Politiche per la disabilità: le sfide davanti a noi


Questo “Punto di Welforum” raccoglie molti degli interventi presentati e discussi nel seminario tenutosi a Bari lo scorso 27 settembre. La sequenza dei contributi rispecchia quella delle tre principali sessioni:

  • L’integrazione lavorativa
  • Il Durante noi e il Dopo di noi
  • I progetti di vita indipendente e i budget di cura

Si tratta di temi ampi, cruciali per lo sviluppo di servizi a favore della popolazione disabile, giovane e adulta, che conta in Italia almeno 730.000 persone. I contributi che seguono offrono analisi puntuali, aggiornate, molti elementi su cui convergono i punti di forza e le criticità presenti in ciascuno dei temi affrontati1.

 

Quali sfide?

Quali sono le principali sfide che attraversano oggi, nel loro complesso, gli interventi per la popolazione con disabilità? Proviamo a isolarne alcune, forse le più urgenti, ispirandoci agli interventi del seminario di Bari e nel contesto del secondo “Programma di azione biennale” (che è stato frutto di un rilevante lavoro di analisi con la necessaria collaborazione di autorevoli esponenti del mondo associativo). Il Programma ha otto linee di azione che attendono di essere attuate, con livelli di priorità diversi. In tal senso si sono espressi recenti appelli al Governo indirizzati dalle componenti sociali. Abbiamo collegato i vari temi su cui le linee di azione insistono, identificando quattro principali sfide:

  1. Uscire dalla logica automatica domanda – risposta: significa ripensare l’accesso ai servizi e l’approccio valutativo, nonché curare la gestione di bisogni crescenti ed emergenti, facendo crescere la funzione di case management.
  2. Partecipare in modo attivo alla vita sociale; grazie a percorsi reali e sostenibili di integrazione scolastica e lavorativa, reti, opportunità inclusive offerte dai territori (grazie a esperienze e progetti di turismo accessibile, sport per tutti, agricoltura sociale).
  3. Vivere in modo autonomo/indipendente; interagendo nel Durante-noi con le famiglie e nei territori, co-costruendo progetti di vita sostenuti da budget di progetto e tecnologie assistive, domotica, servizi sociosanitari e di prossimità, sistemi di mobilità.
  4. Essere risorsa per la collettività; rivoluzionando le modalità di progettare e realizzare gli interventi sociosanitari, partendo dal basso, secondo approcci collaborativi e universali, seguendo percorsi di co-progettazione tra attori sociali e istituzionali capaci di mobilizzare (nuove) risorse economiche, professionali e relazionali a livello territoriale.

 

Siamo convinti che queste sfide, esplicitate in modo sintetico, possano riscontrare un largo consenso. Il problema è implementare delle azioni specifiche per cogliere le singole sfide, da intendere tuttavia in modo integrato. A maggior ragione se consideriamo la necessità di far fronte a bisogni crescenti ed emergenti, all’assistenza ai malati cronici – un vero tsunami che sta investendo i programmatori a livello territoriale – e alle persone con disabilità che oggi vivono meglio e più a lungo di una volta.

Nei vari settori la partita non la può vincere un solo attore, seppur autorevole e potente: nella programmazione e nei progetti emerge forte una necessaria ottica di rete, comunitaria e collaborativa. Lo Stato, l’Ente pubblico, non può dare risposte universali che coprono  tutti i possibili bisogni delle persone con disabilità. Così come le famiglie spesso non riescono a farcela da sole. E’ necessario quindi integrare mondo vitale e sistema sociale, razionalmente orientato, a livello delle comunità locali. E ingaggiare attori importanti come le fondazioni di origine bancaria perché lì c’è un patrimonio di interessi, conoscenze e di impegno nel sostenere progetti innovativi per il sociale.

 

Anche il “Dopo di Noi”, come emerge anche dai contributi contenuti in questa raccolta, non può essere una politica «settoriale»: guarda al vivere in modo autonomo/indipendente, ma è utile farlo in una prospettiva «circolare» che consideri anche le altre sfide. Prestando molta attenzione al nodo dei livelli essenziali e della garanzia dei diritti all’accesso ai servizi e alle misure a livello locale, puntando a superare le disparità a livello locale grazie a percorsi di miglioramento a livello istituzionale e organizzativo. Uno sportello per l’elaborazione di progetti individuali di vita, ad esempio, è presente nella città di Milano. Dovrebbe esserlo in modo diffuso, anche dove elementi strutturali e sul piano culturale di fatto scoraggiano l’intrapresa di progetti innovativi.

 

Prospettive

E’ importante mettere a fuoco temi trasversali come l’accesso ai servizi/interventi e gli approcci valutativi. Questi temi riguardano una misura fondamentale come il Reddito di Inserimento e i suoi futuri sviluppi annunciati, ma anche il collocamento mirato e le previsioni della legge 112/2016, nonché le buone prassi di cui si è ampiamente discusso nella terza sessione del Seminario di Bari.

Da queste prime sollecitazioni, derivano delle domande cruciali per le politiche al centro del dibattito:

  1. come far emergere i potenziali beneficiari di misure consolidate e sperimentali? Spesso si aspetta che venga pubblicato un bando e si spera che le domande presentate non eccedano la disponibilità finanziaria decisa a priori. Se questo succede non è chiaro, a priori, come gestire la lista di attesa;
  2. come sviluppare a livello territoriale una funzione di porta di accesso ai servizi?
  3. come costruire legami di fiducia fra cittadini e istituzioni, fondamentali per mettere in campo progetti personalizzati mobilitando le risorse disponibili?
  4. come far crescere e accompagnare una rete di interventi sempre più prossima ai bisogni reali di persone e famiglie?

 

Su queste domande, che tagliano trasversalmente i diversi temi affrontati, i contributi di questo Dossier offrono spunti e risposte crediamo molto utili allo sviluppo delle politiche per la disabilità nel nostro Paese.

 

Le slide presentate durante l’intervento sono disponibili qui.

  1. Sono qui disponibili anche le slide delle relazioni