Dal Reddito di Inclusione al Reddito di Cittadinanza: gli effetti in Regione Toscana


Il reddito di cittadinanza (Rdc) ha sostituito il Reddito di Inclusione (Rei) come strumento di lotta alla povertà in Italia. Nell’impostazione generale il Rdc assomiglia molto al Rei. Entrambi consistono nell’erogazione di un sussidio monetario ad integrazione, fino ad una certa soglia, del reddito delle famiglie povere, condizionato a percorsi di inclusione sociale e/o lavorativa. Le differenze tra i due strumenti sono comunque rilevanti, con riferimento ai requisiti di accesso e ai percorsi di condizionalità.

Il Rdc spetta se il richiedente è residente in Italia da almeno dieci anni, per il Rei ne erano sufficienti due. Il finanziamento previsto per il Rdc è almeno tre volte maggiore del Rei. Conseguentemente, più inclusivi sono i requisiti economici di accesso e la soglia a cui è integrato il reddito familiare. In entrambe le misure il beneficio, rimodulato attraverso una scala di equivalenza, cresce con la dimensione familiare ma fino ad un tetto massimo per il Rdc. Le risorse già a disposizione delle famiglie sono misurate attraverso il reddito lordo familiare nel Rdc e l’Indicatore della Situazione Reddituale1 nel Rei. Le famiglie che vivono in affitto ricevono con il Rdc un’integrazione al reddito aggiuntiva rispetto a quelle in proprietà e hanno requisiti economici di accesso più estensivi, mentre nel Rei beneficiavano di una detrazione del canone dal reddito familiare. Il Rdc ha un’architettura più complessa per quanto riguarda la condizionalità, che non prevede, come nel Rei, un unico punto di accesso dei nuclei familiari beneficiari presso i servizi sociali comunali, ma due diversi percorsi, individuati sulla base del grado di occupabilità dei membri delle famiglie, da realizzare attraverso il Patto per il Lavoro, presso i Centri per l’Impiego, e il Patto per l’Inclusione Sociale, presso i Comuni.

 

Quali sono i potenziali effetti del passaggio dal Rei al Rdc? Presentiamo qui di seguito un’analisi che utilizza i dati delle Dichiarazioni Sostitutive Uniche presentate nel 2018 dai toscani per certificare l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente. Confrontiamo le due misure in termini di copertura del bisogno e di adeguatezza nel ridurre il problema dalla povertà2 e valutiamo il possibile impatto del Rdc sui servizi al lavoro e all’inclusione sociale. Le elaborazioni, pur riferendosi ad una singola regione, forniscono per la loro accuratezza una serie di indicazioni che sono generalizzabili al contesto nazionale.

La platea dei potenziali beneficiari e l’ammontare del sussidio erogato

Il Rdc è più inclusivo rispetto al Rei, ma soprattutto eroga alle famiglie beneficiarie un trasferimento più elevato. Il numero di nuclei potenziali beneficiari in Toscana passa, infatti, da 44mila con il Rei a circa 52mila col Rdc, mentre il trasferimento medio a famiglia da 2.700 a 4.600 euro.

 

Platea dei beneficiari e ammontare del trasferimento

Rei Rdc
N° nuclei beneficiari 44.387 51.773
N° individui beneficiari 103.852 115.583
Trasferimento medio (euro) 2.733 4.565
Costo totale (mln euro) 121 236

 

Il 70% dei beneficiari del Rdc avrebbe comunque ricevuto il Rei; tra questi l’89% avrebbe però avuto un sussidio più basso, mediamente di 3.300 euro all’anno, mentre l’11% avrebbe ricevuto più risorse con il Rei che col Rdc. Sono, invece, 15.100 i nuclei che ricevono il Rdc e non avrebbero beneficiato del Rei, con un trasferimento medio di 1.900 euro all’anno. Circa 7.700 sono le famiglie che non hanno i requisiti per accedere al Rdc mentre avrebbero ricevuto un Rei di 2.500 euro annui.

