TikiTaka “equiliberi di essere“, dal progetto alla Rete


Alice Melzi | 11 Giugno 2021

Questo articolo è stato pubblicato anche su lombardiasociale.it.

 

Intervista di Alice Melzi a Giovanni Vergani, coordinatore della Rete TikiTaka, e Marta Petenzi, segretario generale della Fondazione della Comunità di Monza e Brianza Onlus

 

Progetto TikiTaka: a che punto siamo?

TikiTaka affronta oggi la sua sfida più importante, un passaggio sostanziale che deve sancire il radicamento di un modo di lavorare, di un modo di costruire insieme. Ufficialmente il progetto, iniziato nel marzo del 2017 all’interno della terza edizione del programma Welfare in Azione con il contributo di Fondazione Cariplo, è terminato a febbraio 2021; di fatto, e sostanzialmente, non si è concluso, ma ha ampliato il suo campo e raggio di azione, dando valore e spessore a tutto quel patrimonio relazionale e di progettazione condivisa costruita in questi anni.

 

Passaggio che abbiamo definito “dal progetto alla Rete”, proprio per sottolineare e sancire quanto le ipotesi iniziali di dare vita non solo a progetti concreti, ma a un metodo, a un modo di lavorare insieme, si sia davvero radicato in tante realtà. Il passaggio dal progetto alla Rete ha di fatto allargato il partenariato a 25 soggetti, con il coinvolgimento, a fianco degli 8 partner iniziali, di associazioni sportive, culturali, di genitori, di volontariato; esito non casuale o improvvisato, ma segnale significativo di un coinvolgimento reale del territorio. L’allargamento riguarda non solo il partenariato, bensì anche il campo di azione, portato oltre gli ambiti territoriali di Desio e Monza toccando il territorio della provincia di Monza e Brianza. L’impianto di rete è tenuto insieme oggi da tre fondamentali Enti che svolgono la funzione di garanti: la Fondazione della Comunità di Monza e Brianza, l’A.S.C. Consorzio Desio e Brianza, la Caritas Zona Pastorale V.

 

Il filo conduttore che tiene insieme la Rete è il valore di una comunità che scommette: è possibile costruire insieme, è possibile uscire dai propri confini per incontrare l’altro, scoprendo che insieme si possono trasformare i luoghi di vita, si può sognare e realizzare ciò che da soli sarebbe impensabile.

Una comunità come luogo di appartenenza in cui ciascuno può essere e portare valore attraverso la forza dei molteplici punti di vista che rendono possibile un dialogo costruttivo e reale tra pubblico e privato sociale, tra terzo settore e aziende, tra e con le persone con disabilità, le famiglie, il territorio, gli operatori. Una comunità più bella per tutti, capace di uscire dalle risposte settoriali e per servizi ed imparando a dare voce e avere cura delle fragilità di tutti.

 

Quali sono i principali risultati raggiunti in termini di ricadute sul territorio e processo di radicamento del progetto?

Innanzi tutto la costituzione del principio di governance orizzontale, nella corresponsabilità dei soggetti/Enti che coordinano le azioni e nell’affermazione di collaborazioni sempre più ampie ed efficaci di reti territoriali e di progetto.

Un altro aspetto riguarda la partecipazione attiva nella progettazione dei “destinatari” nei processi di inclusione, ovvero delle persone con disabilità o in situazione di fragilità e dei loro familiari, nel riconoscimento del loro valore sociale e del loro impatto attivo nelle relazioni di comunità. Processo di partecipazione sostenuto dalla co-progettazione tra pubblico e privato sociale in un costante lavoro di co-formazione per la valorizzazione ed integrazione delle competenze di tutti gli attori, mirando a interventi di qualità e a una crescita sinergica dei soggetti coinvolti.

 

Sono nati i 16 progetti per l’abitare sperimentale per le persone con disabilità, con il coinvolgimento di 30 organizzazioni, e con l’attivazione di diverse tipologie di abitare anche a partire da patrimonio privato; sono stati attivati in tre anni oltre 200 tirocini finalizzati all’inclusione sociale, con il coinvolgimento di 87 persone con disabilità e la collaborazione con 48 aziende che hanno portato a 16 assunzioni; l’avvio di numerosi progetti di cittadinanza attiva con oltre 40 persone con disabilità coinvolte e l’avvio di oltre 15 squadre sportive integrate in diverse discipline, con il coinvolgimento di 100 atleti con disabilità e di 35 associazioni sportive; l’avvio di una scuola di musica per tutti arrivata a 65 allievi di cui 40 con disabilità, e tanto altro ancora.

