Un’agenda sociale per il nuovo governo


Stefano Lepri | 2 Settembre 2019

Il governo giallorosso si troverà ad affrontare diverse sfide di ordine sociale oltre a quelle – pur decisive e di cui si parla prevalentemente – di rilancio delle imprese, degli investimenti e dell’occupazione. Esse andranno considerate con la stessa determinazione e lungimiranza, perché non esiste un prima e un dopo tra sviluppo e coesione. Ecco in sintesi alcune (non certo esaustive) priorità sociali.

 

Assegno unico per i figli, per sfidare l’inverno demografico attraverso uno strumento semplice, continuativo, equo e maggiormente dotato rispetto a quelli (complicati, saltuari, iniqui e di valore limitato) oggi previsti. Sull’assegno unico per i figli (ho presentato un disegno di legge nel 2014, rilanciato da tutto il PD nel 2018) oggi si riscontra una quasi totale convergenza dei partiti, delle associazioni e dei sindacati. La volontà politica dunque c’è, ma gli va data priorità. Inoltre, si dovrebbe semplificare il sistema di sostegni per l’infanzia e l’adolescenza, attraverso una dote unica spendibile per servizi.

 

Anziani cronici non autosufficienti. Occorre rendere l’assistenza a domicilio fruibile con gli stessi sostegni economici oggi previsti per la residenzialità. C’è quindi necessità di riconoscere una quota sanitaria per gli interventi domiciliari per la cronicità, nonché il valore dei caregiver. In generale, serve un nuovo impianto che unifichi e semplifichi le diverse misure (comunali, regionali, nazionali) oggi previste e valorizzi le responsabilità familiari.

 

Disabilità: debbono essere garantite, soprattutto entro i bilanci delle aziende sanitarie, le risorse per diffondere progressivamente gli interventi domiciliari, residenziali e diurni, a integrazione delle risorse personali, familiari, degli enti locali e regionali. Vanno messe a sistema, in tutto il Paese, le tante buone pratiche.

 

Invalidità: serve rivedere e semplificare l’intero impianto degli interventi risarcitori e assistenziali a favore delle persone con invalidità e con disabilità sensoriale, anche prevedendo un aumento degli assegni.

 

Minori: abbiamo bisogno di una potente azione di contrasto alla povertà educativa, con una maggiore selettività territoriale e capacità inclusiva in contesti di normalità. Vanno rilanciati i programmi di educativa territoriale, di bassa soglia e di prevenzione, specie nelle periferie e da troppo tempo sacrificati. Le leggi su affido e adozioni sono molto buone ma occorre applicarle meglio e in modo uniforme in tutt’Italia.

 

Immigrazione: oltre alla fondamentale azione di contrasto ai trafficanti di esseri umani, servono flussi annuali programmati, corridoi umanitari, permessi di soggiorno per ricerca lavoro attraverso forme di sponsor, accordi di redistribuzione tra Paesi europei e seri programmi per il rimpatrio assistito. Stop alle grandi e medie strutture; l’accoglienza deve passare attraverso un sistema diffuso, anche fatto da famiglie e da enti di terzo settore.

 

Lavori di comunità: serve un grande e innovativo programma nazionale che consenta a persone non più in grado di rientrare nel mercato del lavoro, ai lavoratori in cassa integrazione, ai giovani in servizio civile e ad altre categorie di persone di svolgere attività a servizio della loro comunità, però andando oltre al fallimentare modello degli LSU.

 

Contrasto alla povertà: Reddito d’inclusione e reddito di cittadinanza, pur in parte diversi, hanno entrambi l’obiettivo di ridurre la povertà. Si apre ora soprattutto una fase applicativa, che consentirà di migliorare il funzionamento evitando il rischio di comportamenti opportunistici.

 

Terzo settore: serve completare i decreti della nuova legge, ma soprattutto vanno date gambe alle tante nuove misure previste. Per sprigionare davvero le preziose energie della società civile italiana.

 

Servizi sociali dei Comuni: vanno potenziati, specie al Sud, costruendo una rete autonoma ma anche più capace di collaborare e riprodurre buone pratiche.

 

In generale, in tutti i comparti, occorre un Governo che governi e che non si preoccupi solo di proporre cambi alle leggi. Serve una relazione costante e positiva con le Regioni e gli Enti locali. In Italia ci sono anche buone leggi, insieme a una formidabile rete di risorse umane e materiali. Manca piuttosto una forte regia sociale, che generi un circuito virtuoso e moltiplicatore. Appunto, un Governo come guida relazionale. La sensibilità sociale di PD e Cinque stelle può, in questo senso, portare buoni frutti.