Combattere la povertà

Un libro di Cristiano Gori


Emanuele Ranci Ortigosa | 2 Novembre 2020

Questo articolo è stato pubblicato anche su LombardiaSociale.it

 

 

Welforum.it ha scelto di non farsi carico della rassegna e del commento dei volumi che via via escono sulle politiche e i servizi sociali, perché la selezione sarebbe delicata e perché altri fanno questo servizio. Abbiamo fatto rare eccezioni per alcuni volumi scritti, su temi per noi centrali, dai diretti responsabili e dai più stretti collaboratori di welforum, ritenendoli contributi che approfondiscono e rafforzano il messaggio e i contenuti di analisi e valutazione che proponiamo.

 

In questa selezione entra ora il libro di Cristiano Gori, Combattere la povertà1, di recentissima pubblicazione, che offre un apporto tanto alla storia del welfare nel nostro paese che all’analisi delle politiche, e può rappresentare anche un buon strumento didattico. Per di più tratta del contrasto alla povertà, tema centrale per il nostro welfare, per welforum, e anche per me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È un testo particolare, credo unico nelle pubblicistica italiana, che riflette l’approccio dell’autore, sempre a cavallo fra teoria e pratica, esperto di scienza sociale applicata al welfare, imprenditore di policy, come Gori ama definirsi2.

Nell’introduzione al volume3 Gori espone con grande chiarezza che questo volume “si colloca in una terra di mezzo tra il saggio e il diario, ed è stato scritto coniugando l’esperienza vissuta in prima persona con le mie competenze di studioso (…). La prospettiva impiegata è quella del mio coinvolgimento diretto nei fatti illustrati, in qualità di ideatore e coordinatore scientifico dell’Alleanza contro la povertà in Italia (…), un’aggregazione arrivata a comprendere 39 realtà (associazioni, attori del terzo settore, sindacati, rappresentanze di Comuni e regioni) che, in questi anni è stata la poverty lobby italiana, cioè la coalizione sociale che ha rappresentato le istanze dei poveri presso la politica. Tale soggetto è stato costituito nel 2013 e io ne sono stato il coordinatore scientifico dalla nascita sino alla fine del 2019, quando ho deciso di concludere la mia esperienza al suo interno”.

 

Il volume inizia con la ricostruzione del rapporto tra povertà e politica nei due decenni del ‘2000, una fase cruciale della storia del welfare italiano, che rappresenta lo scenario entro il quale la vicenda specificamente trattata si colloca. Segue la presentazione dell’Alleanza contro la povertà, della sua composizione, dell’importante esperienza di advocacy da essa realizzata. I capitoli centrali presentano poi dettagliatamente le vicende negli anni considerati dal punto di vista dei diversi soggetti politici, istituzionali e sociali implicati nei processi decisionali e delle loro interazioni, evidenziando i modelli radicalmente differenti di elaborazione di una riforma visti all’opera, quello condiviso impiegato per il Rei e quello accentrato utilizzato per il Rdc, concentrandosi poi sul come, entro questi diversi processi,  si è arrivati ad assumere le scelte più significative.

 

Particolarmente originale e significativo l’approfondimento successivo dedicato agli aspetti delle politiche contro la povertà rivelatisi particolarmente ostici da trattare e l’excursus sulle retoriche utilizzate per promuovere le misure presso l’opinione pubblica. Conclude il volume un capitolo di aggiornamento dedicato al Rdc, subentrato al Rei.

Il libro offre un apporto contenutistico significativo a chi per ragioni professionali o per propria sensibilità si occupa di welfare e di politiche sociali. Offre insieme un contributo metodologico a chi, come studioso o come attore, si interessa di implementazione di politiche pubbliche. L’esposizione è sempre chiara, dettagliata ma insieme sintetica, senza dispersioni, adatta quindi ai vari utenti indicati. Lo schema di analisi e valutazione che si ripete sui diversi temi trattati e la forma espositiva possono anche sembrare troppo schematiche e talora troppo rigide e anche semplificatorie, ma ritengo che questo apporti chiarezza e sia funzionale al compito che l’autore si è assunto con questo libro, oltre che al suo tipico approccio a questioni e problemi, orientato non alla discussione astratta, ma a trarre insegnamenti puntuali utilizzabili anche operativamente. A tal fine vengono da lui trattate con analoga attenzione sia le operazioni di successo che quelle non riuscite, cercando di cogliere ed esporre le ragioni dell’esito.

