Politiche per la famiglia: un anno di governo M5S/Lega


Franco Pesaresi | 15 Luglio 2019

Il contratto di governo M5S/Lega prevede un capitolo dedicato alle politiche per la famiglia e la natalità e un’altra parte dedicata alla modificazione del diritto di famiglia. Dopo il primo anno di governo, che si è concluso il 31 maggio 2019, che cosa è stato fatto di quel programma?

 

Il contratto di governo

Le politiche per la famiglia occupano uno spazio significativo nel Contratto di governo della maggioranza M5S/Lega. Sono ben 10 gli obiettivi che vengono posti per l’intera legislatura alcuni dei quali ambiziosi seppur quasi tutti espressi in una forma abbastanza generica. Gli obiettivi e le relative realizzazioni di questo primo anno di governo (1/6/2018-31/5/2019) sono illustrati nelle tabelle 1 e 2.

 

Tab. 1 – Gli obiettivi del Contratto di governo M5S/Lega relativi alle politiche per la famiglia

Obiettivo Realizzazioni
Sostegno per servizi di asilo nido in forma gratuita a favore delle famiglie italiane. Obiettivo non realizzato. In particolare non si è fatto nulla per ampliare l’offerta dei nidi e al tempo stesso controllarne i costi per le famiglie.
Consentire alle donne di conciliare i tempi della famiglia con quelli del lavoro attraverso servizi e sostegni reddituali adeguati.

Congedo di maternità

I 5 mesi di congedo di maternità possono ora essere interamente utilizzati dopo il parto. Le future madri possono scegliere di lavorare fino al 9° mese di gravidanza, a condizione che il medico specialista del Servizio sanitario nazionale (o con esso convenzionato) e il medico competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro attestino che tale scelta non arrechi possibili pericoli alla salute della mamma e del nascituro.

 

Congedo di paternità

Il congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente privato è aumentato a 5 giorni ed è fruibile entro 5 mesi dalla nascita o dall’adozione del minore. È inoltre prevista la possibilità per il padre di astenersi per un ulteriore giorno, in accordo con la madre e in alternativa della stessa.

 

Assegno di natalità con aiuti maggiorati dal secondo figlio

Fino al compimento del primo anno di età del bambino o del suo ingresso nel nucleo familiare, anche nel caso di adozione, è riconosciuto un assegno di natalità di 960 euro annui per le famiglie con ISEE inferiore ai 25 mila euro e di 1.920 euro annui per le famiglie con ISEE inferiore ai 7 mila euro. L’assegno è stato introdotto dal 2014. La legge di bilancio 2019 introduce la novità di una maggiorazione del 20% dell’assegno dal secondo figlio.1

 

Premio alla nascita

È di 800 euro il premio alla nascita riconosciuto su domanda della futura madre, fin dal compimento del settimo mese di gravidanza o all’atto dell’adozione o dell’affidamento preadottivo del minore. È stato attivato nel 2017 ed è stato confermato anche per il 2019 dalla legge di bilancio.

 

Le iniziative attorno al tema della conciliazione dei tempi sono diverse e vanno nella giusta direzione  ma sono di scarso impatto. La più significativa, per la verità, più che di conciliazione dei tempi è relativa al sostegno economico al costo del crescere i figli è quella relativa alla  maggiorazione dell’assegno per il secondo figlio.

Occorre prevedere l’innalzamento dell’indennità di maternità. Nessun intervento.
Occorre prevedere un premio economico a maternità conclusa per le donne che rientrano al lavoro.

Il bonus per asilo nido e baby-sitting alternativo al congedo parentale

Questa prestazione  non è stata prorogata dalla Legge di Bilancio e, pertanto, dal 1° gennaio 2019 non è più possibile richiederlo. Il bonus era stato introdotto per la prima volta dal governo Letta nel 2013, e poi confermato dal governo Renzi fino al 2018. La norma prevedeva la possibilità per la madre lavoratrice di richiedere, al termine del congedo di maternità ed entro gli 11 mesi successivi, in alternativa al congedo parentale, voucher per l’acquisto di servizi di baby sitting oppure un contributo per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati, per un massimo di sei mesi.

