La figura professionale del Disability Manager

Tra incertezze interpretative, buone prassi e prospettive future


Palma Marino Aimone | 8 Giugno 2017

In un momento di profonda dinamicità e di contestuale criticità del mercato del lavoro la notizia della sottoscrizione a Roma tra la multinazionale farmaceutica Merck Serono e le rappresentanze sindacali di settore di CISL, CGIL e UIL di un accordo per un progetto sperimentale della durata di due anni volto all’inserimento dei lavoratori con disabilità, con la presenza di uno specifico Osservatorio Aziendale sull’Inclusione Lavorativa e la nomina di un Disability Manager, non può che destare apprezzamento e soddisfazione in particolare per l’elemento ispiratore, ossia la ricerca del benessere dei lavoratori in azienda. Si tratta della prima azienda in Italia che nell’adozione di politiche di Disability Management1 (orientamento gestionale che si focalizza sulla persona con disabilità e sulla sua valorizzazione, con l’obiettivo di adattare l’organizzazione al fine di accoglierla e gestirne i bisogni) ha seguito le indicazioni dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

 

Buone prassi, in azienda e nel settore pubblico, nonostante le incertezze

L’evoluzione Il progetto della Merck Serono rappresenta l’optimum della politica di disability management, senza nulla togliere alle buone prassi2 di IBM, Tim, Intesa San Paolo, Gruppo Hera ed altri che con le loro divisioni dedicate hanno rappresentato i primi esempi pratici di introduzione della figura del Disability Manager e di azioni di disability management in azienda.  La positività del progetto deriva anche dal fatto che iniziative del genere avvengono in un contesto normativo in cui, ad oggi, le nuove linee del collocamento mirato previste dal Jobs Act (dlgs n. 151/2015 art 11) e quelle per regolare le figure del Disability Manager e dell’Osservatorio aziendale sulla disabilità, annunciate come imminenti, non sono state ancora pubblicate creando incertezza interpretativa su questa figura professionale.

Anche il settore pubblico non è esente da tali difficoltà interpretative: nonostante il primo ed esemplare caso dell’ospedale riabilitativo ad alta specializzazione di Motta di Livenza (TV)3, dove un architetto Disability Manager dal 2010 trova soluzioni per agevolare l’autonomia di ciascun paziente anche dopo le dimissioni, e l’esperienza del Comune di Alessandria4, dove i professionisti operano nei campi dell’urbanistica ed accessibilità in genere, trasporto e logistica, potenziamento dei servizi a sostegno delle famiglie e si adoperano per abbattere tutte quelle barriere architettoniche e mentali per favorire la piena integrazione del diversamente abile,  spicca il recente caso del Comune di Latina5 che, nel mese di gennaio, volendo istituire la figura del Disability Manager ha cercato, ignorando le caratteristiche di tale professionalità, tra i suoi dipendenti e le associazioni di volontariato persone che a titolo gratuito ricoprissero tale incarico6.

 

Una figura professionale competente

In assenza di una precisa normativa e di un ordine professionale di riferimento sono preziose le indicazioni del presidente di SIDIMa (Società Italiana Disability Manager), la prima e unica associazione di categoria in Italia: “il Disability Manager è una competenza aggiunta ad una professionalità di base già consolidata che può spaziare dai campi dell’ ingegneria e dell’architettura alla fisioterapia, alla giurisprudenza, e non ultimo il settore delle HR, parlando sia di consulenza che di HR Manager. Attraverso poi un percorso formativo dedicato di perfezionamento o un master, il professionista assume tali nuove competenze che gli consentono di svolgere questo innovativo ruolo. Il Disability Manager deve avere conoscenze di normativa sul lavoro in ambito di valutazione della disabilità, di bioetica, di accessibilità di inserimento nel mondo del lavoro e della formazione, di definizione dei piani di Disability Management e una sensibilità su una serie di temi relativi al terzo settore e all’inclusione sociale.”7 A queste indicazioni aggiungo che non necessariamente il Disability Manager deve essere una persona con disabilità, seppure questa condizione potrebbe dare alla figura professionale un maggiore coinvolgimento.

