Il Piano d’azione europeo per l’integrazione e l’inclusione 2021-2027


Chiara Crepaldi | 13 Gennaio 2021

La Commissione Europea ha presentato a fine novembre il Piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione 2021-2027. Mentre sul fronte della riforma del regolamento di Dublino sull’asilo l’Europa è tuttora in una situazione di stallo in attesa di una riforma che tarda ad arrivare, la Commissione Europea ha presentato un piano d’azione in materia di integrazione ed inclusione dei migranti regolari.   Si tratta di un documento inteso a fungere da orientamento delle politiche e da connettore di risorse, offrendo una panoramica del possibile utilizzo e valorizzazione dei diversi fondi europei che possono essere utilizzati per affrontare le barriere nell’accesso all’istruzione, all’occupazione, all’assistenza sanitaria e all’alloggio che oggi ostacolano la partecipazione e l’inclusione nella società europea delle persone provenienti da un contesto migratorio. In quanto piano d’azione non ha valore vincolante anche perché, a differenza dei flussi irregolari e dell’asilo, la migrazione regolare è di competenza nazionale. Il documento infatti punta molto sul ruolo che possono svolgere i paesi ospitanti, e in particolare le comunità locali dove concretamente vengono agiti ed attuati i programmi di integrazione.   Il Piano sottolinea che solo attraverso una fattiva politica europea di integrazione ed inclusione e una buona gestione delle politiche in materia di migrazione e asilo, sia possibile promuovere la coesione sociale e un’economia dinamica che funzioni per tutti, fondamentale in un momento così difficile. Il punto di partenza è la prospettiva da cui si osserva il problema, che viene letto in chiave speculare:

  • Il piano innanzitutto riconosce l’importante contributo offerto dai migranti e dai cittadini dell’UE con background migratorio alla società e all’economia europea “I migranti e i cittadini dell’UE provenienti da un contesto migratorio svolgono un ruolo fondamentale nell’economia e nella società europea. La crisi Covid-19 ha reso ancora più evidente il loro contributo. Molti hanno contribuito a far fronte alla crisi come lavoratori nei servizi essenziali, medici e infermieri. Allo stesso tempo, sono tra i più esposti alla pandemia. L’UE avrà bisogno del contributo di tutti per la ripresa e la resilienza delle nostre economie all’indomani dellìemergenza Covid-19”. Il Piano dunque considera che l’azione a favore dell’integrazione e dell’inclusione non sia solo un dovere morale in linea con i valori fondamentali dell’UE, ma anche un imperativo di ordine economico.
  • Specularmente, l’altro principio cardine è che l’integrazione inclusiva richiede impegno da parte sia delle persone da integrare, sia della comunità ospitante. “Affinché l’integrazione e l’inclusione abbiano esito positivo, deve essere un processo a doppio senso, in cui i migranti e i cittadini dell’UE provenienti da un contesto migratorio vengono aiutati a integrarsi e, a loro volta, compiono uno sforzo attivo per integrarsi… comporta l’adattamento da parte di tutti i migranti, ai quali spettano sia i diritti che le responsabilità nei confronti del nuovo paese di residenza”.

  Il Piano sottolinea l’importanza di mettere a fuoco azioni mirate e su misura a seconda degli specifici ostacoli e barriere all’integrazione derivanti dal genere, la religione o una situazione di disabilità. Il Piano si occupa non solo dei nuovi arrivati ma anche dei cittadini dei Paesi terzi da tempo presenti in Europa, e dei cittadini dell’Unione europea di seconda generazione. Per questo propone azioni specifiche per i diversi momenti e le diverse fasi del processo d’integrazione: misure precedenti la partenza, misure specificamente dedicate alla fase di accoglienza volte a favorire una integrazione rapida, e misure rivolte all’integrazione a lungo termine volte alla costruzione di società inclusive e coese.   Il Piano punta dunque a promuovere l’”Inclusione per tutti” che significa garantire che tutte le politiche implementate nei paesi Europei siano accessibili e funzionino per tutti, compresi i migranti e i cittadini con una storia migratoria. A tal fine propone di lavorare all’adattamento “delle politiche generali alle esigenze di una società diversificata, trasformandole e tenendo conto delle sfide e dei bisogni specifici dei diversi gruppi. Non è necessario né opportuno che le azioni tese ad aiutare i migranti ad integrarsi vadano a scapito di misure destinate ad altre minoranze o gruppi vulnerabili o svantaggiati. Al contrario, tali azioni contribuiscono a rendere le politiche complessivamente più inclusive.” Il nuovo piano parte dai risultati del piano precedente varato nel 2016, che ha favorito lo sviluppo di ben 50 differenti linee d’azione sui vari aspetti delle politiche di inclusione sociale. Eppure, nonostante il dispiegamento di risorse e gli sforzi realizzati, il quadro è ancora molto squilibrato, come è possibile osservare nelle infografiche riportate nel documento:        Il Piano dunque va oltre quanto statuito nel 2016, sviluppando nuove azioni e un framework più forte nell’ambito di una strategia che si sviluppa attorno a quattro filoni:

