Coprogettazione e non solo. L’intervento di Fondazione CRC


Elena Bottasso | 28 Novembre 2018

Fondazione CRC lavora nella provincia di Cuneo, che conta 590 mila abitanti e in cui il 69% di territorio montano. Si tratta di un territorio con un’enorme ricchezza in termini di welfare locale, ma anche con elevati rischi di frammentazione e parcellizzazione. Da diversi anni si è al lavoro per mettere in pratica processi di progettazione partecipata e coprogettazione, che sono adottati come metodo di lavoro per la Fondazione e al tempo stesso sono richiesti ai soggetti con cui la Fondazione collabora.

Come prima cosa, si sono individuati i bisogni e le priorità del territorio attraverso una modalità condivisa; spesso il punto di partenza è fornito dagli spunti offerti dal lavoro sviluppato dal Centro Studi della Fondazione, che realizza ricerche e occasioni di ascolto degli interlocutori locali in modo da condividere bisogni, priorità e programmazione. Nel momento in cui, in base ai bisogni, si definisce lo strumento erogativo, si impostano bandi e progetti strategici attraverso la realizzazione di tavoli di coprogettazione, mettendo concretamente attorno al tavolo l’ente pubblico, le cooperative sociali, le associazioni e le imprese. Si tratta di progetti strategici, e quindi di partnership, che devono essere sottoscritte attraverso patti o convenzioni che vincolano quanto si è stabilito insieme. È lo stesso metodo che si utilizza in caso di finanziamento, attraverso bandi, i progetti o le iniziative di terzi: la richiesta è proprio quella di realizzare interventi coprogettati, e se possibile cogestiti e covalutati, in grado quindi di evolvere in corso d’opera e di apprendere dall’esperienza.

 

A titolo di esempio, si possono citare tre iniziative promosse in questi anni dalla Fondazione CRC: il bando “Cantiere nuovo welfare”, molto simile al bando “Welfare in azione” di Fondazione Cariplo, da cui abbiamo preso ispirazione; il progetto “Orizzonte Vela”, finalizzato a sperimentare modalità innovative per affrontare l’autonomia delle persone con disabilità intellettiva; il “Laboratorio welfare aziendale” – appena partito – di animazione e accompagnamento territoriale a partire da una ricerca da poco realizzata sul tema. Il bando è stato sviluppato cercando di analizzare con il territorio come si fosse sviluppata e modificata l’innovazione sociale a fronte della crisi. Da questo passaggio si è compresa l’opportunità di stimolare e sostenere il territorio nello sviluppo di percorsi di innovazione, efficienza e mobilitazione di nuove energie su processi già in atto che avevano bisogno di superare la frammentazione e l’episodicità. Il primo anno è andato “a vuoto”, nel senso che i progetti presentati dal territorio non rispondevano alle aspettative; di conseguenza ci siamo resi conto che c’era un grande bisogno di realizzare, insieme agli enti locali e al terzo settore, un lavoro di facilitazione e accompagnamento finalizzato alla condivisione di metodi, pratiche, competenze e approcci, in modo tale da fare un salto di qualità che permettesse di raggiungere dei risultati effettivi. Si tratta di progetti di lungo periodo, e quindi ancora in corso, ma oggi sono già presenti alcuni primi risultati: nuove risposte ai bisogni, nuove alleanze, anche con soggetti inediti, e soprattutto la realizzazione di condivisione della funzione pubblica e della responsabilità sociale tra i diversi attori. In particolare, quest’ultimo elemento costituisce il germe per far maturare la trasformazione della governance e della costruzione delle politiche locali.

 

Il progetto “Orizzonte Vela” ha fornito molti spunti, soprattutto nella logica di capacity building reciproca, ovvero la capacità di capire insieme come modificare le cose. Nello specifico, si è avviato un progetto sulla disabilità intellettiva dopo un lungo percorso di coprogettazione in cui si è chiesto ai soggetti del territorio e ai servizi di aderire a un modello che avevamo costruito insieme all’università. Nella prima edizione l’iniziativa ha avuto risultati molto interessanti dal punto di vista dell’applicazione del modello innovativo, ma scarse possibilità che le innovazioni sperimentate potessero cambiare nel breve periodo le modalità di intervento dei servizi. Nella seconda edizione del progetto si è quindi ripartiti puntando sul fatto di sviluppare un reale processo di coprogettazione, che si realizzasse con il protagonismo dei soggetti coinvolti, in modo che potessero essere propulsori e responsabili di quanto doveva essere messo in atto. A tal fine si è costituita una rete con il coinvolgimento delle aziende sanitarie locali, i consorzi socioassistenziali, le cooperative sociali, le associazioni famigliari e le scuole del territorio. Infine, da un’analisi del territorio è emerso un grosso interesse sul tema del welfare aziendale, soprattutto in una logica di welfare aziendale come integrazione del welfare comunitario. Abbiamo quindi avviato i percorsi del laboratorio di riflessione che coinvolge imprese, sindacati, associazioni di categoria, consorzi e aziende sanitarie, terzo settore per creare nuove alleanze e capire se da queste nuove alleanze si possono sviluppare delle azioni.

 
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