Chi fa cosa, e dove, per le persone migranti?

M-App, la mappa georeferenziata dei servizi


Giovanna Marconi | 15 Luglio 2021

Nonostante l’accento mediatico e politico sia incessantemente posto sull’emergenza, gli sbarchi, la presunta invasione, la dichiarata volontà di bloccare, contenere o vietare l’arrivo e l’inserimento di nuovi migranti, chi si occupa davvero di integrazione e di promozione della coesione socio-spaziale a livello locale sa bene che l’Italia è un paese dove ormai l’immigrazione è un fenomeno strutturale, la multiculturalità un dato di fatto in moltissime città – grandi o piccole che siano – le pari opportunità e il “vivere insieme nelle differenze” un risultato perseguito con perseveranza e fatica, passo dopo passo, da costellazioni di attori (pubblici, del terzo settore e del vasto mondo del volontariato) che portano avanti progetti, iniziative e sperimentazioni, ma anche pratiche ormai consolidate che, a volte, hanno la capacità di mettersi a sistema, di essere istituzionalizzate e/o entrare a far parte di politiche territoriali e di welfare ordinarie.

 

Una delle condizioni di base, tanto ovvia quanto indispensabile, per fare rete e provare a trasformare queste costellazioni di servizi e attori in sistemi capaci di dialogare e condividere esperienze e risorse, è conoscere “chi fa cosa” nel proprio territorio d’azione. Conoscenza che, però, non è affatto da dare per scontata. Questo articolo presenta M-APP: Migranti APP, la mappatura georeferenziata dei servizi alle persone migranti in cinque città metropolitane italiane, realizzata nell’ambito di CapaCityMetro-ITALIA,1 un progetto di ricerca-azione finalizzato a rafforzare le capacità di operatori e amministratori dei territori metropolitani che si occupano di immigrazione, mettendo loro a disposizione strumenti operativi e promuovendo occasioni di confronto che facilitino la conoscenza del quadro complessivo dei servizi esistenti e lo scambio alla pari di saperi e pratiche. Oltre alla mappatura, infatti, il progetto ha promosso workshop partecipativi, forum virtuali di scambio permanente, azioni innovative sperimentali e “Pratiche per territori inclusivi”, la prima Scuola Itinerante su migrazioni e spazi urbani in Italia.

 

M-App: perché, per chi

Il potenziale di integrazione tanto di una grande città quanto di un piccolo comune dipende in larga parte dal capitale territoriale che ivi si attiva per dare risposte ai bisogni emergenti di società in continuo cambiamento. Lasciate alla discrezionalità e alla buona volontà di operatori dei servizi pubblici e del privato sociale, la propensione e le capacità di promuovere l’integrazione delle persone migranti appaiono profondamente diverse da un contesto urbano all’altro. Sono innumerevoli le iniziative locali sperimentate in Italia negli ultimi tre decenni per ridurre i conflitti, mediare, garantire equo accesso ai servizi e alle opportunità presenti sul territorio, favorire la partecipazione, lo scambio, il dialogo e la mutua conoscenza, l’intercultura, l’antidiscriminazione e così via. Gli operatori dei servizi sociali, scuole e sanità da un lato e di cooperative, associazioni, sindacati e volontariato dall’altro, in quanto avamposti del welfare locale sono la principale interfaccia tra istituzioni e nuovi cittadini, e non solo rivestono un ruolo determinante nelle pratiche di inclusione (o esclusione, in contesti ‘ostili’) degli immigrati ma, a volte, anche nella costruzione delle stesse politiche sociali locali. Una fitta trama di presidi strategici (stabili e provvisori), che però fatica a trovare occasioni di interazione e programmazione condivisa. Incessantemente impegnati a fornire soluzioni pragmatiche a problemi concreti, imbrigliati dalle incombenze ed emergenze quotidiane, limitati da risorse economiche ed umane insufficienti, non sempre gli operatori sociali riescono ad allargare lo sguardo e confrontarsi con gli altri attori a diversi livelli per individuare sinergie, complementarità, opportunità di collaborazione. Anche perché il quadro di ‘chi fa cosa’ per promuovere l’inclusione delle persone migranti, o di quelle più fragili e vulnerabili – indipendentemente dalla nazionalità – è sempre complesso, articolato, mai identico ad altri contesti, variabile nel tempo… stra-ordinario.

