Il lavoro domestico in Italia: una indagine esplorativa


Più per necessità e meno per scelta

Il settore del lavoro domestico in Italia si distingue sempre più per la sua funzione di welfare. È il dato centrale che emerge da una indagine svolta per conto di Fidaldo (Federazione italiana datori di lavoro domestico) su un campione nazionale di 3.486 datori di lavoro iscritti alle associazioni aderenti alla Federazione (Nuova Collaborazione, Assindatcolf, ADLD e ADLC). Seppure si tratti di una contenuta percentuale degli iscritti, il campione è comunque assai rilevante; per numero di intervistati, si tratta dell’indagine più estesa finora realizzata sul lavoro domestico in Italia1.

Dall’indagine emerge che, per quanto formalizzate attraverso contratti di lavoro siglati tra due privati cittadini, le assunzioni di lavoratori domestici (prevalentemente colf, badanti e baby-sitter) rispondono oggi a stati di bisogno diffusi più che a scelte prettamente individuali. Raramente il beneficiario diretto del lavoro domestico è la singola persona intestataria del contratto di lavoro. Al contrario, nella stragrande maggioranza dei casi il beneficiario diretto è un familiare o il nucleo familiare allargato. Inoltre, soprattutto per alcune categorie di datori di lavoro, la decisione di assumere un lavoratore o una lavoratrice domestica è generalmente dettata da esigenze di conciliazione tra vita privata e lavoro o dall’aggravarsi di una situazione di bisogno.

 

Figura 1 – ‘Motivazioni’ dei datori di lavoro all’assunzione, per categorie di professionisti assunti (valori %)

 

Chi assume una badante, per esempio, raramente lo fa per scelta: solo l’8% dei datori di lavoro di badanti dichiara di voler alleggerire il proprio carico di lavoro, anche in assenza di bisogni specifici quali l’aggravarsi o acuirsi della condizione di salute propria o di un familiare, contro il 33% e 58% di chi assume, rispettivamente, una baby-sitter o una colf.

 

Badanti e colf: un aiuto per le famiglie durante la pandemia

Che il lavoro domestico svolga sempre più una funzione di welfare è evidenziato anche dal fatto che chi ha potuto usufruire del supporto di una badante o di una colf sembra aver attraversato la pandemia con esigenze in qualche modo corrisposte, mantenendo una sorta di equilibrio tra vecchi e nuovi bisogni. La stragrande maggioranza dei partecipanti all’indagine (84%) riporta infatti, per quanto riguarda i propri bisogni, l’assenza di sostanziali cambiamenti dovuti all’insorgere o al perdurare della pandemia. I lavoratori domestici hanno aiutato a “tenere” calmierate le esigenze di cura e assistenza delle famiglie, evitandone l’esplosione e permettendo al contrario alle famiglie di “reggere”. Interessante, a riguardo, è il fatto che più di un terzo (38%) dei rapporti di lavoro indagati dall’indagine siano stati avviati proprio in epoca di pandemia. Si tratta peraltro di un dato che conferma una situazione già segnalata: il fatto che durante il primo lockdown del 2020 e in seguito al decreto legge del 19 maggio 2020 (ex decreto ‘Rilancio’) si è registrato un incremento di nuove assunzioni, probabilmente per ovviare ai vincoli di spostamento in assenza di giustificati motivi lavorativi e per non rinunciare così – da parte dei datori di lavoro – al supporto ricevuto da lavoratori domestici impiegati fino a quel momento al di fuori di regolari contratti di lavoro (Pasquinelli e Pozzoli, 2021).

 

Solitudini

La questione dell’irregolarità nel lavoro domestico da sola basterebbe a spiegare perché definiamo gli attori di questo settore come soli: soli in quanto lontani dal raggio di azione degli enti pubblici, costretti ad arrangiarsi all’interno di un mercato di servizi di cura costituito prevalentemente da realtà private ed informali, anche quando di fronte ad esigenze di cura articolate come quelle della non autosufficienza. Il settore domestico in Italia si distingue infatti per la più alta percentuale di irregolarità (Istat, 2021), con oltre la metà dei lavoratori domestici senza regolare contratto di lavoro.

La nostra indagine mostra però che anche in contesti ‘regolari’ o ‘regolarizzati’, i datori di lavoro domestico e i rispettivi lavoratori agiscono per lo più da soli, autogestendo bisogni e risposte (cioè domanda e offerta di assistenza) nella cornice delle proprie mura domestiche, affidandosi semmai al passaparola. Che questo sia il caso per i servizi prestati da colf – che come indica l’indagine vengono dichiaratamente ricercati anche in assenza di bisogni specifici e risultano essere più facilmente reperibili – non rappresenta necessariamente una criticità. Che lo stesso valga però anche per servizi che potrebbero rientrare nel novero delle prestazioni socio-assistenziali essenziali – come nel caso di alcuni servizi offerti da badanti e baby-sitter – è invece assai problematico. Tanto più se consideriamo che le soluzioni ‘fai-da-te’ che le famiglie riescono a trovare non sempre sono adeguate di fronte ad esigenze di cura complesse e là dove sono richieste competenze di cura specifiche, come nel caso di anziani non autosufficienti assistiti da badanti.

 

 

Figura 2 – Quote di datori di lavoro, per categoria, interessati ad ulteriori forme di supporto sotto forma di … (valori %)

 

Non a caso l’interesse per forme di sostegno e supporto oggi scarsamente disponibili – dai servizi all’orientamento agli aiuti economici, anche vincolati – è alto soprattutto da parte di chi assume una badante o una baby-sitter. Gli enti pubblici continuano quindi a rappresentare i grandi assenti del settore ma oggi più che in passato le famiglie chiedono aiuto. Si tratta peraltro di un aiuto che, se garantito e opportunamente strutturato, porterebbe a sostenere non solo il lato della domanda nel lavoro domestico (i bisogni dei nuclei familiari) ma anche quello dell’offerta: collaboratori e assistenti familiari con condizioni di lavoro ancora prevalentemente precarie e irregolari e con diritti – in quanto lavoratori – spesso lesi e non garantiti.

 

I risultati di questa indagine sono stati presentati assieme all’Atlante Fidaldo – “una mappa interattiva delle misure e dei sostegni economici a favore delle famiglie che si avvalgono di lavoratori domestici” – in un Webinar che ha avuto luogo lo scorso 19 ottobre 2021. 

La registrazione del webinar è disponibile sul canale YouTube Welforum comunica mentre l’indagine completa oggetto di questo articolo è scaricabile qui.

  1. I lavoratori domestici regolarmente registrati all’Inps (colf più badanti) risultano essere 920.000 alla fine del 2020. Presentiamo qui una sintesi dei risultati dell’indagine. Per una illustrazione più estesa dei risultati si rinvia al nuovo sito Fidaldo, aperto con la collaborazione scientifica dell’Istituto per la Ricerca Sociale.