Piano di sviluppo del welfare della città di Milano

Il cammino della promozione delle persone


A cura di Claudio Minoia | 26 Gennaio 2020

È stato recentemente pubblicato il Piano di Zona del Comune di Milano per gli anni 2018-2020 redatto ai sensi della L. 328/00 e della normativa regionale di settore.1

 

Il documento strategico che riguarda la programmazione pluriennale e la progettazione dei servizi sociali si presenta come il frutto di un lavoro corale che ha visto impegnati per quasi due anni le istituzioni milanesi del welfare e prima di tutte la Direzione comunale politiche sociali che ha operato in stretta collaborazione con tutti gli stakeholder cittadini del welfare.

Il documento è corposo (si tratta di quasi 200 pagine a cui si aggiungono i pareri dei municipi) ed è stato approvato a fine settembre 2019 dal Consiglio comunale, ma è risultato disponibile solo dallo scorso dicembre.

 

Grazie al Piano di Zona, la Città di Milano ha dato anche il via libera all’accordo di programma con ATS nelle materie sociali e sociosanitarie integrate tra ATS e Comune.

Nel documento si seguono ovviamente le indicazioni regionali emanate a fine 2017 sulla necessità di ricomporre i flussi informativi utili alla programmazione, così come predisporre innovazioni nei servizi e sviluppare quanto più possibile empowerment delle persone.

 

Che cosa prevede concretamente il Piano di sviluppo del welfare?

Ci si muove innanzitutto sulla scia della programmazione precedente (quella degli anni 2012-2017) ribadendo il concetto che le politiche di welfare sono da intendersi come una questione di raggiungimento di diritti sociali e civili rivolti a tutti i cittadini e a tutte le famiglie, senza alcuna discriminazione o distinzione tra loro. Il welfare milanese non intende coinvolgere quindi, in questa nuova stagione del welfare ambrosiano, solo gli utenti dei servizi sociali tradizionalmente intesi, ma l’intera città. “Verso il welfare di tutti in una città dei diritti” è lo slogan scelto infatti per qualificare gli indirizzi politici del Piano.

 

Punto di partenza la valutazione dei primi risultati positivi della riorganizzazione dei servizi sociali operata tra il 2014-2016, che è stata in grado finalmente di proporre ai cittadini anche a Milano un accesso unico e unitario ai servizi, evitando di distinguere l’offerta dei servizi per target di utenza.

Sembra imporsi poi con ancora maggiore forza la lotta alla esclusione sociale e al sostegno pieno alle famiglie ( supporto al reddito, nuovi servizi per la genitorialità per favorire il benessere dei minori  e la promozione dei diritti sociali con azioni concrete contro le discriminazioni), anche grazie a patti cittadini che toccano tutti i temi importanti del vivere civile in una realtà metropolitana: Piano povertà, Patto della salute mentale, revisione dei titoli sociali, Piano di accoglienza straordinario per  i  senza fissa dimora e sfrattati (residenzialità sociale temporanea), nuovi servizi per minori sia nel  contesto della permanenza  in famiglia, dove possibile, ma anche prevedendo interventi specialistici di supporto o sostitutivi ed extra-familiari, Casa dei diritti  per la promozione dei diritti sociali e civili, ecc.

Meritano di essere segnalate in particolare un paio di novità che distinguono questo Piano dalla programmazione precedente. Mi riferisco in primo luogo agli interventi straordinari per l’emergenza abitativa che dovrebbero accompagnare le emergenze sociali in una città come Milano.

Viene poi predisposta una serie di interventi di contrasto alle povertà in grado di affrontare le nuove sfide e i trend di cambiamento di una città in veloce trasformazione, dove si registrano fenomeni come l’invecchiamento della popolazione, l’aumento di disuguaglianze sociali nelle diverse zone della città, il maggiore rischio di marginalizzazione della popolazione che risiede in alcuni quartieri popolari. Ma dove al contempo assistiamo ad una forte internazionalizzazione che spinge ad accogliere le eccellenze italiane e straniere in tema di professioni, studenti universitari e imprese, e che ha visto crescere in maniera consistente il turismo, non solo legato al business, alla moda, al design, ma che si presenta, insieme ai nuovi grattacieli, come la cifra distintiva della città dopo Expo.