 

Sulla base di tali constatazioni e con l’obiettivo di offrire agli operatori del settore e agli amministratori locali una panoramica completa dei servizi rivolti alle persone con background migratorio (ma anche quelli universali con alta affluenza di utenti di origine straniera) nei loro territori, il progetto CapaCityMetro-ITALIA ha realizzato un accurato lavoro di mappatura in cinque città metropolitane (Bari, Milano, Napoli, Torino e Venezia), poi esteso a tutta la regione Piemonte e altre tre città del Veneto (Padova, Treviso e Belluno). Il risultato è “M-App, Migranti APP” un mappa consultabile online – sia da portale web che da app per smartphone/tablet – che consente di individuare rapidamente i servizi presenti (oltre 2.300 in totale nei territori mappati) e consultare per ognuno di essi una scheda sintetica che fornisce informazioni utili a saperne di più e a mettersi in contatto con gli stessi.

I territori mappati comprendono oltre un terzo delle città metropolitane italiane (5 su 14), 1.494 comuni di diverse dimensioni (grandi città come Milano, Torino o Napoli; città di medie dimensioni come Padova o Bari, e molti comuni piccoli e piccolissimi) nei quali vivono 1.175.256 residenti stranieri (dati Istat, 2021).

 

Figura 1: i territori mappati

 

Sebbene sia accessibile e utilizzabile da chiunque, M-APP è stata principalmente concepita come strumento di capacity-building per gli operatori del settore, per consentire loro di individuare velocemente i servizi presenti in un territorio di loro interesse, capire di cosa si occupano, approfondirne la conoscenza ed eventualmente poterli contattare. Per ognuno dei servizi mappati è dunque consultabile su M-APP una scheda con informazioni sulla tipologia dell’ente promotore, i settori di intervento, la popolazione target e una descrizione qualitativa dei servizi offerti e del soggetto che li promuove, oltre all’ubicazione del servizio, il nome e i contatti di riferimento (mail, sito web se esistente, telefono, persone di riferimento). La descrizione qualitativa inserita nelle schede è volutamente sintetica, sia per garantire un’agile ed efficace consultazione dei servizi presenti, sia per limitare l’obsolescenza dello strumento stesso.

Fino a dicembre 2021, l’aggiornamento della Mappatura è garantito dai partner di progetto, che ne stanno però al contempo promuovendo l’adozione da parte di enti locali i quali, apprezzandone le potenzialità, possano avere interesse a garantirne la sostenibilità.

 

Figura 2: le informazioni rilevate per compilare le schede dei servizi

 

Quali servizi

Nello stabilire quali servizi mappare nei diversi territori oggetto dell’indagine, il gruppo di ricerca di CapaCityMetro-Italia ha definito alcuni principi di base condivisi che consentissero da un lato di non sovraccaricare la mappa con troppi punti (cosa che l’avrebbe resa illeggibile), dall’altro di includere tutti quelli realmente di interesse per chi lavora nel settore, in un delicato equilibrio tra completezza dell’informazione e utilità della stessa. Sono quindi state escluse dalla mappatura:

  • tutte le realtà che offrono servizi profit, come ad esempio le agenzie di pratiche che lucrano sul bisogno da parte degli stranieri di produrre documenti di vario tipo;
  • i servizi universali che offrono in modo ordinario ciò che è previsto per statuto o sulla base dello stato di diritto. Non sono state mappate, ad esempio, tutte le scuole con alte percentuali di alunni stranieri né tutti i presidi sanitari, tenuti ad erogare prestazioni a tutti i residenti, indipendentemente dalla nazionalità, ma solo quelli che si distinguono per particolari progetti e/o pratiche inclusive;
  • le strutture di accoglienza per richiedenti asilo e/o rifugiati non aperte al pubblico, che offrono cioè servizi solo ai propri ospiti.

 

Il concetto di ‘servizio’ utilizzato per la mappatura, inoltre, è volutamente ampio: include dai servizi più di “bassa soglia” (finalizzati a rispondere ad esigenze primarie di base, a emergenze o al primo orientamento per i nuovi arrivati) a servizi non meramente “assistenziali” che affrontano in modo più maturo le sfide che l’aumento dell’immigrazione e della multiculturalità pone, ovvero promuovendo l’inclusione degli stranieri e la coesione sociale a tutto tondo con azioni che vanno dall’empowerment dei primi alla sensibilizzazione della popolazione nel suo complesso rispetto ai ‘falsi miti’ sull’immigrazione, alla promozione della mutua conoscenza e dell’intercultura.

