Cronache dalla Riforma


Gianfranco Marocchi | 20 Marzo 2018

Cosa sarà della Riforma del terzo settore dal momento che, come ben evidenzia l’Ufficio studi del Forum del Terzo settore nello schema sotto riprodotto, alla fine della legislatura restano ancora numerosi provvedimenti attuativi da approvare (vedi qui per approfondimenti)?

 

La domanda ovviamente non ha una risposta certa, dipendendo anche dagli orientamenti che assumerà il nuovo Governo, una volta costituito.

Ad oggi possiamo evidenziare alcuni aspetti.

Il primo è che, accanto ai provvedimenti cui fa riferimento il grafico sopra riprodotto, la legge 106/2016 prevede che “entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi … il Governo può adottare … disposizioni integrative e correttive dei decreti medesimi, tenuto conto delle evidenze attuative nel frattempo emerse”. Si tratta di un atto di particolare rilievo, anche tenuto con che, come è abbastanza naturale per una Riforma di questa complessità e come evidenziato anche in alcuni articoli su Welforum (es. su impresa sociale, su obblighi per enti di piccole dimensioni e su molti altri temi) vi sono sicuramente aspetti cui sarebbe opportuno mettere mano. Il Governo uscente ha approvato il 21 marzo in via preliminare tale decreto che ora dovrà completare il percorso verso la sua possibile approvazione definitiva; a questo atto sarà dedicato un successivo articolo.

Il secondo aspetto da segnalare riguarda invece un atto approvato nel febbraio scorso e che potrebbe contribuire in modo positivo alla fluidità dei successivi provvedimenti. Si tratta di un D.P.C.M. approvato l’11 gennaio scorso e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 febbraio “Istituzione di una cabina di regia con il compito di coordinare le politiche di governo e le azioni di promozione ed indirizzo delle attività degli enti del terzo settore” che, come si può intuire dal titolo, istituisce una “Cabina di regia” presieduta dal Presidente del Consiglio e composta dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, dal Ministro dell’economia e delle finanze, dal Presidente della Conferenza delle Regioni, dal Presidente dell’Unione Province Italiane (UPI), dal Presidente dell’Associazione Nazionale comuni Italiani (ANCI), nonché dal Presidente della Fondazione Italia Sociale. Tale organismo “costituisce la sede di confronto e di raccordo politico, strategico e funzionale tra le amministrazioni statali, le regioni e gli enti locali, al fine di assicurare, attraverso il coordinamento tra i diversi livelli istituzionali, le politiche di Governo e le azioni di promozione e di indirizzo, delle attività degli enti del Terzo settore.”

Questo tipo di funzioni, che il D.P.C.M. successivamente declina in modo più dettagliato, sono sicuramente utili dal momento che una materia di questa complessità e con un così alto livello di interrelazioni con altre discipline – dagli aspetti fiscali a quelli civilistici, dal Codice degli appalti agli obblighi di trasparenza – in assenza di una funzione di coordinamento come quella proposta rischia di essere confusa per effetto di provvedimenti estemporanei assunti in sedi diverse che rischiano di interagire con il Codice del Terzo settore minandolo.

Il già citato articolo di Gori evidenziava ad esempio come “un mese dopo l’approvazione del Codice il legislatore ha già iniziato a introdurre disposizioni sul Terzo settore extra codice, inserendo nell’art. 1, comma 125, della legge 124/2017 (la “Legge annuale per il mercato e la concorrenza”) una disposizione circa la trasparenza delle associazioni, delle fondazioni e delle Onlus (che il Codice destina alla scomparsa)”; disposizione che richiedeva adempimenti relativi alla trasparenza diversi da quelli indicati dal Codice del Terzo settore.

A tale disorganicità si è messo almeno in parte mano alcuni mesi dopo con un chiarimento del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali del 23/2/2018 che specifica come tali nuovi obblighi dovranno essere adempiuti a partire dal febbraio 2019, dando quantomeno il tempo necessario per l’adeguamento.

Resta in ogni caso l’auspicio che, grazie alla Cabina di regia istituita, in futuro ogni disposizione relativa al Terzo settore sia assunta attraverso modifiche operate direttamente entro il Codice del Terzo settore, così da non far perdere a tale atto la sua caratteristica di corpo giuridico unitario cui è possibile fare riferimento.

Infine, va segnalato che il 22 febbraio si è insediato il Consiglio Nazionale del Terzo settore, istituito dalla Riforma, presieduto dal Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali e con la vicepresidenza affidata alla Portavoce del Forum del Terzo settore. Anche questo organo, cui è affidato il compito di esprimere pareri sugli atti normativi che riguardano il Terzo settore, potrà senz’altro contribuire ad uno sviluppo organico e ordinato della normativa su questa materia.