Migranti senza dimora: l’impatto nei sistemi di accoglienza in Italia
Roberta Pascucci | 6 Maggio 2020
Lo scorso Febbraio 2020, fio.PSD ha diffuso tra i suoi soci una indagine su “Migranti Senza Dimora: le risposte dei servizi di accoglienza in Italia” con l’obiettivo di comprendere e approfondire gli effetti che il fenomeno migratorio e le recenti normative in materia di sicurezza e accoglienza dei migranti possono avere sui servizi rivolti alle persone senza dimora, nonché per riflettere su criticità e proposte di miglioramento del sistema attuale.
La correlazione tra l’essere senza dimora e l’essere cittadino straniero è stata rilevata già 5 anni fa dall’Indagine Istat (2015) che ci diceva che in Italia gli stranieri rappresentano quasi il 60% delle 50.724 persone senza dimora stimate, con un incremento di quasi il 10% tra la rilevazione del 2011 e quella del 2015. Ma dopo il 2015, anno in cui sono notevolmente aumentati i flussi migratori a causa dei conflitti in Africa e in Medio Oriente, è diventato necessario approfondire come hanno risposto i servizi per persone senza dimora in termini di accoglienza.
In quest’articolo presentiamo i primi risultati raccolti attraverso il questionario inviato telematicamente ad organizzazioni pubbliche e del privato sociale che in tutto il territorio nazionale offrono servizi di supporto e accoglienza alla grave marginalità adulta (senza dimora)1. Si tratta di organizzazioni territoriali che conoscono bene anche il circuito dell’accoglienza rivolta ai cittadini stranieri (CAS, Cara, Siproimi…) e che quindi hanno potuto rispondere al questionario.
L’indagine, è bene precisarlo, si inserisce in un più ampio studio comparativo promosso da Feantsa e Fondation Abbe Pierre per indagare la condizione di vita di rifugiati e richiedenti asilo in nove Paesi europei. Nel Dicembre 2019, un numero speciale della Newsletter Feantsa intitolata “Migration and Homelessness” metteva proprio in risalto la difficile condizione di vita che asylum seekers e refugees si trovano spesso ad affrontare. Le loro esigenze sono spesso simili a quelle della popolazione senza dimora più in generale, ma aggravate dalle loro esperienze specifiche. Ecco perché nel questionario la prima parte è stata dedicata ai sistemi di accoglienza per migranti richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, due figure presenti anche negli altri Paesi europei. La seconda parte invece si è concentrata sull’accoglienza dei migranti presso i servizi per persone senza dimora, in particolare a partire dal 2015, anno in cui sono notevolmente aumentati i flussi migratori. Infine, nella terza parte sono stati considerati gli impatti dei sistemi di accoglienza sulle condizioni di vita dei migranti.
I principali risultati
All’indagine hanno partecipato 41 organizzazioni, di cui circa il 90% appartenenti al privato sociale e in particolare cooperative sociali (39%), fondazioni (24%), associazioni (15%), enti ecclesiastici (12%). Il restante 10% si divide equamente tra enti privati ed enti pubblici. Le organizzazioni sono attive su tutto il territorio nazionale e questo rappresenta un valore aggiunto della rete fio.PSD che, in occasione delle sue survey, riesce a raccogliere dati e informazioni da più aree del paese. In questo caso, la maggior parte delle organizzazioni rispondenti ha sede nel Nord-Est (41,5%) e nel Nord-Ovest (31,7%), seguite da strutture collocate nel Sud e Isole (14,6%) e nel Centro (12,2%). Hanno aderito all’indagine grandi città come Milano, Roma, Torino, Bologna, Napoli, Bari, ma anche città di medie dimensioni come Catania, Padova, Trieste, Trento, Verona, Savona, Pescara.
Per quanto riguarda l’articolazione del sistema di accoglienza per richiedenti asilo emerge come i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) siano la principale risposta: l’88% degli enti intervistati ha dichiarato che gli asylum seekers vivono nei CAS, il 76% ha indicato i SIPROIMI (il nuovo Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati introdotto dalla L. 132/2018), il 19% i Centri straordinari di prima accoglienza, il 17% gli HUB e infine il 10% i Centri di Accoglienza Richiedenti Asilo (CARA). Tuttavia, secondo la maggior parte degli enti, il SIPROIMI non riesce a rispondere adeguatamente alle richieste di accoglienza di persone adulte richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, soprattutto se portatori di una condizione di vulnerabilità fisica o psichica. Il rapporto annuale SPRAR-SIPROIMI (2018)2 riporta come tra i beneficiari di accoglienza nel sistema SIPROIMI ci sia un numero rilevante di persone con vulnerabilità, in particolare vittime di violenza e tortura, persone con problemi di disagio mentale, con necessità di assistenza domiciliare, sanitaria specialistica e prolungata, vittime di tratta, disabili anche temporanei, donne sole in stato di gravidanza, migranti LGBT. La dimensione della salute psico-fisica dei migranti rappresenta infatti un ulteriore elemento di difficoltà nel momento in cui, come sostiene per esempio una organizzazione di Bologna, “le fragilità etnopsichiatriche trovano difficile presa in carico nel sistema sociosanitario nazionale” e può accadere che “le persone più vulnerabili, con problemi psichici e/o dipendenze, vengono espulsi dai progetti e si ritrovano in strada e accolti nei servizi di bassa soglia”.
