La sostenibilità sociale nell’Agenda 2030


Chiara Crepaldi | 20 Novembre 2019

Nel settembre 2015, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite i paesi in tutto il mondo hanno firmato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile sottoscrivendo i suoi 17 Obiettivi (SDG) e concordando un concreto “Elenco di cose da fare per le persone e il pianeta”.

I leader mondiali si sono impegnati a porre fine alla povertà, a proteggere il pianeta e a garantire che tutte le persone godano di pace e prosperità. Gli SDG insieme all’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici rappresentano il quadro di riferimento internazionale in materia di sviluppo sostenibile da un punto di vista economico, sociale, ambientale.

Enrico Giovannini, fondatore dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, presenta gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile come le linee guida su cui costruire il futuro dell’umanità su questo pianeta. Al Festival dell’Economia di Trento Giovannini1 ha ricordato che i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 nascono dalla consapevolezza che negli ultimi 70 anni la crescita economica non ha portato all’Europa e al mondo solo felicità e benessere per tutti, come si era pensato sarebbe accaduto. Milioni di persone in tutto il mondo sono senz’altro uscite dalla povertà estrema ed hanno avuto accesso all’educazione e ai servizi sanitari. Sono però iniziati a risultare evidenti anche dei chiari limiti alla crescita, che non può essere ‘infinita’ in un mondo con risorse ‘finite’: la crescita in alcune aree del mondo sta andando ad erodere risorse ed opportunità di sviluppo nelle altre. Nel 2016 ci si è dunque resi conto che occorreva cambiare il modello globale di sviluppo, proponendo nuovi obiettivi da qui al 2030.

 

Per provare a cambiare lo scenario nasce quindi l’Agenda 2030 che ha quali parole d’ordine il pensare ad un futuro senza povertà, con ampio accesso ad un lavoro dignitoso, alla sanità e all’educazione per tutti, preservando l’ambiente in cui viviamo.

 

I 17 obiettivi di sviluppo sono articolati in 4 blocchi: 1) il pilastro sociale, 2) il pilastro economico, 3) il pilastro ambientale, 4) la governance del sistema (lo sviluppo sostenibile infatti non è implementabile senza una adeguata governance multilivello).

L’aspetto fondamentale sui cui focalizzare l’attenzione è che è sufficiente che uno dei 4 pilastri cada per far cadere anche gli altri.

 

Le politiche di sviluppo sostenibile sono state tradizionalmente focalizzate sul tema ambientale. Con il tempo il concetto di sostenibilità si è via via ampliato arrivando ad includere le sfide ambientali e sociali nelle riflessioni inerenti il nostro modello di sviluppo, quale condizione per arrivare ad un modello di crescita economica che sia allo stesso tempo socialmente inclusiva ed ecologicamente sostenibile.

Mentre i primi due pilastri della sostenibilità, quello ambientale e quello economico, sono stati nel corso degli anni ampiamente studiati ed elaborati, la sostenibilità sociale è entrata solo di recente nella riflessione quale sostegno fondamentale dell’infrastruttura generale della sostenibilità: l’agenda 2030 ha infatti definito degli “obiettivi universali, ambiziosi, globali, indivisibili e interconnessi, mirati  a sradicare la povertà, combattere le disuguaglianze e le discriminazioni crescenti, promuovere la prosperità, sostenibilità, responsabilità ambientale, inclusione sociale, uguaglianza di genere e rispetto per i diritti umani, garantendo la coesione economica, sociale e territoriale e rafforzando la pace e la sicurezza”2.

Vi è oramai una chiara consapevolezza del fatto che senza coesione sociale sarà difficile conseguire gli Obiettivi di sviluppo sostenibile – con particolare riferimento all’obiettivo chiave espresso dall’Agenda 2030 di non lasciare indietro nessuno e di un maggiore benessere per tutti. È in tale contesto che il raggiungimento di condizioni di lavoro dignitose, uguaglianza di genere, pari, equa e dignitosa retribuzione e l’eradicazione della discriminazione e della povertà devono essere attuate su un piano di parità con la crescita economica in un’economia più intelligente e più verde, che si basi sulla diffusione e l’adeguamento delle competenze e dell’educazione.

 

L’Europa si è trovata negli ultimi anni ad affrontare diverse sfide che presentano un chiaro impatto sociale, e che richiedono una risposta globale all’azione politica locale, nazionale europea e mondiale:

