Povertà educativa minorile e governance partecipativa

Patti educativi di Comunità e Child Guarantee


In questo particolare momento storico caratterizzato da un’Europa già segnata da profonde diseguaglianze, acuite ed estremizzate dalla pandemia da Covid-19 e dalle recenti tensioni belliche ai suoi confini, vi è una rinnovata attenzione al mondo dei minori e alla necessità di cogliere le sfide della società contemporanea, anche a seguito dell’istituzione dell’Anno Europeo della Gioventù 2022, fortemente voluto dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Come già evidenziato in un recente articolo sulla Child Guarantee, si riprendono alcuni temi contenuti nell’Inapp paper dedicato alle strategie di contrasto alla disuguaglianza attraverso interventi sulle condizioni che le determinano in età scolare, soffermandoci sui Patti Educativi di Comunità e sui progetti pilota promossi dall’Unicef e dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia.

 

Poiché la povertà educativa minorile è un fenomeno complesso e multidimensionale, le azioni di contrasto ad essa correlate richiedono un approccio partecipativo che includa tutti i livelli di governance. In questo senso la rete territoriale sembra essere un elemento fondamentale per costruire un nuovo modello di integrazione tra pubblico e privato sociale nel quale la scuola può svolgere un ruolo di coordinatore di servizi sul territorio per rispondere più efficacemente ai bisogni dei minori.

In questa logica appaiono ufficialmente nel Piano scuola 2020-20211 i “Patti educativi di comunità” (di seguito Patti), accordi siglati tra istituzioni scolastiche, Enti Locali, istituzioni pubbliche e private, varie realtà del Terzo settore, incluse le associazioni. Nel biennio considerato nel documento di programmazione, i Patti rappresentano uno strumento di supporto alla ripartenza scolastica per far fronte alle problematiche sorte in uno scenario emergenziale dovuto alla pandemia da Covid 19 ma, per le loro caratteristiche, si dimostrano efficaci anche nel medio lungo periodo tanto da essere menzionati nuovamente nel Piano scuola dell’anno successivo e da attrarre un numero sempre più elevato di sperimentazioni su tutto il territorio nazionale. I Patti, inoltre, compaiono nel PNRR Italia, che nella Missione 4 destina oltre 19 miliardi di euro al potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione, e nella Missione 5 – Investimento 3 dedica altri 22mln di euro ad interventi socio-educativi strutturati per combattere la povertà educativa nel Mezzogiorno a sostegno del Terzo Settore.

 

Tra gli obiettivi principali dei Patti rientrano il contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, attraverso un approccio partecipativo e la valorizzazione delle esperienze e delle risorse già presenti sul territorio. Gli accordi prevedono, infatti, vari tipi di collaborazione non solo per rafforzare alleanze educative, civili e sociali ma anche per utilizzare beni comuni presenti sul territorio di riferimento che diventino luoghi di apprendimento, di nuove sperimentazioni di cittadinanza attiva. Per tali ragioni i Patti rappresentano un modello di partnership pubblico/privato caratterizzato da un approccio fortemente orientato alla co-progettazione. Le finalità dei Patti sono indubbiamente diversificate a seconda del contesto di riferimento ma ruotano intorno ad alcuni principi comuni: in primo luogo grazie al coinvolgimento di stakeholder diversi (scuole, Enti Locali, università, centri per la formazione professionale, enti culturali, terzo settore, impresa sociale) si anela al miglioramento dell’offerta educativa con il conseguente arricchimento del curricolo scolastico standard fornendo agli alunni un numero maggiore di occasioni di apprendimento non formale e informale; in secondo luogo si tenta di utilizzare e sviluppare gli spazi comuni progettando una serie di attività più vicine ai bisogni degli utenti di un determinato contesto territoriale.

 

Le attività realizzabili attraverso la stipula dei Patti ed i possibili ambiti di applicazione vanno a comporre un quadro diversificato che varia in relazione agli attori coinvolti: si spazia dall’attività motoria alla musica, dai laboratori di arte e creatività alle tecnologie informatiche fino a percorsi di apprendimento “green” legati a tematiche ambientali e recupero del territorio. Il focus è sempre sull’arricchimento formativo garantito dalla possibilità di svolgere attività didattiche complementari a quelle scolastiche tradizionali, utilizzando diverse tipologie di strutture rispetto alla scuola come parchi, teatri, biblioteche, cinema, musei. Nei Patti è altresì possibile sperimentare modelli pedagogici alternativi finalizzati allo sviluppo delle cosiddette soft skills quelle competenze non cognitive e trasversali che supportano i giovani nella costruzione del loro percorso di vita e possono funzionare a volte come “antidoto” per contrastare eventuali insuccessi scolastici, demotivazione o fallimenti a livello personale. La partecipazione attiva dei giovani, elemento chiave per lo sviluppo dei Patti, è anche al centro degli obiettivi dell’Anno Europeo della Gioventù e della Child Guarantee, entrambi supportati dalla Strategia generale europea sui diritti dei minori 2019-2027 (Di Padova, Piesco).

