White flight a Milano


Andrea ParmaMarta Cordini | 6 Giugno 2018

Uno dei principali fattori che guidano le scelte delle famiglie nel decidere a quale scuola iscrivere i propri figli è la ricerca di omogeneità socio-culturale, prevalentemente esercitata dalle famiglie di classe media che risultano meglio equipaggiate per scegliere le soluzioni più consone sin dai primi anni di istruzione. La fuga della middle class dalle scuole meno attraenti dà luogo a fenomeni di tipo segregativo, vale a dire la concentrazione di gruppi svantaggiati in alcune scuole.

 

L’assetto istituzionale della scuola milanese

Le strategie delle famiglie si inseriscono all’interno di un assetto istituzionale, che definisce l’organizzazione del sistema scolastico. Nel caso di Milano, la scelta della scuola è svincolata dalla residenza, con l’unica eccezione della precedenza assegnata ai bambini che vivono nel bacino di appartenenza della scuola nel caso in cui quest’ultima abbia esaurito i posti disponibili. Le famiglie possono scegliere all’interno dell’intero sistema pubblico oppure rivolgersi alle scuole private. La liberalizzazione della scelta è una tendenza diffusa dagli anni ’90 a livello europeo, pubblicizzata spesso nel discorso politico come una manovra anti-segregazione scolastica, i cui esiti però sembrano muoversi in direzione opposta. Se da un lato, queste riforme hanno permesso maggiore mobilità, dall’altro non hanno saputo promuovere maggiore uguaglianza. Infatti, i movimenti delle famiglie all’interno del sistema scolastico producono esiti di tipo segregativo, per cui esistono scuole in cui si concentra la classe media e italiana, e scuole in cui invece vi è una forte presenza di stranieri e di alunni provenienti da famiglie svantaggiate.

 

La segregazione residenziale

Concentrandoci sulla situazione della scuola primaria (ma l’istruzione secondaria di I grado mostra una fotografia simile), nell’anno scolastico 2015/16, i bambini milanesi in età 6-10 anni con cittadinanza straniera sono circa il 20% e risiedono prevalentemente in alcuni quartieri della periferia cittadina (tavola 1, mappa a sinistra).

 

Tavola 1 – Bacini scolastici delle scuole primarie per quote di stranieri con età 6-10 anni (2015/16) e livello socio-economico (censimento 2011).

Bacini scolastici delle scuole primarie

 

La dicotomia centro-periferia emerge anche nell’analisi della dimensione socio-economica. Infatti, il centro città è dove si concentrano i bacini con i profili socio-economici più elevati (fig. 1, mappa a destra).

In periferia, la dimensione etnica e quella socio-economica spesso si sovrappongono, anche se non completamente. Infatti, emergono alcune aree in cui lo svantaggio socio-economico prevale, mentre la presenza di stranieri non è ancora diffusa. Inoltre, la popolazione degli stranieri e delle classi più svantaggiate è distribuita in maniera eterogenea nella periferia a differenza di quanto accade in altre città europee, dove troviamo quartieri-ghetto, che a Milano rappresentano ancora un’eccezione. I bassi livelli complessivi di segregazione residenziale rendono l’analisi della presenza o meno di dinamiche segreganti nelle scuole particolarmente importanti. La presenza di scuole segregate sarebbe dunque slegata, almeno in parte, dalle caratteristiche del territorio e maggiormente dipendente dalle strategie messe in atto dalle famiglie.

 

Le scuole e le strategie di evitamento

La composizione degli iscritti nelle scuole statali accentua infatti le tendenze presenti sul territorio. La componente straniera diventa il 24% e in quasi 50 scuole elementari gli stranieri sono più del 30%. Anche sotto l’aspetto socio-economico, la tendenza è alla polarizzazione, con le scuole collocate in aree già svantaggiate che fanno segnare indici di svantaggio ancora più elevati.

Questa polarizzazione è dovuta a due processi:

  • la scelta della scuola privata operata dal 20% delle famiglie, quasi esclusivamente italiane;
  • la scelta da parte del 35% delle famiglie (con livelli simili tra italiani e stranieri) di optare per scuole statali fuori dal bacino di residenza.

Le famiglie che iscrivono i figli presso scuole private sono concentrate nel centro cittadino. La mobilità nel sistema pubblico degli italiani è, invece, predominante nelle zone periferiche dove lo svantaggio socio-economico è maggiore e la presenza di stranieri è tra le più elevate. Dall’altro lato, le scuole più attraenti sono quelle collocate nelle aree centrali, in cui spesso la quota di iscritti provenienti da altri bacini supera il 50% degli iscritti.

Emerge dunque una dinamica “centripeta” in cui un ruolo importante lo gioca la propensione ad evitare le scuole dei quartieri particolarmente disagiati. Infatti, la probabilità di spostarsi aumenta considerevolmente per quegli italiani che risiedono in quartieri fortemente etnicizzati, oltre che quelli residenti nei quartieri più poveri.

È il sommarsi delle due dimensioni che ha un effetto rilevante sugli apprendimenti. Le scuole con una percentuale di stranieri superiore al 30% fanno registrare performance nei test Invalsi inferiori alla media cittadina. Quando la quota di stranieri scende sotto il 30%, anche nelle scuole svantaggiate o in quelle “miste”, le performance diventano più eterogenee, suggerendo la centralità delle caratteristiche specifiche della scuola.

 

Per saperne di più

WHITE FLIGHT A MILANO

La segregazione sociale ed etnica nelle scuole dell’obbligo

a cura di Carolina Pacchi, Costanzo Ranci

FrancoAngeli – Collana DAStU, Politecnico di Milano

 

 width=Milano è ormai una città multietnica a tutti gli effetti: quasi un quarto dei bambini residenti proviene da un paese a forte pressione demografica. Nella scuola dell’obbligo questi futuri cittadini trovano l’opportunità per integrarsi e sviluppare le loro capacità.

Questo volume segnala che tutto ciò avviene solo parzialmente. A frenare il processo è la forte segregazione scolastica di cui sono vittime i bambini stranieri, al pari di quelli residenti nelle periferie. Invece di ridurre le disuguaglianze sociali e le differenze etniche, la scuola dell’obbligo finisce per ampliarle e radicalizzarle.

Fondato su dati originali, il volume dimostra che la segregazione è l’esito di una “fuga degli italiani” verso le scuole private e quelle a forte dominanza di italiani. L’esito è una netta separazione tra gli alunni italiani di classe sociale elevata, e quelli stranieri o svantaggiati socialmente.

Il volume consegna questi risultati ai genitori, agli insegnanti e alle istituzioni, allo scopo di alimentare un dibattito pubblico informato e consapevole.