  • Il primo è legato al tema dell’istruzione e della formazione che deve essere inclusiva, dalla prima infanzia all’università, con un focus sull’apprendimento della lingua e una particolare attenzione alla facilitazione del riconoscimento delle qualifiche e titoli di studio ottenuti nei paesi di provenienza.
  • Il secondo riguarda l’incremento delle opportunità lavorative grazie al riconoscimento delle qualifiche, anche da parte dei datori di lavoro, per valorizzare il contributo delle comunità di migranti, in particolare delle donne, e fare in modo che siano aiutate a esprimere al massimo il loro potenziale. Il vicepresidente della Commissione Europea Margaritis Schinas ricorda infatti che «Ci sono troppi medici siriani costretti a fare i tassisti o infermieri che devono fare le pulizie perché nell’Ue non sono riconosciuti i loro diplomi».
  • Il terzo filone è relativo all’accesso alla sanità ed è volto a promuovere una migliore informazione sui diritti alle prestazioni, a cominciare da quelli delle donne specialmente durante la gravidanza e dopo il parto. La promozione dell’accesso ai servizi sanitari, anche per la salute mentale, oggi particolarmente complesso per le persone provenienti da un contesto migratorio spesso vittime di traumi molto gravi, viene favorito attraverso finanziamenti europei ad hoc e lo scambio d’informazioni tra gli Stati membri.
  • Il quarto ed ultimo filone riguarda l’accesso ad alloggi adeguati a prezzi accessibili con l’obiettivo di affrontare la discriminazione e segregazione che affligge in modo particolarmente evidente le comunità di migranti e di cittadini europei con background migratorio.

  Il Piano integra le strategie europee già in essere volte a promuovere uguaglianza e coesione sociale e propone agli Stati Membri le possibili modalità di utilizzo del bilancio Ue per promuovere politiche di integrazione dei migranti attraverso la messa a sistema dei molteplici strumenti a disposizione nella prossima programmazione: il fondo più specificamente volto all’integrazione dei migranti, il FAMI, finanzierà le prime fasi dell’accoglienza con misure orizzontali; il FSE+ (Fondo sociale europeo plus) potrà essere utilizzato per il sostegno all’integrazione nel mercato del lavoro; per l’inclusione sociale si potrà attingerà anche al FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale) per “l’inclusione attraverso le infrastrutture, il capitale fisico e l’accesso ai servizi nell’istruzione, occupazione, housing, e servizi sociali, sanitari e per i bambini”. L’accesso all’alloggio può ad esempio essere finanziato appunto tramite il FESR, integrato con il FSE+ il programma InvestEU, e sostenuto da piattaforme di finanziamento per lo scambio di esperienze a livello locale e regionale sulla lotta contro la discriminazione nel mercato degli alloggi e la segregazione. Per integrare i programmi di assistenza con quelli di sviluppo e imprenditorialità il Piano raccomanda l’uso coordinato dei fondi meno specifici, quali Erasmus +, il FEARS (fondo per lo sviluppo agricolo e rurale) e appunto InvestEU, il nuovo programma di finanziamenti su crescita e occupazione.      Il documento è parte integrante della risposta globale per affrontare le sfide legate alla migrazione presentate nel nuovo Nuovo patto sulla migrazione e l’asilo  e verrà coordinato con le nuove future iniziative europee, tra le quali in particolare il Piano d’azione che dovrebbe concretamente supportare l’implementazione del Pilastro Europeo dei diritti sociali e il Piano d’azione contro il razzismo. Il Piano si coordinerà anche con gli altri piani strategici in via di definizione, quali la Strategia per la parità di genere 2020-2025, la Strategia per la parità delle persone LGBTIQ 2020-2025, l’Agenda Europea sui Diritti delle Persone con Disabilità 2020-2030, che sarà resa pubblica nel 2021 e il Quadro strategico per l’uguaglianza, l’inclusione e la partecipazione dei Rom. Una attenzione particolare viene dedicata alle sfide specifiche che i bambini migranti devono affrontare in diversi ambiti della vita quotidiana. Il documento precisa che saranno affrontate anche nella prossima Strategia dell’UE sui diritti dell’infanzia 2021-2024, dove il tema dell’inclusione sarà il filo conduttore, per  garantire che tutti i bambini, indipendentemente dall’origine, abilità, contesto socioeconomico, status giuridico e di residenza possano avere pari accesso ai medesimi di diritti e sistemi di protezione. Le azioni proposte si basano oltre che sugli esiti dell’implementazione del piano di azione del 2016 sull’integrazione dei cittadini di paesi terzi, sulle consultazioni condotte dalla Commissione tra giugno e ottobre 2020 che hanno visto il coinvolgimento di un’ampia gamma di stakeholder. Sono stati ascoltati i paesi membri, le autorità locali e regionali, le parti sociali ed economiche, i datori di lavoro, le organizzazioni della società civile, le fondazioni, le organizzazioni internazionali e quelle dei migranti e dei rifugiati. Il piano affronta anche questioni trasversali attraverso lo sviluppo di azioni a sostegno di un’integrazione e un’inclusione efficaci in tutti i settori, tra le quali