 

Fra gli insegnamenti di valore generale ne ricordo due, che ritrovo confermati anche nella mia esperienza. L’esigenza che una proposta di riforma trovi riscontro nel contesto storico, non sia espressa solo in termini di valori di riferimento e di contenuti generali, ma sia declinata anche nella sua traduzione in essere, in termini di contenuti specifici, di processi e operazioni. Un ulteriore requisito è quello di essere in grado di raccogliere un sostegno culturale e sociale tale da darle, anche grazie a una efficace comunicazione pubblica, capacità di pressione verso le istituzioni competenti e le forze politiche che le gestiscono. Occorre anche costruire le alleanze accettando opportune mediazioni che comunque non snaturino ne svuotino la proposta, e accettare che certe questioni siano insolubili, nel contesto politico e dell’alleanza in costruzione e arrendersi allora, cercando di accantonarle.

Sono di tal natura, per l’autore, e anche per me, proposte anche più che valide e fondate che comportino togliere qualcosa a qualcuno: se “le vittime”, vere o presunte, sono all’interno di una organizzazione, questa li difenderà ad oltranza per non perdere associati, se sono disperse cercheranno un protettore. A meno che siano i più marginali e miseri: ma di questi dovrà l’alleanza del caso farsene carico, per non smentire l’intera proposta. Per fare un esempio cito che fra il 2014 e il 2016 abbiamo elaborato come Irs e Cap di Modena e pubblicizzato su Prospettive Sociali e Sanitarie4 e un affollato convegno l’unica proposta di riforma dell’insieme delle nostre politiche sociali costruita in quegli anni. In essa esponevamo anche l’impianto generale del suo finanziamento, che dati i vincoli di bilancio allora considerati irremovibili, comportava una riconsiderazione e redistribuzione di erogazioni economiche in atto palesemente inique. Preoccupati delle possibili reazioni abbiamo previsto di risarcire quanti subivano penalizzazioni anche se ben giustificate dal ricevere essi significativi benefici grazie a risorse pubbliche, pur godendo le loro famiglie di buone e talora ottime condizioni economiche. Ma questo escamotage non era bastato a ridurre sospetti e resistenze. Gori non è incappato in questo stesso problema, ma in altri analoghi, e ha tematizzato correttamente questo forte ostacolo per la riforma del nostro welfare che molti criticano come iniquo e da cambiare in molte sue componenti, purchè non si tocchino i loro protetti.

 

Voglio concludere con un’annotazione personale. Nel lavoro di Cristiano Gori mi sono ritrovato e ho apprezzato una forte assonanza con l’impostazione e il lavoro dell’Irs, in termini di pensiero e di proposte attente alla realtà e a quanto in essa si può effettivamente perseguire e operare per migliorare la condizione sociale di quanti in essa vivono. L’incontro con lui anni fa e l’esperienza di lavoro fatta insieme penso abbia riscontrato e alimentato questo comune sentire e il prosieguo di varie forme di collaborazione.

 

È disponibile a questo link un video della presentazione del volume organizzata dall’editore.

  1. Editori Laterza, Bari, 2020
  2. Scrive Gori: “Viene definito «imprenditore di policy» chi mira a realizzare un cambiamento delle politiche pubbliche combinando in maniera originale problemi, soluzioni e opportunità politiche. Lo contraddistingue uno sforzo energico nell’elaborare proposte in tal senso e nel promuoverne il recepimento da parte di chi decide. Per farlo collabora con altri nelle sedi in cui si compiono le scelte riguardanti le politiche pubbliche e nei contesti esterni che, in vari modi, le possono influenzare. La sua attività si fonda dunque sull’impiego di varie risorse per promuovere l’innovazione, sull’elaborazione di soluzioni ritenute adatte ai diversi problemi, sulla costruzione e sull’animazione di reti tra i soggetti a vario titolo coinvolti nell’auspicata realizzazione di queste idee”.
  3. È disponibile qui, su cortese autorizzazione dell’editore, un ampio stralcio
  4. Ranci Ortigosa E., Mesini D. (2016, a cura di), “Costruiamo il welfare dei diritti”, Prospettive Sociali e Sanitarie, n.2