  • la crescente disuguaglianza tra le generazioni richiede un’attenzione più forte sul pianeta che sarà consegnato ai giovani che si troveranno a vivere in un contesto di opportunità e risorse sociali, sanitarie, economiche e ambientali in diminuzione;
  • i cambiamenti climatici, la diminuzione delle risorse, l’insicurezza alimentare nei paesi meno sviluppati aumentano la migrazione forzata verso i paesi più sviluppati, che dalla loro parte si trovano ad affrontare un enorme squilibrio demografico, nonché una crescente carenza di manodopera e professionalità non solo nell’industria ma anche, e soprattutto, nell’ambito della cura e dei servizi alla persona;
  • condizioni di lavoro, crescita economica, uguaglianza e lotta alla povertà sono questioni strettamente interconnesse nell’ambito degli obiettivi dell’Agenda 2030 e che non possono che essere trattate nell’ambito di una piattaforma comune capace di coniugare politiche di sviluppo economico (sempre più verde) capaci di produrre lavoro dignitoso, su un piano di parità di genere e di uguaglianza tra i lavoratori da ovunque essi arrivino. Più lavoro pagato con una retribuzione equa può favorire la riduzione della povertà, senz’altro della in-work poverty, e la riduzione delle discriminazioni.
  • Le disparità territoriali non solo tra le regioni e le aree di ogni paese, ma anche tra i diversi paesi europei e tra i paesi europei e il resto del mondo mettono a rischio il futuro sviluppo di molti territori. L’accesso a servizi, opportunità e infrastrutture fondamentali (trasporti, banda larga, sanità, scuole, ecc.) è distribuito in modo diseguale tra la popolazione con regioni remote, rurali e svantaggiate che si trovano sempre più in ritardo e carenti di servizi. Bambini, adulti in età lavorativa ed anziani in tali contesti non riescono ad accedere a servizi essenziali in grado di garantire una buona qualità della vita e condizioni di salute accettabili.
  • L’eradicazione della povertà e della discriminazione sono condizioni sociali di base necessarie per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile e non possono essere conseguite in un contesto in cui prevalgono la discriminazione nei confronti di migranti, persone vulnerabili, donne, minoranze etniche o religiose, LGBTI.

 

Queste sono solo alcune tra le tante e complesse sfide caratterizzate da forte interconnessione che richiedono una risposta integrata, che l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile ha il potenziale da offrire, se attuata con una forte attenzione al pilastro della sostenibilità sociale.

Nel suo discorso di insediamento al Parlamento Europeo la neo Presidente della Commissione Europea Von Der Leyen ha affermato che “la «via europea» consiste anche nell’utilizzare tutto il nostro potenziale: i nostri cittadini, i nostri talenti, la nostra diversità. Consiste nel creare un’Unione più giusta ed egualitaria. Sarà questa idea a spronarmi ogni singolo giorno del mio mandato”. Per muovere in questa direzione e assicurare l’interconnessione necessaria tra gli obiettivi la Presidente Von Der Leyen ha chiesto a tutti i Commissari designati di garantire, nell’ambito del loro mandato, in ciascuno dei propri specifici settori, la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alla dimensione della sostenibilità sociale. La Von Der Leyen ha dunque promesso di ridefinire il Semestre europeo (il coordinamento delle politiche economiche e di bilancio europee) “per trasformarlo in uno strumento che integri gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”.

 

Il tema chiave sul quale occorre davvero iniziare ad interrogarsi e su cui fino ad oggi si è fatto davvero troppo poco è quello della diseguaglianza tra le generazioni: i giovani non avranno infatti le stesse opportunità dei loro padri. Il Reflexion paper 2019 della Commissione europea definisce lo sviluppo sostenibile come “lo sviluppo che soddisfa le esigenze delle generazioni presenti senza compromettere la capacità delle generazioni future di riuscire a soddisfare i propri bisogni”3. Il punto chiave della sostenibilità sociale è dunque la giustizia tra le generazioni. Finora si è sempre pensato di promuovere politiche atte a salvaguardare in particolare gli anziani, con l’idea che i giovani sarebbero comunque stati meglio dei loro padri (oltre che per una chiara ricaduta elettorale), ma ora è chiaro che non sarà così. Alcuni paesi, tra cui la Francia e la Svizzera hanno introdotto nelle loro Costituzioni il tema della giustizia tra le generazioni. In Italia c’è amplissimo spazio, anche politico, per promuovere riflessioni su questo tema, e le manifestazioni dei giovani negli ultimi mesi lo stanno portando in cima alle agende non solo internazionali, ma anche a quelle nazionali e locali.

 

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile hanno la finalità di rappresentare una bussola e una mappa: offrono una prospettiva a lungo termine, che trascende le scadenze elettorali, le considerazioni a breve termine e le scelte politiche semplicistiche dettate da considerazioni di opportunità politica. Si tratta di uno sforzo trasversale, senza precedenti, volto a promuovere lo sviluppo di economie moderne e dinamiche che contribuisce a promuovere un mondo caratterizzato da migliori standard di vita, riduzione delle disuguaglianze e che vada nella direzione del garantire che nessuno venga lasciato indietro, nel rispetto dei limiti del nostro pianeta da proteggere e preservare per le generazioni future.

 

L’Agenda 2030 è uno strumento indivisibile, che deve essere attuata nel suo insieme, in modo integrato e non frammentato, nel pieno riconoscimento dell’interconnessione stretta tra i diversi obiettivi e traguardi nell’ambito di una azione globale. Non va tralasciato il fatto che l’agenda non è solamente una dichiarazione di intenti: essa ha fissato chiari obiettivi da raggiungere e un meccanismo di monitoraggio che consenta ai paesi e ai territori (Regioni, Comuni) e alle imprese, di valutare nel tempo l’impatto delle azioni che mettono in campo.

 

  1. Molto interessante è la recente pubblicazione L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – Rapporto ASviS 2019
  2. Parlamento Europeo, Annual strategic report on the implementation and delivery of the Sustainable Development Goals (SDGs) (2018/2279(INI))
  3. Commissione Europea Reflection paper Towards a Sustainable Europe by 2030, COM(2019) of 30 January 2019.