La povertà energetica e le misure di contrasto

Tra pandemia e PNRR


Anna Zsófia Bajomi | 18 Maggio 2021

Che cos’è la povertà energetica?

La povertà energetica è una condizione di inabilità ad accedere ai livelli socialmente e materialmente necessari di consumo energetico1, ed è dovuta a una combinazione di fattori come il basso reddito familiare, gli alti costi dell’energia, un consumo energetico elevato a causa della bassa efficienza energetica della casa e degli elettrodomestici2. La povertà energetica mette a rischio la salute fisica e mentale, riduce le performance sul lavoro e a scuola e ha anche effetti negativi sull’ambiente.

 

Come si misura? Poiché la povertà energetica è un fenomeno con diverse cause ed è incorporato in un contesto socio-tecnico complesso, sarebbe difficile misurarla con un solo indicatore. Ecco perché l’osservatorio Europeo della Povertà Energetica (EPOV) indica quattro diversi indicatori primari per misurare la povertà energetica, dei quali due sono il consumo energetico troppo basso e la quota di reddito dedicata alla spesa energetica troppo elevata. Gli altri due indicatori spesso usati per catturare la povertà energetica, sono il ritardo nel pagamento delle bollette e l’incapacità di mantenere la casa adeguatamente calda d’inverno (o fredda d’estate). Tra gli indicatori secondari  della povertà energetica è opportuno menzionare la mortalità invernale in eccesso o  la presenza di gravi problemi di qualità dell’abitazione, come perdite dal tetto, umidità nei pavimenti, nei muri o nelle fondamenta, muffe e funghi alle finestre.

Nell’Unione Europa, i paesi periferici meridionali e orientali sono quelli maggiormente toccati dalla povertà energetica rispetto ai paesi centrali (occidentali e nordici). Il fatto che i paesi nordici siano meno toccati della povertà energetica rispetto ai paesi più caldi del Sud Europa da una parte conferma che la povertà energetica è determinata molto dai redditi e dalle performance delle case, e dall’altra suggerisce che il caldo estivo dei paesi del Sud ha un peso rilevante.

Secondo gli ultimi dati, in Italia nel 2018 l’8,8 per cento era la quota delle famiglie in povertà energetica. L’indicatore, adottato dai documenti strategici del Governo italiano, misura la povertà energetica in base alla quota sia delle famiglie con spesa per elettricità e riscaldamento troppo elevata, sia delle famiglie in condizioni di grave deprivazione e con spesa per riscaldamento pari a zero3. Riguardo le dimensioni territoriali della povertà energetica, l’indicatore “registra una situazione più grave per le regioni del sud Italia, soprattutto per la Sicilia”4. In termini di ampiezza familiare, l’indicatore rivela un legame crescente tra l’indice della povertà energetica e il numero dei componenti del nucleo.

 

Covid e vulnerabilità energetica

La pandemia da Covid-19 ha aggravato vulnerabilità e disuguaglianze già esistenti, anche nell’ambito del consumo domestico dell’energia. Le restrizioni hanno aumentato radicalmente il tempo passato a casa dalle persone, e conseguentemente il fabbisogno energetico delle famiglie. Diversamente rispetto a quando i membri della famiglia andavano al lavoro o a scuola e uscivano nel tempo libero, durante il confinamento pandemico la casa è diventata uno spazio totale, ospitando una serie di attività che prima avevano luogo fuori. Questo ha portato a un uso elevato del riscaldamento (per poter stare al caldo tutto il giorno), dell’acqua calda (per lavare le mani spesso), della cucina (per preparare il cibo a casa invece di mangiare fuori), dell’illuminazione. Sono sorti anche nuovi fronti di domanda di energia, come quella relativa all’elettricità per il lavoro a distanza, la didattica a distanza e le attività ricreative domestiche (come l’uso esteso delle piattaforme streaming, ecc.). Di conseguenza, per tante famiglie le spese per l’energia sono aumentate nello stesso periodo in cui gli effetti devastanti della pandemia sul mercato del lavoro hanno ridotto radicalmente i redditi. Molte famiglie devono, cioè, sostenere spese energetiche più elevate in presenza di redditi più bassi. A questo punto si incrociano due vulnerabilità: spesso le famiglie con redditi bassi vivono in case meno efficienti da un punto di vista energetico5 e devono usare più energia per ottenere lo stesso livello di servizio rispetto alle famiglie che vivono in case con alta efficienza energetica. Inoltre, le persone con reddito basso occupano posti di lavoro che sono stati colpiti sin da subito dalla crisi causata dalla pandemia, e quindi hanno perso parzialmente o totalmente i loro redditi di lavoro. Si può dunque assumere che la pandemia abbia aggravato la situazione delle famiglie che vivevano già in una condizione di vulnerabilità o povertà energetica.

 

Come affrontare la povertà energetica?

Per affrontare efficacemente la povertà energetica, gli interventi scelti devono rispondere ai fattori determinanti della povertà energetica.

Lo strumento più importante per combattere la povertà energetica è il potenziamento del ‘rendimento energetico in edilizia e dell’efficienza energetica nelle abitazioni’. Un rinnovamento energetico profondo delle case riduce radicalmente il consumo ed il costo dell’energia a lungo termine. Ma poiché che questi tipi di interventi necessitano di elevati investimenti e hanno tempi di ritorno abbastanza lunghi, è importante rendere accessibili gli strumenti finanziari e tecnici per la ristrutturazione energetica e le fonti di energia rinnovabile alle famiglie vulnerabili. Gli investimenti pubblici nella ristrutturazione energetica mirati ai gruppi vulnerabili hanno un ritorno più elevato in termini di riduzione dei costi sanitari rispetto a quelli mirati alle famiglie con livello di reddito più alto.

