Anziani. A che punto siamo


Sergio Pasquinelli | 7 Gennaio 2019

Cosa è stato promesso

Sulla non autosufficienza è stato promesso molto poco. E’ stato insediato un nuovo ministero sulle disabilità (ma per disabilità ci si riferisce prevalentemente alla popolazione giovane e adulta, non anziana). Sulla non autosufficienza si è solo annunciato il rafforzamento del fondo nazionale relativo (FNNA), cosa che tuttavia non è ancora avvenuta, rimanendo anche per il 2019 attestato a 450 milioni di euro (a meno di sorprese nella legge di bilancio, ma le previsioni più attendibili danno la cifra invariata).

 

Il contratto annunciava anche le “Pensioni di cittadinanza”, di cui però non si conoscono i dettagli applicativi. Le pensioni di cittadinanza dovrebbero comunque riguardare i titolari di:

  • Pensione minima
  • Assegno sociale
  • Invalidi civili
  • tutte le pensioni sotto i 780 euro, incluse quelle di riversibilità.

 

Cosa è stato fatto

Il tema non autosufficienza è sostanzialmente fuori dall’agenda di governo, sul tema c’è la stasi più totale.

 

Per quanto riguarda le pensioni di cittadinanza, nella Nota di aggiornamento al Def 2019 era stato dichiarato l’avvio per gennaio 2019, ma con gli ultimi aggiustamenti alla legge di Bilancio l’inizio è destinato a slittare, con una legge delega, nel corso del 2019, se non addirittura con la legge di bilancio di fine 2019, per una introduzione nel 2020.

Le pensioni di cittadinanza vedono l’opposizione dei sindacati confederali, come misura profondamente iniqua, in quanto equipara persone con storie lavorative/contributive molto diverse tra loro: avrebbero diritto infatti alla stessa cifra (780 euro) lavoratori con un lungo percorso contributivo realizzato e soggetti con percorsi molto più brevi o addirittura nulli.

 

In tema di non autosufficienza, il precedente governo aveva attivato un tavolo di lavoro che aveva iniziato a definire criteri omogenei per valutare gradi diversi di non autosufficienza, su base nazionale. Questo tavolo non è stato riattivato.

 

L’unico tema su cui si è mosso qualcosa sono i sostegni ai caregiver familiari, su cui sono state presentati ben 7 disegni di legge. E’ in atto il tentativo di andare a un testo unificato.

Una legge sui caregiver non solo serve per regolare l’uso del Fondo istituito col precedente governo destinato a questa figura, con una dotazione di 20 milioni di euro per tre anni (e ancora inutilizzato). Serve anzitutto per definire questa figura, e qui vi sono diverse similitudini tra i disegni di legge, sulla linea di quanto in Europa è accettata come la definizione più accreditata (Eurocarers) “il caregiver familiare è colui che si prende cura – a titolo non professionale e gratuito – di una persona cara affetta da malattia cronica, disabile o con un qualsiasi altro bisogno di assistenza a lungo termine”. I disegni di legge presentati in Senato stabiliscono poi le funzioni che dovrebbero svolgere i caregivers, le modalità possibili di collegamento col sistema territoriale dei servizi sociali e sociosanitari, le possibili agevolazioni anche fiscali. Finora solo una Regione, l’Emilia Romagna, si è dotata di una legge su questa cruciale figura del welfare familiare