 

Cosa ha consentito di raggiungere tali risultati? Aspetti di forza e aspetti di criticità riscontrati

Il punto di forza sostanziale della Rete Tikitaka è il lavoro di coesione tra le diverse realtà territoriali, un processo di relazione che si costruisce con il tempo e la pazienza, con la conoscenza e l’ascolto, in cui l’operatore di rete gioca un ruolo fondamentale.

La cura delle relazioni. Questo è l’aspetto più importante e delicato che diventa trasversale e imprescindibile rispetto a qualunque azione viene messa in campo sui territori. Una cura della relazione che si costruisce intorno alla condivisione di obiettivi, di idee, che si costruisce intorno alla collaborazione nella costruzione di azioni, con l’obiettivo di valorizzare ogni attore coinvolto facendo emergere le sua specificità, al fine di accrescere la qualità dell’intervento di rete a favore di tutti. L’operatore di rete è perciò chiamato ad essere a mettere in campo la propria competenza per favorire la crescita e la valorizzazione delle competenze di tutti, in uno scambio di attenzione e reciprocità.

 

Le maggiori criticità sono legate alla “scommessa” di ciascuno, al coraggio di uscire dai tipici meccanismi di autoreferenzialità e di risposta per servizi, concedendosi lo spazio dell’ascolto e della conoscenza e riconoscendo le competenze degli altri nella convinzione che tutti abbiamo da imparare e che anche le organizzazioni hanno bisogno le une delle altre per attivare processi reali di qualità. Processo di lavoro non semplice, perché chiede di restare sempre in movimento e di essere aperti alla novità dell’altro. La Rete di comunità non può essere un “circolo chiuso”, ma deve essere virtuoso e capace di rinnovarsi.

 

Dal progetto alla Rete. Il ruolo della Fondazione della Comunità di Monza e Brianza

Il “metodo TikiTaka” oggi è conosciuto in molti territori e si sta sperimentando in nuovi ambiti anche grazie alla Fondazione della Comunità di Monza e della Brianza. La Fondazione della Comunità di Monza e Brianza è stata partner del progetto TikiTaka fin dalle origini, quando nel 2017 è stato finanziato dal bando “Welfare in Azione” di Fondazione Cariplo: il suo ruolo, però, era differente da quello attuale.

 

Un passo indietro. La Fondazione opera sul territorio di Monza e Brianza da una ventina di anni: il suo ruolo all’interno della comunità è cresciuto in maniera graduale.

Negli anni ci si è resi conto dell’importanza di sviluppare, accanto al semplice ruolo erogativo prevedendo delle linee di finanziamento attraverso bandi strutturati, un approccio più attivo e più aperto: che fosse di maggiore confronto con i territori. E allora non solo si è rafforzato e reso più frequente il dialogo, a tutti i livelli, con le diverse realtà, ma si sono anche introdotte delle modalità erogative più flessibili, orientate al sostegno di forme di co-progettazione.

 

Questo è quello che è accaduto anche nei confronti del progetto TikiTaka. Da questo punto di vista il compito principale della Fondazione, all’inizio, era legato alla costituzione di un fondo, per raccogliere le donazioni che servivano a sostenere le diverse iniziative previste dal progetto. Successivamente la Fondazione ha iniziato a investire sulla partecipazione ai processi di ampliamento del metodo nei territori e verso nuovi ambiti, a partire dai luoghi di confronto che si sono attivati dalla progettualità iniziale.

 

Come e dove si sta realizzando la diffusione  del “metodo TikiTaka”?

Nel corso della triennalità del progetto, ed in particolare nell’ultimo periodo, è emersa l’esigenza di affrontare le tematiche della disabilità attraverso un pensiero comune e sono stati creati dei primi tavoli di confronto tematici rivolti non solo agli ambiti afferenti Monza e Desio, dove il progetto TikiTaka ha avuto origine, ma a tutti i territori della provincia di Monza e Brianza: anche su questi piani la Fondazione della Comunità ha contribuito in modo attivo portando il proprio valore aggiunto.

