“Ora basta con le disuguaglianze”, in ricordo di David Sassoli


A cura di La Redazione di Welforum.it | 12 Gennaio 2022

All’età di 65 anni è morto David Sassoli, dal 3 luglio 2019 presidente del Parlamento europeo cui due mesi prima era stato eletto per la seconda volta.

Era stato giornalista, per anni nel TG1 di cui era divenuto vicedirettore, nel 2009 decide di entrare in politica candidandosi per il Parlamento europeo. Significative le parole che gli dedica Paolo Gentiloni: “Ricorderemo la tua figura di leader democratico e europeista. Eri uomo limpido generoso, allegro, popolare”.

Al Consiglio europeo del 16 dicembre 2021 propone nel suo intervento la sua visione di Europa mentre la sua attenzione al sociale è espressa in un altro suo intervento al Consiglio europeo del 8 maggio 20211: “Ora basta con le disuguaglianze” che qui riproduciamo.

 

Signore e signori,

Sono lieto di potervi parlare e di condividere con voi gli insegnamenti che ho tratto dall’importante conferenza che abbiamo tenuto ieri, organizzata dalla Presidenza portoghese. Vorrei ringraziare il Primo Ministro Costa per la qualità delle discussioni e l’ambizione del testo che abbiamo adottato, che è il risultato dei negoziati tra i partner sociali e tutte le parti coinvolte in questo testo. La loro partecipazione, richiesta dal Parlamento europeo nella sua risoluzione adottata l’anno scorso, è un grande passo avanti di cui dobbiamo rallegrarci.

I nostri cittadini si aspettano molto dalla ripresa che stiamo preparando. Si aspettano che abbia una forte impronta sociale, che abbia l’obiettivo di colmare le disuguaglianze, di rilanciare il lavoro di qualità, di accompagnare tutti nella transizione grande che ci aspetta.

La crescita delle disuguaglianze creata dalla crisi da Covid-19 minaccia di lasciare un’eredità di povertà e instabilità sociale ed economica che sarebbe devastante. Il Covid-19 ha messo in evidenza le disuguaglianze pre-pandemiche più vividamente di quanto potessimo immaginare. Ha drammaticamente esposto le disparità nella nostra capacità di affrontare la fragilizzazione dei mezzi di sussistenza, dei sistemi educativi dei nostri figli e dei sistemi sanitari.

Sarebbe ingannevole pensare che le linee di frattura sociale, allargate dalla pandemia, possano rimarginarsi in fretta e che l’economia e la società possano quindi tornare alla normalità pre-pandemica.

È soprattutto in tempi di crisi che il progetto europeo deve dimostrare di essere un progetto per il bene di tutti, proteggendo le persone, sostenendo le imprese, investendo nell’uguaglianza, nel progresso sociale e nel benessere economico. Soddisfare i bisogni dei cittadini europei di assistenza, lavoro, dignità, sicurezza e prosperità per il loro futuro è il cuore di questo progetto.

In questo contesto, possiamo tutti essere orgogliosi che l’Europa abbia risposto con forza all’emergenza economica e sociale scatenata dalla pandemia con l’accordo del Consiglio europeo del 21 luglio scorso. Questo accordo prevede il finanziamento di investimenti nella transizione digitale e verde per gli Stati membri, con obiettivi quantificati.

 

Ma al di là di questo, grazie soprattutto al lavoro svolto dalla squadra negoziale del Parlamento europeo, il piano europeo di ripresa contiene anche una dimensione sociale indispensabile, poiché permetterà di finanziare misure legate alla coesione sociale e territoriale, nonché misure a favore dei bambini e dei giovani. Questa dimensione mi sembra essenziale: il cambiamento climatico non può essere dissociato dalla giustizia sociale e dalla lotta contro le disuguaglianze. Infatti, le disuguaglianze e la povertà alimentano la crisi ecologica, mentre vediamo che le società più egualitarie hanno una situazione ambientale migliore e una maggiore capacità di diventare più sostenibili.

Così, con il Piano europeo di ripresa, l’Europa si sta dando i mezzi per affrontare i problemi strutturali e avanzare ulteriormente verso un’Europa sociale. Il dialogo sociale e l’impegno degli attori sociali saranno essenziali per raggiungere questo obiettivo. Più che mai, oltre al Green Deal e alla Strategia digitale, è necessario riaffermare con forza l’esistenza di un terzo pilastro per la ripresa e la trasformazione dell’UE, il Pilastro europeo dei diritti sociali.

