Dal RdC all’AdI: l’esperienza di Padova


Sonia MazzonAnna Piasentini | 24 Novembre 2023

Il primo obiettivo strategico durante la fase transitoria dal Reddito di Cittadinanza (RdC) all’Assegno di Inclusione/Supporto per la Formazione e il Lavoro messo in campo dall’Ambito di Padova1 è consistito nel governare la transizione anziché subirla. Fin dalla Legge di Bilancio 2023, che anticipava importanti modifiche in ambito di RdC, si è cercato di capire come “mettere in protezione” le persone che avrebbero perso il reddito, che non avrebbero avuto accesso ad altre misure e non sarebbero state in grado di ricollocarsi nel mondo del lavoro2.

Le persone beneficiarie RdC presenti in Piattaforma GePI se erano già in carico agli Assistenti Sociali del territorio continuano ad essere seguiti da questi, mentre quelle non conosciute e mai state in contatto con i servizi sociali territoriali vengono prese in carico dall’equipe multidisciplinare RdC composta, oltre che dagli assistenti sociali, da 3 educatori, 4 psicologi del lavoro e 1 operatore del mercato del lavoro.

Dal mese di febbraio 2023, considerata l’imminente riforma della misura RdC e la conseguente esclusione di una parte dei beneficiari, si è valutato di svolgere in maniera intensiva i colloqui con tutti i beneficiari presenti in GePI non conosciuti dai servizi sociali. I primi colloqui sono stati svolti dagli assistenti sociali e da tutti i componenti dell’equipe multidisciplinare RdC, considerata la carenza di personale legata all’elevato turn over. Da questi primi colloqui è emerso come la maggior parte di queste persone non sapesse dell’esistenza dei servizi sociali e non fosse consapevole dei benefici a cui aveva diritto. Si tratta in particolare di persone che presentano problematiche sanitarie importanti, a riprova del fatto che il disagio economico influisca sulla cura della salute, a fortissimo rischio di scivolamento in povertà, lavoratori precari o stagionali e comunque con stipendi molto bassi.

In particolare sono stati realizzati:

  • Circa 600 primi colloqui individuali (da febbraio a ottobre 2023), anche da parte degli psicologi del lavoro;
  • Invii al servizio sociale nei casi più complessi, tipicamente legati a condizioni abitative precarie;
  • Attivazione di numerosi laboratori di gruppo finalizzati all’orientamento e al supporto per la ricerca attiva del lavoro.

La seconda modalità con la quale si è cercato di proteggere le persone che avrebbero perso il RdC è stata l’individuazione di persone in carico esclusivamente al Centro per l’Impiego (CpI), in situazione di vulnerabilità, coinvolti nei Progetti Utili alla Collettività (PUC), attraverso una specifica procedura strutturata con il CpI. In particolare, il CpI trasmette l’elenco dei candidati individuati ai servizi sociali che effettuano una verifica sulla residenza e sulla eventuale presa in carico pregressa. Alla presenza di Anpal, Anpal Servizi, servizi sociali del Comune ed Ente gestore incaricato al monitoraggio dei PUC, il CpI convoca presso la propria sede i candidati in gruppi di circa 15-20 persone per un incontro informativo volto a far conoscere i progetti in corso. Al termine dell’incontro di gruppo, la persona si reca presso il proprio case manager del CpI per inserire il PUC nel Patto di servizio e per fissare come azione il primo appuntamento con i servizi sociali (educatore/assistente sociale RdC se si tratta di persone già in carico ai servizi sociali oppure operatore dell’Ente gestore PUC per gli utenti non conosciuti né già presi in carico). Nel successivo colloquio di approfondimento si procede, infine, con l’abbinamento a un progetto.

Questa modalità di lavoro ha permesso di intercettare numerose persone non conosciute dai servizi sociali (158 persone su 374 candidati ai PUC) e, se necessario, di effettuare la presa in carico sociale tramite il trasferimento dei casi dal CpI ai servizi sociali. È altresì emerso come i beneficiari, in carico sia ai servizi sociali sia al CpI, non fossero consapevoli della conclusione del RdC dopo la settima mensilità né avessero ipotizzato come proseguire. Il tentativo è stato proprio quello di coinvolgere più persone possibili per informarle e dare loro una possibilità di presa in carico.

Altri due strumenti, entrambi connessi alla valorizzazione dei legami e delle relazioni con cittadini, operatori e servizi, hanno permesso all’Ambito di Padova di gestire in modo efficace questo tempo complesso di transizione. Il primo strumento è rappresentato dall’istituzione di una Cabina di regia tra INPS, CpI e Comune, a cui ha partecipato anche l’Assessora al Sociale del Comune di Padova. Tra gli obiettivi perseguiti dalla Cabina di regia vi sono:

  • Evitare il “rimpallo” delle persone da un servizio all’altro, costruendo una comunicazione forte ed efficace tra servizi, anche attraverso l’identificazione di uno specifico referente per ognuno dei servizi in gioco;
  • Definire i criteri per l’invio al CpI o ai servizi sociali;
  • Evitare un invio indiscriminato di tutte le persone con RdC sospeso ai servizi sociali;
  • Condividere giornalmente i dati a disposizione dei diversi servizi.

Il secondo strumento è rappresentato dall’equipe socio-lavorativa, attraverso la cui intensa attività sono stati svolti numerosi colloqui singoli, effettuati scambi continui con il CpI, avviati percorsi formativi e di socializzazione, e i tirocini di inclusione sociale. 

In conclusione, la strategia di intervento adottata dall’equipe si è pertanto focalizzata su alcune azioni, che hanno agito da “paracadute”:

  • Aggancio dei beneficiari per un supporto e accompagnamento al lavoro, con la partecipazione ai laboratori di gruppo e ai colloqui individuali di orientamento e consulenza;
  • Avvio dei tirocini di inclusione sociale, con priorità di accesso a chi avrebbe perso il RdC o lo perderà a partire da gennaio 2024;
  • Utilizzo delle ulteriori risorse finanziarie di cui l’Ambito dispone: da diversi anni la Regione Veneto ha avviato percorsi di attivazione sociale e lavorativa delle persone in percorsi di volontariato o formativi e lavorativi, attraverso il cd. RIA (Reddito Inclusione Attiva) di Sostegno e RIA di Inserimento;
  • Contatto quotidiano con il CpI su situazioni che presentano elementi di fragilità e invio ai servizi sociali;
  • Coinvolgimento dei servizi sociali nei casi di maggior complessità emersi in nuclei presi in carico dal CpI partecipanti ai PUC ed intercettati anche grazie al ruolo svolto dall’Ente gestore PUC.

Da ultimo, preme sottolineare quanto la misura abbia permesso di intercettare numerose situazioni complesse, vulnerabili non conosciute dal servizio sociale, in un certo senso divenute “visibili” e quindi potenzialmente destinatarie di interventi integrati e multidisciplinari.

Rimane aperto l’interrogativo sulla possibilità di continuare ad utilizzare le risorse del Fondo Povertà anche per i cittadini in carico al CpI, destinatari di Supporto per la Formazione e il Lavoro e portatrici di bisogni socio-assistenziali complessi. 

  1. Ambito VEN 16, composto da 29 Comuni, per un totale di circa 500 mila abitanti. Padova è il Comune capofila di Ambito.
  2. Per altre esperienze vedi anche: Dal RdC all’AdI: l’esperienza di CISSABO e Dal RdC all’AdI: l’esperienza di Rho