La sostenibilità è sociale, ambientale ed economica


Liina Carr | 14 Gennaio 2020

La rivista on line Social Europe, ha pubblicato il 16 dicembre 2019 un interessante articolo firmato da Liina Carr, segretaria confederale dell’ETUC, la Confederazione europea dei sindacati, sul tema della sostenibilità sociale, ambientale ed economica, attualmente tema chiave di ogni discorso politico in Europa. Lo proponiamo ai lettori di Welforum in italiano.

 

Il principio “prima di tutto la sostenibilità” dovrebbe diventare il filo conduttore che unifica tutte le azioni dell’Unione Europea. Le recenti azioni promosse dai Fridays for Future e dalla Extinction Rebellion hanno concentrato l’attenzione sul tema dei cambiamenti climatici, ma occorre ricordare che il tema della sostenibilità non riguarda solo l’ambiente. Nel promuovere il tema della giustizia climatica, i sindacati europei richiedono anche una profonda trasformazione dell’economia, una “giusta transizione” (nei documenti europei si fa sempre più spesso riferimento proprio alla Just Transition)  capace da un lato di muovere rapidamente nella direzione della riduzione delle emissioni e dall’altra di proteggere i lavoratori coinvolti nella transizione energetica: l’Europa infatti non sarà in grado di raggiungere un futuro sostenibile se migliaia di persone verranno espulse dal mercato del lavoro.

 

La Confederazione europea dei sindacati ha accolto con favore il documento strategico “Green Deal per l’Europa” della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, pubblicato l’11 dicembre 2019, ma a condizione che questo riesca ad integrare tutte le dimensioni della sostenibilità: il pilastro sociale, quello economico e quello ambientale. Per andare in tale direzione il Green Deal dovrebbe essere accompagnato da un budget e da un piano di investimenti significativo perché solo così sarà nella condizione di poter raggiungere gli obiettivi climatici raccomandati dalla scienza: occorre dunque che si possano mobilitare fondi nuovi, non riallocare quelli esistenti. Il Piano inoltre dovrebbe attribuire priorità alla prospettiva della giustizia sociale attraverso una effettiva implementazione del Pilastro Europeo dei diritti sociali e degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, che dovrebbero costituire il fondamento della politica dell’UE

 

“La sostenibilità prima di tutto” dovrebbe essere il filo conduttore che unifica tutte le azioni dell’UE e nel promuovere le azioni volte a mitigare l’impatto sociale di un’economia a emissioni zero si ritiene sia essenziale, in ogni fase del processo decisionale, il coinvolgimento effettivo di tutte le parti sociali in campo. La Confederazione europea dei sindacati è convinta che un’economia sostenibile possa creare buoni posti di lavoro in molti settori, ma sarebbe un errore trascurare le sfide e i rischi insiti nella transizione verde. Una transizione giusta significa creare le condizioni affinché i governi, i sindacati e i datori di lavoro possano lavorare insieme per anticipare e gestire il cambiamento.

 

Le sfide poste dal percorso di transizione variano tra regioni e settori, alcuni dei quali sono senz’altro più sensibili al cambiamento perché ne risentiranno in maniera più marcata: tra di essi in particolare vi sono evidentemente l’industria mineraria e l’industria automobilistica. Come procedere dunque? Occorre, secondo i sindacati, da un lato arrivare gradualmente alla eliminazione dei sussidi erogati a produzioni che danneggiano l’ambiente, e dall’altro reindirizzare i finanziamenti strutturali e sociali (FSE e FESR) messi in campo dalla UE nella direzione della riqualificazione e riprofessionalizzazione dei lavoratori e della creazione di posti di lavoro verdi. In tale contesto i sindacati avranno evidentemente un ruolo chiave nella preparazione e nella rappresentazione e tutela dei lavoratori in transizione.

La politica climatica europea dovrebbe inoltre prevedere la revisione delle condizioni commerciali internazionali, e promuovere e sostenere i circuiti economici locali a filiera corta, promuovendo inoltre azioni volte ad evitare il trasferimento delle produzioni al di fuori dell’Europa. La gestione degli impatti sociali della transizione energetica deve essere implementata attraverso un approccio integrato in tutti i settori coinvolti a partire dalla fase di progettazione a quella di attuazione delle politiche.

 

Un passo essenziale nel percorso da avviare per muovere nella direzione di una società sostenibile sta nel coinvolgimento dei lavoratori rafforzando gli strumenti del dialogo sociale e valorizzando il diritto di informazione, consultazione e partecipazione dei lavoratori a tutti i livelli. Attraverso la promozione e il sostegno alla contrattazione collettiva la UE può favorire la transizione verso  un’economia verde e luoghi di lavoro sostenibili grazie alla partecipazione attiva dei sindacati e dei lavoratori. Il settore manifatturiero è la base dell’economia europea e va preservato attraverso una coerente strategia industriale dell’UE a sostegno dello sviluppo sostenibile. Le nuove tecnologie svolgeranno un ruolo importante nella trasformazione dell’industria, e i lavoratori dovranno avere voce in capitolo nella loro introduzione.

Un ulteriore tassello fondamentale risiede nel ruolo giocato dal rafforzamento dei servizi pubblici e dei sistemi di protezione sociale, snodi chiave dello sviluppo sostenibile. La Confederazione europea dei sindacati ha invitato la UE a correggere le sue regole fiscali, con una specifica attenzione al Patto di stabilità e crescita, perché diventi possibile promuovere e sostenere la crescita degli investimenti in infrastrutture sostenibili e lo sviluppo della protezione sociale.

Gli Stati membri per parte loro dovrebbero introdurre nella loro azione politica percorsi di valutazione di impatto volti a garantire una equa distribuzione dei costi delle politiche di decarbonizzazione evitando che vadano a pesare su alcune categorie, penalizzando i cittadini più vulnerabili, ad esempio in conseguenza di un aumento dei costi energetici, che significherebbe una crescita delle disparità sociali. Il New Deal verde deve considerare la disuguaglianza sociale come una priorità. Non possiamo permettere che l’emergenza climatica si trasformi in un’emergenza sociale.

 

Questo articolo è stato pubblicato già su European Commission’s Social Agenda (link diretto all’articolo) e su Social Europe.