Sostenere il risparmio familiare per combattere le disuguaglianze in istruzione
Lezioni dalla ricerca valutativa
Davide AzzoliniLoris Vergolini | 25 Novembre 2024
Ogni anno, i dati statistici certificano in modo inesorabile che l’Italia si colloca tra gli ultimi paesi europei come percentuale di laureati. Questo record negativo è in parte dovuto ai grandi divari sociali che esistono nella partecipazione scolastica e formativa. Tra i giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni con genitori laureati, la probabilità di ottenere una laurea è cinque volte superiore a quella dei coetanei con genitori che hanno bassi livelli di istruzione (67,1% contro 12,8%).
I problemi non si limitano al livello post-secondario. L’Italia ha un record storico negativo anche in termini di abbandono scolastico a livello secondario. Questo fenomeno si è ridotto significativamente negli ultimi anni, ma non per tutti. Nel 2023, il tasso di early school leavers per i figli di genitori con bassi livelli di istruzione era 15 volte superiore a quello riscontrato tra i figli di laureati (23,9% contro 1,6%). Ma le criticità non finiscono qui. Oltre all’abbandono scolastico, dobbiamo affrontare anche il tema della dispersione implicita, ovvero il mancato raggiungimento dei livelli minimi di apprendimento, dove le origini sociali continuano a pesare in modo rilevante.
Uno dei fattori in grado di spiegare questi ampi divari è di natura economica: riguarda, cioè, la diversa disponibilità di risorse patrimoniali, finanziarie o materiali da parte delle famiglie. Diversi studi dimostrano che la ricchezza familiare influisce sull’istruzione dei figli, indipendentemente dal reddito da lavoro, dal tipo di occupazione e dal livello di istruzione dei genitori. Disporre di risorse economiche permette alle famiglie di sostenere i costi dell’istruzione e di accedere a risorse educative di qualità, nel breve termine, e di pianificare con maggiore serenità gli investimenti, nel lungo termine. L’aumento della disuguaglianza di ricchezza registrato in Italia negli ultimi anni non fa ben sperare per il futuro.
È necessaria una riflessione sul rinnovamento degli strumenti di diritto allo studio. Questi, nonostante siano previsti in Costituzione, presentano, nella pratica, varie limitazioni e sono poco finanziati, soprattutto a livello secondario. I programmi di risparmio incentivato possono rappresentare uno strumento in grado di integrare le misure esistenti. Vediamo di cosa si tratta e cosa sappiamo sulla loro efficacia, analizzando le esperienze internazionali e alcuni progetti pilota in Italia1.
I programmi di risparmio incentivato per l’istruzione
I programmi di risparmio incentivato per l’istruzione, noti nel contesto nordamericano come Children’s Savings Accounts (CSA) o Child Development Accounts (CDA), offrono alle famiglie con redditi bassi l’accesso a un conto di risparmio dedicato all’istruzione dei figli. In genere, le famiglie partecipanti sono incentivate a risparmiare piccole somme, le quali vengono poi moltiplicate per un fattore variabile (un match rate), alla condizione che siano destinate a spese per l’istruzione.
Negli Stati Uniti, il numero di minori con un CSA è in continua crescita: è passato da 313mila a quasi 6 milioni tra il 2016 e il 2023. Uno dei primi CSA valutati con metodi rigorosi è stato il programma SEED OK implementato in Oklahoma, che offre alle famiglie di 1.000 dollari e un moltiplicatore sui risparmi. La valutazione di questo e di altri programmi ha mostrato risultati positivi su esiti di breve termine quali i risparmi familiari dedicati ai figli e le aspirazioni educative dei genitori. Tuttavia, non esiste ancora evidenza sugli effetti a lungo termine, inclusi gli esiti a livello universitario (immatricolazione e risultati accademici), poiché i beneficiari di questi programmi, spesso attivati alla nascita, stanno solo ora raggiungendo l’età per potersi iscrivere all’università.
Programmi di risparmio incentivato sono attivi anche in Paesi come Singapore, Canada e Israele. Il caso canadese è particolarmente interessante: diversamente dagli Stati Uniti, dove esistono molteplici e differenti esperienze locali, in Canada il risparmio incentivato è parte integrante della politica federale per il diritto allo studio. I Registered Education Savings Plans (RESP) permettono alle famiglie di accumulare risparmi esenti da tassazione per l’istruzione dei figli e sono supportati da contributi aggiuntivi sotto forma di tassi di interesse più elevati o contributi a fondo perduto per le famiglie con redditi più bassi.
In Europa, esperienze comparabili sono limitate. L’unica eccezione è stata, per qualche anno, il Regno Unito, dove era stato introdotto il Child Trust Fund per tutti i nuovi nati, con un deposito iniziale del governo variabile in base al reddito familiare. Dal 2010 però questo programma è stato sostituito dai Junior Individual Savings Accounts, i quali non prevedono più finanziamenti statali progressivi. Di conseguenza, si rivelano vantaggiosi soprattutto per le famiglie benestanti, che hanno maggiore capacità di risparmio.
Le esperienze italiane di Percorsi e WILL
In Italia, due sperimentazioni rilevanti sono Percorsi e WILL – Educare al Futuro. Entrambi i programmi sono portati avanti da organizzazioni del terzo settore e sono destinati a famiglie a basso reddito e offrono un moltiplicatore dei risparmi condizionati all’utilizzo del denaro per spese legate all’istruzione.