Funzionava come sistema facoltativo e alternativo al congedo parentale, quello che permette ai genitori di prendere un congedo dal proprio lavoro fino a undici mesi complessivi per la coppia. I genitori che non avessero voluto o potuto sfruttare questa possibilità (per esempio perché non potevano permettersi di assentarsi dal lavoro, o perché la compensazione prevista al 30% dello stipendio rende la scelta gravosa per il reddito famigliare) potevano utilizzare il bonus per ottenere 600 euro mensili per 6 mesi con cui pagare baby sitter o le rate dell’asilo nido.

In questo caso, addirittura, il Governo è andato in direzione contraria rispetto a quanto affermato nel contratto di governo.

Occorre prevedere sgravi contributivi per le imprese che mantengono al lavoro le madri dopo la nascita dei figli. Nessun intervento.
Occorre introdurre agevolazioni alle famiglie attraverso: rimborsi per asili nido e baby sitter, fiscalità di vantaggio, tra cui “IVA a zero” per prodotti neonatali e per l’infanzia.

Il buono asili nido

Il buono asilo nido è stato confermato e aumentato fino a 1.500 euro (era di 1.000 euro nel 2018); era e rimane rivolto alle famiglie con figli di età compresa da 0 a 3 anni. Il buono è erogato, indipendentemente dal reddito, a fronte del pagamento di rette per la frequenza di asili nido, pubblici e privati autorizzati, ed è pari ad un massimo di 136 euro al mese.

 

La Carta Famiglia

La Carta Famiglia è stata prevista alcuni anni fa dal Ministero. E’ destinata a chi ha almeno tre figli conviventi di età non superiore ai 26 anni e dà diritto a incentivi, agevolazioni e sconti sull’acquisto di beni o servizi concessi dai soggetti pubblici o privati. La novità introdotta dalla Legge di bilancio 2019 consiste nel fatto che sono stati esclusi  dai beneficiari gli stranieri extracomunitari.

 

Seggiolini antiabbandono

Previste agevolazioni fiscali per l’acquisto dei dispositivi di allarme per i seggiolini con sistemi di ritenuta volti a prevenire l’abbandono dei bambini nei veicoli, obbligatori a decorrere dal mese di luglio 2019.

 

Siamo in presenza di piccole variazioni di misure già in vigore che non possono avere un effetto significativo sui livelli di natalità

Provvedimenti volti ad agevolare le famiglie con anziani a carico, compresa l’assistenza domiciliare anche tramite colf e badanti

Fondo per i caregiver familiari

La legge di bilancio del 2018 aveva istituito uno specifico Fondo per il sostegno di cura e di assistenza del caregiver familiare, assegnando 20 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2018-2020, finalizzato a sostenere “gli interventi legislativi per il riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del prestatore di cure familiare”. Tali interventi legislativi, però, non ci sono ancora stati.

La legge di bilancio 2019 incrementa la dotazione del Fondo di 5 milioni per ciascuno degli anni 2019, 2020, 2021 ma si potranno spendere solo dopo l’approvazione di una legge specifica che è ancora in discussione.

 

Fondo Non Autosufficienze (FNA)

Con la legge di bilancio, il Fondo viene elevata a 570 milioni) per il 2019, 2020, 2021, con un aumento di 100 milioni rispetto all’anno precedente. Il 50% del Fondo è destinato agli anziani non autosufficienti.

 

Nel primo anno di governo non ci sono stati provvedimenti per colf e badanti. L’unico intervento relativo a questo obiettivo è quello di un aumento delle risorse del FNA che in quota parte è in grado di influenzare l’assistenza domiciliare dei comuni.

 

Un capitolo del Contratto di governo è dedicato anche alla riforma del Diritto di famiglia che necessariamente non può non far parte del più ampio capitolo delle politiche per la famiglia.

