La riforma dell’assistenza sociale nel Regno Unito


Chiara Crepaldi | 15 Settembre 2021

Il 7 settembre il primo ministro Boris Johnson ha presentato il progetto di riforma del social care britannico. Sono anni che in Inghilterra si discute della riforma dell’assistenza sociale che viene considerata assolutamente inadeguata rispetto ai bisogni dei cittadini, sottofinanziata e di pessima qualità1:

  • Age UK stima che 1,5 milioni di persone in Inghilterra non ricevano l’aiuto di cui hanno bisogno.
  • Nell’ultimo decennio, nonostante l’invecchiamento della popolazione la spesa totale per l’assistenza sociale è cresciuta di soli 99 milioni di sterline e la spesa comunale si è addirittura ridotta del 3% rispetto al 2010.
  • Il sistema soffre di enormi carenze di personale: Age UK stima che ci siano circa 45.000 posti vacanti.

 

Nessun governo, né Laburista né Conservatore finora è riuscito nell’intento di riformare il sistema, che grava direttamente sui cittadini con costi insostenibili. Dopo mesi di lavoro e ampie discussioni Boris Johnson ha presentato una proposta che nelle sue intenzioni promette di “risolvere tutti i problemi dell’assistenza sociale” nel paese, grazie ad un importante aumento del finanziamento netto di 12 miliardi di sterline (circa 14 miliardi di euro) da realizzare attraverso un aumento dei contributi previdenziali e della tassazione dei dividendi.

 

La principale criticità del sistema inglese è l’elevatissimo costo dell’assistenza a carico dei cittadini. Nel 2011, la Commissione Governativa presieduta da Dilnot ha stimato che un adulto su 10 di 65 anni durante la propria vita avrebbe speso più di 100.000 sterline (quasi 120.000 euro) per l’assistenza. Dato che nell’ultimo decennio i costi dell’assistenza sono aumentati il governo stima che oggi almeno un inglese su 7 dovrà affrontare un costo uguale o superiore a quella cifra.

La riforma di Johnson prevede che “da ottobre 2023 nessuno che entra in un percorso di assistenza pagherà più di 86.000 sterline (100.000 euro) nel corso della sua vita”: tra gli impegni che aveva promesso durante la campagna elettorale c’era di arrivare ad evitare che le persone fossero costrette a vendere le proprie case per finanziare l’assistenza sociale.

 

Come funziona il nuovo sistema?

L’assistenza sociale comprende i servizi di supporto alla persona legati alla vecchiaia, alla malattia o alla disabilità: in sostanza i servizi di assistenza domiciliare e residenziale. Le persone che hanno necessità di supporto si rivolgeranno agli sportelli locali dei servizi per richiedere una valutazione del livello di assistenza necessaria e, per chi non ha un reddito sufficiente, per sapere quale sia la quota di copertura di tale fabbisogno di assistenza da parte dal servizio pubblico. A quel punto il costo a carico di ogni cittadino arriverà fino ad un massimo di 86.000 sterline. Una volta superato il tetto lo stato si farà carico dei costi aggiuntivi. Chi desiderasse un tipo e un livello di intervento differente da quello indicato nel piano individuale si farà carico dei costi aggiuntivi. L’assistenza verrà comunque erogata nella maggior parte dei casi da società private.

In tale tetto tuttavia sono esclusi i costi alberghieri della residenza protetta o della casa di cura, in particolare il vitto e l’alloggio, che non saranno inclusi nel tetto di 86.000 sterline, ma il governo ritiene che i redditi da pensione statale e da sussidi sociali non means tested siano normalmente sufficienti per coprire questi costi.

Il Ministero del Tesoro prevede che il tetto viene venga raggiunto mediamente in tre anni di ricovero in struttura protetta, nell’ipotesi di un costo annuo pari a 36.400 sterline l’anno a in una casa di cura.

 

La valutazione del fabbisogno è legata ad un test dei mezzi che prevede, per le persone che vivono in una casa di proprietà, una copertura completa dei costi di assistenza se il reddito e i beni sono inferiori alle 20.000 sterline, escluso il valore della prima casa. Oltre quella cifra e fino alla soglia delle 100.000 sterline le persone potranno contare su una sovvenzione parziale. Nel caso di ricovero in struttura in tale soglia verrà incluso il valore della prima casa in proprietà, come avviene attualmente. Si tratta, secondo alcuni, di uno scenario che, in caso di reddito medio basso, comporta ancora il rischio di dover vendere la prima casa per finanziare la propria assistenza.

 

Il meccanismo di finanziamento del nuovo sistema

Il finanziamento del nuovo sistema si baserà sull’aumento delle aliquote contributive previdenziali pari a 1,25 punti percentuali: per chi lavora l’aumento sarà applicato sia alle aliquote del dipendente che a quelle del datore di lavoro. Parallelamente aumenteranno di 1,25 punti percentuali anche tutte le aliquote della tassazione dei dividendi. Per chi ha dunque uno stipendio pari a 50.000 sterline l’aumento sarà di ulteriori 505 sterline (per un totale di circa 5.300 sterline) a cui si aggiungono ulteriori 515 sterline da parte del datore di lavoro. L’attesa è che questo meccanismo possa generare 12 miliardi di entrate.

 

La previsione del Governo è che, per tre anni, tale ammontare vada ad alleggerire il pesante debito accumulato dal servizio sanitario nazionale, che sta scontando un enorme arretrato di cure accumulato durante la crisi del coronavirus. Dopo i primi tre anni la maggior parte delle risorse verrà trasferita all’assistenza sociale. Il Financial Times sottolinea che al momento tuttavia non sembra esserci ancora alcuna traccia del piano di rifinanziamento del servizio sanitario nazionale.

 

Il dibattito

Il tema ha suscitato ampio dibattito sia tra i conservatori, contrari a priori a qualsiasi aumento delle tasse, sia tra i labouristi che, pur condividendo la necessità di una riforma, sostengono che l’aumento proposto colpisca in modo particolare i giovani e i redditi più bassi e che la retorica del non dover più essere costretti a vendere la casa risulti molto inopportuna perché i maggiori beneficiari della assistenza sociale sono anziani e disabili che hanno molte meno probabilità degli altri cittadini di possedere una casa.

La riforma da alcuni viene paragonata alla introduzione di un sistema di assicurazione, con l’eccesso pagato privatamente. Johnson ha respinto le critiche di alcuni attivisti del paritito Labour per i quali i cambiamenti introdotti sono volti alla protezione delle eredità dei ricchi. Ad esempio l’ex ministro della sanità laburista Andy Burnham riterrebbe invece più equo un versamento, da parte di tutti i pensionati, di un contributo del 10% del loro patrimonio, integrato da aumenti di altre tasse che vanno a colpire i più ricchi, quale ad esempio l’imposta sulle plusvalenze.

  1. Chris Giles and Sarah Neville, “How will reform of social care in England work?”, Financial Times, 7 settembre 2021