Lucca. Come si infrastruttura la collaborazione


Donatella Turri | 15 Marzo 2018

Il contrasto alla povertà

Già precedentemente all’applicazione del REI erano attivi progetti di collaborazione nell’ambito del contrasto alle povertà con un respiro comunale, volti a condividere punti di vista sulle situazioni in carico e creare sinergie per potenziare gli strumenti di accompagnamento.

In previsione dell’entrata in vigore del Sostegno all’Inclusione Attiva, a metà 2015 l’Ufficio di Piano della Conferenza dei Sindaci e la Caritas Diocesana hanno promosso un seminario di informazione rivolto agli assistenti sociali, i volontari delle organizzazioni del Terzo settore, le scuole, i centri per l’impiego.

Questo seminario ha segnato l’inizio di un percorso che ha condotto alla creazione di un Coordinamento del Terzo settore, inizialmente convocato in maniera informale, nel quale si è cominciato ad analizzare le Linee Guida del SIA, a mappare le risorse presenti sul territorio e ad ipotizzare che cosa potesse significare accompagnare le famiglie con un “affiancamento di comunità”, centrato sulla crescita dei loro beni relazionali verso l’autonomia.

Contestualmente è stato creato un Tavolo Tecnico per l’implementazione del SIA a livello di Ambito, al quale hanno partecipato un assistente sociale referente per ogni Comune, un rappresentante delle organizzazioni di terzo settore e uno del Centro per l’Impiego. Il tavolo tecnico ha lavorato alla redazione del progetto sul Bando PON Inclusione, nella definizione di modalità condivisa di accompagnamento dei nuclei beneficiari del SIA con la partecipazione dei diversi soggetti partecipanti al tavolo, ciascuno con propri compiti, al monitoraggio della misura, alla diffusione dell’informazione tra i cittadini, ecc.

Contestualmente al lavoro del tavolo tecnico, il Coordinamento del Terzo settore ha continuato a incontrarsi e a formarsi, scambiandosi valutazioni sui primi passi dell’applicazione della misura, rintracciandone le principali criticità e dandosi delle strategie per superarle.

 

È da sottolineare come, in questo primo periodo, l’Ambito abbia lavorato in assenza delle risorse PON per il potenziamento dei servizi; questo ha comportato difficoltà importanti nell’applicazione della misura, che hanno minacciato la tenuta della rete e hanno spesso frustrato tanto gli assistenti sociali, sovrastati dal carico di lavoro, che i volontari, spesso molto critici per la mancanza di reali risorse a sostegno dei progetti di autonomia per le famiglie.

Ma, malgrado queste difficoltà, nel momento di entrata in vigore del REI, quanto si era costruito nel periodo precedente ha costituito una premessa per mettere in atto strumenti di attivazione efficaci. Il Comune di Capannori, capofila della progettazione presentata come Ambito territoriale Piana di Lucca al Ministero, nel novembre 2017 ha provveduto ad indire una manifestazione di interesse a partecipare alla coprogettazione di servizi innovativi a supporto del SIA/REI. La manifestazione ha raccolto l’adesione di 23 soggetti del Terzo settore, la maggior parte dei quali già attivati grazie al precedente coordinamento.

Con essi è cominciato formalmente un percorso di co-progettazione, culminato in tre incontri nei quali si sono definite le modalità di funzionamento della presa in carico dei beneficiati REI, in considerazione dell’esperienza pregressa, delle caratteristiche del contesto e del lavoro precedentemente svolto con la sperimentazione SIA.

Contestualmente è stato avviato un percorso di formazione per i volontari e gli operatori del Servizio Sociale e del Centro per l’Impiego volto alla definizione di modalità di accompagnamento delle persone definite come “affiancamento di comunità”.

Alla partenza del REI, l’Ambito territoriale ha da subito attivato il funzionamento delle Commissioni Multidisciplinari per incontrare i beneficiari, alle quali partecipano in maniera costante i soggetti del Terzo Settore.

Il progetto individuale per l’accompagnamento redatto con i beneficiari scaturisce dai diversi punti di vista dei soggetti partecipanti ed integra misure e strumenti diversi, mettendo insieme le risorse di tutti e prevedendo un tutoraggio del nucleo affidato ad un ente di Terzo settore, in stretta collaborazione con l’Assistente Sociale di riferimento, il Centro per l’Impiego e gli altri soggetti.

 

L’attivazione di comunità

È difficile comprendere come, a differenza di molti altri contesti locali, nel caso di Lucca il SIA prima e il REI dopo siano stati affrontati con una mobilitazione sinergica di energie come quella descritta, se non si comprende come un lavoro di comunità di lunga data sottostante abbia contribuito a crearne le precondizioni.

E allora è forse utile fare un passo indietro, al 2013, quando consolidate esperienze di collaborazione hanno trovato un punto di incontro in un progetto, denominato “Asola e bottone: quartieri attivi contro la povertà” promosso da Caritas Lucca e Fondazione Banca del Monte di Lucca e mirato a promuovere iniziative di animazione delle comunità locali come risposta attiva e solidaristica come reazione in direzione del rilancio di fronte all’impoverimento e alla crisi.

Questo progetto ha prodotto numerosi esiti (vedi elenco più sotto), uno dei quali approfondito di seguito; si tratta del recupero e la valorizzazione del Parco della Montagnola, all’interno del quartiere San Concordio in Contrada – quartiere residenziale con circa 10 mila abitanti e alcune zone di maggiore marginalità, per lo più coincidenti con gli immobili residenziali pubblici – nel comune di Lucca, iniziato circa tre anni fa.