 

Questi sono i temi che sono stati ripresi oggi e che continuano il programma ambizioso lanciato con l’adozione del Pilastro Sociale al Summit di Göteborg nel 2017, che ha messo in moto uno sforzo comune per avvicinare il Progetto Europeo ai cittadini europei rafforzando l’Europa Sociale, cioè un’UE che dà priorità al benessere dei suoi cittadini, e rafforza la sua coesione sociale.

Oggi a Porto, e in continuità col processo lanciato a Göteborg nel 2017, il Parlamento europeo sostiene le misure varate dagli Stati membri per ammortizzare gli effetti economici e sociali della pandemia Covid-19, per garantire che nessuno rimanga indietro, evitare l’aumento della povertà e dare futuro a una generazione che rischia di essere perduta.

In questo contesto, le lezioni apprese dall’attuale pandemia dovrebbero garantire che le riforme adatteranno i nostri sistemi nazionali ad essere più resilienti per poter affrontare adeguatamente le crisi future. Il Pilastro europeo dei diritti sociali deve essere una guida per la dimensione sociale delle riforme e degli investimenti nazionali.

È a questa condizione che lo strumento per la ripresa e la resilienza ci permetterà di rimettere le nostre economie su un percorso di crescita sostenibile ed equa.

 

Dobbiamo continuare a dare vita, dopo questo vertice, alla necessaria ambizione sociale che deve essere al centro della strategia europea di ripresa. Per questo motivo, a nome del Parlamento europeo, vorrei invitare il Consiglio dell’Unione europea e la Commissione europea a rinnovare e rafforzare il nostro impegno comune verso un’Unione europea sostenibile, equa e inclusiva in particolare per dare attuazione concreta ai principi e ai diritti contenuti nel Pilastro europeo dei diritti sociali. Per questo, e come sottolineato nella nostra risoluzione su un’Europa sociale forte per transizioni giuste, dovremo da subito definire un’agenda politica forte con obiettivi chiari, ambiziosi e raggiungibili e con chiari indicatori di sostenibilità sociale.  Questo importante vertice deve essere non un punto di arrivo, ma un punto di partenza per aprire questo processo che porti a dare attuazione all’agenda sociale rinnovata che insieme qui stiamo concordando. Questo processo è essenziale per garantire ai cittadini sicurezza, protezione sociale e prosperità nell’Unione e affrontare le sfide emergenti che l’Europa sta incontrando: crescenti disuguaglianze tra generazioni, lavoratori, regioni e Stati membri; disparità territoriali e accesso ineguale a servizi sociali e sanitari fondamentali, posti di lavoro e opportunità commerciali e infrastrutture sociali.

 

È giunto il momento di fare il punto sulle lezioni apprese dalla pandemia e di costruire società resilienti e prospere nel futuro. Il Parlamento ritiene che abbiamo la legislazione, abbiamo i mezzi finanziari, abbiamo ora bisogno di una reale volontà politica e dell’impegno di tutte le autorità responsabili per trasformare i diritti sociali in una realtà per tutte le persone nell’UE.

Sulla base degli input raccolti a Porto, crediamo che i legislatori e la Commissione dovranno impegnarsi per gli obiettivi e l’attuazione del piano d’azione nei prossimi mesi. La proclamazione sociale del Pilastro europeo dei diritti sociali a Göteborg nel 2017 è stato un evento senza precedenti; lo stesso vale per il Social Summit di Porto. È il momento di fare un passo avanti insieme in termini di concretezza, ambizione, obiettivi e diritti sociali.

Se lo faremo, il Social Summit di Porto sarà una pietra miliare verso l’attuazione del principio del Pilastro europeo dei diritti sociali e verso un’Europa più sociale.

In quest’ottica, posso assicurarvi il mio forte impegno personale affinché il Parlamento europeo possa lanciare un messaggio ambizioso sulla scia del Social Summit di Porto, in grado di rispondere al disagio sociale di troppi cittadini europei.

  1. Fonte: Sito del Parlamento europeo