 

Nuclei beneficiari del Rei e/o del Rdc e differenza del trasferimento da Rei a Rdc

N° nuclei

Differenza trasferimento

Da Rei a Rdc (euro)

Beneficiari di Rdc e Rei 36.635 2.869
a cui aumenta il trasferimento 32.785 3.354
a cui si riduce il trasferimento 3.850 -1.262
Beneficiari di Rdc e non Rei 15.138 1.919
Beneficiari di Rei e non Rdc 7.752 -2.467

 

Se tutti i nuclei potenziali beneficiari facessero effettivamente domanda il Rdc erogherebbe in Toscana circa 236 milioni di euro alle famiglie, il doppio rispetto a quanto avrebbe fatto il Rei (121 milioni di euro).

 

Il grado di copertura dei poveri assoluti

Il grado di copertura dei poveri assoluti del Rdc è pari al 60% e non si discosta molto da quello del Rei (52%). Il requisito di residenza più restrittivo imposto nel Rdc limita molto la sua capacità di raggiungere le famiglie più bisognose di intervento. La differenza di copertura si amplia, infatti, se si considerano solo le famiglie con richiedente italiano, 66% contro 48%. Grazie alla maggiore inclusione di richiedenti stranieri, per alcune tipologie di famiglia, quelle con 6 o più membri e quelle giovani in cui il capofamiglia ha meno di 44 anni, è persino più elevata la quota di poveri assoluti coperti dal Rei rispetto al Rdc. Sul sottoinsieme di famiglie con richiedente italiano, invece, la copertura del Rdc è per tutte le tipologie di famiglia superiore al Rei.

 

Quota di copertura delle famiglie in povertà assoluta (val. %)

  TOTALE FAMIGLIE FAMIGLIE CON RICHIEDENTE ITALIANO
  Rei Rdc Rei Rdc
Numero componenti
1 61 70 55 74
2 51 65 47 70
3 49 55 43 59
4 44 47 38 52
5 42 42 37 49
6+ 47 46 44 54
Condizione abitativa
Proprietà 49 56 43 59
Affitto 57 64 54 74
Nazionalità
Italiana 36 66
Straniera 89 47
Classe di età
<30 anni 72 64 64 73
30-44 53 52 48 60
45-64 53 63 52 67
>65 anni 29 65 28 66
TOTALE 52 60 48 66

 

La differenza nella quota di copertura tra le famiglie con richiedente italiano, mediamente pari a 18 p.p., cambia in base a come sono stabiliti i requisiti economici di accesso ai due strumenti. E’ più bassa, pari a circa 10 punti percentuali, per le famiglie numerose e i nuclei giovani con figli, per effetto della scala di equivalenza più favorevole nel Rei rispetto al Rdc. Per lo stesso motivo la quota di copertura del Rdc è 38 punti percentuali superiore rispetto al Rei per le famiglie in cui il richiedente ha più di 65 anni. La differenza di copertura più elevata per le famiglie in affitto dipende dai requisiti di accesso più estensivi previsti dal Rdc per questa condizione abitativa.

L’efficacia nel ridurre la povertà: poverty exit

Il Rdc e il Rei hanno entrambi una ridotta capacità di far uscire le famiglie dalla condizione di povertà assoluta. Solo il 10% dei beneficiari del Rdc ci riesce e il 6% dei nuclei che ricevono il Rei. Questi risultati dipendono dalla soglia ad integrazione del reddito familiare utilizzata per il Rdc e dal diverso indicatore di prova dei mezzi del Rei, rispetto alla definizione di povertà assoluta. Nel Rdc il reddito familiare è integrato fino ad una soglia massima che è mediamente il 77% della soglia che si utilizza per misurare la povertà assoluta. Solo per i casi in cui è superiore si hanno famiglie che escono dalla povertà. Questo avviene ad esempio, per quelle con un componente, per quelle in affitto e per quelle in cui il richiedente ha più di 65 anni. Nel Rei la soglia a cui si integra il reddito familiare è molto bassa e non può essere superiore a quella della povertà assoluta. Si esce dalla povertà, quindi, meno spesso e solo per una diversa definizione del reddito già a disposizione delle famiglie che, al netto delle detrazioni, può portare ad un trasferimento che fa superare la soglia della povertà assoluta.

