Il reddito di emergenza e la missione di non lasciare nessuno indietro


Con il decreto legge 34/2020 (c.d. “Rilancio”) il governo ha introdotto il Reddito di emergenza (Rem), l’ultima misura di sostegno dei redditi delle famiglie colpite dall’emergenza epidemiologica da Covid19, dopo la cassa di integrazione salariale e l’Indennità per i lavoratori autonomi, già introdotti con il c.d. “Cura Italia”. La misura licenziata dal Governo si ispira ad una proposta elaborata a suo tempo da una coalizione di scopo1 per aiutare le persone in difficoltà, sebbene se ne differenzi in modo significativo in alcuni aspetti di natura applicativa (si veda qui).

Il Rem varia dai 400 agli 800 euro al mese, in base alla numerosità della famiglia, ed è erogato per due mesi. Rispetto al Reddito di cittadinanza (Rdc), anch’esso destinato alle famiglie povere, il Rem è meno selettivo e, in linea teorica, più semplice da richiedere. Non richiede la residenza continuativa di almeno 10 anni, la soglia di ISEE massima per l’accesso è più elevata e non sono presenti limiti sul patrimonio immobiliare posseduto (si veda anche qui).

 

Quante e quali famiglie potrebbero beneficiarne?

Le nostre stime quantificano in poco più di 550mila i nuclei familiari potenziali beneficiari del Rem in Italia. Si tratta di un numero inferiore rispetto a quelli indicati dalla relazione tecnica del decreto “Rilancio” e dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che arrivano a stimare una platea di eleggibili attorno agli 850-870mila nuclei. Se tutti i potenziali beneficiari facessero domanda il costo della misura potrebbe andare dai 600 ai 900 milioni di euro, a seconda delle stime.

 

Tabella 1 – Potenziali beneficiari e costi del Rem: varie stime

Stime

MicroReg

Stime Relazione Tecnica al decreto 34/2020

Stime

UPB

N° famiglie  beneficiarie 555mila 867mila 851mila
Spesa complessiva (ml. di euro) 557,6 954,6 852
Beneficio medio familiare (euro) 1.004 1.100 1.001

Fonte: elaborazioni su Microreg, INPS, UPB

 

Le famiglie che potrebbero richiedere il Reddito di emergenza hanno il capofamiglia disoccupato nel 35% dei casi, occupato alle dipendente o autonomo nel 22% e inattivo, ma non in pensione, nel 15% delle famiglie. La maggioranza dei nuclei interessati (il 67%) appartiene alle classi di età centrali, tra i 35 e i 65 anni, quelle in cui è più probabile che siano presenti figli a carico. Quasi la metà dei potenziali beneficiari risiede nel Sud del paese.

 

Figura 1 – Le caratteristiche dei potenziali beneficiari del Rem

Fonte: elaborazioni su Microreg

 

Chi resta ancora escluso da una qualche forma di protezione?

Il Rem è stato introdotto dal governo come reddito di ultima istanza per tutte quelle famiglie rimaste escluse da una qualche forma di protezione sociale oppure non coperte adeguatamente, a fronte di strumenti categoriali, parziali e selettivi, come la cassa integrazione, l’indennità per il lavoro autonomo e il Reddito di cittadinanza. Obiettivo condivisibile di questo nuovo strumento era dunque quello di non lasciare nessuno indietro, almeno tra le fasce più povere della popolazione. Proposito raggiunto?

Per rispondere concentriamoci sul primo decile della distribuzione del reddito familiare equivalente, quello che contiene il gruppo dei poveri di reddito2. Fra questi il 26%, una famiglia su quattro, è escluso dagli strumenti di sostegno al reddito. Chi sono queste famiglie povere che non beneficiano né della cassa integrazione guadagni, né dell’indennità per gli autonomi, né del Reddito di cittadinanza, né infine di quello di emergenza?

