Perché un Manifesto per la Voce delle persone con disabilità?


Alberto Fontana | 11 Febbraio 2020

“Vorrei vivere … come dico io! Insieme agli altri, in bellezza e responsabilità.”

 

Così inizia il nostro “Manifesto”: il Manifesto di Ledha per la Voce delle persone con disabilità. Si tratta di un auspicio, di un’intenzione in cui possono ritrovarsi molte persone, senza e con disabilità. È questo un punto di arrivo e di partenza nella storia del nostro movimento associativo. L’occasione sono i 40 anni di vita di Ledha, il nostro compleanno che abbiamo festeggiato il 19 settembre 2019. L’elaborazione e la redazione del nostro Manifesto è stata una occasione per riflettere su quanto siamo stati in grado di realizzare e, nello stesso tempo, per guardare alle sfide di oggi e di domani.

Non crediamo sia scontato affermare, a grande voce, che le persone con disabilità sono prima di tutto persone, senza niente di meno e niente di più delle altre, e condividono aspirazioni e desideri profondi propri dell’umanità.

Lo affermiamo in un momento particolare della storia, dove il rispetto dei diritti delle persone sembra arretrare mentre sale la stanchezza, dentro e fuori le nostre associazioni. Ancora oggi le persone con disabilità faticano più delle altri a partecipare, anche solo a raggiungere i luoghi della vita sociale. Ancora oggi non sono protagoniste non solo della propria vita, ma dell’esercizio dei diritti fondamentali.

Per questo motivo abbiamo immaginato nel nostro manifesto di potere vivere, certo,  però come lo diciamo noi, ma insieme agli altri in bellezza e responsabilità.

Noi, persone con disabilità, vogliamo vivere bene: abbiamo gli stessi diritti delle altre persone e dobbiamo poter godere delle stesse opportunità e delle stesse responsabilità di cui godono tutti. Oggi non è ancora così.

Quello che chiediamo in fondo è semplice: vivere come gli altri.

 

Noi, persone con disabilità che viviamo in Lombardia, rivendichiamo il diritto di poter vivere e partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, con la stessa libertà di scelta di tutti. Oggi non è ancora così.

Le politiche, i servizi e le risorse dedicate alle persone con disabilità devono rispettare la nostra volontà e i nostri progetti. Oggi non è ancora così.

Vogliamo poter scegliere dove e con chi vivere e di poter contare su tutta l’assistenza e la cura di cui abbiamo bisogno, senza per questo rischiare di essere vittime di segregazione. Oggi non è ancora così.

 

Segregazione è una parola molto particolare. Dopo tanto tempo l’abbiamo rimessa la centro delle nostre riflessioni, ricerche1, attenzioni. Ci siamo accorti che è ancora un grosso pericolo: ci siamo accorti che molti fra noi vivono separati ed esclusi dal resto della società. Nessuno la chiama più per nome, la segregazione, ma continua ad essere una realtà anche nelle nostre comunità. Sempre più diffusa.

Vogliamo che l’intera società sia accessibile, considerando le nostre esigenze e caratteristiche: vogliamo poter utilizzare tutti i servizi e tutti gli spazi destinati al resto della popolazione, senza incontrare ostacoli. Oggi non è ancora così.

 

Quarant’anni fa, anche solo parlare di barriere architettoniche, era difficile. Oggi è certo più facile. Esistono tante leggi che dovrebbero evitare alle persone con disabilità di “rimanere fuori” per via di una scala o per l’impossibilità di comunicare: peccato che siano disattese, anche nelle nostre città, anche nella nostra regione. Noi riprenderemo, con ancora maggior forza le azioni di proposta e di denuncia per rendere sempre più accessibile i luoghi dove viviamo e che vogliamo frequentare. La questione sarà forse passata di moda, ma non è per nulla risolta. Le strade e le piazze, le scuole e gli uffici, i bar e i ristoranti continuano a non essere accessibili e noi dobbiamo invitare tutti, con e senza disabilità, a denunciare questa situazione, a considerarla non più tollerabile. Perché noi, oggi come quarant’anni fa, vogliamo continuare a cambiare e a migliorare il mondo.

Per raggiungere questi obiettivi vogliamo fare la nostra parte, impegnando le nostre risorse e tutte le nostre energie, senza spendere più di quanto sia giusto e previsto dalla legge per accedere ai servizi di cui abbiamo bisogno e diritto. Oggi non è ancora così.

 

Siamo persone e cittadini, parte integrante e attiva di questa società: quando è possibile non esitiamo a dare il nostro contributo, anche economico, per i servizi che noi riceviamo. Ma non è né giusto né legittimo che le istituzioni ci sottraggano le risorse che sono necessarie al nostro presente e anche al nostro futuro. Come capita, ad esempio, ogni volta in cui alle persone che vivono nelle residenze viene sottratto tutto il loro patrimonio, impedendo anche solo di immaginare di poter vivere in un altro luogo, che si possa sentire maggiormente come casa propria. Li abbiamo letti tutti i regolamenti dei servizi sociali della nostra regione: anche questo significa fare la nostra parte. Leggiamo le leggi, le delibere e le determine, per poter rispondere a tutte le persone che si rivolgono a noi chiedendo giustizia, di essere considerati e trattati come dovrebbero essere trattate e considerate tutte le persone. Per adempiere a questo compito abbiamo bisogno di tempo, energie e competenze, di persone che possano spendere la loro vita in questo servizio. Questa è la ragione per cui la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità impone agli Stati di sostenere le associazioni rappresentative delle persone, come Ledha. Oggi, non è ancora così. Nei quarant’anni che abbiamo alle spalle il lavoro di Ledha è stato sempre autopromosso, autofinanziato, con le quote associative, le donazioni, i progetti.

 

Tutti i diritti umani devono essere, semplicemente, rispettati, da ogni persona, da ogni organizzazione e da ogni istituzione.

 

È un principio semplice. È un diritto che non deve essere più affermato, ma solo rispettato: non c’è nulla che possiamo dare ancora per scontato.

Questo è il motivo per cui oggi proponiamo il nostro Manifesto per la Voce delle persone con disabilità.

 “Vogliamo, per tutti, nessuno escluso, una vita degna;

Vogliamo, per tutti, nessuno escluso, una vita buona;

Vogliamo, per tutti, nessuno escluso, una vita bella.

Nulla su di noi, senza di noi!”.

 

 

NdR: Ledha sta elaborando una proposta di legge regionale sulla vita indipendente, chiaramente ispirata al Manifesto. Su LombardiaSociale.it ne vengono anticipati i contorni. A breve sarà presentata una proposta di articolato.

  1. Si veda su welforum.it.