 

Poverty exit (quota % di famiglie che esce dalla povertà assoluta)

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L’efficacia nel ridurre la povertà: poverty gap

Con sussidi di importo quasi doppi il Rdc si distingue dal Rei, più che sulla capacità di far uscire le famiglie dalla povertà, sulla efficacia nel ridurre l’intensità della povertà assoluta per i nuclei poveri e beneficiari. Senza i sussidi le famiglie povere hanno un reddito che è il 50% della soglia di povertà assoluta. Con il Rei questa distanza rimane alta, pari al 39%; con il Rdc, quasi si dimezza, arrivando al 28%. La differenza tra Rdc e Rei nel ridurre l’intensità della povertà è di entità diversa a seconda della tipologia di famiglia. Per effetto della scala di equivalenza si riduce per le famiglie numerose e per quelle giovani.

 

Poverty gap (distanza % del reddito familiare dalla soglia di povertà assoluta)

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Le ricadute sui servizi per il lavoro e per l’inclusione sociale

In Toscana il 44% dei nuclei potenziali beneficiari del Rdc non è tenuto ad alcun obbligo sulla condizionalità perché composto solo da individui già occupati, in percorsi di istruzione o formazione, in pensione, portatori di disabilità o con carichi di cura. La restante parte è suddivisa tra i nuclei in cui almeno un componente sarà convocato dai Centri per l’Impiego (CPI) per il Patto per il Lavoro perché di più facile occupabilità  (il 27%) e i nuclei che saranno accolti dai Comuni per il Patto per l’Inclusione Sociale (il 29%). All’interno dei primi può, ovviamente, essere presente più di un componente che sarà convocato presso i Centri per l’Impiego. Nello specifico, sono circa 16mila gli individui che dovranno redigere un Patto per il Lavoro  (a cui si aggiungono 2,2mila componenti tra i 18 e i 29 anni che appartengono a nuclei nel percorso di inclusione sociale). I nuclei che si dovranno rivolgere ai Comuni, invece, sono composti di circa 18mila individui in non occupazione di lunga durata, di più difficile occupabilità, e 23mila persone escluse dalla condizionalità.

 

Le ricadute del RdC sul servizi per il lavoro e l’inclusione sociale

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Le ricadute della condizionalità prevista dal RdC sugli operatori dei Centri per l’Impiego e sui servizi dei Comuni sono differenti sul territorio regionale, sia per la diversa platea dei potenziali beneficiari che per la dotazione di personale dei servizi3. Il rapporto tra gli individui per i quali dovrebbe essere attivato un Patto per il Lavoro e il personale dei CPI è elevato nella Toscana centrale e nella costa, dove può arrivare anche a 50, contro una media regionale di 23. E’ più in generale la parte settentrionale della regione ad avere le maggiori ricadute, mentre il Sud è meno coinvolto. Le ricadute sul personale comunale ha differenze territoriali in parte diverse rispetto a quelle osservate per i CPI. Gli ambiti socio-sanitari della zona costiera rimangono tra quelli con il più elevato rapporto tra nuclei beneficiari e personale comunale, ma emerge un impatto importante anche per alcuni ambiti del Sud della regione.

Tutto questo richiede naturalmente un’accurata programmazione della dotazione di personale e servizi, per sostenere i carichi di lavoro che necessariamente saranno diversi da territorio a territorio.

  1. L’Indicatore della Situazione Reddituale è dato dalla differenza tra il reddito lordo familiare e una serie di detrazioni, tra cui detrazioni da lavoro, da pensione e per il canone di affitto pagato.
  2. Per valutare il grado di copertura del bisogno e l’adeguatezza nel risolvere il problema della povertà si utilizza il concetto di povertà assoluta. Un nucleo è considerato povero se il suo reddito familiare, inclusivo dei fitti imputati per l’abitazione principale, è inferiore alle soglie di povertà assoluta dell’ISTAT, distinte per area geografica, tipologia di famiglia e di comune.
  3. Per quanto riguarda il personale dei CPI non si tiene conto delle nuove assunzioni previste attraverso la c.d. figura del Navigator. Per i Comuni è stato considerato il totale del personale comunale secondo i dati della Ragioneria Generale dello Stato, non disponendo del dettaglio di quello dedicato ai servizi sociali.

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