La Montagnola è un parco antistante alle scuole del quartiere, realizzato negli anni Ottanta e in seguito caduto in una situazione di degrado. Gli arredi urbani erano stati danneggiati, la vegetazione ormai incolta, le opere in muratura vandalizzate. A poco a poco il quartiere aveva abbandonato la frequentazione di quegli spazi, favorendo la presenza di attività di spaccio. Non era infrequente che i bambini, passando dai vialetti prima di entrare in classe, segnalassero la presenza di siringhe e cocci di bottiglia.

Il degrado del parco era vissuto con grande lacerazione dal quartiere che vi rilevava un problema di sicurezza pubblica, ma anche il chiudersi di un periodo di grande vitalità, risalente appunto agli anni Ottanta – Novanta, quando il parco aveva ospitato momenti collettivi ed era diventato un polmone di socialità per il quartiere.

La proposta di rilancio dell’area parte, nell’ambito del citato progetto Asola e Bottone, grazie all’attivazione di singoli cittadini che hanno lanciato, con il supporto organizzativo e logistico di Caritas, azioni di pulizia collettiva dello spazio e che hanno cominciato a immaginare nuovi utilizzi.

A poco a poco altri soggetti si sono coinvolti e si è creato un Tavolo di Coordinamento che collega parrocchia, associazioni, scuole ed anche singoli cittadini del quartiere.

Grazie ad iniziative di autofinanziamento e alle progettualità presentate sono stati reperiti fondi per il diradamento delle piante e per la risistemazione dei vialetti e dell’arredo.

A quel punto, i cittadini e le associazioni del Tavolo hanno interpellato l’Amministrazione Comunale, proponendo che venisse avviato un percorso di reale dialogo e si arrivasse a concepire una modalità condivisa e collaborativa che garantisse una rigenerazione dello spazio.

Attraverso la firma di una convenzione tra il Comune di Lucca e la Caritas diocesana (in qualità di capofila del Tavolo) è stato formalizzato un accordo per la gestione dello spazio.

Da una parte, il Comune si è impegnato al mantenimento dei lavori di grossa manutenzione dell’area a verde, dall’altra le associazioni e i cittadini si sono impegnati alla cura della piazza e alla sua animazione, attraverso il lavoro di volontari e grazie al coinvolgimento di soggetti a rischio marginalità, affiancati in mansioni di piccola pulizia.

Anche la Scuola ha partecipato al progetto, assumendo l’impegno di “adottare” lo spazio per la didattica.

A poco a poco, gli abitanti del quartiere, le scuole e l’Amministrazione hanno cominciato a considerare la risorsa che lo spazio rappresentava, co-costruendo percorsi di nuova socialità attorno ad esso: la Festa dei Popoli con le comunità migranti, rassegne estive di cinema e cultura, servizi di animazione extra-scolastica.

Tale processo ha comportato l’animazione e la rigenerazione di ulteriori aree, fino all’apertura di un Centro di Comunità co-gestito dai soggetti della società civile presenti nel quartiere.

 

Accanto alla “Montagnola”, vi sono state molte altre esperienze promosse all’interno del lavoro di Asola e Bottone. Qui di seguito ne vengano citate alcune.

  • Orti sociali: creazione di orti condivisi in terreni messi a disposizione da privati o parrocchie al fine di soddisfare il bisogno alimentare di soggetti fragili e fornire generi alimentari da ridistribuire tra gli utenti dei centri di supporto alimentare Caritas. Nella coltivazione, sono stati coinvolti utenti dei centri di ascolto Caritas e dei servizi sociali, attraverso forme di lavoro conveniente o volontariato.
  • Ludoteca di quartiere – il tempo di Momo: attraverso un gruppo informale di genitori e nonni del quartiere San Concordio, è stato recuperato uno spazio di un immobile comunale in passato adibito a Circoscrizione, per organizzare una ludoteca autogestita da parte del quartiere, con un’attenzione all’inclusione dei bambini provenienti da contesti di povertà.
  • Associazione di promozione sociale “Quindi”: un gruppo di volontari e artigiane ha costituito un’associazione di promozione sociale volta alla formazione e l’inclusione lavorativa di donne in svantaggio, attraverso attività di sartoria, recupero creativo, tessitura.
  • Portierato di quartiere: un gruppo di volontari ha costituito una banca dati di soggetti fragili, ma portatori di competenze artigianali e ha costituito una sorta di servizio di portierato di quartiere, attivabile dai privati cittadini per lavori di piccola manutenzione e bricolageria. Contestualmente, tramite le offerte dei residenti, è stato costituito un fondo che serve per pagare piccoli lavori di manutenzione in spazi pubblici del quartiere o per la manutenzione delle abitazioni di soggetti a rischio povertà.
  • Daccapo, sistema di riuso solidale”: è stato organizzato un sistema di raccolta, riparazione e messa in circolo di oggetti, biciclette e vestiti usati, in partenariato con i Comuni e le aziende di gestione dei rifiuti, al fine di creare micro-occupazione e solidarietà.
  • 5 pani: la spesa che serve: un emporio alimentare nel Comune di Capannori dove i soggetti inviati da servizio sociale e centri di ascolto Caritas trovano sugli scaffali generi alimentari sulla base di una assegnazione nutrizionale che tiene conto dei fabbisogni del nucleo familiare specifico. I generi alimentari sono frutto di raccolte, recupero dello spreco alimentare e accordi con i produttori locali e sono dunque biologici e di filiera corta.

 

Conclusioni

C’è un filo comune che lega queste esperienze: l’attivazione della cittadinanza, dai singoli cittadini alle espressioni organizzate, che assume un ruolo di protagonismo negli spazi pubblici e si incontra in modo collaborativo con le istituzioni.

Ciò va a costituire un capitale di relazioni che può essere poi mobilitato per realizzare in modo coprogrammato, coprogettato e partecipato politiche pubbliche, come sta avvenendo nel caso del REI.