervento sono di tipo istituzionale, altri invece riguardano le azioni che consentono di valorizzare le risorse ricreative, culturali, sportive, artistiche, spirituali ecc. presenti in un territorio. Si tratta di interventi interdisciplinari orientati alla prevenzione e alla promozione di capacità educative e organizzative delle figure parentali e eventuali altri caregivers e alla costruzione di ambienti sociali a misura di bambino e famiglia, entro un contesto plurale capace di garantire al bambino risposte ai bisogni di crescita, tutela della salute mentale e fisica e adeguata protezione, continuità e stabilità del suo percorso di crescita.

Sono garantiti dispositivi a favore sia dei bambini che delle figure genitoriali; sia di gruppo che individuali; sia di natura formale che informale e che insistono sulle dimensioni psicologiche, sociali, scolastiche, educative e di sostegno alle condizioni di vita.

Tali dispositivi sono:

  • il servizio di Educativa Domiciliare e/o Territoriale, altrimenti definito di Educativa Familiare: è il dispositivo attraverso il quale gli educatori professionali, con specifica formazione sociopedagogica, secondo quanto previsto dalle normative vigenti, sono presenti con regolarità nel contesto di vita della famiglia, nella sua casa e nel suo ambiente di vita, per valorizzare le risorse che là si manifestano e per accompagnare il processo di costruzione di risposte positive (competenze e strategie) ai bisogni evolutivi del bambino da parte delle figure genitoriali in maniera progressivamente più autonoma;
  • la vicinanza solidale rappresenta una forma di solidarietà tra famiglie che ha come finalità quella di sostenere un nucleo familiare attraverso la solidarietà di un altro nucleo o di singole persone in una logica di affiancamento e di condivisione delle risorse e delle opportunità. Si colloca all’interno del continuum delle diverse forme di accoglienza familiare, scegliendo intenzionalmente di valorizzare l’ambiente di vita della famiglia e del bambino, piuttosto che collocare il bambino temporaneamente o per alcune ore della giornata in un’altra famiglia. Si privilegia la dimensione informale dell’intervento e la creazione e/o il potenziamento di reti sociali che potranno continuare ad essere presenti nella vita della famiglia anche dopo la chiusura dell’intervento istituzionale e in cui anche la famiglia che ha fruito dell’intervento potrà mettere a disposizione le risorse maturate grazie ad esso;
  • i gruppi con i genitori e i gruppi con i bambini: la finalità dell’attività in gruppo, grazie alla risorsa rappresentata dal contesto collettivo, è quella di rafforzare e ampliare le abilità relazionali e sociali dei partecipanti e in particolare le capacità dei genitori di rispondere positivamente ai bisogni evolutivi dei figli, secondo quanto è stato condiviso nel Progetto Quadro. Sono invitati all’attività genitori e bambini seguiti dai servizi, sia in iniziative a loro specificamente dedicate, sia all’interno di azioni rivolte a tutte le famiglie promosse nella comunità territoriale in luoghi facilmente accessibili e non stigmatizzanti (incontri in nidi, scuole, Centri per le Famiglie, ludoteche, biblioteche ecc.);
  • il partenariato con i servizi educativi e la scuola: promuovere lo sviluppo dei bambini e delle loro famiglie in una prospettiva di equità e giustizia sociale richiede una proficua collaborazione fra insegnanti, educatori e professionisti dei servizi sociali e sociosanitari. É necessario promuovere occasioni di confronto e formazione sugli approcci, le metodologie e gli strumenti che scuola, servizi educativi e sociosanitari hanno elaborato per valutare e progettare i propri interventi al fine di co-costruire un unico Progetto Quadro per ogni bambino. Questo dispositivo prevede il coinvolgimento della scuola e dei servizi educativi 0-6 anni dalle fasi che precedono l’avvio del percorso di accompagnamento. Il dispositivo adotta una prospettiva inclusiva e si articola in azioni che vedono il coinvolgimento del bambino, della classe e dell’intera comunità educativa o scolastica;
  • il sostegno economico che i Comuni/Inps erogano alle famiglie, in particolare attraverso la misura dell’Assegno di Inclusione, rappresenta una forma di contrasto alla povertà e alla deprivazione economica, abitativa, lavorativa, educativa in cui si trovano numerose famiglie in situazione di vulnerabilità. Esso va garantito all’interno del Progetto quadro di cui sopra, nella prospettiva dei Patti di inclusione sociale (Ministero Lavoro, 2021).

Professionalità coinvolte

La composizione dell’équipe si determina in funzione dei bisogni del bambino, secondo un criterio “a geometria variabile”, per cui si prevede un gruppo costante di professionisti (équipe di base), che individua tra i propri componenti un responsabile del percorso con la famiglia, e da una serie di professionisti e di altre figure che si possono aggiungere di volta in volta e a seconda della situazione (équipe allargata). La composizione dell’équipe di base prevede la presenza di:

  • i componenti della famiglia (bambino e figure genitoriali);
  • assistente sociale;
  • educatore professionale;
  • psicologo.

