Promuovere la partecipazione giovanile: uno strumento formativo per youth worker
Alessandro MartelliIlaria Pitti | 15 Gennaio 2019
Politiche giovanili e partecipazione
Nel momento stesso in cui si accede ad una prospettiva di politiche giovanili – così come accade del resto per ogni area di policy – l’attenzione a bisogni, diritti e potenzialità di uno specifico target si sviluppa in una dinamica fra due poli: la domanda e l’offerta; la società civile e il potere istituzionalmente costituito. Nel caso qui in questione, tra giovani e mondo adulto.
Questo genera dunque una relazione complessa, ambivalente, non di rado contraddittoria ed anche conflittuale. Si può dire che in ciò stia la difficoltà, variamente declinata e a diverso grado di intensità, che caratterizza il quadro delle politiche giovanili, soprattutto quando esse attribuiscano particolare importanza alla promozione di partecipazione e cittadinanza attiva nella popolazione giovanile.
Prescindendo qui, solo per ragioni di spazio, dall’estrema eterogeneità che si manifesta all’interno di ciò cui per brevità ci si riferisce in termini di ‘popolazione giovanile’, è opportuno ricordare come nel corso del tempo si siano definite tre immagini prevalenti di essa: i giovani come ‘problema’, prima ad apparire e non ancora scomparsa dal registro del discorso pubblico e dei provvedimenti di policy; i giovani come ‘vittime’, cioè come soggetti particolarmente colpiti dagli effetti più negativi della globalizzazione e delle trasformazioni socio-economiche della società contemporanea; i giovani come ‘risorsa’, cioè come elementi centrali da sostenere e su cui investire per assicurare alla società nel suo insieme un futuro di sviluppo e di democrazia. Le ultime due immagini sono il frutto dell’elaborazione più recente in tema di condizione giovanile e si affiancano l’una all’altra nelle retoriche istituzionali e socio-culturali.
Per quanto concerne ciò che emerge dal variegato mondo giovanile, da un lato si registra un ampio ventaglio di pratiche e di significati di tipo partecipativo che esorta ad aggiornare gli schemi interpretativi legati ad aspetti più formali, convenzionali e/o tradizionali, dall’altro si conferma la relazione ‘pericolosa’, spesso caratterizzata da sospetti e conflittualità, che si stabilisce tra giovani e adulti. Questa pertanto appare raramente lineare e simmetrica, nonostante sembri difficilmente eludibile soprattutto nella prospettiva di un piano di politiche giovanili alimentato da una volontà istituzionale.
Una via che apre margini promettenti di mediazione appare quella dello youth work, in cui le pratiche adottate e la riflessività che le accompagna sembrano poter ridurre la distanza tra giovani e adulti/istituzioni, certamente senza la pretesa di annullarla, né di depurarla dalle logiche di distribuzione di potere che inevitabilmente la caratterizzano.
Lo youth work e la partecipazione giovanile
Nel contesto anglosassone, il termine youth work va a delineare un insieme vasto e variegato di attività sociali, culturali, ricreative, educative e politiche sviluppate per e con i giovani da parte di attori istituzionali o del volontariato sociale (Williamson 2007). Basato su un modello di apprendimento informale e non convenzionale, lo youth work assume forme specifiche e diverse di paese in paese: nell’ambito europeo si affiancano realtà, come il Regno Unito e la Germania, dotate di modelli formalmente istituzionalizzati e realtà, come l’Italia o la Spagna, in cui lo stesso concetto di youth work appare ancora scarsamente diffuso sia a livello di discorsi istituzionali sia sul piano delle politiche pubbliche (Chisholm et al. 2011).
Anche nei paesi in cui la tradizione dello youth work risulta meno consolidata esiste, tuttavia, una serie di pratiche e istituzioni che possono essere ad esso ricondotte. Per quanto concerne l’Italia, parlare di youth work significa innanzitutto guardare ad una serie di attività educativo-ricreative organizzate e gestite (in collaborazione o meno con le istituzioni) da attori del Terzo Settore al di fuori del contesto scolastico (Morciano 2015). Si fa riferimento, per esempio, ai doposcuola, alle attività ludiche organizzate, ai progetti educativi informali destinati a bambini e giovani promossi, per esempio, da associazioni di volontariato, gruppi non formali (come i centri sociali), parrocchie, moschee, servizi ed enti pubblici. Queste attività, ricondotte frequentemente sotto il termine di “animazione socio-educativa”, possono essere coordinate da operatori ed educatori professionisti, ma anche da volontari: gli youth worker, appunto.