  • La costruzione di partenariati solidi per un processo di integrazione più efficace attraverso il coinvolgimento di tutti i livelli di governance (europeo, nazionale, macroregionale, transfrontaliero, regionale e locale) nell’elaborazione e nell’attuazione delle strategie di integrazione, in modo da massimizzare l’efficacia delle azioni, e promuovendo la partecipazione attiva dei migranti e dei cittadini dell’UE con un background migratorio: “Dare ai migranti e alle comunità di accoglienza la possibilità di impegnarsi attivamente nel processo di integrazione è essenziale per ottenere un’integrazione sostenibile e di successo”.

 

  • L’incremento delle opportunità di finanziamento dell’UE nell’ambito del quadro finanziario pluriennale 2021-2027 per sostenere l’azione degli Stati membri in materia di integrazione e di inclusione. Poiché gli enti locali e regionali, che svolgono un ruolo cruciale nel processo di integrazione, spesso non dispongono delle risorse necessarie per attuare le misure di integrazione o hanno difficoltà ad accedere ai finanziamenti dell’UE, nel contesto del nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027 la Commissione ha proposto di facilitare il loro accesso ai finanziamenti attraverso una migliore informazione e un maggiore coinvolgimento nella preparazione, attuazione e revisione dei programmi nazionali. Il piano include in particolare proposte per garantire alle municipalità un accesso più facile ai finanziamenti europei attraverso un loro maggiore coinvolgimento nei programmi nazionali e l’emanazione di specifici bandi di finanziamento nazionali rivolti alle città. E’ anche previsto un forte coinvolgimento delle città nei partenariati multilivello e sottolinea fortemente l’importante ruolo svolto dalle città nell’accoglienza e nell’integrazione dei nuovi arrivati.
  • Il sostegno alla partecipazione, lo scambio e il dialogo interculturale e interreligioso: la Commissione ha istituito un gruppo di esperti composto da migranti e organizzazioni che ne rappresentano gli interessi, che sarà consultato nella progettazione e nell’attuazione delle future politiche dell’UE in materia di migrazione, asilo e integrazione. Per contribuire alla lotta ai pregiudizi, al razzismo, alla xenofobia e all’antisemitismo, come anche alla radicalizzazione, una serie di iniziative sono anche previste per promuovere buona informazione sulla migrazione e sull’integrazione.
  • Il potenziamento dell’utilizzo delle nuove tecnologie per l’integrazione e l’inclusione dei migranti, ambito nel quale, anche durante l’emergenza Covid si sono osservate barriere ed ostacoli, in termini di accesso alla didattica a distanza, allo smart working e nell’accesso ai servizi digitali a causa della inadeguatezza degli strumenti, delle barriere linguistiche, della mancanza di mezzi di identificazione elettronica o della mancanza delle competenze digitali necessarie per utilizzare questi servizi.

 

Le prossime tappe

La Commissione monitorerà l’attuazione delle azioni proposte nel piano e condurrà una revisione intermedia alla fine del 2024 perchè la politica europea di integrazione e di inclusione possa basarsi su dati concreti. Fin dal 2010 sul portale Eurostat sono disponibili le statistiche relative agli indicatori di integrazione.  La Commissione sta collaborando con l’OCSE nell‘ambito del confronto internazionale sui risultati dell’integrazione dei migranti e dei loro figli e sta sostenendo il miglioramento della disponibilità di dati sull’integrazione a livello locale e regionale nell’ambito del partenariato dell’agenda urbana dell’UE sull’inclusione dei migranti e dei rifugiati. La Commissione svilupperà una piattaforma online interattiva, che sarà ospitata sul sito European Website on Integration, per monitorare i progressi e consentire contributi da una gamma più ampia di partner e riferirà regolarmente al Parlamento europeo e al Consiglio.   Questo piano evidenzia come la Commissione guidata da Ursula von der Leyen abbia scelto di intraprendere la strada dell’inclusione delle persone nate in un Paese terzo, ma questa posizione è fortemente contrastata dai gruppi parlamentari nazionalisti e xenofobi. Si tratta per ora di una strategia promossa dall’esecutivo (la Commissione), che necessita ancora dell’avallo di Parlamento e Consiglio Ue. Come ammette il vicepresidente Schinas, la Commissione spera che il piano possa aiutare a superare lo stallo sull’accordo di Dublino legato ai timori espressi da alcuni paesi legati ai rischi alla sicurezza associati ai migranti: “Questo piano serve proprio a eliminare questi rischi: nessun migrante deve più esser visto come vulnerabile e isolato e dunque facile preda di estremisti di ogni genere”.