 

Figura 3: Categorizzazione dei settori d’intervento dei servizi mappati

 

Dal micro al macro

Oltre alla già menzionata utilità pratica per gli operatori, i dati presenti in M-App si prestano anche ad analisi territoriali di livello meso (es. comunale) e macro (es metropolitano), nonché comparative tra i diversi ambiti territoriali indagati, permettendo quindi di fare considerazioni sulla governance (anche multilivello) dei servizi. La base dati può essere utile a ricercatori e studiosi che vogliano approfondire casi localizzati o esaminare le informazioni comparativamente. Ad esempio, analizzando su M-App la distribuzione spaziale dei servizi (o di una certa categoria di servizi), si può capire se gli stessi sono opportunamente ubicati per garantire un welfare locale di prossimità adeguato ai bisogni e/o alle caratteristiche delle popolazioni migranti presenti. Oppure, soffermandosi sulla tipologia del soggetto erogatore, si può esaminare quali e quanti servizi siano in carico agli enti pubblici piuttosto che promossi dal privato sociale, dai sindacati o dal volontariato. II gruppo di ricerca di CapaCityMetro-ITALIA sta attualmente analizzando i dati raccolti tramite la mappatura, per restituire, in un volume di prossima pubblicazione, una fotografia di ogni realtà territoriale mappata e esplorare alcuni elementi di confronto. Anticipiamo qui a titolo di esempio alcune direzioni di lettura possibile dei dati disponibili, a partire dai casi delle città metropolitane di Napoli e Milano.

 

Nella Città Metropolitana di Napoli, ad esempio, si osserva che numericamente i servizi gestiti dal privato sociale sono di poco più numerosi rispetto a quelli gestiti dal pubblico (110 vs 90), ma i secondi sono concentrati nell’area dell’istruzione (con una quarantina di CPIA) e della sanità a bassa soglia. Tutto il resto è in mano al terzo settore, che si suddivide a sua volta in due comparti: da un lato le grandi cooperative/associazioni (una decina) con budget rilevante, molti operatori, tanti servizi e numerosi utenti; dall’altro un particolato molto fitto di associazioni e altri enti che svolgono tanto lavoro ma soprattutto volontario e precario, il che si traduce anche in scarsa stabilità dell’offerta. I settori di intervento di questi ultimi riguardano principalmente orientamento, informazione e accompagnamento ai servizi territoriali, il che denota anche la scarsa accessibilità degli stessi, una barriera forte e molto sentita.

Dei 992 servizi mappati sui 133 Comuni della Città Metropolitana di Milano, il 38% è erogato da enti pubblici e il 28% dal terzo settore ma è molto rilevante anche il ruolo delle fondazioni, Cariplo in primis che investe molto in politiche sociali. Guardando alla distribuzione territoriale nel capoluogo, i servizi generalisti sono più distribuiti mentre quelli specializzati sono più presenti fuori dal centro, vicino ai quartieri di edilizia residenziale pubblica o nel nord est della città, attorno alla stazione centrale di Milano (divenuta, a seguito della crisi dei richiedenti asilo, punto focale per servizi di prima accoglienza) e a Via Padova, insediamento storico di popolazione molto varia con presenza ampia di edilizia a costi accessibili.

 

Queste sono solo alcune anticipazioni delle prime analisi che il gruppo di ricerca di CapaCityMetro-ITALIA sta realizzando per la stesura di un libro, che sarà pubblicato nel 2022 e riporterà approfondimenti su ognuna delle città metropolitane mappate, come anche sui risultati delle altre attività promosse dal progetto.

Inoltre, gli stessi amministratori locali e policymaker possono utilizzare M-App come strumento di valutazione delle costellazioni di servizi esistenti nei territori di loro competenza e programmazione di eventuali interventi di ampliamento, ridistribuzione o messa a sistema – parziale o integrale – degli stessi. In questo senso, M-App si presta ad essere uno strumento in termini di pianificazione strategica, che potrà essere tanto più utile quanto più sarà esteso territorialmente e temporalmente.

  1. CapaCityMetro-Italia è un progetto co-finanziato dall’Unione Europea e dal Ministero degli Interni su fondi FAMI 2014-2020. Coordinato dalla Cattedra Unesco SSIIM dell’Università Iuav di Venezia, ha come partner: il Politecnico di Bari, (DICATECh), il Politecnico di Milano (DAStU), l’Università degli Studi di Napoli Federico II (DiArch), IRES Piemonte, la Città Metropolitana di Milano e i Comuni di Venezia e Bari.