Alcuni studi recentemente condotti sullo youth work suggeriscono l’idea che esso possa costituire uno strumento fondamentale per educare i giovani alla cittadinanza attiva. Concependo la partecipazione come esperienza di interazione tra il ‘mondo dei giovani’ e il ‘mondo degli adulti’, queste ricerche (Chisholm et al. 2011) sottolineano come lo youth work possa aiutare i giovani a diventare cittadini attivi sostenendo sia la loro autonomia (libertà di scelta, auto-efficacia) sia le loro capacità relazionali (dialogo, empatia, capacità di negoziazione). In linea con questa prospettiva, altre analisi hanno suggerito che lo youth work possa favorire la partecipazione giovanile poiché, operando a metà tra l’obiettivo del sistema socio-istituzionale di preservare se stesso e le aspirazioni dei giovani al cambiamento, sarebbe in grado di ridurre la distanza tra i giovani e le istituzioni (Percy-Smith 2006).
Nonostante queste potenzialità, gli attori dell’animazione socio-educativa appaiono ancora scarsamente supportati da risorse e strumenti in grado di renderli consapevoli ed orientarli nel loro ruolo di promotori della partecipazione civico-politica dei giovani. Prendendo atto di questa carenza, il progetto Horizon 2020 Partispace, sulla base delle attività di ricerca già descritte su Welforum qui, ha elaborato un training module sulla partecipazione giovanile destinato agli attori dell’animazione socio-educativa.
Training module sulla partecipazione giovanile per youth worker
Il progetto Partispace ha cercato di ampliare le conoscenze sulla partecipazione giovanile prestando attenzione all’interazione tra youth policies e pratiche giovanili a livello nazionale, europeo e locale, ai contesti e agli obiettivi della partecipazione giovanile, alla molteplicità delle forme di coinvolgimento civico e politico sviluppate per, con e da i giovani, ai significati che i giovani e chi lavora con i giovani attribuiscono al concetto di partecipazione. Partendo dall’assunto che il concetto di ‘partecipazione giovanile’ descriva un fenomeno molto più variegato di quello comunemente proposto dai discorsi pubblici e dalle politiche istituzionali, il progetto ha gettato luce sulla incredibile varietà di azioni e attività che i giovani ‘vivono’ come partecipazione, problematizzando i confini tra coinvolgimento e non coinvolgimento, tra sfera pubblica e sfera privata, tra vita quotidiana e politica.
Sulla base di questi risultati è stato elaborato uno strumento formativo destinato a tutti gli attori dell’animazione socio-educativa che siano interessati ad avviare un percorso di formazione e riflessione sulla partecipazione giovanile in dialogo con le forme e i significati di coinvolgimento civico e politico che i giovani stessi propongono ed elaborano attraverso le loro pratiche partecipative.
Lo strumento formativo prende il nome di training module on youth participation e si configura come un percorso diviso in otto unità volte ad esplorare una serie di elementi, modalità e dinamiche della partecipazione giovanile in prospettiva riflessiva e critica.
Scritto in un linguaggio accessibile e scaricabile liberamente dal sito del progetto Partispace, lo strumento si sviluppa in relazione a quattro principali obiettivi formativi:
- Sostenere una riflessione sulla varietà degli stili e degli spazi della partecipazione giovanile;
- Promuovere consapevolezza sui fattori biografici e di contesto che favoriscono o limitano i processi partecipativi giovanili;
- Favorire una riflessione critica sulle dinamiche di potere, controllo e autorità nelle attività partecipative giovanili;
- Sviluppare una riflessione sugli adulti e i professionisti dei servizi sociali e formativi come attori della partecipazione giovanile.
In relazione a tali obiettivi, ciascuna delle unità problematizza e stimola riflessioni rispettivamente: sul concetto di partecipazione (giovanile), sul ruolo di ‘partecipante’, sulle dinamiche di potere e la democraticità dei contesti partecipativi, sul rapporto tra azione politica e azione sociale nella partecipazione giovanile, sui processi di apprendimento e sviluppo emergenti nei contesti educativi, sul rapporto tra partecipazione, comunità e senso di appartenenza e, infine, sul ruolo degli adulti e dei ‘professionisti’ della partecipazione giovanile.
In rapporto a ciascuno di questi temi vengono proposti esempi, esercizi pratici e domande utili a incoraggiare auto-riflessioni, ma anche dialoghi e interazioni. Lo strumento formativo è, infatti, pensato in modo da poter essere usato sia individualmente che in gruppo e dà pieno accesso ad una serie di materiali di ricerca, dati originali e pubblicazioni prodotte nell’ambito del progetto Partispace.
Tali materiali rispondono ad un’idea della ricerca scientifica come attività dalle immediate ricadute pratiche; in grado, cioè, di rendersi immediatamente spendibile, fruibile e utile non solo in termini di policy recommendations destinate ai legislatori, ma anche in forma di strumenti offerti ai singoli cittadini ed operatori.