 

Tab. 2 – Gli obiettivi del Contratto di governo M5S/Lega relativi al Diritto di famiglia

Obiettivo Realizzazioni
Divorzio: rivisitazione dell’istituto dell’affidamento condiviso dei figli per assicurare la permanenza del figlio con tempi paritari tra i genitori. Non ci sono proposte del Governo o della maggioranza parlamentare. La Lega ha presentato un disegno di legge – il contestato DDL Pillon – che secondo il M5S è “archiviato”.
Divorzio: rivedere la disciplina del mantenimento del coniuge; rivalutare il mantenimento in forma diretta senza alcun automatismo circa la corresponsione di un assegno di sostentamento e valutando l’introduzione di norme volte al contrasto del grave fenomeno dell’alienazione parentale. La normativa in materia di assegno spettante a seguito di scioglimento del matrimonio o dell’unione civile sta per cambiare ma per iniziativa della deputata Morani del Gruppo parlamentare PD.
Semplificare adozioni nazionali ed internazionali. Riorganizzare e semplificare il sistema delle adozioni. Non ci sono proposte del Governo o della maggioranza parlamentare. Nel mese di aprile del 2019, la Lega ha presentato un disegno di legge per la semplificazione delle adozioni (dai contenuti assai modesti).

 

 

Quello che non c’è nel Contratto di governo ma è previsto nella Legge di bilancio 2019: il Fondo per le politiche per la famiglia

Il fondo nazionale per le politiche per la famiglia sembrava volesse finanziare una amplissima serie di servizi per le famiglie ed invece, in grandissima parte, finanzia le aziende private per la promozione del welfare familiare aziendale. Alle regioni è stato ripartito solo il 15,8% del Fondo. Una spiacevole sorpresa.

La legge di bilancio 2019 ha portato il fondo per le politiche pe la famiglia a 94.682.826 euro. Un bel passo avanti rispetto all’anno precedente quando il finanziamento era di 4,5 milioni di euro. La cosa che invece funziona meno è la finalizzazione del Fondo. Troppe cose, tanto da apparire velleitario. Il Fondo, infatti, è destinato a finanziare interventi in tutti i campi (per il dettaglio si veda l’articolo a questo link).

Nel testo del decreto di riparto la spiacevole sorpresa. La maggior parte dei finanziamenti e cioè 79 milioni di euro sono trattenuti dal Ministero per la Famiglia e le Disabilità che li utilizzerà per iniziative di conciliazione del tempo di vita e di lavoro, per la promozione del welfare familiare aziendale e per la promozione della Carta della Famiglia (da cui nel frattempo sono stati esclusi gli stranieri extra UE).

Fino ad un massimo di 790.000 euro sono però riservati a consulenze che il ministero potrà affidare a soggetti esterni qualora lo stesso non abbia le competenze necessarie per distribuire con bando le risorse stanziate. Uno stanziamento davvero sorprendente!

Solo 15 milioni sono ripartiti alle regioni italiane che potranno a loro volta redistribuire ai comuni per interventi volti al supporto delle attività dei Centri per le famiglie e nell’ambito delle competenze sociali dei consultori familiari, a sostegno della natalità e a supporto della genitorialità. Rimane da comprendere se il supporto delle competenze sociali dei consultori familiari significhi erogare risorse alle ASL per l’acquisizione di assistenti sociali per i Consultori o se invece lo stesso intervento può essere realizzato con il personale dei comuni che si integra con il personale dei Consultori.

Non siamo ad una svolta positiva. Ci sono risorse in più rispetto agli ultimi anni ma queste vengono messe quasi tutte a disposizione delle aziende private per interventi settoriali a favore di un segmento di popolazione, peraltro un po’ più garantito di altri, che lavora nelle grandi imprese italiane. In un paese che non ha una vera e propria politica organica di sostegno delle famiglie, in un paese che spende meno degli altri paesi europei nelle politiche familiari si decide di promuovere l’intervento dei privati nelle politiche familiari. Sembra sinceramente una azione molto contraddittoria.