All’interno della Child Guarantee, l’Italia è uno di quei paesi europei in cui la sperimentazione si baserà su analisi evidence-based e modelli sostenibili di servizi e interventi innovativi, il cui coordinamento è affidato ad Unicef. Tali modelli di intervento saranno integrati nel Piano nazionale Garanzia Giovani e potranno essere replicati negli altri Stati membri. Unicef e il Dipartimento per le Politiche della Famiglia offrono alcune informazioni sulle tipologie di progetto che si stanno portando avanti. In particolare, vengono percorsi sei filoni di intervento concentrati sulle seguenti tematiche:

  • Rilancio dell’affidamento familiare come il progetto Terreferme che, in collaborazione con i servizi competenti, affianca la famiglia e il/la minore accolto/a con operatori professionali e reti di famiglie, supportando il percorso, sia nella relazione famiglia-minore-istituzioni sia negli aspetti più educativi di accompagnamento all’autonomia.
  • Social housing community-based, per promuovere azioni innovative di housing sociale basato sulle comunità, i cui alloggi sono finalizzati alla vita indipendente, in particolare per i care leavers2, gli adolescenti in transizione verso l’età adulta, i minori non accompagnati e separati dai genitori. La presenza di soggetti cooperativi e del terzo settore radicati sul territorio garantirà un punto di riferimento per tutti gli inquilini ed una maggiore sostenibilità.
  • Sviluppo di competenze del XXI secolo per la transizione scuola-lavoro. Il modello Upshift, iniziativa faro dell’Unicef, è finalizzato all’empowerment di adolescenti e giovani in situazioni di svantaggio, tramite percorsi di educazione all’imprenditorialità e potenziamento di competenze trasversali adeguate ai bisogni del XXI secolo. Tra i percorsi Upshift in Italia, gli “Innovation & Creativity Camps” sono degli incubatori di idee generate dagli adolescenti su come affrontare i problemi della comunità.
  • Servizi innovativi di sostegno alle famiglie. Nell’ambito dei servizi innovativi di sostegno alle famiglie sarà introdotto un modello di affiancamento familiare con un focus specifico sui bambini con disabilità e povertà educativa.
  • Azioni di contrasto alla povertà educativa. Il percorso prevede l’identificazione dei migliori interventi pubblici volti a contrastare la povertà educativa. Il progetto mira a identificare pratiche attualmente implementate da monitorare, analizzare e adattare per la loro potenziale replica e scaling-up.

 

Nel Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2021-2023 si è ribadito, ancora una volta, come il ruolo del Terzo settore sarà centrale in campo educativo come in altri campi, fin dai momenti dedicati alla pianificazione di nuovi interventi. Ruolo ancora più rafforzato dalle recenti Linee guida sul rapporto tra amministrazioni pubbliche ed enti del Terzo settore, disciplinato negli artt. 55-57 del Codice del Terzo settore (D.M. n. 72 del 31/3/2021). Come dimostrano i Patti Educativi di Comunità ed i progetti strategici coordinati dall’Unicef brevemente descritti, il livello territoriale e il coordinamento tra diversi livelli di governo, a partire dai Comuni e dai Municipi delle grandi Città, rappresentano la chiave di volta per interventi di questo tipo. Un modello di governance partecipativa diventa uno strumento indispensabile per realizzare politiche di supporto dirette ai minori che si adatti alle nuove esigenze drammaticamente emerse durante la pandemia da Covid-19 e che sia da spartiacque per la riduzione dei divari territoriali che ancora segnano il nostro Paese ma anche gli stessi Paesi dell’Unione.

  1. Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione per l’anno scolastico 2020-2021.
  2. Belotti V., Mauri D. et al. (2020), Care leavers. Giovani, partecipazione e autonomia nel leaving care italiano, ed. Centro Studi Erickson; Scialdone A. (2019), “Adulti per forza? Transizioni dei ragazzi ‘fuori famiglia’ verso l’autonomia e uscita dalle comunità di accoglienza” in Sicurezza e scienze sociali n.1/2019, pp. 139-152, DOI: 10.3280/SISS2019-001013