Occorre che i milanesi si preparino a convivere, dice il documento sul welfare, con queste novità: nuova dimensione di residenti (un milione e quattrocentomila); un numero importante di non autosufficienti in un contesto cittadino in cui la natalità scende (vedi la ridotta fertilità femminile anche delle donne straniere) e rischia di aumentare la solitudine in famiglie composte ormai per più del 50% da un solo adulto. Si segnala inoltre che il 30% delle famiglie è a rischio di povertà e le disuguaglianze sociali sono più elevate a Milano rispetto alla media nazionale.

 

L’analisi del contesto socio economico che accompagna il Piano di Zona è realizzata anche grazie agli studi di Cergas-Bocconi e del Politecnico (Dipartimento di architettura e studi urbani). Qui troviamo conferma di alcune caratteristiche proprie di  Milano: una percentuale significativa riferita alla  occupazione femminile (che pone tuttavia come centrale la questione della conciliazione del tempi vita/ lavoro e il nuovo piano degli orari), la presenza di un numero importante di studenti stranieri e in generale l’accresciuta attrattività delle università milanesi che obbliga la città a affrontare e risolvere la questione delle residenze universitarie, il pendolarismo e il quasi mezzo milione di city user giornalieri che incidono su traffico e mobilità in un’area vasta e non solo cittadina. Insomma, la preoccupazione crescente che si percepisce di fronte alle complessità del sociale dovrebbe trovare, ci dice il Piano di Zona, risposte efficaci se Milano si avvarrà di più e meglio di interventi di strumenti innovativi (si fanno gli esempi dei social bond, fondo per le imprese sociali innovative e nuove start up; di una fiscalità locale orientata al sociale), ma anche delle  straordinarie risorse rappresentate da un esercito di volontari singoli o associati, espressione di una città viva e di un robusto terzo settore. È proprio puntando ad un ampio partenariato con il terzo settore che il Piano di Zona di Milano mostra tutta la sua maturità. Sono dedicati alle diverse aree del sociale (disabilità, minori, immigrazione estreme povertà, anziani, domiciliarità, nuova residenzialità, case della salute, dipendenze, servizi diurni, salute mentale, carcere) le pagine condivise e scritte con il Forum del Terzo Settore ed approvate come parte integrante del Piano.

Infine sono esaminati per la prima volta dagli studiosi del Politecnico anche gli edifici e le sedi del sociale al fine di valutare la loro appropriatezza ed il ruolo che essi possono svolgere nei territori in cui si trovano.

 

C’è tutto quindi?

Pare ormai difficile trovare al tempo delle disuguaglianze nel nostro paese una risposta complessiva ed esaustiva. Tuttavia si possono trovare esempi e progetti significativi utili anche per altri territori. Un paio per tutti: da un lato il progetto WeMi, in grado di offrire una nuova piattaforma di servizi a tutti i cittadini incrociando finalmente fabbisogni della città in tema di cura ed assistenza e risorse anche private del terzo settore, e dall’altro l’intervento sulla governance delle reti del sociale che il Comune di Milano ha concertato con Fondazione Cariplo, attraverso il programma QuBi, per affrontare la sfida della povertà minorile. Hanno preso vita infatti nel 2019 una fitta rete di azioni sociali nei quartieri in grado di sostenere senza sovrapposizioni (ma ponendosi anzi il tema della loro valorizzazione attraverso una governance condivisa), interventi pubblici e del terzo settore sostenuti da risorse di fondazioni bancarie o da programmi europei. Si pensi al progetto Wish MI finanziato nell’ambito del bando europeo Uia, vinto dal Comune nel 2019 e che partirà nel 2020 rivolgendosi a tutti i minori della città e costruirà un nuovo meccanismo di policy integrata tra tutti i dipartimenti dell’ente, istituzioni, terzo settore e minori stessi.

 

E per il futuro?

Il Comune di Milano sta attuando il Piano e al tempo stesso procede alla sua costante manutenzione/aggiornamento. I punti principali di sviluppo risultano quelli di una identificazione migliore della disciplina unitaria dei titoli sociali, della prosecuzione delle innovazioni in materia di servizi per i disabili, della accoglienza coordinata presso gli uffici dei cittadini che si trovano in una condizione di emergenza abitativa; ma anche il tema della compartecipazione alle spese dei servizi con i cittadini coinvolti ai sensi delle fasce ISEE è considerato centrale.

Occorre tuttavia dire che proprio per la natura dei servizi sociali si auspica che vengano tenuti costantemente aggiornati gli interventi a fronte di novità e emergenze, e si tengano sotto controllo gli obiettivi di breve e medio termine, come la puntuale applicazione delle opportunità offerte dalla disciplina Rei/RdC.

  1. www.comune.milano.it nella sezione Amministrazione trasparente