Il 51% delle organizzazioni intervistate ha raccontato che i titolari di protezione internazionale possono beneficiare di strategie di accompagnamento diversificate. Queste includono anche interventi di supporto abitativo, come ad esempio i progetti di accoglienza diffusa basati sul modello Housing First-Housing Led, promossi a Trieste, e contributi di sostegno all’affitto erogati ai beneficiari o contributi ad hoc, come a Bologna.
I migranti nei servizi per persone senza dimora
La seconda parte del questionario aveva lo scopo di cogliere l’impatto dei migranti sui servizi per le persone senza dimora, inclusi gli effetti indiretti delle recenti modifiche normative in materia di sicurezza e migrazione3.
La maggioranza degli enti intervistati (93%) ha risposto che effettivamente, dal 2015 ad oggi, il numero delle persone senza dimora, in strada e nei servizi, è aumentato a seguito dell’aumento dei flussi migratori. Tra questi, un terzo (33%) ha stimato un aumento del 20%4 delle persone senza dimora a partire dal 2015 ed il 28% un aumento di oltre il 20%. La connessione tra i due mondi risulta significativa. Se si considera che la quasi totalità delle organizzazioni dichiara che i recenti decreti Minniti e Salvini abbiano avuto effetti sulla condizione dei migranti, in particolare, sulla loro condizione di persone senza dimora, possiamo osservare come i servizi per le persone senza dimora svolgano un importante ruolo sociale nel supporto a cittadini fragili che vengono da percorsi migratori difficili.
Il questionario infatti ha previsto una serie di domande per comprendere alcune caratteristiche (condizione giuridica) dei migranti senza dimora presenti nei servizi: per il 90 % delle strutture intervistate si tratta di persone fuoriuscite dall’accoglienza per aver terminato tutto l’iter di protezione internazionale, sia esso andato a buon fine o meno; per l’80% di titolari o ex titolari di protezione umanitaria5, per il 66% di richiedenti asilo diniegati ma con ricorso in atto, per il 63% da revocati dall’accoglienza ma con un titolo ancora valido, per il 51% da irregolari con permesso umanitario da convertire, per il 51% da richiedenti asilo, per il 36% da titolari di protezione sussidiaria, infine per il 32% da beneficiari di protezione internazionale. Se invece si fa riferimento alle condizioni personali, il 57% degli enti intervistati dichiara che nei servizi per senza dimora trovano accoglienza i migranti vulnerabili psichici e fisici, il 36% indica i neomaggiorenni (ex MSNA), il 32% i migranti ex detenuti o con procedimenti penali in corso, il 12% le donne, il 10% i nuclei monoparentali, il 7% i nuclei familiari, infine il 4% migranti LGBTQIA. In alcuni casi, con un rapporto di 1 a 30 nell’arco di un anno – transitano presso i servizi per persone senza dimora anche persone ex richiedenti asilo con una condizione giuridica irregolare.
Per le donne migranti, alcune organizzazioni raccontano che le problematiche sono maggiori rispetto agli uomini, perché legati al rischio di sfruttamento sessuale e di tratta, mentre ad esempio gli intervistati nel territorio pratese segnalano che esistono strutture che prendono in carico donne con minori, e secondo l’esperienza di alcune strutture nel bolognese le donne “riescono a sfruttare a pieno le opportunità offerte dai servizi”.
Si tratta dunque di un gruppo di persone con fragilità importanti e percorsi di vita complessi che portano con sé, come dichiarato dagli enti, bisogni abitativi, di tutela legale, di accoglienza notturna, superamento di barriere linguistiche e sostegno all’integrazione sociale, ma anche soddisfacimento di bisogni primari (igiene, vitto, vestiario) e sostegno psicologico e sanitario.
Uscire dalla condizione di senza dimora per un migrante può voler dire affrontare problemi molto complessi sia a livello burocratico che sociale. L’ostacolo maggiormente indicato dalle organizzazioni che hanno risposto al questionario è la mancanza del permesso di soggiorno, seguito dalla difficoltà di ottenimento dei documenti. Altre difficoltà ricorrenti, secondo gli intervistati, sono la difficoltà nell’inserimento nel mercato del lavoro e le scarse qualifiche professionali, nella ricerca di un’abitazione, a cui si aggiunge spesso la mancata conoscenza della lingua italiana e la debolezza o totale assenza di una rete sociale e amicale sul territorio. Un intervistato parla di “circolo perverso”: mancanza di iscrizione anagrafica e domicilio6, mancanza di rinnovo documenti, impossibilità a trovare lavoro regolare, …”.