Il programma Percorsi, promosso dalla Fondazione Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, incentiva il risparmio per supportare gli studi universitari di studenti delle scuole superiori provenienti da famiglie con ISEE fino a 15.000€. Alle famiglie viene chiesto di risparmiare dai 5 ai 50€ mensili su un conto dedicato, con un limite di 2.000€ in sei anni. Il risparmio se speso per l’università, e per due per le spese scolastiche durante le superiori. Tra le voci di spesa autorizzate dal programma figurano tasse, trasporti, pasti, libri, PC/internet, affitto, cartoleria. Il contributo massimo del programma per le spese universitarie, nel caso in cui una famiglia riesca a risparmiare 2.000€, ammonta a 8.000€, che aggiunti ai 2.000€ risparmiati, costituisce una cifra complessiva sufficiente a coprire le spese collegate al percorso di laurea almeno per quanto riguarda il primo ciclo per uno studente in sede. Accanto al conto di risparmio, gli studenti sono tenuti a frequentare un corso di educazione finanziaria. Il programma Percorsi è stato oggetto di uno studio randomizzato controllato, il quale ha mostrato che i soggetti del gruppo di trattamento hanno riportato tassi di iscrizione all’università nettamente più elevati (+8,7 punti percentuali) rispetto ai soggetti del gruppo di controllo. Effetti positivi si sono riscontrati anche sulla regolare prosecuzione degli studi universitari al secondo e al terzo anno (rispettivamente +8,9 e + 11,3 punti percentuali). L’efficacia è risultata particolarmente accentuata per gli studenti provenienti da istituti professionali (+20,5 e +27,4 punti percentuali rispettivamente sulle iscrizioni al primo e al secondo anno).
La seconda sperimentazione italiana è WILL – Educare al futuro, un progetto collaborativo tra vari enti del Terzo Settore attivi a Torino, Firenze, Teramo e nel Sud della Sardegna, finanziato dall’ Impresa Sociale Con i Bambini, Fondazione Compagnia di San Paolo (Torino), Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Fondazione di Sardegna, Fondazione TERCAS (Teramo). La sperimentazione (2019-2024) punta a contrastare la dispersione scolastica incentivando il risparmio per studenti di 10-11 anni provenienti da famiglie con ISEE fino a 17.500€ (l’ISEE medio dei partecipanti è 5.800€). Il programma prevede l’apertura gratuita di un salvadanaio digitale, con risparmi settimanali tra 1 e 6€ fino a un massimo di 1.000€ in quattro anni, con un moltiplicatore pari a quattro. Anche in questo caso le cifre ottenute possono essere utilizzate solo per spese scolastiche. Inoltre, il programma offre supporto educativo, orientamento e istruzione finanziaria. Analogamente a Percorsi, anche WILL è stato valutato tramite uno studio randomizzato controllato. Sebbene lo studio sia ancora in corso, quattro risultati preliminari meritano di essere evidenziati. In primo luogo, grazie all’incentivo, le famiglie risparmiano di più per i figli, senza riportare effetti negativi su spese essenziali quotidiane, quali ad esempio bollette, affitto, spese per alimenti. In secondo luogo, durante i mesi di chiusura delle scuole dovuta al Covid, gli studenti partecipanti hanno potuto acquistare più frequentemente rispetto al gruppo di controllo dispositivi tecnologici essenziali per partecipare pienamente alla didattica a distanza. In terzo luogo, tra i genitori con redditi più bassi, si è osservato un forte incremento dell’aspettativa che i figli concludano con successo gli studi secondari. Infine, sempre tra le famiglie con redditi più bassi, gli studenti hanno riportato una probabilità significativamente più alta di ottenere un voto elevato (superiore a nove) all’esame di Stato conclusivo del primo ciclo.
Considerazioni conclusive e sfide future
I programmi di risparmio per la scuola possono affiancare e potenziare gli attuali strumenti di diritto allo studio, contribuendo a integrare e sostenere l’azione di contrasto alla povertà educativa. I programmi presi in esame si distinguono dalle classiche forme di supporto finanziario, come le borse di studio, per due caratteristiche principali.
In primo luogo, diversamente dai benefici per il diritto allo studio universitario, concessi generalmente solo all’iscrizione all’università e quindi successivi alla scelta di proseguire gli studi, i programmi di incentivazione al risparmio mirano a incoraggiare un’attivazione precoce delle famiglie. Creando e rafforzando le aspettative positive tra i genitori, questi programmi contribuiscono indirettamente a promuovere un atteggiamento favorevole all’istruzione anche tra i bambini, aumentando così la fiducia dell’intera famiglia nella sostenibilità di percorsi educativi a lungo termine.
In secondo luogo, questi programmi pongono delle condizionalità nell’utilizzo dei benefici monetari, che non sono sempre previste dalle misure di diritto allo studio. Questo approccio si basa sull’idea che vincolare le risorse a specifici obiettivi sia più efficace per sostenere l’investimento formativo, rispetto alla concessione di una completa libertà nell’utilizzo dei risparmi.
Le sperimentazioni pilota in Italia, come i progetti Percorsi e WILL – Educare al Futuro, hanno mostrato risultati promettenti, tra cui un aumento delle performance scolastiche, delle aspettative educative dei genitori e della partecipazione universitaria. Tuttavia, questi risultati richiedono ulteriori conferme per valutare la sostenibilità degli effetti, il potenziale di scalabilità e i possibili limiti di tali interventi. Attualmente, in Italia sono in corso altre iniziative simili. Tra queste possiamo citare il Contributo per il sostegno agli studi post diploma in provincia di Trento, destinato al livello post-secondario, e WILL Torino e PUOI-Percorsi Opportunità Istruzione destinati all’istruzione secondaria. L’analisi congiunta di queste esperienze potrà offrire spunti importanti per consolidare lo stato della conoscenza sull’efficacia dei programmi di risparmio per la scuola nel nostro Paese.
- Il presente contributo si basa sul Documento di Valutazione n. 17 realizzato dagli autori per l’Ufficio Valutazione Impatto del Senato della Repubblica