 

Quello che non c’è nel Contratto di governo

Nel contratto di governo sono presenti ben 10 obiettivi (seppur generici ed in parte sovrapposti) che fanno capo alle politiche familiari. Un numero elevato per un settore politico di intervento; ma ciò che manca è un disegno organico di riforma delle politiche familiari che sia in grado di sostenere le famiglie e di promuovere un risveglio della natalità. O, in subordine, un disegno che tenga insieme tutte queste necessità.

L’Italia oggi è fra i paesi europei che spendono meno per le politiche familiari e la maggior parte delle risorse (comprese le detrazioni fiscali) sono distribuite alle famiglie sulla base di criteri non universalistici e non sempre rapportati alla presenza dei figli. Sul fatto che siano inefficaci è sotto gli occhi di tutti dato che la natalità italiana continua a scendere. Occorre pertanto una grande riforma delle politiche di settore che sviluppi l’intervento riorganizzando radicalmente le misure attuali. Un’idea di questo tipo, per la verità, è nelle intenzioni del Ministro per la Famiglia Fontana che al Sole 24 Ore del 10 giugno 2019 ha anticipato l’intenzione di una ampia riforma che riassegni le risorse esistenti dando vita a un assegno unico di 200-300 mensili fino al diciottesimo anno di età dei figli. Ma il Disegno di legge governativo, per ora, non è stato presentato. Mentre è stato presentato quello del PD (primo firmatario Del Rio) che, sulla scorta del disegno di legge già presentato nella passata legislatura a prima firma del Senatore PD Lepri, propone un assegno unico per i figli a carico, riassorbendo tutte le misure attuali ed aggiungendo risorse. La proposta prevede, fra l’altro, un assegno unico di 240 euro mensili per i figli fino a 18 anni (contributo che aumenta per i figli fino a tre anni di età che fruiscono dei servizi come gli asili nido).

Conclusioni

Si fa un gran parlare di bassa natalità e di sostegno alla famiglia. Negli ultimi mesi i partiti di Governo ne hanno parlato più volte prospettando un grande piano di rilancio delle nascite aumentando i sostegni per le famiglie. Ma che cosa è accaduto davvero in questo primo anno di governo? La manovra conferma le misure esistenti (ad eccezione del bonus babysitter e asilo nido che viene abolito), ma le novità previste per il 2019 sono minime:

  • l’importo del “bonus bebè” viene aumentato del 20 per cento a partire dal secondo figlio;
  • il “bonus asilo nido” sale da 1.000 a 1.500 euro annui;
  • il congedo obbligatorio di paternità passa da 4 a 5 giorni, mentre quello di maternità può essere posticipato fino al giorno del parto in presenza di una apposita autorizzazione del medico.

 

È difficile pensare che piccole variazioni di misure già in vigore possano avere un effetto significativo sui livelli di natalità.

Criticità si rilevano anche negli altri settori di intervento. L’intervento di sostegno delle famiglie è caratterizzato da un approccio categoriale a favore dello sviluppo del welfare aziendale mentre nessun passo avanti è stato realizzato per gli obiettivi relativi alla modifica del diritto di famiglia.

Non ci sono gli interventi per le badanti ma in compenso si registra un aumento del fondo destinato alle regioni e poi ai comuni per l’assistenza agli anziani non autosufficienti.

Nel complesso, il primo anno di governo evidenzia una attività nei vari settori di intervento ma la caratterizzazione degli interventi sembra troppo influenzata dalla necessità di apparire piuttosto che da quella di essere. Gli interventi, nella grande maggioranza dei casi, sono migliorativi ma dall’impianto modesto e quindi non in grado di influenzare le traiettorie delle famiglie. E soprattutto manca un grande disegno riformatore che riorganizzi le prestazioni attuali e le potenzi al fine di sostenere nel tempo ed in modo efficace le famiglie con figli e ne rilanci la natalità.

  1. Questa prestazione sociale viene collocata in corrispondenza di questo obiettivo sebbene non sia propriamente una prestazione per la conciliazione dei tempi  in quanto  lo stesso obiettivo prevede anche  “sostegni reddituali adeguati”.