 

Figura 2 – Quota di nuclei esclusi da Cig, indennità ai lavoratori autonomi, Rem e Rdc per decile di reddito disponibile familiare equivalente

Fonte: elaborazioni su Microreg

 

Il 29% sono nuclei in cui il capofamiglia è pensionato. E quindi, in quanto usciti dal mercato del lavoro, non rientrano fra le casistiche oggetto di intervento del Rem. La restante quota, pari al 71%, è invece composta da nuclei in cui la persona di riferimento è disoccupata o inattiva, ma non pensionata, o un lavoratore a basso reddito. Questa fetta della popolazione è quindi una naturale candidata al Reddito di cittadinanza o di emergenza, pur non ricevendo né l’una né l’altra misura. Come sottolineato anche da coloro che hanno proposto il Rem (https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/come-valutare-il-nuovo-reddito-di-emergenza-il-giudizio-di-chi-lo-ha-proposto/), la misura adottata dal Governo lascia un 18% di famiglie del primo decile (71% del 26%) non coperte da una qualche forma di protezione, pur essendo potenzialmente nelle condizioni per averne bisogno. La quota di nuclei esclusi è pari a circa 469mila, l’1,8% del totale delle famiglie italiane.

 

Tabella 2 – Le caratteristiche degli esclusi del primo decile della distribuzione dei redditi

Incidenza % Composizione %
Condizione professionale del cf
Occupati 19% 34%
Disoccupati 15% 12%
Pensionati 52% 29%
Altri 28% 25%
Classe di età del cf
<=35 17% 10%
35-50 15% 22%
50-65 23% 29%
>=65 55% 39%
Area geografica
nord 28% 34%
centro 25% 17%
sud 23% 49%
TOTALE 25% 100%

Fonte: elaborazioni su Microreg

 

Se ci concentriamo su questo spaccato, emerge che nella maggioranza dei casi il motivo prevalente di esclusione dal Rdc o dal Rem è avere un reddito superiore al valore delle soglie previste per accedervi3.

 

Figura 3 – I motivi di esclusione dal Rem e dal Rdc

Fonte: elaborazioni su Microreg

 

 

Gli esclusi finora considerati sono però teorici, nell’ipotesi che tutti i potenziali beneficiari di Rem facciano domanda. In pratica non è così. Le domande di Rem pervenute a 20 giorni dal termine massimo di invio inizialmente previsto (30 giugno) sono solo 270mila. Un numero inferiore alle aspettative, tanto che il termine per richiedere la misura è stato prorogato per un mese, fino al 31 luglio. L’aver richiesto tra i requisiti per accedere la certificazione del proprio Isee, diversamente da quanto proposto dal Forum Disuguaglianze e Diversità e dalla Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, insieme a Cristiano Gori, potrebbe aver scoraggiato le famiglie dal fare domanda.

In conclusione, il Rem, intervenendo a valle degli altri strumenti categoriali previsti con il c.d. “Cura Italia”, ha permesso di limitare i danni dell’emergenza epidemiologica e grazie ad esso solo una stretta minoranza di famiglie è rimasta indietro. Tuttavia, in una fase emergenziale e straordinaria come questa, un sussidio unico al posto dei molteplici interventi categoriali, senza prova dei mezzi, quindi più semplice da richiedere e da erogare, sarebbe stato probabilmente più efficiente ed equo.

  1. Protagonisti della coalizione di scopo sono il Forum Disuguaglianze Diversità e l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), insieme a Cristiano Gori dell’Università di Trento
  2. Sono povere in senso assoluto il 7% delle famiglie italiane. Ogni decile rappresenta il dieci per cento delle famiglie, dopo che queste ultime sono state ordinate in modo crescente in base al reddito. I poveri in senso assoluto sono quindi un sottoinsieme dei nuclei del primo decile
  3. Le percentuali suddette, se sommate, non restituiscono il valore pari a 100 in quanto le famiglie possono essere escluse contemporaneamente per più di un motivo.