Impatti e valutazione dei sistemi di accoglienza
Nell’ultima parte dell’indagine, abbiamo chiesto agli enti di esprimere una valutazione su quali siano gli impatti sociali del sistema di accoglienza sulla vita dei migranti. Il 43,9% degli intervistati valuta come insufficienti i sistemi di accesso al sistema della salute, sia fisica che mentale, contro il 36,6% che li ritiene sufficienti e un residuale 19,5% che invece li valuta come buoni. Per quanto riguarda invece l’accesso a scuola dai bambini, il 47,2% ritiene che i sistemi di accoglienza in questo campo siano sufficienti e il 40% che siano buoni, contro l’11,4% che invece li considera insufficienti. I sistemi di accesso ai diritti umani fondamentali, come ad esempio l’istruzione, il lavoro, la previdenza sociale, sono considerati insufficienti dal 47% delle organizzazioni, contro un 40% che li ritiene sufficienti e il 12,5% buoni. Infine, secondo la metà degli intervistati (50%) i sistemi integrazione sociale dei migranti sono insufficienti, mentre il 37,5% li valuta sufficienti e il 12,5% buoni.
Infine, abbiamo chiesto di provare a descrivere sinteticamente, anche per parole chiave, il sistema di accoglienza per migranti. Nella grande maggioranza dei casi si tratta di opinioni connotate negativamente, ad esempio viene considerato “lungo e poco orientato alla promozione cioè all’accompagnamento dell’autonomia”, ricorre la valutazione che sia “emergenziale”, “inadeguato” e “assistenziale”, mentre viene osservato che “un’accoglienza fatta bene, con personale preparato, è vantaggiosa per i territori di riferimento e genera ricchezza a tutto tondo”.
Conclusioni
L’indagine che abbiamo presentato offre spunti importanti, per comprendere la situazione dei migranti nei diversi sistemi di accoglienza. Dalle risposte delle organizzazioni intervistate è emerso che:
- i sistemi di accoglienza per richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale hanno recentemente subito delle modifiche, che sono andate ad impattare sul target che può averne accesso, tuttavia con risultati contraddittori soprattutto nei confronti dei migranti con fragilità e vulnerabilità;
- su alcuni territori si è tuttavia riusciti a dare avvio a progettualità di sostegno e inclusione abitativa, sia sul modello Housing First-Housing Led sia con contributi economici per la casa;
- il rafforzamento e l’importanza dei servizi per senza dimora nel fornire supporto e accoglienza ai migranti viene testimoniata dagli intervistati stessi, impegnati quotidianamente su questo fronte;
- i migranti sono infatti portatori di bisogni diversificati, anche molto specifici, e hanno di fronte ostacoli molto complessi, che difficilmente possono essere superati senza il supporto delle organizzazioni impegnate sui territori;
- tuttavia, gli enti intervistate hanno restituito considerazioni scettiche circa la capacità di risposta e gli impatti sociali che i sistemi di accoglienza hanno sulle vite dei migranti.
Tutto il sistema di accoglienza complessivamente inteso ha dunque di fronte una sfida importante rappresentata dalla domanda di accoglienza e inclusione dei migranti.
- Il questionario è stato tradotto e adattato al contesto italiano grazie al contributo di Anita Adamo, referente in fio.PSD per le Politiche migratorie, e assistente sociale presso la Caritas di Ragusa.
- Ministero dell’Interno, Cittalia Fondazione ANCI, Rapporto annuale SPRAR-SIPROIMI 2018
- Ci riferiamo ai D.L. n. 13/2017 convertito in legge 46/2017, c.d. Decreto Minniti, il D.L. 113/18 convertito in legge 132/2018 e il D.L. 53/2019 convertito in legge 77/2019 c.d. “Decreti Sicurezza”
- La stima è avvenuta chiedendo di considerare il rapporto migranti senza dimora su popolazione senza dimora già presente nei servizi.
- Anche Amnesty International (2019) segnala che l’uscita delle persone con permesso di soggiorno per motivi umanitari, non più rinnovabile dopo l’entrata in vigore del DL 113/2018, espone questi migranti a situazioni di indigenza e grave emarginazione sociale ed economica. Amnesty International Italia, (2019) I sommersi dell’accoglienza. Le conseguenze del Decreto Legge 113/2018 sul sistema di accoglienza italiano.
- Il problema della mancata iscrizione anagrafica dei migranti viene sollevato anche da altre organizzazioni, in particolare riferito ai richiedenti asilo, cfr. Osservatorio NAGA, (2019) Senza (s)campo – Lo smantellamento del sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati. Un’indagine qualitativa; Per un commento tecnico cfr. ASGI, (2019), L’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo.