L’Agenda sociale nelle elezioni europee


Emanuele Ranci Ortigosa | 7 Maggio 2019

Il 26 maggio andremo a votare per eleggere i nostri rappresentanti nel Parlamento europeo. La campagna elettorale è già iniziata da molto, potremmo anzi dire che qui in Italia è permanente. Anche questa consultazione tende a perdere la sua specificità per divenire quasi un megasondaggio sui rapporti di forza fra le diverse forze politiche e sulla convenienza o meno di andare alla conta in un confronto elettorale nazionale più o meno ravvicinato o dilazionato. Il confronto si sviluppa quindi su temi che spesso nulla hanno a che fare con le funzioni e le competenze degli organi europei, e in particolare del Parlamento europeo dove gli eletti siederanno, temi che dovranno comunque trattare e sui quali dovranno confrontarsi, esprimersi, fare delle scelte.

 

Dal punto di vista del nostro Osservatorio dobbiamo prendere atto che ad oggi le politiche sociali rimangono prevalentemente materia riservata agli Stati nazionali, che il Parlamento europeo può certamente trattare e sulle quali può esprimere scelte che però possono avere un significato e un valore di orientamento e stimolo delle politiche nazionali, senza però acquisire efficacia vincolante. Solo alcune tematiche prossime alle politiche del lavoro sono state contagiate da una espansione delle competenze europee su queste ultime e su queste anche il Parlamento europeo può esprimersi con più efficacia.

Malgrado questi limiti abbiamo sempre ritenuto la dimensione europea di cruciale importanza per affermare e generalizzare sempre più in tutti gli Stati membri gli stessi diritti e analoghe tutele, per ragioni di equità fra i sistemi e gli status dei loro cittadini, di più corretta e accettabile competizione economica e produttiva, di comparazione e stimolo reciproco fra le risposte ai problemi sociali adottate dai diversi Paesi membri. Non a caso una delle nostre aree tematiche, che interseca le varie politiche specifiche, è stata fin dal nostro avvio dedicata alla dimensione, alle istituzioni, alle politiche sociali europee. Ne è redattrice responsabile Chiara Crepaldi, che lavora da anni sulle politiche europee in tema di inclusione sociale  e che ha impostato e coordinato anche la serie di contributi che di seguito presento.

 

Anche nell’occasione che ci viene offerta dalle elezioni europee riprendiamo allora la positiva esperienza condotta in occasione delle elezioni politiche dello scorso anno pubblicando una serie di articoli di personalità ed esperti che raccolti in un Punto di welforum dedicato alle tematiche europee. Diversamente però da Il punto sulle elezioni dello scorso anno non assumiamo come oggetto di attenzione i programmi dei partiti concorrenti nella loro versione europea o in quella nazionale (dove esistenti), ritenendoli per quanto sopra osservato di limitato rilievo e affidabilità rispetto alle future scelte. Preferiamo piuttosto cogliere l’occasione per offrire elementi di conoscenza e aggiornamento sull’Europa sociale, le sue potenzialità e i suoi limiti.

 

I primi articoli che pubblichiamo, di Alfredo e Feo, di Giuseppe Guerini e la traduzione di un articolo pubblicato sui Policy Paper del Centro Robert Schuman di Claire Kilpatrick e Bruno De Witte, illustrano i temi, ereditati dalla legislatura in conclusione o imposti dall’evoluzione della realtà, che affolleranno l’agenda del nuovo Parlamento e della nuova Commissione.

Seguiranno riflessioni sul ruolo che la Carta Sociale Europea e il Pilastro europeo dei diritti sociali stanno giocando e possono giocare nel prossimo futuro per allargare il ristretto ambito di intervento delle istituzioni europee nella tutela dei diritti sociali fondamentali. Il 17 novembre 2017, al vertice sociale europeo di Göteborg, il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno in effetti approvato il Pilastro europeo dei diritti sociali. Dato che il nome vuole evocare qualcosa di solido ed affidabile, capace di sostenere l’intera architettura della protezione sociale europea, con l’obiettivo di realizzare un’economia competitiva e allo stesso tempo orientata alla piena occupazione e al progresso sociale, si cercherà di valutarne l’effettiva portata.

Farà da sfondo a queste riflessioni prospettiche una presentazione di come è evoluta l’Europa a 28 e i singoli Paesi nel periodo post crisi nei tassi di crescita e di sviluppo sociale, con analisi degli indicatori e dei differenziali nel raggiungimento dei target Europa 2020 e Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Due articoli affronteranno poi tre eventi fra loro molto diversi ma che hanno e potranno ancor più avere un serio impatto nei prossimi anni sull’Europa, la sua evoluzione, le sue politiche: la Brexit, l’avvento annunciato dei partiti populisti, l’immigrazione e la sua gestione.

Seguono alcuni contributi dedicati a illustrare e valutare tematiche e politiche sociali specifiche: politiche per la prima infanzia  la conciliazione dei tempi e l’offerta di servizi di sostegno, tema cardine nell’agenda sociale euroea; il contrasto alle disuguaglianze e alla povertà; il sostegno alla disabilità e il long term care.

Concluderà un articolo sul ruolo del volontariato sul futuro dell’Unione europea.