 

Tra i tavoli avviati, il primo ha riguardato il tema dell’abitare dedicato alle persone con disabilità. Poi sono stati avviati quelli sui tirocini di inclusione in ambito lavorativo, sullo sport, sull’arte e sui temi educativi. L’ultimo, ancora in costruzione, è dedicato alla fragilità economica: ha come target la fascia grigia dei “né – né” che richiede da parte dei servizi e dei progetti sempre più attenzione. Si è lavorato quindi per allargare la presenza sul territorio, con il coinvolgimento dei territori di Seregno, Carate e Vimercate e per includere anche altre forme di fragilità.

 

I tavoli hanno come finalità il confronto e l’approfondimento per quanto riguarda gli ambiti di intervento, ma anche di scambio culturale rispetto alle esperienze attive: da questo punto di vista sono utili a costruire una mappatura del territorio. Ciascun tavolo cerca di ampliare il proprio sguardo e di limitare la settorialità degli interventi. La partecipazione è aperta non solo al mondo del terzo settore e agli enti pubblici, ma anche ai familiari, agli stessi beneficiari delle azioni progettuali e ai privati. Ad esempio, per il tavolo sui tirocini si sta investendo molto sulla partecipazione delle aziende. Ogni tavolo ha il suo coordinatore: vengono convocati a cadenza periodica in base alle tematiche e alle esigenze.

 

I tavoli hanno anche una valenza generativa e stanno portando a realizzare nuove progettualità. Ad esempio per quanto riguarda il tema dell’attivazione di comunità a livello educativo, è nata una co-progettazione per le esperienze estive tra la rete afferente il progetto TikiTaka e il Comune di Monza, Una Via per la Città. Molte realtà presenti al tavolo tematico sull’abitare hanno inoltre avuto accesso a specifici finanziamenti da parte di Fondazione Cariplo.

Il fatto che un territorio riesca a lavorare in modo sempre più collaborativo e di sistema porta alla nascita di progettazioni interessanti e, soprattutto, aiuta a intercettare nuove risorse e nuovi finanziamenti – indipendentemente dalla Fondazione di Comunità. La Fondazione può mettere a disposizione una parte dei finanziamenti necessari: è poi il lavoro comune tra le diverse realtà avere un ruolo attivo, credere sempre più in un lavoro comune a beneficio dell’intera Comunità.

 

Per restituire al territorio alcune riflessioni costruite nella rete del progetto TikiTaka e dei singoli tavoli tematici abbiamo pensato di pubblicare dei quaderni.

Ad oggi sono usciti i primi quaderni del tavolo “Di casa in casa” sul tema dell’abitare sperimentale per le persone con disabilità. Successivamente usciranno anche gli altri.

 

Quali sono le principali sfide ancora aperte dal punto di vista della Fondazione della comunità di Monza e Brianza?

Tra le principali sfide aperte, c’è sicuramente il tema della sostenibilità economica e della tenuta, non solo delle azioni rivolte a target specifici di beneficiari, ma anche dell’intera rete. La tenuta dei processi e del lavoro comune che si sta costruendo richiedono grande impegno e investimento di professionalità, tempo e risorse.

 

Altra sfida, questa volta più sociale, è quella di raggiungere un pubblico più ampio: pubblico inteso non solo come destinatario dei servizi e delle azioni proposte, ma come comunità in senso generale.

Come Fondazione ci impegniamo a raccontare sempre di più quello che accade e tutte le esperienze che vengono realizzate sul territorio: non solo tra gli addetti ai lavori, ma trovando anche delle modalità che consentano alla comunità, in senso generale, di conoscere e attivarsi su temi specifici.

Riteniamo importante raccontare quello che accade, seguire in modo ravvicinato i progetti, i processi e la comunicazione: si pensi ad esempio alla collaborazione stretta con Radio Binario 7, che ha portato alla nascita della trasmissione “Terzo Binario” con l’obiettivo di comunicare in maniera semplice e immediata, ma diversa dal solito, quelle che sono le esperienze di terzo settore attive nel territorio.

Gli investimenti sul racconto e sulla comunicazione sono importanti anche in un’ottica di sostenibilità economica e di fundraising: un altro passo importante sarà, quindi, quello di ragionare in maniera comune e strutturata sulla raccolta fondi, così da intercettare pubblici diversi da quelli attuali.