 

Con funzioni specifiche e un ventaglio di strumenti

Un esempio di funzioni specifiche che un Disability Manager potrebbe svolgere in un’azienda sono quelle previste dall’accordo Merck Serono e gli strumenti che può utilizzare sono legati in primis alle dimensioni aziendali e poi ai diversi step di cui si compone un piano di disability management efficace. Nella prima fase, dedicata all’analisi organizzativa, si possono utilizzare strumenti – come questionari, interviste e focus group –  allo scopo di rilevare e analizzare l’ecosistema aziendale per poter capire come e dove intervenire. Successivamente, si possono utilizzare gli strumenti di natura informatica, tecnologica, ergonomica, economica e intraprendere iniziative formative di tutoraggio, di mentoring, ecc.  Tra gli strumenti di tipo economico ricordiamo i contributi Inail  per l’abbattimento di barriere architettoniche per gli interventi di adeguamento delle postazioni di lavoro e per la formazione dei lavoratori disabili (Circolare 51/2016 e Delibera n.2 del 22 febbraio 2017), il bonus  all’assunzione previsto dal  Dlgs 151/15 art 10 (Jobs Act) e il contributo a carico del Fondo Regionale Disabili (art. 14 legge 68/99) quale rimborso parziale delle spese sostenute allo scopo di adeguare il luogo di lavoro. Importanti sono poi gli strumenti innovativi  quali le Politiche attive del lavoro locali dedicate alla disabilità (di cui Dote lavoro Disabili Lombardia, il Programma garanzia Giovani disabili del Piemonte, Giovani Sì della Toscana rappresentano alcuni esempi8, lo Smart Working, oramai regolamentato (Disegno di legge AC. n. 2233 B, approvata definitivamente dal Senato il 10 maggio)9, il Welfare Contrattuale di Previdenza e la Sanità Integrativa specificatamente rivolti alle persone con disabilità, così come tutti gli altri strumenti di Work-Life Balance.10

Non essendo possibile trovare tutti le skills necessarie in una sola persona, nella pratica Il Disability Manager è un “facilitatore” che coordina e gestisce diverse altre figure professionali: architetti, medici, informatici, consulenti del lavoro, specialisti HR11, recruiter12, agenzie per il lavoro13. Queste ultime hanno il vantaggio di poter lavorare a stretto contatto con le realtà aziendali e attraverso la pluralità dei servizi offerti possono costruire soluzioni dedicate di disability management. Le Agenzie per il Lavoro del resto sono l’unico settore ad avere il fondo di formazione di categoria, Formatemp, con un linea formativa dedicata esclusivamente all’inserimento delle persone con disabilità14.

 

In un gioco di ruoli

In questo necessario gioco di squadra sicuramente i Sindacati svolgono un ruolo rilevante, in particolare in sede di contrattazione collettiva aziendale dove possono introdurre istituti di Welfare aziendale, strumenti di Work life-balance e di Smart working e possono  intervenire in diverse altre aree, quali le modifiche nella disciplina del comporto o della copertura retributiva della malattia, i percorsi formativi, il sostegno alla carriera, il sostegno economico e battersi per un calcolo della produttività rispettoso delle specificità per creare condizioni di vantaggio e di benessere, sia per l’azienda che per i lavori con disabilità..

Il Disability Manager, che può essere un dipendente oppure un consulente esterno, deve ricoprire un ruolo aziendale adeguato ad incidere in maniera significativa sulle strategie e sulle politiche aziendali. Molto dipende dalle dimensioni aziendali. Fortunatamente non mancano iniziative locali  per l’incentivazione di tale figura professionale in azienda, come ad esempio quella del piano provinciale di Mantova.