Un secondo tipo di misure accresce le risorse famigliari, nella forma di vari sostegni al reddito delle famiglie vulnerabili. Questi tipi di sostegni in generale “non sono direttamente connessi al fenomeno della povertà energetica”6, ma aumentando i redditi aiutano a ridurre il peso dell’energia sugli stessi. Anche i programmi che finanziano la riqualificazione “profonda” del parco immobiliare (quella che comprende interventi complessi e ambiziosi, come per esempio l’isolamento termico) possono avere effetti positivi indiretti sui redditi, attraverso la crescita dell’occupazione in settori in cui sono spesso presenti i profili più vulnerabili sul mercato del lavoro.

Il terzo tipo di supporto riduce il peso complessivo del costo dell’energia, nella forma di tariffe sociali (che riducono il livello dei prezzi) o di bonus (che riducono l’importo finale delle bollette).

Infine, ci sono altre forme di supporto, come le misure per la protezione dei consumatori vulnerabili (per esempio la dilazione e rateizzazione dei pagamenti oppure il divieto dell’interruzione della fornitura di energia ai clienti vulnerabili nei periodi critici) o i servizi di consulenza energetica, i quali supportano le famiglie nel modificare il modo in cui utilizzano l’energia al fine di ridurre i consumi.

 

La transizione energetica come possibilità

Durante la pandemia tanti governi hanno riconosciuto il bisogno di dare un supporto al consumo di energia per prevenire che le famiglie rimangano senza servizi. Alcune ricerche hanno mappato i primi supporti introdotti dai vari governi, che sono stati soprattutto i seguenti: divieto di disconnessione, ripristino della fornitura eventualmente interrotta, fornitura di energia gratuita, sconti o agevolazioni per la fornitura di energia, adeguamenti o blocchi tariffari, modalità di pagamento differito o personalizzato7.

 

Nel 2020 l’Unione Europea, oltre all’annuncio del quadro finanziario pluriennale ha lanciato anche altre iniziative e strumenti, come il Recovery and Resilience Fund, il Just Transition Fund e l’Ondata di ristrutturazioni. Ognuno di questi strumenti è mirato anche, almeno parzialmente, alla protezione del clima, quindi supporta interventi che aumentano l’efficacia energetica e incentivano l’uso delle risorse d’energia pulita. Anche il quadro legislativo della transizione energetica sottolinea, in vari punti, l’importanza di includere, raggiungere e supportare i consumatori vulnerabili e le famiglie in condizioni di povertà energetica. Pertanto, c’è un ventaglio di opportunità per combattere la povertà usando risorse dedicate alla transizione energetica e alla mitigazione dei cambiamenti climatici.

 

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) Italiano prevede dei piani ambiziosi nell’ambito della riqualificazione energetica degli edifici residenziali privati e pubblici. Il piano dedica 13,81 miliardi di euro per la riqualificazione energetica e l’adeguamento antisismico del patrimonio immobiliare privato, e per l’edilizia sociale, con un obbiettivo di 50.000 edifici ristrutturati all’anno (per 5 anni). Il piano evidenzia che le misure di efficientamento energetico (e sismico) degli edifici “contribuiscono a dare un forte impulso all’economia e all’occupazione del Paese” e promuovono anche la “resilienza sociale migliorando le condizioni abitative della popolazione e alleviando il problema della povertà energetica”. La misura prevede strumenti di detrazione fiscale, la “cessione del credito” e il “pagamento anticipato”. Questi ultimi due strumenti agevolano gli ingenti investimenti iniziali, quindi aiutano a mirare le misure di riqualificazione anche alle famiglie a basso reddito, pertanto contribuendo potenzialmente alla riduzione della povertà energetica. Tuttavia, i fondi dedicati dimostrano un impegno reale e ambizioso per la riqualificazione energetica degli edifici, anche nel contesto internazionale. Secondo una ricerca preliminare di Housing Europe, in comparazione con gli altri paesi membri dell’Unione Europea, l’Italia dedica un percentuale molto alto e la somma più alta, in valore assluto, per la riqualificazione degli edifici residenziali. Anche l’introduzione degli strumenti finanziari inclusivi è incoraggiante, permettendo alle famiglie con redditi bassi (potenzialmente toccate dalla povertà energetica) di ridurre il loro consumo di energia. Per valutare la misura in cui il PNRR sarà in grado di ridurre la quota di famiglie povertà energetica, tuttavia, sarà necessario attendere un maggior livello di dettaglio sulla distribuzione e la destinazione dei fondi e monitorare la concreta implementazione dei piani.

  1. Stefan Bouzarovski (2018): Energy Poverty (Dis)Assembling Europe’s Infrastructural Divide, Palgrave.
  2. Thomson, H., & Bouzarovski, S. (2018). Addressing Energy Poverty in the European Union: State of Play and Action.
  3. Rapporto OIPE 2020, pag. 16
  4. Rapporto OIPE 2020, pag. 18
  5. Brenda Boardman: Fuel poverty synthesis: Lessons learnt, actions needed. In Environmental Change Institute, University of Oxford, UK
  6. Banca d’Italia, Ottobre 2014, n.240, p.36
  7. Marlies Hesselman  Anaïs Varo, Rachel Guyet and Harriet Thomson, 2020, ‘Global Map of COVID-19 Household Energy Services Relief Measures’ (last retrieved on [date], via: engager-energy.net/covid19).