Laddove necessario, l’équipe allargata è arricchita dalla presenza di ulteriori componenti:

  • professionisti dell’area sanitaria (in primis pediatra) e psicoterapeutica/psichiatrica/neuropsichiatrica che lavorano stabilmente con il bambino (psicologo, neuropsichiatra infantile se ha in cura il bambino e/o ne valuta periodicamente le competenze, ad esempio, per la certificazione di disabilità o di DSA ecc.);
  • educatore/i dei nidi o insegnante/i della scuola frequentata dal bambino;
  • eventuali altri professionisti che lavorano stabilmente con il bambino e/o con le sue figure genitoriali (operatore di riferimento del Centro diurno, professionisti dell’area della disabilità, nel caso di disabilità del bambino o di un componente della famiglia, curante del Ser.D. o del servizio di salute mentale per adulti, il medico di famiglia ecc.);
  • persone (professionisti e non) appartenenti alla comunità di riferimento della famiglia (area del volontariato e dell’associazionismo sportivo, culturale, educativo, ricreativo ecc.).

Secondo la prospettiva multidisciplinare, i professionisti di area psicologica/neuropsichiatrica/psichiatrica e altri specialisti della terapia e riabilitazione, eventualmente coinvolti sulla base di bisogni specifici di tale natura di bambini e/o genitori, sono componenti dell’équipe in tutte le fasi del percorso di accompagnamento del bambino e della sua famiglia. Essi sono corresponsabili della costruzione e della valutazione del Progetto Quadro. Le attività svolte nell’area psicologica/neuropsichiatrica/psichiatrica o da parte di altri servizi specialistici concorrono, in coerenza con le altre azioni programmate, al conseguimento degli obiettivi condivisi nel Progetto Quadro. I dispositivi d’intervento costituiscono l’insieme delle azioni con le quali realizzare il Progetto Quadro condiviso nell’équipe multidisciplinare.

All’interno dell’équipe i diversi professionisti:

  • integrano i loro punti di vista per analizzare in forma completa e approfondita i bisogni e le potenzialità del bambino e per progettare in maniera condivisa gli interventi che possano rispondervi in maniera pertinente, in base alle competenze e agli strumenti del proprio specifico bagaglio professionale;
  • dedicano attenzione alla costruzione delle condizioni e delle opportunità che possano favorire la reale possibilità dei genitori e dei bambini, anche se piccoli, di essere attivamente partecipi nei processi valutativi e decisionali che li riguardano;
  • verificano, attraverso l’analisi dei risultati, se l’intervento ha ottenuto i risultati desiderati e lavorano alla comprensione dei fattori relazionali, metodologici e organizzativi che hanno permesso il raggiungimento di tali risultati.

Costi per i destinatari

Il servizio è gratuito. Non ci sono costi per i beneficiari.

Finanziamenti

Con il riconoscimento del modello P.I.P.P.I. come LEPS, la sperimentazione verrà estesa virtualmente a tutti gli ambiti territoriali a valere sulle risorse del PNRR, del FNPS e, successivamente, a valere anche sulle risorse del PON Inclusione.

Il Fondo Nazionale Politiche Sociali (FNPS) ha stanziato 4 milioni annui per ognuno degli anni 2021, 2022, 2023. Dal 2024 i finanziamenti dovrebbero salire a 15 milioni annui a cui dovrebbero aggiungersi altre risorse (15 mln) del PON inclusione.

Le risorse più significative arrivano dal PNRR a valere sul progetto dell’area M5C2 – Investimento 1.1.1. “Sostegno alle capacità genitoriali e prevenzione della vulnerabilità delle famiglie e dei bambini”, cui sono destinati 84,5 milioni di euro.

La linea di attività PNRR relativa al sostegno alle capacità genitoriali e alla prevenzione della vulnerabilità delle famiglie e dei bambini (1.1.1), è finalizzata ad estendere il Programma di Intervento e Prevenzione dell’Istituzionalizzazione (P.I.P.P.I.) e ha l’obiettivo di rafforzare i servizi di assistenza sociale per sostenere la capacità genitoriale e i bambini e le famiglie che vivono in condizione di fragilità e vulnerabilità, al fine di ridurre o evitare il rischio di allontanamento dei bambini e adolescenti dal proprio nucleo familiare.

Con le risorse del PNRR sono stati finanziati 400 progetti degli Ambiti territoriali sociali in tutta Italia (da realizzare nel triennio 2022-2024) che hanno ricevuto 211.500 euro ognuno. L’obiettivo è di seguire, in tre anni, 4.000 nuclei familiari (Ministero Lavoro, 2022).

Gli Ambiti territoriali sociali eventualmente mancanti possono essere finanziati con le risorse del FNPS in modo tale da coprire sostanzialmente tutto il territorio nazionale. Il Fondo nazionale politiche sociali 2021-2023 prevede uno stanziamento annuo per P.I.P.P.I. di 3.937.500 euro che è in grado di finanziare ogni anno 63 Ambiti territoriali sociali con un contributo di 62.500 euro annui a cui si aggiunge un 20% di finanziamento garantito dalla Regione o dall’ATS coinvolto.

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