Nel rimarcare alcuni elementi indispensabili della professione del Disability Manager non si vuole né pubblicizzare l’attività di alcuno né sminuire figure professionali ad alto valore aggiunto nelle moderne organizzazioni aziendali, bensì soltanto mettere dei punti fermi ed evidenziare iniziative e azioni da parte dei sindacati, degli operatori specializzati e dell’associazione di categoria che si sono intensificate a partire dalla V Conferenza nazionale sulle politiche della disabilità di Firenze nonostante il vuoto normativo lasciato dalla mancata pubblicazione delle nuove linee sul collocamento mirato e dal dubbio messaggio del decreto milleproroghe15. Il workshop tematico organizzato il 9 giugno 2017 dall’Università Cattolica di Milano costituisce ulteriore occasione di dibattito.

  1. Il Disability Management: Spunti di riflessione per Consulenti del Lavoro e Specialisti HR , di Palma Marino Aimone
  2. Cúram Solution for Disability Management.Sito IBM, TIM: al via la “TIM Equity & Inclusion Week”, per un’azienda sempre più inclusiva. Sito Telecom. Diversity Intesa San Paolo: Sito intesa San Paolo,  Disabilità e lavoro Gruppo Hera: Opportunità e diritti  per il lavoratore disabile e per il lavoratore che assiste disabili: Sito Gruppo Hera.
  3. In Ospedale Arriva il Disability Manager, Corriere della Sera
  4. Alessandria alla fase finale del premio Access City Award 2017. La city manager Paola Testa: “Il risultato di un costante lavoro di squadra negli anni”, CorriereAl, 2017
  5. Disability manager, il Presidente di SiDiMa: “A Latina sbagliano, serve …
  6. Contro ogni Strumentalizzazione del Disability Manager, Superando.it, 2012
  7. Quel che deve essere un Disability Manager, Superando.it, 2017
  8. Dote lavoro lombardia: piani provinciali disabili triennali , Garanzia Giovani Disabili Regione Piemonte Rifinanziamento dal 31 Marzo 2017, Tirocini disabili Giovani si Toscana.
  9. Best practices riportate nell’ articolo “Smart Working, e il mondo può diventare il tuo ufficio”, La Stampa
  10. Si veda contratto collettivo aziendale intesa di San Paolo.
  11. La  Società Diversity Opportunity  coniuga talento e innovazione per la valorizzazione della diversità e della disabilità  e per una nuova cultura organizzativa aziendale. Page Personnel  ha una divisione dedicata alla disabilità, ecc.
  12. Jobmetoo è ad esempio un recruiting esclusivo per le categorie protette.
  13. Le principali agenzie per il lavoro con divisioni dedicate alla disabilità: Fondazione Adecco per le pari opportunità, Randstad Hopportunities, Articolo 1 Categorie protette, Quanta Diversity, Openjpbmetis Diversity Talent.
  14. Vademecum Formatemp. Si veda pag. 44.
  15. Sull’argomento: l’inclusione lavorativa non funziona a colpi di rinvio delle norme di Palma Marino Aimone

Commenti

Molto interessante, grazie. All’interno dell’Azienda USL Centro Toscana, abbiamo dato vita ad un “gruppo multi professionale disabilità ” per cercare di affrontare i temi sopra descritti, all’interno di un Azienda Pubblica di grandi dimensioni con la presenza di un numero molto alto di soggetti disabili. In un prossimo futuro potremmo inviare un documento descrittivo di questa nostra esperienza.

La ringrazio fin d’ora! Attendo il vostro contributo e resto a disposizione per un contatto diretto.

interessante. Mi piacerebbe sapere se sono già previsti percorsi formativi specifici. L’Associazione La Nostra famiglia di cui faccio parte ha un settore formazione superiore e avrebbe le competenze per offrire questo tipo di formazione.

La ringrazio per il commento. La Nostra Famiglia è una realtà ben nota. Sulla tematica abbiamo iniziato una riflessione con i colleghi della Scuola di Formazione Irs per il Sociale, basata su lavori di ricerca svolti, e con Palma Marino Aimone, autrice dell’articolo, di SIDiMa. Benvenuto un contatto diretto per condividere esperienze e prospettive di azione.
La mia mail è ccast@irsonline.it

Finalmente una risorsa umana “dedicata” che potrà svolgere importanti ruoli per l’inclusione dei lavoratori disabili e perchè no anche momenti di elaborazione e confronto.